BLACK THERAPY – La solitudine della memoria

Pubblicato il 19/06/2019 da

Se il Gothenburg sound di fine anni ’90 ha ormai spostato stabilmente la sua residenza più a nord, dove l’eredità dei padrini del genere è stata raccolta dai vicini finlandesi, anche nel resto d’Europa non mancano band che tengono alta la bandiera del genere, portando qualche elemento della propria cultura. E’ il caso ad esempio dei capitolini Black Therapy, autori di un interessante percorso i cui comuni denominatori sono la tristezza e la sua catarsi musicale, sotto forma appunto di melodic death metal. A raccontarci la genesi dell’ultimo, validissimo, “Echoes Of a Dying Memory”, è il cantante Giuseppe Di Giorgio.

 

CIAO RAGAZZI, BENVENUTI! PER CHI ANCORA NON AVESSE FAMILIARITA’ CON LA VOSTRA PROPOSTA, VI VA DI RIASSUMERE IL PERCORSO DI MATURAZIONE E LE DIFFERENZE TRA I VOSTRI PRIMI TRE ALBUM?
– Ciao Riccardo, grazie per lo spazio! Certamente. i Black Therapy sono nati nel 2009-2010 per mano di Lorenzo (attualmente compositore principale e bassista) e Daniele (nostro ex chitarrista). Io sono entrato poco dopo e abbiamo prodotto una demo a fine 2010. Poi siamo entrati in Revalve Records nel 2013 per “Symptoms Of A Common Sickness”, un album per certi versi molto acerbo, ma nel quale era già possibile sentire quell’atmosfera malinconica poi divenuta nostro marchio di fabbrica. Abbiamo pubblicato nell’anno seguente, nell’ottobre del 2014, l’EP “The Final Outcome”, che conteneva al suo interno la riuscita cover di “Mad World” e mostrava l’inizio dell’evoluzione della band. Con il secondo album, “In The Embrace Of Sorrow, I Smile” (fine 2016), è arrivato il contratto con la tedesca Apostasy Records. L’album è stato accolto molto bene, addirittura definito da alcuni come uno dei migliori album melodic death di sempre, con un’amalgama perfetta di aggressività e atmosfere malinconiche. Grazie ad esso siamo andati in tour in Europa prima per un mese con Wintersun nel 2017 e poi con i Dark Tranquillity nel 2018 chiudendo la promozione del disco proprio a Goteborg. Adesso siamo passati a Black Lion Records, etichetta svedese per la quale è uscito da poco il nuovo album, “Echoes Of Dying Memories”, che mostra un sound ancora più indirizzato verso lidi ed atmosfere ‘doom’.

STAVOLTA NELLA COPERTINA AVETE AGGIUNTO UN TOCCO DI COLORE (PER LO PIU’ VIOLA!), PUR MANTENENDO IL LEGAME CON GLI UCCELLI…COME AVETE CONCEPITO L’ARTWORK?
– Per l’artwork ci siamo rivolti a Gogo Melone (artista greca dietro ad alcuni lavori dei Wolfheart e degli Insomnium tra gli altri) per la sua connessione con la malinconia. La malinconia è il sentimento preponderante quando si parla della nostra musica e quindi lavorare con chi riesce a comprenderlo è importantissimo! L’ho contattata e lei, tra l’altro, era già nostra fan, quindi è stata felicissima di lavorare con noi. Quando mi ha presentato questa copertina, sono rimasto veramente a bocca aperta (reazione che fortunatamente hanno in molti). Questa copertina è molto evocativa, gli uccelli che volano sono, appunto, un’allegoria dei ricordi morenti di cui si parla nel titolo dell’album; essendo, però, anche una copertina che è molto ‘astratta’, mi piacerebbe che i nostri ascoltatori proiettassero sulla copertina quelle che sono le loro interpretazioni, perché penso che possa evocare sentimenti differenti a seconda dell’ascoltatore e questa è, secondo me, la forza di questa copertina!

STAVOLTA IL DISCO ESCE PER LA BLACK LION, ETICHETTA SPECIALIZZATA IN QUESTO GENERE DI SONORITA’…POSSIAMO DIRE CHE, DOPO AVER CAMBIATO TRE ETICHETTE, AVETE TROVATO LA VOSTRA CASA?
– Con Apostasy ci eravamo trovati molto bene ma abbiamo comunque preferito guardarci un po’ in giro per questo nuovo album e valutare anche altre proposte. Quella fatta da Black Lion ci è piaciuta subito, anche perché Oliver, il proprietario, fa un tipo di promozione un po’ diversa rispetto a quella che si vede di solito dalle etichette! Sta molto attento, è molto presente sui social, e c’è molto dialogo per pianificare le cose insieme; inoltre, a lui è piaciuto davvero molto l’album, ha fatto carte false pur di averci e noi siamo felicissimi di stare con lui.

LE NUOVE COMPOSIZIONI HANNO TUTTE UN MINUTAGGIO MEDIAMENTE ELEVATO…FA PARTE DEL PROCESSO DI CRESCITA DI CUI PARLAVAMO?
– Per “Echoes Of Dying Memories” siamo andati a percorrere ancora più a fondo la strada della malinconia e ad esplorare lidi più doom, il minutaggio delle singole canzoni è quindi di riflesso mediamente più elevato, è stato qualcosa di abbastanza naturale. Non ci siamo seduti per decidere che le canzoni sotto i cinque minuti non ci piacevano più, infatti sono comunque rimasti pezzi che vanno dritti al punto, come “Dreaming”.

PARLIAMO DEGLI OSPITI: LA COLLABORAZIONE CON ASIM SEARAH DEI WINTERSUN IMMAGINO SIA NATA DOPO IL RECENTE TOUR EUROPEO…
– Sì, abbiamo preso parte ad un tour che ci ha visti impegnati assieme ai Wintersun e ai Whispered per circa un mese in tutta Europa, quindi c’è stato parecchio tempo per conoscersi. Ad Asim siamo piaciuti molto ed è stato proprio lui a venire da me a dirmi che gli sarebbe piaciuto tanto esserci nel nostro nuovo disco. Io gli ho detto: “Va bene, quando faremo il prossimo disco te lo farò assolutamente sapere! Se vorrai fare un assolo, sarai più che benvenuto!” E così è stato!

…MENTRE PER QUANTO RIGUARDA SAMI EL KADI DEGLI ADMIRON, COME E’ NATA L’IDEA?
– Sami è un amico, abita qui a Roma e ci faceva molto piacere avere anche la sua voce sul disco, sul ritornello dell’ultima traccia, anche perché volevamo mettere una voce pulita e la sua è veramente fenomenale! Lo abbiamo chiamato e gli abbiamo detto: “Vuoi venire a fare questa parte di voce pulita?” Lui è venuto e in studio abbiamo anche improvvisato un duetto, perché dopo la sua parte di voce pulita, quando ritorna il growl sulla seconda parte del ritornello, c’è un botta e risposta tra me e lui.

IL TEMA DELLA MALINCONIA/TRISTEZZA/SOLITUDINE E’ RICORRENTE NEI VOSTRI LAVORI: AVETE MAI PENSATO AD UN CONCEPT ALBUM?
– L’idea di un concept è qualcosa che mi stuzzica da un po’ e non escludo che magari per una prossima release si possa fare. Nei testi di “Echoes…” invece c’è una sorta di dualità, dovuta soprattutto al fatto che sono stati scritti in periodi diversi, uno dei quali particolarmente buio per me. Ci sono quindi canzoni più positive come “Scars” e altre completamente nere come “Rejecting Me”.

OLTRE (IMMAGINO) AD UNA ROBUSTA DOSE DI SWEDISH DEATH, COSA ASCOLTATE SUL TOUR BUS O NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI? E COSA NE PENSATE DEL PERCORSO INTRAPRESO DAI PADRI FONDATORI DEL GENERE (IN FLAMES, DARK TRANQUILLITY, SOILWORK, ETC.)?
– A tutti noi piace il melodic death ma spaziamo molto a livello di ascolti. Andrea ad esempio ascolta molto thrash, invece Davide predilige gli shredder; Lorenzo ascolta molto doom mentre Luca ascolta davvero di tutto per farsi una cultura a tutto tondo anche suoi nuovi trend musicali (metal e non). Per quanto mi riguarda, sono molto legato alla scena svedese della seconda metà degli anni ’90 (Dark Tranquillity, Edge Of Sanity, The Crown…), e all’ondata malinconica di melodic death finlandese (Swallow The Sun, Insomnium…). Poi mi piacciono moltissimo artisti come Katatonia, Anathema, The Foreshadowing, Antimatter… insomma, viva la musica triste. Per quanto riguarda il percorso intrapreso dai padri fondatori del genere, continuo ad essere molto legato ai Dark Tranquillity, che pur suonando qualcosa di diverso dagli esordi, hanno secondo me mantenuto una gran classe nelle loro composizioni.

IL VOSTRO OBIETTIVO COME MUSICISTI E’ QUELLO DI….?
– Sicuramente l’obiettivo sul breve periodo è quello di ampliare ancora di più la nostra fanbase e di riuscire a suonare in alcuni importanti festival europei. Più in generale, si sa, come musicisti ci fa piacere che la nostra creazione venga ascoltata dalle persone che possono apprezzarla e quando questa tocca i loro cuori crea una profonda connessione che è difficile mettere a parole. Non scorderò mai quando, durante il tour con i Dark Tranquillity, alla fine del nostro concerto a Parigi un fan è venuto da me a dirmi ‘Ho pianto quando avete suonato “She,The Weapon”’. Questa condivisione di profonde emozioni è ciò per cui canto.

ANCHE STAVOLTA AVETE GIRATO UN BEL VIDEO, PER “DREAMING”: IPOTIZZANDO DI AVERE UN BUDGET STERMINATO, COME QUELLO DEI RAMMSTEIN, CHE AMBIENTAZIONE VORRESTE E QUALE ALTRO PEZZO SCEGLIERESTE?
– Non è una domanda facile perché avere un budget sterminato apre un universo di possibilità non calcolate prima. Mi piacerebbe fare un video su tonalità scure per “Rejecting Me”, il budget probabilmente in questo caso più che per la location se ne andrebbe in computer grafica per rappresentazioni simboliche che ho in mente. Oppure “Ideal” sarebbe un’altra canzone che si presterebbe molto bene ad un video ad alto budget, in questo caso come location una collina desolata e tanti altri elementi da inserire come flashback.

TRA VOI E I LUNARSEA LA CAPITALE HA ESPORTATO ALCUNI DEI MIGLIORI LAVORI MELO-DEATH MADE IN ITALY USCITI NEGLI ULTIMI ANNI: POSSIAMO PARLARE DI UNA SCENA CAPITOLINA? E QUALI SONO ALTRE REALTA’ DEL GENERE DA TENERE D’OCCHIO?
– Parlare di una scena in realtà non è sfortunatamente possibile, la situazione a Roma è abbastanza desolante. Ci sono tante band (non parlo solo del nostro genere) ma pochi spazi effettivi e tanta difficoltà per uscire fuori. Nel nostro genere comunque ci sono delle validissime realtà, come appunto i Lunarsea che hai citato (mi piace moltissimo il loro “Route Code Selector”), oppure gli amici Lahmia con cui abbiamo fatto un doppio release party qui a Roma. Si rifanno di più alla scena di Stoccolma, ma anche gli Helslave sono da tenere d’occhio. Più tendenti al black ci sono gli Ars Onirica, e accostabili come atmosfere consiglio gli Shores Of Null (divisi tra Roma e Pescara). Come non citare poi le atmosfere dei Novembre? A chi invece piace anche il melodic death più tritaossa, c’è un mio side project chiamato Beyond The Dark. Tutt’altra atmosfera, ma per chi non li conoscesse una menzione è d’obbligo: Eyeconoclast, in cui cantavo e in cui suona/compone Stefano Morabito del 16th Cellar Studio, responsabile del suono dei nostri ultimi due album.

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