BLACK TUSK – Swamp Thing

Pubblicato il 11/10/2010 da

In ambito sludge sono davvero tante le uscite discografiche che in questi anni stanno provvedendo a saturare quella fetta di mercato. E’ sempre più difficile quindi districarsi tra band clone, immature o che cercano di cavalcare l’onda e quelle realmente valide, tanto che a volte può capitare che alcune belle sorprese passino leggermente inosservate. Ad esempio il secondo album dei Black Tusk probabilmente non ha ricevuto l’attenzione che avrebbe meritato, rimanendo sommerso all’interno dell’ondata sludge di cui sopra. In realtà “Taste The Sin” é un lavoro trascinante, molto divertente e punk oriented, dotato quindi di una carica adrenalinica che altri si sognano solamente. Più snelli e meno pesanti di altre band, il trio di Savannah colpisce proprio per questa cafonaggine scevra da depressioni doom, incursioni progressive e cervellotici approfondimenti post core. Alla fine é solo rock and roll ipervitaminizzato. Abbiamo chiesto lumi sulla band e su tutto ciò che li circonda al cantante e chitarrista Andrew, sorpreso nel mezzo del tour americano in compagnia degli Zoroaster e dei Dark Castle.

DAL MOMENTO CHE QUESTA È LA VOSTRA PRIMA INTERVISTA CON METALITALIA.COM, POTREBBE RIASSUMERE LA VOSTRA STORIA A BENEFICIO DEI NOSTRI LETTORI?
“I Black Tusk si sono formati nell’inverno del 2005 con la dissoluzione della nostra ex band. Athon e io eravamo in una band di crust punk, mentre James veniva da un gruppo street punk. La band mia e di Athon si sciolse un paio di settimane prima di quella di James, e quando abbiamo sentito che James era libero siamo andati a casa sua nel cuore della notte (siamo vicini di casa) e gli abbiamo proposto di suonare con noi. I giorni successivi abbiamo iniziato a jammare, e nel giro di pochi mesi avevamo dei brani pronti, abbiamo registrato un EP alla Jam Room, iniziato a suonare in giro, e non ci siamo mai voltati indietro”.



IL VOSTRO SOUND SEMBRA PIÙ ROCK-ORIENTED DI QUELLO DELLA MAGGIOR PARTE DELLE BAND SLUDGE IN CIRCOLAZIONE AL GIORNO D’OGGI, NON VI PARE? QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE MUSICALI?
“Il nostro sound è una sorta di unicum, è difficile da categorizzare in qualsiasi forma convenzionale. Non riusciamo ad indicarti una lista di band che ci influenzano perché per noi non funziona in questo modo. Non stiamo cercando di emulare lo stile di qualsivoglia band o di qualsivoglia genere musicale. E’ heavy, è sludge, è doom, a tratti è punk rock. Tutti noi abbiamo un background punk, come detto prima, ma allo stesso tempo a noi tutti piace ascoltare rock classico, metal, country ed hip hop. Quindi man mano che cresciamo e maturiamo come band, tutti questi aspetti vengono chiamati in causa nella nostra musica”.

AMATE DEFINIRVI “SWAMP METAL”: COSA SIGNIFICA ESATTAMENTE PER VOI?

“Con ‘swamp metal’ non stiamo cercando di creare un nuovo genere musicale, è solo un termine che si adatta bene su di noi, molto meglio di altre etichette che ci appiccicano addosso. Un giorno ci hanno semplicemente chiesto di descrivere la nostra musica e noi siamo usciti con lo swamp metal. E’ un riferimento alla relazione che esiste tra il clima di Savannah e la nostra musica. Come appena detto, ascoltiamo parecchi tipi di musica e cerchiamo di trarre ispirazione da tutto, non da un solo genere”.

QUALI SONO SECONDO TE LE PRINCIPALI DIFFERENZE TRA “PASSAGE THROUGH PURGATORY” E “TASTE THE SIN”?
“’Passage .. ‘ è stato il nostro primo vero album e ‘Taste The Sin’ è il suo seguito naturale. ‘Passage ..’ è un grande album. E ‘un po’ più punk e metal rispetto all’orientamento più rockeggiante e blues di ‘Taste The Sin’. Si possono vedere i progressi della nostra musica da un album all’altro, da ‘The Fallen Kingdom’ a ‘Passage Through Purgatory’ fino ad arrivare a ‘Taste the Sin’. Stiamo cambiando come musicisti ed il nostro stile di scrittura è in costante evoluzione”.

COSA VOLETE TRASMETTERE CON I VOSTRI BRANI?
“Non vogliamo trasmettere nulla in particolare. Nelle nostre canzoni puoi trovare un vasto range di emozioni, dentro puoi trovarci felicità, divertimento, tristezza, frustrazione e rabbia, tra le altre cose”.

SOLITAMENTE COME PROCEDETE IN FASE DI SCRITTURA?
“Cerchiamo di collaborare tutti insieme, non c’è un main songwriter all’interno dei Black Tusk; forse all’inizio era così, ma adesso non più. Il procedimento che seguiamo è semplice: prima di provare solitamente jammiamo un po’ per scaldarci e da queste jam potrebbe già uscire qualche riff interessante. Successivamente registriamo e salviamo questi spunti sul nostro quattro tracce e quando dobbiamo iniziare a scrivere del nuovo materiale tiriamo fuori il tutto e cerchiamo di trasformare il semplice riff in una canzone completa. Così facendo riusciamo a lavorare tutti e tre insieme, dato che gli input provengono da tutti noi”.

DI COSA TRATTANO I VOSTRI TESTI?

“Di solito quando tutta la parte musicale è terminata, cerchiamo di pianificare per bene l’artwork, i testi e il tema principale che tenga insieme il lavoro. ‘Taste The Sin’ parla di un conflitto interno su cosa è giusto e cosa è sbagliato, dei peccati dell’uomo e delle manipolazioni dei desideri umani”.

A QUESTO PUNTO PARLACI ANCHE DEL LAVORO GRAFICO DI JOHN BAIZLEY…
“Il titolo del nuovo album ha ovviamente a che fare con la storia biblica di Adamo ed Eva e con il diavolo che, sotto le spoglie di un serpente, porta Eva a mangiare il frutto proibito colto dall’albero della conoscenza. L’artwork rappresenta una donna che si sta trasformando in un cinghiale. Lei è Agatha, il nostro personaggio. Lei è l’incarnazione di alcuni dei sette peccati capitali e la copertina cerca di raffigurarla nella sua bellezza brutale. John è un nostro grande amico ed è un artista talentuoso: ha già disegnato sei copertine per noi, ogni volta gli diamo lo spunto per iniziare e dopo lui, mettendoci quel suo tocco personale, riesce sempre a produrre risultati eccellenti”.

AVETE GIRATO UN VIDEO PER “RED EYES, BLACK SKIES”: CI PUOI RACCONTARE COME E’ ANDATA? AVETE INTENZIONE DI GIRARE ALTRI CLIP IN FUTURO?

“E’ stata una cosa pazzesca! L’abbiamo girato durante il SxSW Festival ad Austin, Texas, proprio il giorno successivo al nostro showcase. Il regista è stato Kevin J. Custer (Cannibal Corpse, High On Fire, Hatebreed). La troupe aveva solo due giorni di tempo per fare tutto, Kevin è arrivato ed ha trovato una location adatta. Abbiamo girato in tutta fretta per dodici ore, il tempo era poco poiché eravamo in tour e dovevamo raggiungere la tappa successiva. Nonostante questo, il video è fantastico. In futuro potremmo girare qualcosa per ‘Embrace The Madness’, ma è ancora presto per parlarne”.

PROVENITE DA SAVANNAH, COSI’ COME KYLESA E BARONESS: ALCUNI DICONO CHE PER PRODURRE GRANDE MUSICA BISOGNA AVERE UNA RELAZIONE INTIMA CON IL PROPRIO LUOGO DI NASCITA. PER VOI E’ COSI’? CHE TIPO DI RAPPORTO AVETE CON LA VOSTRA CITTA’?

“E’ vero, siamo in molti a venire da Savannah… noi scherzosamente diciamo che ci deve essere qualcosa nell’acqua della città, forse è così davvero. Sin dalle scuole siamo rimasti coinvolti nella scena punk, sgattaiolavamo all’interno dei locali per vedere suonare i The Damned. La musica ci circondava, Savannah è fatta così. Noi che suoniamo ancora nelle band siamo tutti amici e quando siamo in città usciamo sempre insieme a farci una birra. Ci scambiamo idee, ci raccontiamo storie ed aneddoti di quando siamo in tour e così via. Siamo come una famiglia”.

NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI CHI SONO I BLACK TUSK?
“Quelli del mondo reale? (ride, ndR) James è un barista, Athon ha una piccola impresa di carpenteria ed io sono guido un team di paesaggisti”.

COME VI TROVATE A LAVORARE CON LA RELAPSE?
“E’ un’esperienza fantastica. Sin da quando abbiamo iniziato con la band ci siamo trovati costantemente a registrare e a pubblicare del materiale, distribuendolo noi stessi o avvalendoci di piccole label quali la Hyperrealist o Brutal Panda. Quando siamo stati contattati dalla Relapse ci sentivamo pronti per salire al livello successivo. Hanno dato ai nostri album una visibilità maggiore, sia a livello di stampa, quindi interviste e recensioni, sia a livello di distribuzione. Hanno reso la nostra musica più accessibile per tutti, che è proprio ciò che abbiamo sempre cercato di fare noi”.

CHE PIANI AVETE PER I TOUR? COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DALLE VOSTRE PERFORMANCE DAL VIVO?

“Proprio mentre stiamo facendo l’intervista ci troviamo in tour negli States con Zoroaster e Dark Castle, nostri buoni amici. Una volta concluso questo ciclo di concerti dovremmo ripartire sempre qui in America e, speriamo, in Europa ed in Giappone il prossimo anno. Stiamo suonando parecchio per supportare ‘Taste The Sin’. Dal vivo cerchiamo soprattutto di divertirci on stage e di spandere buone vibrazioni nel locale, in modo che tutti possano andarsene soddisfatti”.

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