Dopo innumerevoli anni in cui si è fatto davvero un gran parlare del fantomatico lavoro di stampo orchestrale ad opera dei power metaller teutonici Blind Guardian, finalmente “Legacy Of The Dark Lands” è riuscito a trovare lo spazio per poter finalmente fare la propria comparsa su un mercato ancora incredulo al pensiero che una band, divenuta famosa suonando comunque musica dall’altissimo contenuto metallico, possa aver avuto il coraggio di cimentarsi in un’opera di questo tipo. Sebbene il destino del suddetto prodotto sia inevitabilmente quello di dividere le opinioni di pubblico e critica, noi di Metalitalia.com lo abbiamo accolto con sommo entusiasmo, per via soprattutto di quella capacità di riuscire a mantenersi del tutto all’esterno del filone metal, continuando però a confermarsi come un degno tassello della magica discografia dei bardi germanici più amati di sempre. Se siete curiosi di conoscere qualche retroscena, così come qualche possibile progetto futuro, mettetevi comodi e gustatevi questa nostra divertente e piacevole chiacchierata col sommo chitarrista André Olbrich, grande appassionato di fantasy e videogiochi, tra le varie cose. Buona lettura!
CIAO ANDRÉ, PER COMINCIARE CI RACCONTERESTI UN PO’ COME HA AVUTO ORIGINE L’INTENZIONE DI IMMETTERE SUL MERCATO UN LAVORO INTERAMENTE DI STAMPO ORCHESTRALE?
– Ciao a tutti! Tutto ha avuto inizio nell’ormai lontano 1996, mentre eravamo impegnati nella stesura del songwriting dell’album “Nightfall In Middle-Earth”. Naturalmente era già chiara la nostra volontà di proporre un concept interamente dedicato ai popolari scritti di sua maestà J.R.R. Tolkien, e a partire da questo in me cominciò a farsi sempre più forte la curiosità al pensiero di addentrarmi ancora più all’interno di questo universo fantasy già piuttosto amato, cui attingere così da poter eventualmente prendere una deriva molto più personale. Al che pensai di proporre ad Hansi di provare ad adattare il suo stile vocale in modo da distanziarsi in parte dalla nostra classica proposta, in favore di qualcosa maggiormente orientato verso le sonorità puramente orchestrali. Il risultato fu a dir poco sbalorditivo sin da subito, poiché la sua versatilità si stava nuovamente dimostrando una vera e propria arma vincente da sfruttare a pieno. A quel punto, seppur con tutta la calma del mondo, di modo da non deconcentrarci troppo dai nostri impegni di carattere più canonico e/o ‘metallaro’, abbiamo iniziato a stendere delle idee per quelle che sarebbero maturate nel corso degli anni come delle vere e proprie composizioni, che avremmo man mano affinato per poi collocarle in un album appena i tempi fossero stati maturi.
AVENDO SCELTO DI DEDICARE TANTO TEMPO ALL’ALBUM IN QUESTIONE, CHE TIPO DI CARATTERE AVEVATE INTENZIONE DI DARE ALLE VARIE COMPOSIZIONI?
– L’elemento più importante che abbiamo sempre voluto prediligere è sicuramente la varietà, in modo da non proporre un lavoro piatto o prevedibile, facendo anche sfoggio dell’integrità che i Blind Guardian possono vantare come band, così come la versatilità acquisita nel corso degli anni dal punto di vista compositivo. Inoltre, a prescindere che si trattasse di brani calmi o movimentati, l’idea doveva comunque ruotare attorno alla volontà di raccontare una storia, in questo caso di carattere comunque epico e dall’impostazione rigorosamente fantasy. Per fare ciò era necessario che ogni elemento fosse calcolato a dovere, così da poter enfatizzare le varie fasi di questa sorta di epopea di cui “Legacy Of The Dark Lands” parla in ogni passaggio.
A TAL PROPOSITO, COSA CI PUOI DIRE DELLA COLLABORAZIONE CON LO SCRITTORE MARCUS HEITZ?
– Ci siamo messi in contatto con più di una decina d’anni fa per proporgli di dedicarsi alla stesura di un universo narrativo inedito da accompagnare ai testi e al concept dell’album orchestrale, in seguito alla nostra scelta di abbandonare l’idea originale secondo cui l’intera opera si sarebbe basata sugli scritti tolkieniani. Questa in particolare è una decisione che non abbiamo preso con facilità, ma tenendo conto dell’enorme successo commerciale della trilogia cinematografica basata su “Il Signore Degli Anelli”, volevamo prevenire la possibilità di dare un’idea sbagliata agli ascoltatori, poiché il rischio di apparire come dei banali sfruttatori a scopo commerciale di una tematica molto in vista in quel momento era dietro l’angolo. Caso ha voluto che Hansi si appassionasse al ciclo dedicato ai nani, scritto proprio dallo stesso Marcus Heitz, che abbiamo prontamente contattato per provare a proporre una collaborazione, accolta sin da subito con entusiasmo da qualcuno che non pensavamo fosse casualmente anche un fan della musica dei Blind Guardian. L’incontro è avvenuto nel nostro studio di registrazione, dove gli abbiamo fatto ascoltare le prime bozze musicali in modo da fornirgli un’idea del tono che il racconto avrebbe dovuto avere. A quel punto, buona parte dell’esito era nelle sue mani, ed era solo questione di tempo prima che avessimo per le mani il concept completo.
IN QUANTO MUSICISTA DIVENUTO POPOLARE SUONANDO METAL, QUALI DIFFERENZE HAI TROVATO NEL LAVORARE AD UN PRODOTTO COMUNQUE DIFFERENTE?
– Credo che la musica metal, soprattutto nel caso dei chitarristi, abbia il vantaggio/svantaggio di poter essere approcciata con relativa immediatezza, con il rischio di non riuscire a trovare un riff accattivante e che non sappia di già sentito. Invece se si pensa alla musica classica è incredibile la mole di strumenti e soluzioni che è possibile utilizzare, con una sensazione di libertà unica e inimitabile anche a livello di arrangiamento, soprattutto se si è abituati al vincolo di soli quattro o cinque strumenti al massimo. Chiaramente da chitarrista in più di un momento mi sono fatto prendere dalla smania di collocare qualche passaggio di chitarra pesante, ma sarebbe risultato oltremodo fuori contesto, e per questo ho scelto di accantonare temporaneamente quella parte della mia formazione e puntare principalmente a dare sfogo alle mie capacità e ispirazioni come compositore.
CREDI CHE AVREMO MAI LA POSSIBILITÀ DI VEDERE I BLIND GUARDIAN ESIBIRSI INSIEME AD UN’ORCHESTRA?
– In effetti è alquanto possibile, anche se non con la cadenza che molti spererebbero: come penso potrai immaginare, intraprendere un tour con un’orchestra rappresenta un impegno al limite dell’irrealizzabile, anche perché significherebbe portare in giro un numero compreso tra le cinquanta e le ottanta persone, il che renderebbe molto complicata e anche costosa la realizzazione di un progetto simile. Piuttosto, abbiamo tutta l’intenzione di dedicare un unico show speciale, della durata superiore alle due ore, in cui proporremo alcuni estratti di “Legacy Of The Dark Lands” e, ovviamente, anche svariate tracce note del repertorio dei Blind Guardian eseguite con l’ausilio dell’orchestra; si tratta solo di scegliere l’occasione o il festival adatto. Un qualcosa di simile a quanto fatto ad esempio dagli Accept in quel di Wacken nel 2017 insomma.
NON SONO POCHI GLI ESTIMATORI DEI BLIND GUARDIAN A CONSIDERARE L’ALBUM “A NIGHT AT THE OPERA” UNA VERA E PROPRIA PERLA SOTTOVALUTATA, CREDI CHE LA SUA REALIZZAZIONE ABBIA AVUTO UN’INFLUENZA SU QUANTO FATTO IN “LEGACY OF THE DARK LANDS”?
– In verità il discorso risulta essere quasi da capovolgere: come ben saprai, quello è stato il primo album dei Blind Guardian a contenere una simili quantità di elementi di matrice orchestrale, e buona parte delle idee che lo hanno ispirato erano originariamente state riservate a quel fantomatico album che ora finalmente potete gustare tutti. La prima traccia a prendere forma fu “And Then There Was Silence”, attingendo a piene mani dal materiale già scritto e archiviato, la quale funse anche come punto di partenza per lo sviluppo dell’intero album nel periodo seguente.
TORNANDO AL DISCORSO LEGATO ALLE TEMATICHE: ESSENDO STATO TRA I PRIMI AD UNIRE IL METAL ALLO STILE FANTASY, COME VEDI IL FATTO CHE IL TEMA IN QUESTIONE SIA DIVENUTO COL TEMPO UNO DEI PIÙ POPOLARI ALL’INTERNO DELLA SCENA?
– Essendo un appassionato sfegatato del tema fantasy sono davvero entusiasta del fatto che la scena metal sia riuscita a dedicare così tanto spazio a questo specifico tema. Ogni giorno della mia vita passo il tempo leggendo romanzi e giocando a videogiochi con un’ambientazione fantasy, e man mano che passa il tempo continuo a essere convinto che non ci sia stile musicale migliore per rendere alla perfezione l’atmosfera respirabile in un qualsiasi prodotto legato a questa specifica ambientazione. Volendo fare un esempio attuale: credo che un album come “Legacy Of The Dark Lands” non avrebbe mai potuto trovare un tema più idoneo e rappresentativo per la sua giusta resa, anche perché il tipo particolare di epicità su cui abbiamo lavorato si sposa alla perfezione con gli avvenimenti rappresentati all’interno del racconto di cui parlavamo prima.
AVENDO TU MENZIONATO I VIDEOGIOCHI, RAMMENTIAMO BENE TUTTI LE VOSTRE APPARIZIONI ALL’INTERNO DI PRODOTTI DI STAMPO VIDEOLUDICO, TRA CUI “SACRED” E “THE DWARVES”. COME VEDI LA POSSIBILITÀ DI AVERE I BLIND GUARDIAN IN UN RUOLO IMPORTANTE ALL’INTERNO DI UN VIDEOGIOCO?
– Sicuramente sarei molto aperto ed euforico al pensiero di poter prendere parte ad un videogioco, magari non come semplice apparizione, ma come protagonisti veri e propri, o piuttosto come principali compositori della colonna sonora. Chiaramente non è qualcosa di scontato, e per questo non possiamo che metterci comodi e aspettare l’occasione giusta, così come la possibilità di esibirci in un contesto dedicato ai videogiochi come la Gamescom, volendone menzionare una. In realtà abbiamo già avuto qualche proposta simile, ma non è semplice riuscire ad incastrare tutte le varie tempistiche in base anche agli impegni legati a produrre un nuovo album o intraprendere un tour in giro per il mondo.
CAMBIANDO ARGOMENTO: DOPO AVER PROPOSTO NELLA SUA INTEREZZA “IMAGINATIONS FROM THE OTHER SIDE” UN PAIO DI ANNI FA, CREDI CHE PRIMA O POI RIPROPORRETE UN’OPERAZIONE SIMILE PER UN ALTRO ALBUM?
– Credo che sia possibile in effetti, anche perché la discografia dei Blind Guardian è piuttosto ricca di album davvero tanto apprezzati dal pubblico, e questo ci fornisce molteplici spunti di riflessione in merito a una possibile riproposizione futura di uno di questi. Chiaramente sto parlando in chiave ipotetica, dal momento che per il momento non ci sono piani effettivi per una cosa del genere.
CAMBIERESTI MAI QUALCOSA DI CIÒ CHE I BLIND GUARDIAN HANNO FATTO NEL CORSO DELLA LORO LUNGA CARRIERA?
– Sinceramente no, dal momento che ogni scelta che è stata fatta ha sempre e comunque avuto dietro molti ragionamenti fatti sia con il cuore che con la testa, in modo da riuscire sempre ad essere soddisfatti ed orgogliosi di quanto svolto in fase di scrittura ed esecuzione. Ovviamente cercando di non adagiarci mai sugli allori e cercando sempre e comunque di rendere fresca e interessante la nostra musica, album dopo album, evitando in ogni maniera possibile di riciclarci o esasperare qualcosa di già fatto in un lavoro precedente. Molte formazioni, dopo aver azzeccato la formula giusta in un album, che di conseguenza vende una quantità soddisfacente di copie, decidono di sedersi su quelle composizioni per poi continuare a riproporle con una minima variazione, anziché cercare di osare così da portare ad ogni uscita una ventata di aria fresca in grado di stimolare sia i fan, sia noi che suoniamo e componiamo.
COME RISPONDERESTI A TUTTI QUEGLI ASCOLTATORI CONVINTI CHE GLI UNICI BLIND GUARDIAN MERITEVOLI SIANO I PRIMI?
– In realtà ti dirò che da un certo punto di vista posso capirli, anche perché io stesso mi sono affacciato su questo mondo negli anni ’80 e ho trascorso la mia gioventù ascoltando e suonando heavy, speed e power metal vecchia scuola. Tuttavia col passare degli anni i Blind Guardian sono maturati in modo tale da voler sperimentare e in un certo senso giocare con la propria proposta musicale, arricchendola e rendendola man mano più complessa e progressiva. Oltre a ciò, bisogna anche dire che i tempi cambiano e la musica con essi, poiché spesso quest’ultima riflette proprio una determinata faccia del periodo storico in cui si sta vivendo, e questo diviene piuttosto chiaro anche quando si entra in un locale rock e ci si accorge che è ben più vuoto rispetto ad una volta; e non per mancanza di estimatori, visto che quelli non mancano, ma proprio perché la mentalità con cui ci si approccia alla musica non è più la stessa. Noi in fin dei conti ci siamo sempre mantenuti aperti e curiosi alla possibilità di osare in base anche alle diverse influenze percepibili col trascorrere degli anni, e anche la scena in un certo senso ha seguito un andamento similare al nostro. Amare le sonorità vecchia scuola è sacrosanto e per certi versi onorevole, ma rimanere ancorati a ciò che era un tempo non è la soluzione per fornire un futuro radioso alla musica.
ALLA LUCE DI TUTTO QUELLO CHE HAI DETTO, QUALI MENZIONERESTI COME I TUOI MOMENTO PIÙ EMOZIONANTI DA CHE I BLIND GUARDIAN ESISTONO?
– Il primo momento che voglio citare potrebbe sorprenderti, ed è invero qualcosa di molto recente: ovvero quando finalmente il progetto orchestrale ha preso vita e ho avuto modo di udire per la prima volta una mia composizione eseguita da un’intera orchestra. Credo che quando passi così tanto tempo ad affinare un brano non puoi che rimanere ammaliato nel momento in cui lo puoi sentire riprodotto tramite l’ausilio di così tanti strumenti, anche perché sai che rappresenta solo l’inizio, essendo che nel periodo successivo avverrà la medesima cosa con un’intera tracklist da collocare all’interno dell’album. Inoltre, voglio anche menzionare non solo la prima, ma ogni occasione in cui abbiamo avuto modo di esibirci a Wacken, con decine di migliaia di persone intente a intonare “The Bard’s Song” fino a farci letteralmente commuovere al pensiero di cosa siamo stati in grado di costruire in tutti questi anni.