Il death metal dei Blood Incantation vuole essere un evasione dal quotidiano, un viaggio che oltrepassa i deliri mondani, una elucubrazione intergalattica verso mondi e condizioni psicofisiche sconosciuti. Sono decisamente visionari gli orditi narrativi del gruppo statunitense, le cui velleità artistiche tendono da sempre a sposare un death metal di matrice tecnica e progressiva con tematiche legate al cosmo, alle cospirazioni aliene e a riflessioni esistenziali. Dopo avere compiuto un notevole exploit con il full-length di debutto “Starspawn”, la band si è riconfermata su altissimi livelli con il nuovo “Hidden History of the Human Race”, lavoro da poco rilasciato da Dark Descent/Century Media Records che vede il quartetto espandere e rifinire ulteriormente il proprio sound partendo da chiare influenze Morbid Angel, Demilich e Death, senza dimenticare ovviamente una buona dose di psichedelia e krautrock. Accogliamo il ritorno del gruppo del Colorado facendo due chiacchiere con il suo chitarrista/cantante, Paul Riedl, personaggio tanto eccentrico quanto disponibile.
“STARSPAWN” E’ STATO UN ENORME SUCCESSO SIA A LIVELLO DI CRITICA CHE DI PUBBLICO. COME AVETE VISSUTO GLI ULTIMI TRE ANNI?
– Il successo di “Starspawn” è stato davvero surreale. Eravamo già in tour prima che il disco venisse ufficialmente pubblicato e non abbiamo smesso per i successivi tre anni: abbiamo visto più parti del mondo nell’ultimo periodo di quante ne avessimo visitate nel resto delle nostre vite. Suonare in terre lontane come la Turchia, Israele e tutta l’Europa più volte è stato fantastico. Allo stesso modo, condividere il palco con leggende come Demilich, Morbid Angel e Immolation ha rappresentato vivere un sogno. Siamo grati ai nostri fan di tutto il mondo per il loro costante supporto ed entusiasmo per la nostra musica e non vediamo l’ora di incontrarne altri.
COME AVETE LAVORATO A “HIDDEN HISTORY OF THE HUMAN RACE”? IMMAGINO CHE L’IDEA DI RIPETERE “STARSPAWN” SENZA NEMMENO PROVARE AD EVOLVERSI NON SIA STATA MAI CONTEMPLATA. A MIO AVVISO, IL NUOVO ALBUM PRENDE TUTTI I MIGLIORI ASPETTI DEL PRECEDENTE E LI TIRA A LUCIDO, PER UNA PROPOSTA ANCORA PIÙ DENSA E AL TEMPO STESSO MELODICA. RIUSCITE A ESSERE ESTREMAMENTE TECNICI SENZA PERDERE DI VISTA UNA CERTA ORECCHIABILITÀ…
– Esatto, “Starspawn Pt. 2” non è mai stato un’opzione. Per noi, vi è una chiara, lineare progressione da “Interdimensional Extinction” a “Starspawn”, in cui tutti i vari aspetti del suono sono stati esaminati e perfezionati. Volevamo continuare su questa traiettoria con “Hidden…”e crediamo di esserci riusciti. Il materiale è più veloce, più aggressivo, più progressivo e sempre estremo in tutte le sfaccettature. Parte di questo è la conseguenza diretta di un tour incessante, ma è anche semplicemente la naturale progressione da un album all’altro.
IL TOUR DI “STARSPAWN” HA DIRETTAMENTE INFLUENZATO LA COMPOSIZIONE DEL NUOVO ALBUM?
– Essere in tour così tanto ha notevolmente migliorato la nostra resistenza e il nostro bagaglio tecnico in generale. Ciò si traduce direttamente nell’approccio più aggressivo del nuovo materiale dell’album. L’aspetto negativo di questo stile di vita negli ultimi anni è semplicemente il poco tempo per comporre fra un tour e l’altro. Il più delle volte, quando ci troviamo per suonare a casa è perchè stiamo provando un set specifico – o alcuni set – per un tour imminente. Questo è in parte il motivo per cui ci è voluto un po’ più di tempo del previsto per avere il nuovo album pronto. Non abbiamo avuto fretta e non ci saremmo mai sognati di pubblicare qualcosa di raffazzonato.
CHE COSA RENDE UN CONCERTO UNA PIATTAFORMA DI APPRENDIMENTO DIVERSA RISPETTO AD UNA JAM IN SALA PROVE?
– Nulla è paragonabile all’esperienza dal vivo per un musicista. Anche se le cose vanno male durante le prove, nessuno può accorgersene in quel contesto. Se l’amplificatore si rompe, puoi semplicemente smettere di suonare. Dal vivo invece devi fare i conti con un’energia che ti porta a suonare in maniera sempre più veloce e anche più caotica. Puoi essere perfettamente controllato e suonare senza sbavature in saletta, ma quella precisione difficilmente sarà riproponibile sul palco, quando vieni bombardato dall’energia di centinaia di persone e la tua concentrazione viene messa a dura prova. Si tratta appunto di qualcosa che non può mai essere replicato nelle prove. Detto questo, non abbiamo mai smesso di provare regolarmente, anche dopo così tanti anni in tour. Ci piace essere più compatti possibile in studio per poi continuare a perfezionare il set ogni sera nell’ambiente live. Dal vivo, devi imparare a lasciarti andare in un modo che il tuo cervello semplicemente non può concepire nella comodità delle prove. Inoltre, la tua memoria muscolare deve allenarsi e adattarsi per essere molto più veloce per la rapida risoluzione dei problemi, come cavi che vengono scollegati, mancanza del pedale corretto, problemi di illuminazione, suoni sul palco terribili, corde rotte, equilibrio mentre si fa headbanging, ecc. L’elenco è infinito.
SO CHE AVEVATE COMPOSTA LA CANZONE “THE GIZA POWER PLANT” ANNI FA. PENSO CHE L’ABBIATE ANCHE SUONATA A MILANO NELLA VOSTRA PRIMA VISITA DA QUELLE PARTI. COME MAI AVETE DECISO DI PROPORLA SU DISCO SOLO ADESSO?
– Questa è stata la prima canzone scritta dopo che “Interdimensional Extinction” è stato registrato, nel luglio 2013. Inizialmente intendevamo pubblicarla su uno split 7″, ma quando l’altra band si è tirata indietro, abbiamo optato per usarla per il nostro secondo album, alla maniera dei Morbid Angel di “Abominations…”. Per tutto il tempo in cui è rimasta da parte, l’ho sempre vista come il possibile secondo brano di questo nuovo album. Del resto, stilisticamente non si adatta perfettamente al materiale di “Starspawn”: è invece un ponte tra lo stile dell’EP e il nostro nuovo materiale.
PROPRIO COME “STARSPAWN”, IL DISCO SUONA CALDO E ORGANICO. QUANTO È IMPORTANTE UNA PRODUZIONE DI STAMPO ANALOGICO PER I BLOOD INCANTATION? A VOLTE SEMBRA QUASI DI ASCOLTARE LE CANZONI DAL VIVO.
– È estremamente importante! Tutti noi odiamo lo stile di produzione iper-moderno, quei suoni sterili dettati dalla cosiddetta ‘Loudness War’: è un modo di registrare squallido e impersonale. Queste registrazioni non mi trasmettono nulla. Certo, il risultato può essere pesante, ma, anche se i riff sono ottimi, il tutto mi sembra vuoto. Puoi sentire molta più energia e potenza in una chitarra o un suono di batteria degli Anni ’70. Inoltre, questi nuovi dischi semplicemente non sono una rappresentazione esatta di come suonano quelle band. Puoi essere perfetto nella registrazione e avere un suono orribile e senza vita nell’ambiente live. Dal canto nostro, semplicemente preferiamo registrare nello stesso modo in cui suoniamo: dal vivo, solo noi quattro, con configurazioni minime a livello di amplificatori ed effetti. Quando abbinato al nastro analogico, il magnetismo delle prestazioni e delle interazioni tra i musicisti è incomparabilmente più vibrante e avvincente. Questo vale per tutta la musica, non solo per il death metal.
QUANDO AVETE DECISO CHE I BLOOD INCANTATION AVREBBERO DOVUTO REGISTRARE IN ANALOGICO? COME È STATO ADATTARSI A QUESTO METODO, SICURAMENTE PIÙ DIFFICILE E DISPENDIOSO DEL DIGITALE?
– Come accennato, questo è semplicemente il modo in cui preferiamo suonare e registrare la nostra musica. Ho avuto una passione per la produzione e le apparecchiature analogiche per tutta la vita. La mia prima esperienza con la registrazione analogica è stata nella mia stanza con il mio vecchio registratore a 4 tracce Fostex, che ho usato per molti nastri sperimentali/ambient e registrazioni di demo metal dal 2006 al 2010. La prima volta che sono riuscito a registrare in un vero studio professionale con attrezzatura analogica è stato per la registrazione dell’album postumo della mia vecchia band Merkstave, nel 2011. Per quanto riguarda Blood Incantation, il nostro primo EP è stato registrato al 100% in digitale e tutti i tamburi sono stati ritoccati al computer. Non a caso, il suono è terribile! La produzione è debole, fredda e senza vita – anche se ammetto che sembra funzionare con alcuni dei riff più eccentrici di quel materiale. Un giorno rilasceremo una versione live di “Interdimensional…” che mostrerà una performance aggiornata e la vera qualità di quelle canzoni.
“HIDDEN…” CONTIENE UNA TRACCIA MONUMENTALE INTITOLATA “AWAKENING FROM THE DREAM OF EXISTENCE TO THE MULTIDIMENSIONAL NATURE OF OUR REALITY (MIRROR OF THE SOUL)”. È PERSINO PIÙ COMPLESSA DELLA ORMAI CELEBRE “VITRIFICATION OF BLOOD”. COME VIENE COMPOSTO UN BRANO COME QUESTO?
– Isaac, il nostro batterista, ha scritto questa canzone nel corso di due anni, all’incirca dal 2017 al 2019. Ha portato varie bozze in sala prove e ci ha insegnato le sezioni pezzo per pezzo, perfezionando gradualmente l’intero brano a casa. Ad un certo punto ha proposto una sequenza conclusiva completamente diversa e circa sette minuti di materiale sono stati omessi dalla versione finale della traccia. Questa è certamente la canzone più difficile e folle dei Blood Incantation, senza dubbio. Oltre a suonare i riff stessi, la parte più difficile dell’apprendimento o della costruzione di queste canzoni epiche è semplicemente ricordare l’ordine corretto dei riff, molti dei quali hanno temi simili che si evolvono lungo la traccia.
GLI ASSOLI DI CHITARRA HANNO UNO SPAZIO DI RILIEVO NELLA VOSTRA MUSICA E HANNO PERSINO DEI LORO NOMI. COME TI VIENE DI CHIAMARE UN ASSOLO “THE ECLIPTIC PLANES OF THE WAVE WHERE EAST MEETS WEST AT NORTH & INERTIA OVERCOMES MOTION”?
– Adoriamo gli assoli! La cosiddetta lava è una soluzione molto importante per noi, ovvero chitarra distorta soffocata dal delay e dal riverbero; è una tonalità divina, a nostro avviso. Per quanto riguarda i titoli, tutto è molto spontaneo. Spesso leggo una frase o un termine e penso semplicemente “Wow, questo sarebbe perfetto come titolo per un assolo!”. Ho migliaia di appunti scritti per titoli di assoli, titoli di canzoni, titoli di album, nomi di band, nomi di ‘zine, ecc. Di solito i titoli non sono programmati in anticipo, ma vengono selezionati durante il processo di registrazione in base alle sensazioni che ciascun assolo ci trasmette.
RICORDI QUALI SONO STATI I PRIMI DISCHI CHE HANNO FATTO SCATTARE IL TUO AMORE PER LA MUSICA PIÙ AGGRESSIVA? COME SEI PASSATO DAL RUOLO DI ASCOLTATORE A QUELLO DI CREATORE?
– Mi è sempre piaciuta la musica, e in particolare la musica oscura e d’atmosfera. Cerco sempre qualcosa di più cupo, più pesante e più estremo. È così che ho scoperto la musica punk e poi crust punk, quindi grind, quindi death metal, black metal, funeral, drone, ecc. Per gli stessi motivi, non mi sono mai interessato alla cosiddetta musica normale. Anche quando ero piccolo ricordo che trovavo la musica radiofonica estremamente fastidiosa. Una volta che ho iniziato a imparare i fondamentali della musica e la costruzione dei riff, non sono più riuscito a prendere in considerazione il pop. Venendo da una famiglia di musicisti, non ho mai esitato nel provare a creare musica, è sempre stata un’inclinazione naturale. Una volta cresciuto, ho iniziato a cercare musica specifica per i miei gusti e mi sono reso conto che il disco definitivo che stavo cercando non esiste ancora. Quindi la ricerca si è trasformata nel desiderio di comporre io stesso quella musica, che è una ricerca senza fine, poiché i gusti e le abilità cambiano sempre.
IN QUESTA FASE DELLA TUA VITA, COSA TI ENTUSIASMA DELLA MUSICA E DEL PROCESSO CREATIVO?
– Molto semplicemente, mi piace ascoltare musica e godermi l’intero processo di composizione, dall’improvvisazione e perfezionamento dei riff, alle prove, alla registrazione, al mixaggio, al layout, al tour per suonare il materiale. È il mio interesse principale nella vita e qualcosa che non invecchia mai.
PARLIAMO ORA DEL CONTENUTO LIRICO DELL’ALBUM…
– Ogni album ha un suo argomento: “Interdimensional Extinction” tratta del nichilismo della morte cosmica, l’atrofia di un’anima insignificante contro il vuoto implacabile e l’indifferenza del cosmo. “Starspawn” ha quindi trattato i mondi interiori della Mente e della coscienza come un ponte per la realizzazione cosmica e l’evoluzione trascendentale dello spirito umano. Su “Hidden History of the Human Race”, i testi parlano delle invisibili forze cosmiche che esistono dietro i sistemi di oppressione quantistica omnidimensionale, i cicli del tempo, la morte e la rinascita, ecc. Elementi che definiscono il samsara e la trasmigrazione dell’anima attraverso i millenni. In poche parole: si deve prima di tutto stabilire che nulla importa, specialmente “tu” come ego. Quindi devi capire che non c’è nessuna morte conosciuta, solo porte, e che tu, come anima, sei lo stargate. Ora, è tempo di ricordarsi chi ha costruito lo stargate, cosa ha sviluppato e impiantato la matrice sulla coscienza umana e quando gli infiniti abissi materiali dei desideri mondani possono finire. Seguendo questo percorso, il prossimo album sarà incentrato sullo spazio e il tempo che devono essere concessi alla Mente per consolidare tutte queste informazioni e accettare il proprio posto nel cosmo.
DA DOVE DERIVA LA TUA PASSIONE PER LA FILOSOFIA, LO SPAZIO E LE TEORIE SU COSPIRAZIONI ALIENE? QUESTO TIPO DI TESTI NON SONO UNA COMPLETA NOVITÀ NEL DEATH METAL, MA SEMBRA CHE DIETRO AI VOSTRI VI SIA UNA RICERCA DAVVERO MANIACALE.
– Come ho detto, questa ricerca è semplicemente lo scopo della vita. Ho sempre cercato qualcosa di più profondo, più vecchio, più reale, più significativo. Non posso accettare la realtà della vita umana su questo pianeta, né le compulsioni egoistiche dietro quasi tutte le interazioni umane. O comprendi e sposi la seguente affermazione, oppure no: vi è molto di più oltre il tipo di vita che conduciamo e scoprire di cosa si tratta è estremamente importante. Alcune persone hanno dentro questo desiderio, molte altre non considerano nemmeno certe possibilità. Per i Blood Incantation l’unica opzione è investigare.
COME BAND, QUANDO VI STAVATE FORMANDO, VI ERA DUNQUE UN’IDEOLOGIA CHE TUTTI I MEMBRI DOVEVANO CONDIVIDERE?
– I Blood Incantation sin dall’inizio hanno rappresentato un mezzo per esplorare i misteri e la natura della coscienza umana, dell’ignoto e dell’oscurità. Il nome della band, le copertine degli album, i testi e persino i riff stessi parlano di questo, anche se, come detto, la maggior parte delle persone semplicemente non ci fa caso.
L’ARTWORK APPARE SEMPRE MOLTO IMPORTANTE NELLE OPERE DEI BLOOD INCANTATION. COSA PUOI DIRCI DELLA COPERTINA DI BRUCE PENNINGTON PER IL NUOVO ALBUM? ALCUNE PERSONE HANNO NOTATO CHE LO STESSO DIPINTO ERA STATO UTILIZZATO DAI DEATH METALLER CANADESI AGONY PARECCHI ANNI FA.
– Il termine ‘utilizzato’ è un complimento. Quel gruppo lo prese senza assicurarsi una licenza, lo rovinò con photoshop e scrisse pure che il tutto era opera del loro cantante. Che poi qualcuno stia persino parlando di questa cassetta ultra-underground come se fosse qualcosa di leggendario o ben noto è assolutamente ridicolo. Abbiamo acquistato l’immagine in questione prima ancora che “Starspawn” venisse registrato e nemmeno una volta in questi anni qualcuno ha mai menzionato gli Agony. Quel loro disco è su YouTube da otto anni e l’ultima volta che avevo controllato il video aveva accumulato meno di duemila visualizzazioni. Una settimana dopo l’annuncio della pubblicazione di “Hidden…”, le visualizzazioni erano aumentate di migliaia. Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. La nostra versione della copertina è completamente autorizzata dall’autore, è rispettosa della sua arte e si adatta perfettamente alla nostra estetica e alle tematiche dell’album.
CHE OBIETTIVO AVETE PER “HIDDEN…”? COSA SPERATE DI OTTENERE CON QUESTO DISCO?
– L’obiettivo è stato raggiunto una volta che abbiamo avuto modo di tenere la copia finita del disco fra le mani. Abbiamo già realizzato tutto ciò che ci proponevamo di fare con l’album, che era semplicemente migliorare i difetti che sentivamo presenti su “Starspawn”. Suoniamo la musica che ci piace, semplicemente perché non possiamo ascoltarla in questo modo preciso altrove. Se poi la gente apprezza l’album, ciò è fantastico e ne siamo contenti, ma ciò non è la nostra priorità. Allo stesso modo, se ci viene detto che il disco fa schifo, non ci preoccupiamo.
IL VOSTRO SEGUITO SI STA RAPIDAMENTE AMPLIANDO. PENSATE MAI A QUESTO SUCCESSO? VI SENTITE SOTTO PRESSIONE?
– No, affatto. Andando in tour costantemente veniamo per forza di cose a contatto con un pubblico più ampio, ma non ci preoccupiamo di questo aspetto. Speriamo semplicemente che i nuovi fan siano sinceramente interessati alla nostra musica e non siano lì solo perchè per qualche strana ragione il nostro nome è di moda.
È DIFFICILE STARE IN TOUR TANTO A LUNGO? VI MANCA MAI UNA VITA ‘NORMALE’?
– No, siamo abituati alle inevitabili sfide che le band underground devono affrontare per sopravvivere. Se considero tutti i gruppi di cui ho fatto parte, vado in tour ogni anno dal 2007 e ho lasciato felicemente qualsiasi lavoro che mi ostacolasse. La musica è la mia vita ‘normale’, e mi sta bene così.