BLOOD INCANTATION – Signori di Caos e Ordine

Pubblicato il 13/12/2016 da

Il debut album dei Blood Incantation, “Starspawn”, è probabilmente il disco death metal del 2016. Ce li ricordavamo innamorati dei Death, questi ragazzi del Colorado: quanto ascoltabile sui loro primi lavori era infatti un techno-death affilato di chiara estrazione Schuldineriana. Completata la formazione e portati a termine alcuni tour in Nordamerica, ritroviamo ora i Nostri alle prese con atmosfere dilatate e uno spettro sonoro decisamente più ampio e denso, tra le cui trame sfilano persino elementi psichedelici. Anziché tentare l’allungo nelle spire del “mainstream” death metal, magari puntando maggiormente sull’impatto e su strutture pià snelle, i Blood Incantation hanno fatto scudo, rinnovando il loro sound e spingendo al massimo sulla loro vena sperimentale e progressiva. Senz’altro il modo più interessante e coraggioso di alzare il tiro senza scendere a compromessi. Parliamo di questo e altro nella breve intervista che segue, condotta con il disponibile chitarrista Morris Kolontyrsky.

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QUANDO COMPONETE UN BRANO INIZIATE CON IL CONCEPT, CON UN RIFF O CHE ALTRO? MI INCURIOSISCE IN PARTICOLARE UNA TRACCIA MOLTO LUNGA E STRUTTURATA COME “VITRIFICATION OF BLOOD (PART 1)”. COME AVETE COMPOSTO QUESTO PEZZO?
“Di solito quando compongo inizio da un riff. La sequenza dipende dall’atmosfera del riff e dalle influenze che sento più vicine nel momento in cui sto iniziando a scrivere. Il primo riff che compongo non è necessariamente il primo della canzone: potrebbe benissimo finire nel mezzo, nel finale o addirittura venire scartato dopo un’ultima revisione. Io penso che ogni idea e riff in questo campo siano già stati usati in una o più varianti. Tutto è già là fuori, si tratta solo di entrare in contatto con tali idee e sfruttarle al meglio. ‘Vitrification pt 1’ è stata composta esattamente in questa maniera. Puoi magari trovare quei riff in altri pezzi, magari lievemente diversi, ma noi li suoniamo in modo unico. Entrando comunque nello specifico, quella traccia è stata scritta nel corso di un anno e in varie parti per volta. Prima che trovassimo un bassista eravamo soliti suonarla live in una versione differente; quando la line-up è stata completata abbiamo rifinito il pezzo e gli abbiamo dato la struttura che puoi sentire oggi”.

LA MUSICA DEI BLOOD INCANTATION E’ PIUTTOSTO TECNICA. COME HAI IMPARATO A SUONARE? RITIENI IMPORTANTE AVERE DELLE BASI DI TEORIA MUSICALE IN QUESTO CAMPO?
“Ho iniziato a suonare la chitarra quando ero molto piccolo. Mio padre è un chitarrista di estrazione classica e jazz, quindi sin dalla tenera età sono stato praticamente obbligato a suonare musica classica. Ho iniziato a leggere la musica molto presto, ma devo dire che negli ultimi anni non mi sono concentrato molto su questi aspetti teorici. In ogni caso, l’approccio all’esecuzione della musica classica mi è rimasto dentro. La teoria è sempre presente nel mio subconscio e certamente ha in qualche modo influenzato il nostro modo di comporre; tuttavia, la tecnica non è mai il fulcro di uno dei nostri riff. Bisogna stare attenti quando ci si addentra in certi territori: è facile scadere nella pura idiozia quando si esagera con la tecnica”.

QUALI SONO STATI I PRINCIPALI OSTACOLI CHE AVETE DOVUTO AFFRONTARE NELLA LAVORAZIONE DEL VOSTRO DEBUT ALBUM, A LIVELLO DI COMPOSIZIONE E PRODUZIONE? SO CHE AVETE REGISTRATO IL DISCO LIVE IN STUDIO, COME SI FACEVA UNA VOLTA. PENSI CHE RESTERETE ANCORATI A QUESTO APPROCCIO TRADIZIONALISTA ANCHE IN FUTURO?
“Per ‘Starspawn’ non abbiamo dovuto affrontare ostacoli veri e propri. Abbiamo impiegato parecchio tempo per scrivere l’album, quindi naturalmente abbiamo rifinito certe parti a lungo. Comporre l’interludio (‘Meticulous Soul Devourment’, ndR) è stato complicato tanto quanto scrivere ‘Vitrification pt. 1’, anche se la sua durata è tutto fuorchè sostanziosa. A volte ci vuole molto tempo per concretizzare un’idea, ma non trovo questo processo stressante; l’arte richiede tempo, è così che si raggiungono risultati prestigiosi. Abbiamo voluto confezionare l’album che sentivamo nelle nostre teste e ci siamo presi tutto il tempo necessario per raggiungere l’obiettivo. Per quanto riguarda il metodo di registrazione, le riprese live sono sempre state il mio metodo preferito per incidere musica. Avendo un background classico e jazzistico, ho sempre pensato che una registrazione live fosse il marchio di un vero musicista o di una vera band. Con ciò non voglio dire che altre soluzioni non siano valide – ho registrato tantissima musica affidandomi a mezzi moderni – ma secondo me ogni stile richiede un approccio diverso. ‘Starspawn’ mi ha sempre ispirato un suono live, lontano da formule sterili. Odio programmare, odio suonare con il click e credo che non ci sia alcun fascino nel suonare ogni nota alla perfezione. La musica non deve suonare perfetta perchè gli esseri umani che l’hanno composta non sono delle macchine. Credo proprio che, almeno per l’immediato futuro, non cambieremo approccio alla registrazione”.

PENSI CHE CI SIA ANCORA SPAZIO PER L’EVOLUZIONE NEL DEATH METAL? COME VEDI LO STATO DI SALUTE DI QUESTO GENERE?
“Penso che il death metal stia vivendo un momento piuttosto curioso. Da una parte c’è questo revival che sembra concentrarsi soprattutto su riff di matrice svedese: queste sono soluzioni che erano innovative all’epoca, ma che oggi risultano noiose e sterili, soprattutto se mescolate con tendenze hardcore. Ci sono poi band che stanno provando a mescolare diversi generi di musica heavy con l’idea di confezionare qualcosa di innovativo. Sembra facile, ma non lo è affatto. Alla fine dei conti, non sono particolarmente interessato al futuro del death metal. Non mi interessa cosa gli altri gruppi vogliono fare. Le ‘scene’ sono il prodotto infantile di persone che sentono la necessità di associare sè stesse a qualcosa di più grande di loro, in modo da trovare una sorta di approvazione per la loro esistenza. A conti fatti, si tratta di consumismo. L’unica cosa che mi piacerebbe davvero vedere è un vero ritorno alle origini, con persone interessate a suonare veri riff, lontani da ogni trend. Le grandi band di una volta erano composte da pazzi a cui non interessava fare parte di una scena”.

SE DOVESSI SPIEGARE AD UN VECCHIO “METALLARO” CHE HA SMESSO DI SEGUIRE LA SCENA (DEATH) METAL NEGLI ANNI NOVANTA COME SUONANO I BLOOD INCANTATION, CHE COSA DIRESTI?
“E’ molto semplice: se questa persona ha ascoltato i classici del periodo, gli direi che siamo una band direttamente influenzata dai grandi album di Morbid Angel, Death, Gorguts, Disincarnate, Pestilence e Atheist”.

DI COSA PARLA “STARSPAWN”? QUAL E’ IL CONCEPT ALLA BASE DEI TESTI DEL DISCO?
“Il disco non è un concept album. I testi tuttavia ruotano attorno ad un unico tema: la condizione umana. Questo argomento ha fatto da base a tutti i nostri lavori. I testi di ‘Starspawn’ sono però i più elaborati della nostra carriera: puoi infatti vedere le liriche dell’EP come una sorta di bozza di quelle del nuovo album. Immagino ‘Starspawn’ come la colonna sonora del racconto di un antico alieno sui segreti della creazione dell’universo”.

COME VIVETE LA BAND? I BLOOD INCANTATION SONO PER VOI UN HOBBY O QUALCOSA DI PIU’?
“Io vivo per creare musica folle. I Blood Incantation sono la prima band in cui ho suonato che mi fa parlare di ‘ragione di vita’. Questo gruppo è la diretta conseguenza del nostro modo di intendere e vivere la vita. E’ quasi come se la band avesse una vita propria”.

SEMBRA CHE CI SIA PARECCHIO “HYPE” ATTORNO AL VOSTRO ALBUM. LA RISPOSTA DELLA STAMPA E’ STATA ECCELLENTE E PARE CHE ANCHE LE VENDITE STIANO ANDANDO MOLTO BENE. CREDI CHE PRIMA O POI FIRMERETE PER UNA CASA DISCOGRAFICA PIU’ GRANDE DELLA DARK DESCENT?
“In effetti il responso è stato incredibile: sono orgoglioso e grato di tutta l’attenzione che questa band sta ricevendo ultimamente. Al momento ci troviamo benissimo con la Dark Descent Records: Matt è uno dei nostri migliori amici, fa parte della nostra crew ed è un vicino di casa. Supporta al massimo tutte le nostre decisioni e ci lascia stampare tutto il merch che vogliamo. Non mi piace l’idea che una label possa avere i diritti sul merchandise di un gruppo e possa avere una fetta dei profitti dei concerti. Sono sicuro che esistano label più grandi con cui sarebbe bello lavorare, ma al momento non riesco ad immaginare una situazione migliore di quella in cui ci troviamo adesso: Matt vive in fondo alla strada, non abbiamo bisogno di email e non vi sono intermediari. La collaborazione è serena e trasparente, band ed etichetta stanno crescendo insieme”.

QUANDO POTREMO VEDERE I BLOOD INCANTATION IN EUROPA? SI PARLA DI UN TOUR CON I CRUCIAMENTUM IN FASE DI ALLESTIMENTO…
“Sì, posso confermarti che a marzo faremo il nostro esordio in Europa: noi e i Cruciamentum saremo in tour per un paio di settimane. Prima di allora terremo qualche concerto sparso e cercheremo di completare i lavori sul full-length degli Spectral Voice”.

STAVO APPUNTO PER CHIEDERTI DEGLI SPECTRAL VOICE, VISTO CHE QUASI TUTTI SIETE COINVOLTI ANCHE IN QUELLA BAND…
“Sono appena tornato dalle prove e posso dirti che stiamo scrivendo alcuni dei nostri riff più heavy. Stiamo appunto lavorando ad un full-length album: speriamo di riuscire a completarlo presto e di fare ascoltare a tutti questo nostro nuovo esempio di putrido e cavernoso death-doom. Se avete apprezzato ‘Necrotic Doom’ noterete che l’album conterrà tutti gli elementi dell’EP, ma elevati all’ennesima potenza. Potrei scendere in maggiori dettagli, ma possiamo parlarne meglio nella prossima intervista, ok?”.

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