Il nuovo “The Arrow of Satan Is Drawn” presenta dei Bloodbath più crudi e sporchi che mai. Soprattutto, li presenta come una band vera e propria, i cui musicisti sono pronti a dare ad essa la massima priorità, per suonare con regolarità, andare in tour e quindi portarla sempre più in alto. Per la prima volta, il chitarrista Anders “Blakkheim” Nyström non menziona altri impegni parlando delle future attività del gruppo: complice la pausa dei Katatonia e il periodo distensivo che sia Paradise Lost che Opeth stanno vivendo, l’attenzione è tutta sui Bloodbath, il cui death metal ha fatto sempre più proseliti negli ultimi anni. La nuova opera non è forse la più completa ed esaltante della storia del quintetto, ma l’opportunità per fare due chiacchiere con il noto chitarrista svedese non poteva essere ignorata…
“THE ARROW OF SATAN IS DRAWN” E’ IL VOSTRO SECONDO ALBUM CON NICK HOLMES AL MICROFONO. COME E’ STATO LAVORARE CON LUI QUESTA VOLTA? L’AVERLO NEL GRUPPO SIN DALL’INIZIO HA CAMBIATO IL VOSTRO APPROCCIO ALLA LAVORAZIONE?
– Sì, lo abbiamo coinvolto sin dal principio. Inizialmente non eravamo nemmeno sicuri di volere comporre un altro album – il titolo dell’ultimo disco alludeva a quello – ma poi la voglia di profanare vecchie tombe ancora una volta si è fatta irresistibile. Nick questa volta ha portato le sue idee e ha scritto una buona fetta dei testi e delle linee vocali. Quando abbiamo registrato “Grand Morbid Funeral” era da poco tornato a sperimentare con il growl, ma adesso che anche i Paradise Lost sono tornati alle loro origini doom-death metal per lui è stato ancora più semplice calarsi nella parte.
I COMMENTI ALL’INGRESSO DI NICK IN FORMAZIONE NON FURONO SUBITO POSITIVI. ANZI, MOLTI FAN PROTESTARONO A GRAN VOCE, RITENENDOLO UNA SCELTA INOPPORTUNA VISTO CHE ALL’EPOCA I PARADISE LOST NON AVEVANO NULLA A CHE FARE CON IL DEATH METAL. MI SEMBRA TUTTAVIA CHE DA ALLORA LE COSE SIANO CAMBIATE IN MEGLIO…
– Sì, inizialmente abbiamo dovuto fare i conti con alcuni commenti merdosi… non è stato un bel modo per dare il benvenuto a Nick. Ma lui è una leggenda e un musicista con grande esperienza: non se ne è curato e alla lunga è riuscito a convincere molti con i fatti, concerto dopo concerto. Dal canto nostro, siamo sempre stati contentissimi di averlo a bordo. Infatti è ormai il frontman con più anni di militanza nella storia dei Bloodbath. Questo dice tutto.
PARLANDO DI INGRESSI IN LINE-UP, SPENDIAMO QUALCHE PAROLA SUL NUOVO CHITARRISTA JOAKIM KARLSSON, PROVENIENTE DAI BLACK METALLER CRAFT. ANCHE LUI HA PRESO PARTE ALLA COMPOSIZIONE DEL NUOVO ALBUM? IN EFFETTI SEMBRA CHE ALCUNI PEZZI FLIRTINO CON IL BLACK METAL QUESTA VOLTA…
– Quando abbiamo dovuto pensare ad un secondo chitarrista ci siamo imbattuti in quel genio black metal che risponde al nome di Joakim Karlsson: è stato una sorpresa scoprire che nutriva un forte interesse nei Bloodbath e nel nostro death metal; dal canto nostro, avevamo voglia di sperimentare con il black metal, così non abbiamo dovuto fare altro che incontrarci a metà strada per avviare un nuovo capitolo della saga Bloodbath. Mr. Karlsson ha composto quattro canzoni per l’album: “Wayward Samaritan”, “Only The Dead Survive”, “Ride The Waves Of Fire” e “Wide Eyed Abandon”. Le ultime due sono state scelte per la deluxe edition.
NONOSTANTE IL DISCO SIA ANCORA UNA VOLTA PARTICOLARMENTE CRUDO, AVETE CERCATO DI MANTENERE UN BUON SENSO DELLA MELODIA E UNA CERTA VARIETA’ DI FONDO…
– Esattamente. Cerchiamo sempre di coprire quanti più aspetti possibile. Il songwriting nei Bloodbath si svolge in maniera piuttosto curiosa: solo per “Breeding Death” avevamo scritto i pezzi suonando insieme in una stanza come una band. Per tutti gli altri lavori, abbiamo lasciato che ognuno di noi preparasse in autonomia tre o quattro brani: questi ultimi vengono quindi condivisi online con gli altri ragazzi e da lì parte una lunga serie di piccole modifiche basate su una critica costruttiva da parte del resto della band. Quando infine tutti sono soddisfatti del materiale pronto, entriamo in studio e registriamo. In generale, ognuno fa sempre in modo che i propri brani differiscano di parecchio da quelli degli altri. Lavoriamo molto sui dettagli, in modo che due brani lenti – per mancanza di aggettivi più ricercati – non suonino mai nello stessa maniera. Tre pezzi lenti composti da tre persone diverse saranno sempre subito riconoscibili. Ognuno di noi ha il proprio tocco inconfondibile, poi ci pensa il pedale HM-2 a dare al disco un sound coerente.
QUESTA CURA PER I DETTAGLI E’ RINTRACCIABILE ANCHE NEI TESTI? TITOLI COME “MORBID ANTICHRIST” SEMBRANO SUGGERIRE IL CONTRARIO…
– In realtà cerchiamo sempre di trattare i soliti temi death metal – come la morte, l’occulto, il gore, ecc – in maniera approfondita. Titoli a parte, credo che i nostri testi mostrino sempre una certa ricerca nel lessico e nel modo in cui le parole fluiscono. Non si tratta mai di un mucchio di parole forti assemblate a caso.
SIETE ORMAI GIUNTI AI VENT’ANNI DI ATTIVITA’. SECONDO TE PERCHE’ I BLOODBATH SONO ANCORA RILEVANTI DOPO TUTTO QUESTO TEMPO?
– Perchè siamo stati sempre un gruppo costante, che ha sempre badato alla qualità. Abbiamo inoltre tanta esperienza e sappiamo come farla fruttare. Puoi sempre più spesso riconoscere il tocco di musicisti attempati: per anni il death metal è stato un genere giovane, ma adesso, per la prima volta nella sua storia, alcuni dei suoi esponenti sono a tutti gli effetti delle persone di una certa età; alcune di queste, per fortuna, sanno come suonarlo ad alti livelli anche dopo molti anni.
I BLOODBATH SONO NATI COME UN TRIBUTO ALLE ORIGINI DEL DEATH METAL. IN CARRIERA NON AVETE MAI NASCOSTO LE INFLUENZE DI AUTOPSY, DEATH O ENTOMBED. OGGI I BLOODBATH SONO TUTTAVIA UNA BAND ALTRETTANTO IMPORTANTE, CHE E’ VISTA ANCH’ESSA COME UN’INFLUENZA DA GRUPPI PIU’ GIOVANI. COME VIVETE QUESTA COSA?
– Ovviamente mi fa piacere che i Bloodbath vengano presi come punto di riferimento, anche se, da fan di vecchia data, spero sempre che le nuove leve facciano i compiti e vadano a scoprire le vere radici del genere. I Bloodbath non esisterebbero senza le band che hai citato. Iniziate dai classici e imparate come tutto ha avuto inizio: solo in seguito venite ad ascoltarci (ride, ndR)! Non riesco sempre a seguire le evoluzioni nella scena musicale e nei gusti del pubblico, ma riconosco che siamo stati importanti nel riaffermare il valore del death metal suonato con il pedale HM-2. Quest’ultimo è un emblema che porteremo sempre sul nostro scudo.
ANCHE IL DEATH METAL, PUR ESSENDO UN GENERE ESTREMO E SPESSO UNDERGROUND, VIVE DI MODE. PENSI CHE ESSERE ORIGINALI NON SIA PIU’ IMPORTANTE NELLA SCENA MUSICALE ODIERNA?
– La storia insegna che certi gruppi-clone hanno avuto lo stesso successo di band seminali. Certamente il talento e l’originalità sono importanti, ma sempre più spesso contano i mezzi economici, il lavoro di marketing e un bel po’ di fortuna.
DOVE COLLOCHERESTI I BLOODBATH NELLA STORIA DEL DEATH METAL? LEADER O FOLLOWER?
– Nel 1998, quando abbiamo fondato la band, non c’era praticamente più alcuna scena old school death metal, anche se ovviamente alcune band stavano tenendo duro e andando avanti come sempre. Il mondo non aveva ancora assistito ad alcun old school death metal revival, quindi i Bloodbath possono essere visti come una delle prime formazioni a tentare qualcosa di simile. Siamo stati una delle prime band in quel periodo a suonare death metal come tributo ai grandi del passato. Quindi, tornando alla tua domanda, possiamo magari definirci dei leader dei follower?
IMMAGINAVI CHE I BLOODBATH SAREBBERO DURATI TANTO A LUNGO?
– Assolutamente no! Tuttavia devo ammettere che quando firmammo il primo contratto per la Century Media ebbi il sentore che i Bloodbath sarebbero diventati qualcosa di più di quanto pianificato in origine. Quello che doveva essere soltanto un EP da pubblicare in cassetta è stato stampato in CD e LP innumerevoli volte e distribuito in tutto il mondo. Da lì in poi abbiamo ricevuto sempre piu’ attenzione e il gruppo è diventato una cosa molto seria.
IN INVERNO VI IMBARCHERETE IN UN TOUR EUROPEO CON I KREATOR. SI TRATTA DEL VOSTRO PRIMO VERO TOUR: SINORA I BLOODBATH SI SONO SEMPRE ESIBITI IN CONTESTI SPECIALI, DANDO LA PRIORITA’ AI FESTIVAL. COSA VI HA PORTATO A CAMBIARE APPROCCIO?
– La richiesta dei fan. Sinora siamo stati costretti a suonare solo in contesti festivalieri perchè, fra gli impegni di una band e l’altra, non abbiamo mai avuto tempo a sufficienza per fare di più, ma adesso che il gruppo è più noto e richiesto che mai, abbiamo deciso di provare anche a cimentarci in un vero tour. In questo momento i Bloodbath sono la priorità per tutti.
CIRCA UN ANNO FA I KATATONIA HANNO ANNUNCIATO DI VOLER PRENDERE UNA PAUSA. COSA PUOI DIRMI SULLO STATO DELLA BAND OGGI?
– Non c’è altro da dire. La situazione non è cambiata. I Katatonia restano in pausa, non abbiamo nulla in programma per loro. Dobbiamo aspettare…