I Bloodiest sono lo strepitoso collettivo che riunisce membri di band di tutto rispetto della scena di Chicago come Yakuza, Russian Circles o Sterling. A gennaio è uscito il loro secondo, omonimo e imperdibile album, già candidato ad essere una delle uscite più belle di questo 2016, per la potenza delle atmosfere e l’intensità musicale. E’ con piacere, quindi, che abbiamo rivolto alcune domande sull’album stesso e sulla scena musicale a Tony Lazzara, chitarrista della band.
CIAO TONY E GRAZIE PER IL TUO TEMPO! INIZIAMO DAL VOSTRO NUOVO ALBUM: TI ANDREBBE DI DESCRIVERLO BREVEMENTE AI NOSTRI LETTORI?
“L’album si può descrivere come musica rock relativamente tradizionale e aggressiva. E’ cupo, atmosferico e guidato dalle chitarre”.
AVEVAMO DAVVERO APPREZZATO “DESCENT” (IL LORO ALBUM PRECEDENTE, NDR), MA DOBBIAMO AMMETTERE CHE ABBIAMO TROVATO “BLOODIEST” SEMPLICEMENTE FANTASTICO. SUONA IN QUALCHE MODO MENO ‘METAL’, ALMENO IN TERMINI CANONICI; POTREMMO DIRE CHE, FORSE, I DIFFERENTI BACKGROUND MUSICALI DEI SINGOLI MEMBRI DELLA BAND SONO EMERSI IN MANIERA PIU’ DECISA, QUESTA VOLTA?
“L’idea di ‘metal’ di ciascuno di noi è veramente differente e a dire il vero non è una cosa su cui rifletto molto. Penso che per questo disco volevamo focalizzarci sul creare musica davvero immediata e vicina a una presa diretta. Questo è un progetto collettivo, quindi sono presenti tutte le nostre influenze, ma posso dire che tutti volevamo che l’album esplorasse molti lidi comuni. Tematiche cupe, melodie con ritmi forti e interessanti: sono sempre elementi verso cui rivolgiamo i nostri sforzi”.
RITIENI ANCHE TU CHE UNA CERTA ATTITUDINE ‘DOOM’ PRESENTE IN PRECEDENZA SI SIA SPOSTATA VERSO LIDI PIU’ DRONE/SPERIMENTALI?
“Non trovo che ci siano troppi elementi doom, nella nostra musica. Certo, alcuni tempi con cui suoniamo sono decisamente lenti, ma penso che suoniamo troppe note per essere propriamente doom. Sicuramente abbiamo un legame con le tematiche sospese e melanconiche del genere, ma musicalmente siamo piuttosto diversi. Le parti sperimentali della band sono sempre presenti, e penso che alcune di esse siano state messe un po’ più in evidenza in questo album”.
A TAL PROPOSITO, RICORDO CHE DELLA PRODUZIONE DI “DESCENT” SI ERA OCCUPATO SANFORD PARKER (PROLIFICO PRODUTTORE, TRA GLI ALTRI, DI BUZZ’OVEN, EYEHATEGOD, PELICAN, … NDR). AVETE LAVORATO NUOVAMENTE CON LUI?
“Sì, Sanford è un caro amico, ed essendo anch’io un ingegnere del suono trovo che sia sempre un piacere lavorare con qualcuno che ha una visione simile circa il missaggio e le registrazioni. E’ il migliore e speriamo di poterci permettere di lavorare sempre con lui, in futuro!”.
TORNIAMO PER UN ATTIMO AL COINVOLGIMENTO, PER QUASI TUTTI VOI, CON UN DISCRETO NUMERO DI ALTRE BAND: VIVETE I BLOODIEST COME IL VOSTRO PROGETTO PRINCIPALE?
“I Bloodiest sono veramente importanti per noi, per vari motivi. Essendo un gruppo di amici con una visione simile, misantropica, della vita, possiamo focalizzarci con questo progetto sui nostri pensieri più cupi e sulla negatività in maniera creativa, attraverso la musica. Questo non significa che gli altri nostri gruppi non abbiano questo tipo di interazioni, ma i Bloodiest sono quanto di più vicino a una famiglia, per la maggior parte di noi”.
COME DETTO, PROVENITE TUTTI DA ALTRE ESPERIENZE MUSICALI, TUTTE PARTE, PERO’, DI UNA SCENA RICCA E ALTAMENTE CREATIVA. VI SENTITE PARTE DI QUESTA CERCHIA DI CHICAGO, PER COSI’ DIRE? E COME LA DESCRIVERESTE?
“Siamo veramente fortunati ad avere questa vivace comunità, a Chicago. La scena dà un grande supporto e ha ormai una storia importante alle spalle. Una delle cose migliori, secondo me, è la sovrapposizione tra i vari generi presente in città: non è raro vedere metallari a concerti sinfonici, o artisti elettronici a concerti jazz, ecc. Poi Chicago è una metropoli ancora accessibile economicamente, quindi la gente ha la possibilità di uscire e vivere la città. E questo sembra decisamente riflettersi in tutte le arti creative a livello locale”.
ABBIAMO AVUTO LA NETTA SENSAZIONE CHE UN’ATMOSFERA MOLTO CUPA E PROFONDA SI IRRADI DALLE VOSTRE CANZONI. “THE WIDOW”, PER ESEMPIO, E’ UNO DEI PEZZI PIU’ TOCCANTI ASCOLTATI ULTIMAMENTE. AVETE UN’IMPRESSIONE SIMILE, RISPETTO AL VOSTRO LAVORO?
“E’ sempre difficile rispondere a questo tipo di domande. Ti direi che investiamo sangue, sudore e lacrime in questo progetto, e quando la musica nasce da qualcosa di autentico il pubblico se ne accorge. Essere onesti è cruciale, se hai in mente di fare musica duratura e che abbia un certo ascendente sulle persone”.
PUOI DIRCI QUALCOSA DEI TESTI?
“I testi hanno a che fare con quanto avviene nella testa di Bruce, non posso proprio dirti nulla, a riguardo!”.
A QUESTO PUNTO DOBBIAMO FARTI UNA DOMANDA DECISAMENTE STUPIDA; COME DETTO, ABBIAMO VISSUTO L’ALBUM COME UNA FORTE ESPERIENZA EMOTIVA, QUALCOSA CHE TOCCA DAVVERO L’ANIMA, ED E’ PER QUESTO CHE L’ULTIMO NOME CHE CI VERREBBE IN MENTE PER UNA BAND CON QUESTA ATTITUDINE E QUESTE SONORITA’ E’ “BLOODIEST” (SUPERLATIVO DI SANGUINOSO, NDR). COSA VI HA SPINTO A SCEGLIERE QUESTO NOME?
“Essenzialmente il nome riflette il nostro lungo percorso musicale. E quindi il fatto di non arrendersi e non fermarsi, per quanto sia faticoso”.
TRA LE PRINCIPALI INFLUENZE DI QUESTO ALBUM CI VENGONO IN MENTE, QUANTOMENO, GLI SWANS E I NEUROSIS: SEI D’ACCORDO? CI SONO ALTRE BAND CHE CITERESTI?
“Amiamo tutti gli Swans e i Neurosis, a chi non piacciono? Ma probabilmente siamo più influenzati dai Jesus Lizard e dai Led Zeppelin, ti dirò”.
SE NON SBAGLIAMO NON AVETE MAI SUONATO AL DI FUORI DEGLI STATI UNITI. POSSIAMO SPERARE DI VEDERVI IN EUROPA, QUEST’ANNO?
“Stiamo giusto lavorando per fissare delle date in Europa: incrociando le dita dovremmo fare un tour estivo. Per ora ci stiamo preparando a un tour in Canada e sulla East Coast per il mese di marzo”.
SEMPRE A PROPOSITO DELLE VOSTRE ESIBIZIONI LIVE, ABBIAMO POTUTO VEDERE SOLO QUALCHE FRAMMENTO VIDEO ONLINE. QUANTI SIETE, ATTUALMENTE, SUL PALCO? C’E’ UNA SORTA DI FORMAZIONE LIQUIDA E MUTEVOLE?
“Il nocciolo della band è costituito da Eric, Cayce, Bruce e me. Anche Colin è un elemento fisso ormai da parecchio, quindi essenzialmente siamo noi cinque. Per il prossimo tour, poi, si unirà a noi Tim Remis dei Black Cobra”.
NON SEI OVVIAMENTE COSTRETTO A RISPONDERCI, MA POSSO CHIEDERTI QUALCOSA DI SEAN? COME STA? E’ ANCORA UN MEMBRO DELLA BAND, IN QUALCHE MODO? (SEAN PATRICK RILEY, ALTRO STORICO CHITARRISTA DELLA BAND, È STATO ARRESTATO CIRCA UN ANNO E MEZZO FA DOPO AVER INVESTITO E UCCISO UN PEDONE MENTRE ERA ALLA GUIDA IN STATO DI EBBREZZA. DI LUI SAPPIAMO SOLO CHE, DOPO L’INCARCERAZIONE, ERA STATA FISSATA UNA CAUZIONE ELEVATISSIMA PER IL SUO RILASCIO, NDR)
“Questa è una domanda a cui non posso rispondere”.