“Obedience”, il debut album dei Bloodtruth, ci ha presentato una formazione fresca e dal grande potenziale, che sta evidentemente prendendo esempio da colleghi e connazionali già affermati, ma che al contempo intende fermamente dar vita ad uno stile proprio. Dopo avervi offerto l’ascolto integrale del disco, Metalitalia.com va ora ad approfondire la conoscenza di questi death metaller di Perugia, che in questa occasione si introducono con le dichiarazioni del cantante Luigi Valenti e del chitarrista Stefano Rossi Ciucci!
QUESTA È LA VOSTRA PRIMA INTERVISTA PER METALITALIA.COM. CHE NE DIRESTE QUINDI DI PRESENTARVI E DI RIASSUMERE LA VOSTRA STORIA?
Luigi Valenti: “Intanto ciao a tutti e grazie per lo spazio che ci concedete! I Bloodtruth si sono formati nel 2009, ed inizialmente erano un side project dei Fleshgod Apocalypse, infatti nella formazione c’erano Stefano Rossi Ciucci (chitarra), Francesco Paoli (batteria) e Paolo Rossi (basso e voce). Dopo poco tempo sia Francesco che Paolo hanno dovuto abbandonare il progetto per dedicarsi a tempo pieno ai FA, quindi i Bloodtruth sono rimasti in stand-by fino al 2012, quando Stefano ha ricostituito la band, chiamando Giacomo Torti alla batteria, Riccardo Rogari al basso ed infine me, Luigi Valenti alla voce. Poco tempo dopo abbiamo rilasciato un demo ed a settembre di questo anno è uscito sotto Unique Leader il nostro debut album ‘Obedience’, di cui potete trovare qualcosa da ascoltare anche su Youtube”.
IL VOSTRO SOUND PUO’ ESSERE TUTTO SOMMATO DESCRITTO COME MODERNO DEATH METAL, TENDENTE ALLA MATRICE AMERICANA DEL GENERE, SEI D’ACCORDO? QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE? GRUPPI COME NILE, HOUR OF PENANCE O HATE ETERNAL RIENTRANO TRA I VOSTRI ASCOLTI?
Stefano Rossi Ciucci: “Fin dagli inizi abbiamo cercato di miscelare il death metal old style con le influenze più moderne; alla fine il gruppo è costituito da elementi giovani e qualcuno un po’ più attempato, per cui abbiamo cercato di trarre vantaggio da questo dato di fatto per la composizione dei pezzi. La fonte è comunque il death metal americano, dai Death, passando per i Suffocation, Morbid Angel, Hate Eternal, Nile. Come in molti hanno notato nelle recesioni, si sente un notevole sapore di Hour of Penance. Non possiamo dimenticare ‘The Vile Conception’ e ‘Sedition’, due dischi che ci hanno segnato profondamente, dei quali tempo fa suonavamo qualche cover in sala e che comunque stimiamo profondamente, sia per il loro sound caratteristico, il riffing di Giulio Moschini – presente con un solo nel nostro demo su ‘Coerced to Serve’ – sia perchè alla voce in quel periodo c’era l’amico Francesco Paoli che ci diede a tutti schiaffi in faccia per presenza sul palco e voce”.
SI SENTE ANCHE UN’INFLUENZA “CLASSICA” IN CERTI BRANI. AVETE PROVATO A MESCOLARE UN PO’ LE CARTE CON DEI CANTI ECCLESIASTICI. COME VI È VENUTA QUESTA IDEA?
Stefano Rossi Ciucci: “L’idea dei canti gregoriani è nata con la nascita della band, nel 2009. Volevo dare una caratteristica particolare al suono del gruppo, un qualcosa che lo distinguesse rispetto ad altri. Certo, i canti gregoriani sono stati ampiamente sfruttati nel death e black metal negli anni, ma l’utilizzo che ne facciamo è intenso e intricato con i pezzi e con il concept del disco. L’idea che abbiamo voluto dare è quella di entrare fisicamente all’interno di un monastero e ripercorrere come un visitatore tutta la storia di cosa è accaduto all’interno, dal medioevo ai tempi moderni. Per il prossimo disco stiamo progettando di inserire più canti all’interno dei pezzi, oltre che come intro, per dare ancora più importanza a quanto detto sopra. ‘Obedience’ è stato per noi un esperimento da questo punto di vista, ancora un po’ acerbo, ma riascoltandolo dopo un po’ di tempo e ascoltando i suggerimenti di recensori e pubblico, ci ha convinti sul lavorare maggiormente a proposito”.
QUALI SONO GLI ELEMENTI CHE NON DEVONO ASSOLUTAMENTE MANCARE IN UN BRANO DEI BLOODTRUTH?
Luigi Valenti: “Essendo death metal, sicuramente tecnica, velocità e cambi repentini sono componenti imprescindibili, tuttavia cerchiamo sempre di scrivere dei riff che, per quanto violenti, rimangano nella testa dell’ascoltatore; poi ovviamente i canti gregoriani, benchè non sempre presenti”.
IL DISCO DA’ L’IDEA DI ESSERE UN CONCEPT O PERLOMENO ALCUNI TITOLI SEMBRANO ESSERE LEGATI FRA LORO. QUALI ARGOMENTI AVETE TRATTATO NEI TESTI DI “OBEDIENCE”?
Luigi Valenti: “Sì, le lyrics del disco hanno un concept di base; siamo partiti con l’idea di voler creare un album organico, in cui tutti gli aspetti, dalla musica ai testi all’artwork, fossero collegati. Nello specifico ‘Obedience’ è diviso in tre ‘Liber’: il primo tratta l’aspetto sociale, il secondo quello filosofico ed il terzo quello storico di ciò che è stata la Chiesa durante il periodo che va dal basso all’alto medioevo; abbiamo consultato alcuni testi scritti da vari inquisitori e quello che voleva dire a livello della comunità essere messi sotto inchiesta dall’inquisizione ed abbiamo studiato le trascrizioni dei processi svolti ad esempio contro Galileo e Giordano Bruno. Tutto questo è stato funzionale per poter condannare tutti i soprusi che sono stati perpetrati dalla Chiesa durante i secoli con senno di causa, e non utilizzando i soliti cliché. In questo contesto si inseriscono, a sfregio, anche i canti gregoriani; Le canzoni vanno intese come se si entrasse in chiesa sfondando la porta a calci mentre i frati cantano le loro frasi ipocrite, prenderli per il collo ed urlargli in faccia tutto quello che hanno fatto contro l’umanità”.
COME È NATO IL CONTRATTO CON LA UNIQUE LEADER E PER QUALE MOTIVO AVETE SCELTO QUESTA ETICHETTA? SIETE SODDISFATTI DELL’ACCORDO RAGGIUNTO?
Stefano Rossi Ciucci: “I primi contatti con Unique Leader sono avvenuti in ottobre 2012, dopo aver inviato una mail con i link ai pezzi del demo; da li è partita una lunga trattativa che ha portato ad un accordo a luglio dell’anno successivo. Avevamo ricevuto altre proposte da altre etichette ma fin da subito Unique Leader ha avuto la nostra preferenza, vista la storia dell’etichetta, la distribuzione massiccia in tutto il mondo e le possibilità in gioco. Certamente non è facile il dialogo con un’etichetta del genere, sia perchè siamo i nuovi arrivati, sia per la distanza, ma nel complesso siamo iper soddisfatti del grande lavoro che è stato fatto prima, durante e dopo l’uscita del disco”.
SIETE STATI DI RECENTE IN TOUR IN EUROPA. COME DESCRIVERESTE QUESTA ESPERIENZA?
Luigi Valenti: “Senza esagerare, una delle migliori mai vissute. Abbiamo avuto la fortuna di viaggare con persone fantastiche – tutti i ragazzi degli Antropofagus, dei Devangelic e dei To Feed Of Flesh – con le quali si è stretto un rapporto incredibile di amicizia e stima reciproca; a livello prettamente live noi eravamo la novità, visti i trascorsi dei Devangelic e soprattutto degli Antropofagus, e devo dire che la gente è sempre rimasta molto colpita dalle nostre performance e ci siamo tolti non poche soddisfazioni. Nel complesso è andato tutto per il meglio!”.
QUAL È SECONDO VOI L’ASPETTO CHE PIÙ DI OGNI ALTRO FA SPICCARE I BLOODTRUTH FRA LA MASSA DI DEATH METAL BAND ITALIANE? E QUAL È INVECE L’ASPETTO DELLA VOSTRA MUSICA O DEL MODO IN CUI VI APPROCCIATE ALLA BAND CHE SECONDO VOI DOVRESTE MIGLIORARE?
Luigi Valenti: “L’approccio alle tematiche e l’utilizzo dei gregoriani è sicuramente ciò che spicca maggiormente alle orecchie di chi ci ascolta per la prima volta, infatti stiamo studiando per cercare di ampliare e sfruttare al meglio questi ultimi, sia a livello scenico live che di scrittura dei pezzi per la prossima release; veniamo spesso catalogati fra gli esponenti del death metal in ‘stile italiano’, quindi affiancati, con le dovute proporzioni, a nomi prestigiosi come Hour of Penance e Hideous Divinity per esempio, il che è un grande onore, ma stiamo cercando di trovare anche lì la nostra dimensione. Le cose da poter migliorare sono molte, ma ci stiamo impegnando sodo per poter raggiungere i nostri obiettivi, quindi penso che ci serva solo del tempo per poter crescere ed imparare dai nostri errori”.
ALLO STATO ATTUALE, IL FATTO DI ESSERE ITALIANI RAPPRESENTA UN PRO O UN CONTRO PER I BLOODTRUTH?
Stefano Rossi Ciucci: “Ritengo sia un pro. La scena brutal italiana è cresciuta a dismisura negli ultimi 10 anni e, come diceva Luigi in precedenza, è ovunque riconosciuto un ‘italian style’. Il livello delle band italiane è letteralmente schizzato in alto e difficilmente si trovano proposte mediocri, sia nei pezzi che nella produzione. Quest’ultima, grazie in particolare a Stefano Morabito dei 16th Cellar Studios di Roma, è riconosciuta in tutto il mondo e apprezzata. Certo, girando un po’ per l’Europa ci siamo resi conto della cattiva nomea degli italiani all’estero: in particolare, al Neurotic Deathfest in Olanda, quando alla notizia su Facebook in cui si chiedevano 5 minuti di silenzio sul palco in rispetto ai caduti in guerra, in molti commentarono negativamente sulle esperienze degli anni passati collegate agli italiani. Per recuperare il recuperabile, sul palco abbiamo spento pure gli amplificatori per evitare il ronzio sul palco! La gente ha apprezzato. Come dicevano i miei nonni: meglio lasciare l’odore che la puzza…”.
ORA QUALI OBBIETTIVI VI SIETE FISSATI COME BLOODTRUTH? QUALI SONO LE VOSTRE AMBIZIONI ORA CHE IL VOSTRO DEBUT ALBUM È STATO PUBBLICATO? DESIDERATE FAR DIVENTARE IL GRUPPO LA VOSTRA OCCUPAZIONE A TEMPO PIENO, UN PO’ COME GLI AMICI FLESHGOD APOCALYPSE?
Luigi Valenti: “I Bloodtruth sono diventati una parte importante delle nostre vite ed un impegno continuo e giornaliero. Allo stato attuale molte scelte personali dei singoli vengono fatte in funzione delle necessità della band; questo perchè crediamo fortemente nel progetto e nelle sue potenzialità e vogliamo che cresca il più possibile. Sappiamo che l’idea di poter vivere solo di questo sfiora o tocca l’utopia, ma ci piace pensare che possa diventare un buon lavoro part time; l’ impegno nei confronti della nostra musica è totale, e cercheremo di arrivare più in alto possibile, questo è certo”.
CI AVVICINIAMO ALLA FINE DELL’ANNO: QUALI SONO I VOSTRI DISCHI PREFERITI DEL 2014 E PERCHÈ?
Stefano Rossi Ciucci: “Ad oggi mancano ancora all’appello diverse prossime uscite, tra cui i nostri fratelli Hideous Divinity con ‘Cobra Verde’, del quale stiamo sentendo delle premiere online e che sarà sicuramente parte dei migliori dischi 2014. Per ora, personalmente, sono rimasto esterrefatto dell’ultimo Septycal Gorge, un disco completo, tecnicissimo e con tantissimi riff che ti ronzano in testa una settimana dopo l’ascolto. Elenco qui anche l’EP dei Xenomorphic Contamination dei fratelli Davide Billia e Max Santarelli: pochi pezzi che mettono subito in chiaro cosa aspettarsi dal loro prossimo full. ‘The Killing Gods’ dei Misery Index, un disco brutale e diretto come solo loro sanno fare. ‘Regicide’ degli Hour of Penance, la quadratura del cerchio per questa grande band italiana. Lascio per ultimo ‘Omnipresent’ degli Origin, un disco ampiamente criticato ma che comunque ronza sempre dentro la mia auto e in testa”.
GRAZIE MILLE PER L’INTERVISTA.
Stefano e Luigi: “Grazie mille a voi per la grande possibilità che ci avete dato, è un onore poter essere intervistati da MetalItalia!”.