BLOODYWOOD – Gli occhi della tigre

Pubblicato il 17/04/2025 da

Partiti un po’ di anni fa come una semplice band ‘da YouTube’, nel 2019 i Bloodywood hanno avuto l’opportunità di suonare nel prestigioso contesto del Wacken Open Air e da allora hanno iniziato una lenta ma costante scalata al successo, che li ha portati oggi ad essere considerati tra le realtà più interessanti della cosiddetta ‘Nu Wave Of Nu Metal’, complice anche il ritrovato interesse per questo tipo di sonorità ed ovviamente l’aspetto folkloristico.
Nei due album usciti finora – “Rakshak” del 2022 e il più recente “Nu Delhi” – la band indiana ha saputo amalgamare alla perfezione l’eredità in primis dei Linkin Park con le sonorità della loro terra d’origine, ma al di là delle strategie di marketing (come la collaborazione con le Babymetal su “Bekhauf” o la partecipazione nella colonna sonora del blockbuster “Monkey Man”) il vero punto di forza del sestetto di Delhi è l’attività dal vivo, come confermato dai sold-out fatti registrare pressoché ovunque nel vecchio continente e non solo.
E’ proprio in occasione della loro calata italiana al Legend Club – imballato come raramente lo abbiamo visto – abbiamo l’occasione per scambiare due chiacchiere con Raoul Kerr, rapper e parte del trio originale della band: un’intervista volante nel quarto d’ora tra la fine del sound check e l’apertura delle porte, ma sufficiente per trasmetterci l’energia di un gruppo determinato a portare in alto la bandiera dell’India, e che certamente non si sente ancora ‘arrivato’.

Bloodywood – Legend Club – 15 marzo 2025 – foto Riccardo Plata

IL TOUR STA ANDANDO ALLA GRANDE, CON DATE SOLD OUT OVUNQUE E UN GRAN FINALE ALL’O2 FORUM DI LONDRA (UN LOCALE DA 2.500 POSTI)…
– Sì, la prima volta che siamo venuti in Italia la data milanese (allo Slaugther Club, ndr) era stata una delle poche a non essere andata sold-out, quindi stavolta vedendo una nuova location (il Legend Club, ndr) non sapevamo cosa aspettarci, ma alla fine sembra che stasera ci sarà il pienone anche qui, quindi siamo davvero felici. La data di Londra non è ancora completamente esaurita ma restano pochi posti, quindi siamo davvero contenti del responso che sta avendo il tour!

MOLTE BAND AMERICANE ‘TRASCURANO’ L’EUROPA PER UNA QUESTIONE DI COSTI: AVETE IN MENTE DI TRASFERIRVI IN EUROPA O IN AMERICA?
– Per ora l’idea è quella di restare in India, dove abbiamo le nostre radici sia come persone che come artisti. Viaggiare così tanto non è facile, ma ci permette di cogliere il meglio di entrambe le culture e trarre ispirazione per la nostra musica, che è profondamente radicata nella tradizione indiana. Per il momento quindi il nostro campo base resterà a Dehli, ma vediamo cosa ci riserverà il futuro.
Nel 2019, quando ancora non era uscito il nostro primo album e avevamo all’attivo solo tre pezzi, il Wacken Open Air ci ha invitato a prendere parte al loro festival, e da lì in qualche modo è partito tutto. Per il tour successivo ci avevano detto di non preoccuparci se avessimo suonato nei club davanti a dieci o  venti persone, e invece ci siamo trovati in locali gremiti, andando oltre le nostre aspettative.
Finora in Europa e negli Stati Uniti abbiamo ricevuto un sacco di passione dai fan, quindi faremo in modo di tornare appena possibile senza però perdere contatto con la nostra terra di origine.

LA PRODUZIONE DEL NUOVO ALBUM E’ MOLTO POTENTE, COSI’ COME I NUOVI VIDEO SONO DI UN ALTRO LIVELLO…
– Abbiamo avuto contatti con la maggior parte delle etichette metal, ma i ragazzi della Fearless sono stati quelli che ci hanno convinto. Per noi era importante poter alzare il livello di professionalità senza però intaccare il nostro modo di lavorare – dalla registrazione alla gestione di tutto quello che gira intorno alla band, su cui manteniamo un controllo in prima persona – e finora le cose con la nuova etichetta stanno andando esattamente in questo senso, quindi siamo molto soddisfatti.

COM’E’ STATO COLLABORARE CON LE BABYMETAL?
– Fisicamente abbiamo incontrato solo i loro musicisti e Koba (il mastermind della band, ndr) quando eravamo a Tokyo dopo il nostro show, ma non le ragazze in persona perchè erano impegnate altrove. Lì abbiamo parlato di questa possibile iniziativa, ma ci tengo a dire che eravamo tutti fan delle Babymetal da sempre, ed è stato davvero bello poter lavorare con loro.
Dal punto di vista pratico non è stato semplice mettere tutto insieme, dato che ci sono molti incastri tra noi e loro sul brano, ma visto il risultato finale posso dirmi davvero soddisfatto e orgoglioso di questa collaborazione: ho amato tantissimo “Kingslayer”, il pezzo che hanno registrato insieme ai Bring Me The Horizon nel 2020, e il fatto di essermi anche solo potuto avvicinare ad un risultati del genere è un traguardo di cui vado particolarmente fiero.

SE POTESSI SCEGLIERE, CHI SAREBBE IL PROSSIMO ARTISTA CON CUI COLLABORARE?
– Ti direi Serji Tankian, anche perchè nella band siamo tutti grandi fan dei System Of A Down. Sarebbe davvero figo incontrare anche Corey Taylor: storicamente io ho sempre ascoltato più gruppi nu metal/crossover come Linkin Park, Korn o Rage Against The Machine, ma con gli Slipknot ho iniziato in tempi più recenti e così ho cominciato ad apprezzare anche le sonorità più heavy; oltre a questo amo molto la voce di Corey, che peraltro credo sia una delle principali influenze di Jayant (il secondo cantante, ndr).
Inoltre loro sono in nove e noi in sei, quindi in un mondo ideale sarebbe fantastico poter salire tutti sul palco e fare un gran casino insieme (risate, ndr)!

COSA RAPPRESENTANO PER VOI I LINKIN PARK? E COSA NE PENSI DEL NUOVO CORSO?
– I Linkin Park sono stati il punto d’incontro iniziale tra me e gli altri ragazzi della band: vevnivamo tutti e tre da background diversi ma ci siamo trovati con questa passione in comune che è stata la scintilla per iniziare a suonare insieme. Riguardo al nuovo corso, provo un mix di emozioni: credo abbiano fatto bene ad andare avanti e alcune nuove canzone mi sono piaciute, ma al tempo stesso non riesco a fare confronti con quello che è stato e la magia di una volta non credo potrà mai più tornare, come è giusto che sia, da una parte, avendo cominciato un nuovo capitolo.

LA VOSTRA FAMA E’ CRESCIUTA ANCHE GRAZIE ALL’APPARIZIONE NEL FILM “THE MONKEY MAN”…
– La cosa incredibile è che non ho ancora avuto di vederlo, dato che in India è stato censurato per motivi politici. Contavo di poterlo vedere sull’aereo che ci ha portato in Europa, ma per qualche problema tecnico il mio video saltava quindi non sono riuscito nemmeno in quest’occasione. Credo dovrò decidermi a scaricarlo, anche se sono particolarmente pigro.
Ad esempio, il nostro manager è da anni che ci dice di guardare il film “Spinal Tap” ma non sono ancora riuscito a trovare il tempo di farlo, dato che nei day-off sono così stanco che dormo un sacco. Quando abbiamo del tempo libero gli altri ragazzi magari vanno a fare un giro in città o a vedere qualche attrazione, mentre io sono tipo Dracula: dormo dieci-dodici ore di fila nella mia cuccetta, così poi quando mi sveglio sono pronto a spaccare tutto.

NELLE VOSTRE CANZONI SI PARTE DAI RIFF E SI AGGIUNGE LA PARTE FOLK O VICEVERSA?
– Non c’è una regola scritta e dopende molto dalle occasioni: a volte si parte da un riff o da un pattern di batteria, altre invece da una melodia più folk da cui poi scaturisce il resto. E’ comunque sempre un processo molto naturale guidato dal messaggio della canzone, ma di queste cose se ne occupa principalmente Karan Katiyar, il nostro chitarrista nonché produttore.

CHI E’ IL TUO RAPPER PREFERITO?
– Il mio primo MC è stato Mike Shinoda dei Linkin Park, ma se devo guardare nel mondo dell’hip-hop direi i miei preferiti sono senza dubbio Eminem e Dr. Dre.

COME NASCE IL TUO BRAND D’ABBIGLIAMENTO “NO LOGO”?
– E’ un’altra mia passione collaterale alla band, anche se cerco di tenere le due cose separate, per cui indosso spesso le magliette on stage ma non la troverete al banco merch. Purtroppo inoltre abbiamo avuto un problema con la fornitura dei materiali, dato che vogliamo usare solo materie prime che siano sostenibili al 100%, per cui siamo stati fermi con la produzione per quasi un anno e stiamo ripartendo soltanto ora.

QUALE SAREBBE IL BILL DEL TUO FESTIVAL IDEALE?
(Ci pensa, ndr) se devo sognare in grande ti dico i Rage Against The Machine in formazione originale, poi i System Of A Down, i Limp Bizkit e per cambiare un po’ genere anche gli Alter Bridge e i Killswitch Engage. Tutti nomi della vecchia guardia ma anche se ascolto un po’ di tutto – metal, hip hop, EDM, ambient – sono quelli cui sono più legato e che hanno significato tanto per me.

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.