BODY COUNT – In cima alla catena alimentare

Pubblicato il 31/03/2020 da

Vincent Price non è il classico musicista che vedete sulle copertine di “Bass Player”. Eppure ha una carriera di tutto rispetto, forgiata in diverse punk e metal band della scena di SoCal, con esperienze assieme a Steel Prophet, World In Pain e Prong, fino a diventare uno dei fondamenti dell’incarnazione post-2000 dei Body Count, il progetto di Ice-T ed Ernie C che non vuol decidersi, contro ogni pronostico, a rallentare. Oltre alle capacità di scrittura che gli hanno permesso di contribuire in maniera sostanziale al recente corso del gruppo, Vincent ha anche una verve contagiosa e delle qualità nascoste che gli han permesso di lavorare, dietro le quinte, con nomi impensabili. Lo incontriamo telefonicamente per una chiacchierata a tema “Carnivore”, per sviscerare uno dei dischi che più ci ha fatto godere nei primi mesi di questo 2020…

DEVO DIRTELO SUBITO, NON MI ASPETTAVO PROPRIO UNA CANZONE COME “WHEN I’M GONE” CON AMY LEE. COME MAI AVETE SCELTO LEI?
– Come sai ci piace sempre avere delle collaborazioni sul disco, chiamiamo sempre degli artisti per scrivere qualcosa insieme. Dovevamo avere Chino dei Deftones, dovevamo avere un sacco di nomi ma alla fine non si riesce sempre ad incastrare gli impegni e ad ottenere tutti i permessi che servono, quindi la lista si è dovuta per forza restringere. Eravamo in Europa, e il mio amico Tyler, il mio tecnico delle chitarre, mi ha consigliato Amy degli Evanescence. Ho detto “Sei serio?”, ma era serissimo, e ha risposto “Non può non venire una figata”. Ci siamo messi in contatto e Amy ha accettato, dimostrandosi anche incredibilmente professionale: ci ha inviato diverse parti vocali, in diversi stili. Io ero in Europa e Ice era negli Stati Uniti, in quel periodo riuscivamo a sentirci esclusivamente via email. Lui l’ha fatta sentire ai ragazzi di Law And Order e ne è rimasto immediatamente entusiasta, replicando “Wow, come hai fatto a farlo accadere?”. Law And Order capisci, anche i ragazzi sul set sono rimasti entusiasti da subito, non stiamo parlando certo di una compagnia di metallari. E’ una novità assoluta avere una voce femminile sul disco dei Body Count, ma diamine perché no?

LA CANZONE E’ DEDICATA A NIPSEY HUSSLE, RAPPER DI L.A. SCOMPARSO PREMATURAMENTE. COME MAI NON AVETE REALIZZATO UNA SUA COVER?
– La canzone non è proprio un tributo a Nipsey Hussle. Può essere letta in maniera molto più generica. Al tempo in cui abbiamo scritto la canzone era un avvenimento recente, di conseguenza abbiamo preso spunto dall’omicidio di Nipsey, ma può essere riferita a chiunque sia passato a miglior vita mentre noi restiamo in questo mondo. Il senso è se hai un amico, un familiare, una persona a cui tieni, cercala subito, fallo prima che sia troppo tardi perché, senza alcun preavviso, potrebbe lasciarci. Dite quanto ci tenete a loro oggi, non domani, non quando se ne saranno andati. Cogliete ogni occasione.

LE STRADE SONO ANCORA VIOLENTE AL GIORNO D’OGGI. PENSI CHE UNA CANZONE COME “COLORS” SIA ANCORA RILEVANTE?
– Penso lo sia, assolutamente, infatti il testo è praticamente lo stesso, non l’abbiamo toccato. Inoltre se guardi la copertina del disco, che è molto dettagliata, trovi praticamente tutto quello che viene raccontato. “I am a nightmare walking, psychopath talking / King of my jungle just a gangster stalking”… I personaggi di quei testi sono su tutto l’artwork di copertina ma sono anche nelle nostre strade, sono dappertutto. Non ti parlo solo di Los Angeles amico, intendo ovunque.

A PROPOSITO, L’ARTWORK DI COPERTINA E’ DAVVERO POTENTE. COME MAI AVETE SCELTO ROSSO SU BIANCO?
– La scelta è stata dell’artista (il polacco Zbigniew M. Bielak, ndR), noi abbiamo dato solamente delle indicazioni generali. Mi piace perché il rosso è il colore del sangue, poi è diverso, cattura l’attenzione, è davvero pieno di dettagli.

HO SAPUTO CHE C’E’ ANCHE DAVE LOMBARDO SUL DISCO. SU QUALE TRACCIA HA SUONATO?
– Ha suonato proprio su “Colors 2020”. Abbiamo condiviso il palco con Dave diverse volte in passato. Qualche tempo fa eravamo in un concerto con Dead Cross, Meshuggah, Crowbar ed eravamo davvero felici di condividere il palco con Dave e Mike Patton. Poi, visto che il nostro set partiva con “Raining Blood”, gli abbiamo chiesto di salire sul palco e suonare con noi “Post Mortem”. E’ stato un grandissimo momento, una figata per tutti. Chiedergli di suonare sul disco ci è venuto naturale.

ICE-T HA DETTO CHE ‘CARNIVORO’ E’ UN’ATTITUDINE, IN CONTRAPPOSIZIONE ALLE FIGHETTE, AL POLITICALLY CORRECT, AI VEGANI. AVETE AVUTO QUALCHE REAZIONE SOPRA LE RIGHE A QUESTE RIPETUTE FRECCIATINE AI VEGANI?
– Non direi, Ice si è spiegato bene e, anche in passato, è sempre stato ironico. Il testo della titletrack è molto esplicito, si riferisce al carnivoro come condizione umana legata ad istinto innato ed impulso di sopravvivenza.

E’ IL VOSTRO TERZO ALBUM A DISTANZA RAVVICINATA, COME AI VECCHI TEMPI. AVETE INTENZIONE DI PRENDERVI UNA PAUSA O RESTERETE ATTIVI?
– Oh no non ci fermeremo, non vogliamo assolutamente fermarci. Prima che uscisse il disco ho paragonato “Manslaughter” a “Beneath The Remains” dei Sepultura. Poi è arrivato “Bloodlust”, che è stato il nostro “Arise”. “Carnivore” è il nostro “Chaos A.D.”! Ora che il disco è uscito vorrei correggermi: “Manslaughter” è il nostro “Kill ‘Em All”, “Bloodlust” è il nostro “Ride The Lighting”, “Carnivore” il nostro “Master Of Puppets”!

E’ DIFFICILE PER IL RESTO DELLA BAND RAPPORTARSI AD ICE-T? LUI HA ADDOSSO TUTTI I RIFLETTORI ED E’ A TUTTI GLI EFFETTI UNA MEGA STAR DI MUSICA E TELEVISIONE A LIVELLO INTERNAZIONALE
– Ma certo che no! Hai mai parlato con Ice-T? No? Ok, se tu lo incontrassi un giorno e andassi a parlare con lui, Ice ti risponderebbe come a qualunque essere umano sul pianeta, dal barista al calciatore alla star di Hollywood. Non è uno che va in giro con guardie del corpo o altro. Chiunque può avvicinarsi, chiunque può scattare una foto con lui. E’ una persona che ha mantenuto un’umiltà e un realismo incredibile. E’ un grande, adoro lavorare con lui.

HO LETTO CHE IL FIGLIO DI ICE-T, LITTLE ICE, E’ UFFICIALMENTE ANNOVERATO TRA I MEMBRI DEL GRUPPO DA QUESTO DISCO. HA CONTRIBUITO A QUALCHE BRANO?
– E’ un pezzo che suona con noi, mi sembra giusto! Non ha contribuito al disco, aiuta Ice come secondo vocalist sul palco. Se un giorno proponesse una canzone o qualche suggerimento nessuno lo farebbe tacere in ogni caso, anzi mi piacerebbe proponesse qualcosa in futuro.

I BODY COUNT SONO IN GIRO DAGLI ANNI ’90. C’E’ QUALCHE BAND, DI QUESTI TEMPI, CHE TROVI POSSA ESSERE DEGNA EREDE?
– Non voglio sembrare altezzoso, ma in giro non c’è nessuno come i Body Count.

HAI UN LAVORO QUANDO I BODY COUNT SONO INATTIVI?
– Sì signore, ho un altro lavoro (ride, ndR). Sono un tecnico di chitarra e lavoro con molte band. Sono stato l’ultimo tecnico di Chris Cornell. Ho lavorato per Prince, Richie Sambora, Katy Perry, Ariana Grande. E’ così che mi guadagno da vivere.

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