Ice T è l’OG. Abbreviazione di ‘original gangster’, OG è un termine gergale per qualcuno che è incredibilmente eccezionale, autentico o ‘vecchia scuola’: esso, originariamente utilizzato nella cultura delle gang, ora è usato come acronimo per elogiare una persona esperta, unica e rispettata.
Il rapper Ice T battezzò se stesso “Original Gangster” con il suo quarto album in studio del 1991, per molti il suo miglior disco, ed è proprio su quell’album che il progetto metal di Ice T, i Body Count, comparve per la prima volta, prima del folgorante debutto del 1992, quello con la stigmatizzata “Cop Killer”.
La carriera musicale di Ice T è costellata di successi, e viene affiancata da quella cinematografica e televisiva, con la quale il musicista riceve notorietà e status da Walk Of Fame di Hollywood: lo vediamo infatti ancora in tv nella parte del sergente Odafin ‘Fin’ Tutuola nella longeva serie crime “Law & Order: Special Victims Unit”.
Incredibile come una star di questo livello porti avanti ancora, con passione e successo, il suo progetto che unisce rap ed heavy metal in un crossover unico e mai eguagliato: per l’uscita di “Merciless”, nuovo eccezionale album dei Body Count, abbiamo avuto l’occasione di incrociare una star di questa caratura, che si racconta in maniera umile ed entusiasta, con il suo linguaggio forte ed il tono marcato e scandito, superando anche i minuti a nostra disposizione per ricordare un aneddoto che merita di essere raccontato.
Ice T è un pioniere ed un vero appassionato, lo sa chi conosce la sua storia e lo si capisce dalle parole e dai riferimenti nei suoi racconti. Così i Body Count sono ancora un gruppo di cui parlare, un gruppo rispettato, connesso con la scena e, dopo trentacinque anni, ancora senza eredi capaci di spodestarli.
Signore e signori, mister Ice T ai microfoni di Metalitalia.com.
HO AVUTO LA POSSIBILITA’ DI ASCOLTARE IL DISCO IN ANTEPRIMA E DEVO DIRE CHE AVETE DECISAMENTE SPINTO VERSO IL VOSTRO LATO PIÙ BRUTALE CON “MERCILESS”.
– Il disco precedente, “Carnivore”, è stato pubblicato proprio quando è scoppiata la pandemia, quindi non siamo mai riusciti ad andare in tour con quel disco. Avevamo pronte quaranta date in Europa e non abbiamo mai nemmeno iniziato. Il disco comunque è andato bene, abbiamo vinto un Grammy.
L’etichetta ci ha poi chiesto un altro disco. Io pensavo “come cazzo lo facciamo un altro disco, non abbiamo fatto nemmeno un concerto!”, ma loro erano convinti. “Siete un nome caldo”, dicevano.
Per me è stato difficile, perché per fare un disco scrivi venti canzoni e ne tieni dodici, di solito. Non volevo usare le otto canzoni scartate, quindi abbiamo dovuto ricominciare tutto daccapo. E’ difficile perché devi far tornare l’ispirazione, ed era come se avessi già sparato tutto quello che avevo in testa.
Forse l’aggravante di fare un disco sotto stress ha aggiunto della rabbia. Il titolo “Merciless”, senza pietà, è arrivato per primo. Alla mie età, a sessantasei anni, non ho più cazzi di trattenermi. Dico quello che voglio dire finché sono su questo pianeta, se ti crea problemi non mi interessa. Quindi mi sono messo a scrivere e… lo senti. La gente dice che è brutale. Sì. E’ brutalmente onesto.
…IL LATO PIÙ LEGGERO DEI BODY COUNT, QUELLO DI “INSTITUTIONALIZED” O “BITCH IN THE PIT”, NON C’E’ IN QUESTO DISCO.
– Abbiamo composto una canzone intitolata “Fuck Every Night”. E’ una canzone sulle ragazze che si infilano nel backstage e vogliono scopare. E’ davvero una bella canzone, molto divertente, ma non è finita sul disco. L’album è così intenso che l’etichetta ha detto “Ice, la canzone è buona, ma non si abbina al resto della raccolta”.
L’opera deve avere un tono, effettivamente. Sono un artista che ragiona ancora per album: devi avere un gruppo di canzoni che abbiano un significato, e “Merciless” è una raccolta di questo tipo. Avevamo un paio di canzoni più leggere, ma le abbiamo rimosse per mantenere il tono di “Merciless”.
AVETE LAVORATO DI NUOVO CON WILL PUTNEY, CHE HAI DEFINITO COME UN MEMBRO DEL GRUPPO. CHE TIPO DI PRODUCER E’? E’ COME UN COACH CHE TI METTE DELL’UMORE ADATTO PER REGISTRARE, COME FA RICK RUBIN, OPPURE E’ PIÙ’ UNO DI QUELLI PIÙ ATTIVI, CHE AIUTANO A SCRIVERE?
– E’ uno di quelli attivi, sa suonare. Suona nei Fit For An Autopsy, suona nei Better Lovers. Se hai un’idea, lui prende in mano la chitarra in un secondo e inizia a lavorare con te. La band scrive una canzone e lui ha l’abilità di aggiungere qualche suono, di rifinire il brano, di aggiungere o togliere qualcosina qui e là per rendere tutto più scorrevole.
La cosa fantastica di Will è che capisce ogni band con cui lavora come produttore. Lui sa come far suonare Body Count i Body Count. Con i Fit For An Autopsy fa lo stesso. Per un sacco di produttori funziona al contrario, la band comincia a suonare come il produttore. Con Will è diverso. Io lo chiamo il Dr. Dre del metal, perchè Dre riesce a lavorare con Eminem, poi con 50 Cent poi con Snoop Dogg e nessuno dei dischi suona allo stesso modo.
Will è fantastico. A un certo punto, durante le registrazioni, gli ho suggerito che ci sarebbero servite delle urla da aggiungere come sottofondo, quindi gli ho inviato le urla di mia moglie Coco. Lui me le ha inviate indietro aggiungendo delle motoseghe! Si collabora, ma lui riesce a capire la visione del gruppo con cui sta lavorando. Il genere dei Body Count lo chiamo ‘grindhouse’. Non siamo nu metal, per niente. Abbiamo la nostra categoria a parte. Siamo grindhouse, come il film di Tarantino e Robert Rodriguez. E’ così violento, così folle, che è divertente.
Devi capire il senso dell’umorismo, quello di “Mama’s Gotta Die Tonight”, “KKK Bitch”, “Voodoo” o qualsiasi altra canzone, oppure non capisci quel che facciamo. Anche nel nuovo disco una canzone come “Fuck What You Heard” è divertente, dico che i repubblicani e i democratici sono come membri di una gang, sono come i Crips e i Bloods, è stupido cazzo!
AVETE AVUTO UNA CONNESSIONE ISTANTANEA CON WILL O AVETE DOVUTO LAVORARE MOLTO TEMPO INSIEME PRIMA DI RAGGIUNGERE UN EQUILIBRIO?
– I Body Count hanno dovuto affrontare molti cambiamenti: siamo in giro da trent’anni. Abbiamo fatto i primi due dischi. Li ho scritti io, li ho prodotti io. Poi abbiamo cominciato a perdere membri del gruppo. Abbiamo perso il nostro batterista (Beatmaster V è morto di leucemia nel 1996, ndr). Poi il nostro bassista (Mooseman, ndr), che è stato ucciso. Poi abbiamo perso D Roc (deceduto nel 2004 per un linfoma, ndr).
Abbiamo quindi avuto un periodo di transizione e di ricerca, e i dischi non sono stati granchè. Stavamo cercando di capire come andare avanti. A quel punto Vincent Price è entrato nei giochi. Vince ci ha collegato con l’etichetta Sumerian Records, che ci ha collegato a sua volta con Will Putney. Mi ha raggiunto a casa mia, in New Jersey. Ci siamo seduti e abbiamo parlato a lungo.
Mi ha passato il concetto che lui capisce la band. Sa cosa faccio io, sa cosa fa il gruppo. Voleva lavorare con noi. Abbiamo cominciato a lavorare insieme ed è stata una connessione istantanea. Il metal va prodotto in una certa maniera, dev’essere ‘loud’. E’ molto diverso dall’hip hop, in cui il beat è molto pronunciato così che possa essere suonato nei club. Il metal ha bisogno di un gran lavoro di produzione, grazie al quale quando alzi il volume la musica diventa più rumorosa e aggressiva, e ti viene da sbattere la testa e alzare le corna, yeah.
SONO RIMASTO SCIOCCATO NEL TROVARE LA COVER DEI PINK FLOYD, ADDIRITTURA CON LO STESSO DAVID GILMOUR COME OSPITE. COME CI SIETE RIUSCITI?
– Mi è sempre piaciuta “Comfortably Numb”. Di questi tempi tutti noi siamo ‘comodamente insensibili’. Se non sei in strada a manifestare sei insensibile. Se riesci a guardare immagini di guerra, con bambini senza gambe per le esplosioni, per poi cambiare canale e guardare lo sport sei insensibile. Lo siamo tutti, siamo totalmente indottrinati e desensibilizzati alla violenza e alle angherie che accadono nel mondo. Vediamo la gente picchiata dalla polizia, poi cambiamo canale.
Mi è sempre piaciuta la linea di basso di “Comfortably Numb”, mi ricorda il tema di Giorgio Moroder nel finale di “Scarface”. Volevo anche una canzone in cui Ernie (il chitarrista e braccio destro Ernie C, ndr) potesse suonare una lunga parte solista sopra. Ai chitarristi piace fare gli assoli, volevo una canzone per lui. Quindi ho avuto l’idea e l’abbiamo realizzata. Ho provato ad essere molto introspettivo, di parlare della mia vita e del fatto che sto invecchiando.
Ho pensato a cosa sarebbe successo nel futuro prossimo, convinto che se Dio guardasse giù sarebbe deluso dagli esseri umani. Non parlo di bianchi o neri, non parlo di etnie, parlo dell’umanità intera. Abbiamo fatto un disastro sulla terra.
Quando l’abbiamo mandata alla casa discografica è stato un ‘no’ secco. I Pink Floyd non autorizzano cover, nemmeno samples. Ero rattristato, pensavo “cazzo, devo buttare una canzone del genere nel cestino”. Era un bel concept.
In seguito il mio manager è riuscito a mettersi in contatto col management di David Gilmour, e la canzone è piaciuta. L’ha amata. L’hanno sottoposta a Roger Waters in un secondo momento, per avere la sua approvazione. Non sono in ottimi rapporti, ma in ogni caso Roger Waters l’ha ascoltata e, a quanto mi hanno riferito, ha chiesto “chi canta?”. “Ice T”. Approvata. Quei due hanno approvato la mia canzone.
Colpisce in una maniera diversa dalla politica, si parla di umanità. Quindi alla fine abbiamo l’approvazione, siamo felici. Poi arriva una chiamata. Dave vuole suonare sul disco. “Cosa?”. “Vuole esserci in prima persona”. Quindi questa canzone è stata creata per Ernie, ma per come si sono evolute le cose lui ha detto “Hey, alla fine la canzone è loro. Mi sta benissimo”. Ernie avrà la possibilità di suonarla dal vivo.
Arriva David Gilmour quindi, suona la sua roba e spacca. Ne abbiamo approfittato per chiedergli di essere nel video, quindi abbiamo girato delle parti nel suo studio di Londra, poi le abbiamo unite a quelle di un concerto dei Body Count a Los Angeles. Sarà uno dei singoli. Abbiamo già suonato la canzone a fine set qualche volta ed è fantastica.
INCREDIBILE, DAVVERO. NEL DISCO SI SENTE ANCHE JOE DEI FIT FOR AN AUTOPSY, SI SENTE CORPSEGRINDER DEI CANNIBAL CORPSE E POI… DAVID GILMOUR?!
– C’è anche Howard dei Killswitch Engage. Quando scriviamo un disco lo facciamo per intero, senza nessun ospite in mente. Una volta completo, quando notiamo che c’è uno spazio, ci diciamo “Sai chi ci starebbe bene? Chiamiamolo”. Non abbiamo mai pagato una collaborazione. Tutte le persone con cui abbiamo lavorato, da Randy (Blythe, cantante, ndr) dei Lamb of God, Max (Cavalera, ndr) dei Soulfly, tutta questa gente, non sono altro che amicizie che abbiamo fatto in tour.
Ma anche Jamie Jasta degli Hatebreed, cazzo, oppure la nostra amica degli Evanescence (la cantante Amy lee, ndr) nel disco precedente!
Avere David Gilmour sul disco è fantastico, sopra ogni sogno, ma avere tutte queste persone che collaborano con noi dimostra il rispetto generale nei confronti del nostro lavoro. Significa che apprezzano quello che dico, che i miei testi li hanno toccati.
COME TI SEI APPROCCIATO ALLA SCRITTURA DI QUESTA CANZONE, ESSENDO COSÌ DIVERSA DA QUEL CHE AVETE SEMPRE FATTO IN PRECEDENZA?
– Volevo fare una canzone brutalmente onesta. “How did I get here? Sitting on this spinning sphere“.
Ho iniziato chiedendo a me stesso come sono arrivato su questa sfera che gira, realizzando che siamo esattamente qui, nel mezzo di un cazzo di pianeta che si muove di moltissime miglia all’ora galleggiando nell’atmosfera. Ma che cazzo, ti rendi conto? Partiamo da qui. “When will I leave here? We know death is always near“. Come si arriva su questa sfera che gira? Quando la lasceremo? Lo sappiamo che la morte è sempre a qualche passo da noi. “I was young once but now I’ve grown old. Right in front of your eyes you’ve seen my life unfold“.
Poi mi lancio in qualche riflessione su come ero giovane solo ieri, e oggi mi ritrovo un uomo adulto, vissuto. Gran parte dei miei fan hanno assistito a tutta la mia vita. “I had no choice as I became the underdog’s voice. A young black kid, look what the fuck I did“. A quel punto ho cominciato a scavare nel profondo di come mi sentissi, consapevole che là fuori c’è davvero il Diavolo. Sono stato da entrambi i lati della pistola: ho avuto un ferro puntato verso di me e ho anche puntato un’arma verso altre persone. Io so per davvero cosa succede là fuori. “Maybe I’m just a dreamer, too many obstacles. The thought of humans coexisting, that’s impossible“.
Lo stato degli esseri umani rende la convivenza impossibile. E’ così, è un dato di fatto. “Better to stay numb, live in denial. We’re all going to hell and did it to ourselves. Too much religious beef, too much racist shit. And if there is a God, we probably make him sick“. Pensa un attimo. Immagina che io e te fossimo alieni, ok?
Immagina guardassimo la Terra. Penseremmo che è un bel pianeta. Ma cosa sono quegli esseri che camminano su due piedi? Si infilano in bocca altri esseri viventi. Anche i vegetariani non mangiano rocce, mangiano vita. Questi esseri si uccidono a vicenda, sono sempre in guerra tra loro. Dallo spazio diremmo “Bel pianeta, ma non possiamo lasciar lì quegli esseri. Lasciamo gli animali e le piante”. Siamo un cazzo di virus per il pianeta. Di questo parla la canzone.
E’ MOLTO PROFONDA. COME HAI DETTO PRIMA SEI SEMPRE MOLTO ONESTO NEI TUOI TESTI, E ANCHE ESPLICITO. LO SEI ANCHE NELLA TUA VITA E SUI SOCIAL MEDIA. DI QUESTI TEMPI LE PERSONE VENGONO MESSE AL BANDO FACILMENTE, PER UNA PAROLA SBAGLIATA O PER UN COMMENTO SBAGLIATO, COME PER ESEMPIO DARE DELLA ‘FIGHETTA’ A QUALCUNO O LANCIARE DELLE FRECCIATINE AI VEGANI. COME SEI RIUSCITO A RIMANERE TE STESSO EVITANDO SITUAZIONI DEL GENERE? PENSI TU TI SIA GUADAGNATO IL DIRITTO DI ESSERE SOPRA LE RIGHE CON ANNI E ANNI DI CARRIERA?
– Penso che la gente venga messa al bando perché a loro importa ciò che pensano gli altri. Non potete cancellare me, perché non me ne frega un cazzo! Ricordo quando la stampa mi chiedeva se facevo ascoltare ai miei figli la mia musica, rispondevo loro che la ascoltavano quando non erano impegnati a vendere crack o in qualche sparatoria.
Penso che, ad un certo punto, viene percepito quando ad una persona non interessa il pensiero comune. Ora ovviamente anche io posso essere ostracizzato se mi metto a picchiare mia moglie, o se molesto un bambino. Se mi metto a fare in pubblico qualche delirio razzista o stupido. Potrei essere osteggiato, ma non sono così idiota.
Nella mia vita, se fai qualche ricerca, ho visto e sentito cose davvero fuori di testa, ma trova una cosa stupida uscita dalla mia bocca, ti sfido. Anche quando me la sono presa coi poliziotti, l’ho fatto perché ci stavano uccidendo. Come accade in “Psychopath”, canzone in cui parlo di qualcuno che impazzisce e ti viene ad uccidere, non puoi dare addosso a me personalmente, non sono davvero io. E’ un personaggio che ho creato. Non farò o dirò cose stupide.
Se qualcuno viene messe al bando è perché è un cazzo di idiota (ride, ndr)!
NON PUBBLICHI UN DISCO RAP DAL 2006. RIESCI ANCORA AD IDENTIFICARTI NELLA SCENA RAP? COSA TI SPINGE A CONTINUARE COI BODY COUNT, INVECE?
– Non posso identificarmi realmente con la scena rap attuale perché è fatta da ragazzini, che cantano di cose per ragazzini. Quando hai superato abbondantemente i sessant’anni non puoi identificarti con persone di diciotto anni o anche meno, vivi da un’altra parte, sei troppo distante.
Posso identificarmi con Killer Mike, posso identificarmi con Nas, posso identificarmi coi miei pari nella musica rap. Non la suonano alla radio, non c’è spazio per quella roba, oggi. Qualcuno sta tentando di creare una corsia per quella roba, lo chiamano ‘adult contemporary rap’. Io non dovrei stare nella stessa categoria di Lil Uzi Vert, siamo due epoche differenti.
Sono più spinto a far musica con i Body Count perché si tratta di una band, i miei compagni mi chiedono un altro disco, un altro tour. Quindi ho della gente da mantenere (ride, ndr)! Non è mai detto comunque, magari aspetto i settanta e pubblico un disco chiamato “Rebirth” per far saltare qualche testa. In questi giorni sono in studio con Treach (rapper noto per la band Naughty by Nature, ndr) per un progetto chiamato “Black Cadillac”.
Sarà una serie animata dove diamo vita a due papponi fuori controllo che fanno le peggio cose. Per me è sempre arte, mi piace esprimermi in diversi campi.
Se un giorno arrivasse un produttore e mi dicesse che ha della musica pronta per me, e la sua roba mi colpisse, potrei buttar giù un disco intero in una settimana. Si tratta solo d’ispirazione. Sono in un momento della mia vita e della mia carriera in cui non devo niente a nessuno. Sono finanziariamente stabile, non devo fare nulla per forza. E’ un po’ lo stesso discorso di Dr. Dre, perché pubblicare un disco ora? Dev’essere la cosa giusta. A proposito, il nuovo disco di Dre e Snoop? Assurdo.
L’HAI SENTITO?
– L’ho sentito e Snoop? Unfuckwithable (gioco di parole per dire ‘allucinante, incredibile, bello’, ndr). E’ uno che migliora e migliora col tempo. E’ incredibile in questo disco.
PERCHE’ SECONDO TE I BODY COUNT, DOPO TRENTACINQUEANNI DI CARRIERA, ANCORA NON HANNO CONCORRENZA NEL CROSSOVER METAL RAP – TRALASCIANDO LA TUA PRESENZA COME UNO DEI MIGLIORI RAPPER DELLA STORIA?
– Non lo so, seriamente. Ed è anche uno dei motivi per cui siamo tornati. Ci siamo fermati dieci anni perché abbiamo perso dei membri del gruppo. Abbiamo deciso di tornare con “Manslaughter” e nessuno aveva ancora preso il nostro posto.
Come ti dicevo prima, i Body Count sono grindhouse. I Rage Against The Machine sono politicizzati. Ci sono stati Korn e Limp Bizkit, ma loro non sono neri, non parlano della stessa roba. Non c’è nessuno nella mia stessa categoria, così siamo dovuti tornare. Abbiamo un nome, abbiamo un sound, siamo una cosa a parte.
Tra l’altro non possiamo essere rinchiusi in un solo genere: facciamo thrash metal, facciamo New York hardcore, facciamo rock classico, facciamo punk. Tutto allo stesso tempo. Possiamo suonare una cover degli Slayer o “Disorder”, poi possiamo fare una roba punk tipo Exploited e successivamente passare a “Comfortably Numb”, alla gente piace. Siamo musicisti che suonano i propri strumenti, alla gente piace.
NON SO SE TI E’ FAMILIARE MA HO VISTO UNO SHOW DI TRAVIS SCOTT E TRA IL PUBBLICO CI SONO POGO E MOSH PITS: L’ENERGIA E’ LA STESSA DI UN CONCERTO HARDCORE O METAL. ALLO STESSO TEMPO LUI NON RAPPA NEMMENO, URLA SULLA BASE DELLE SUE CANZONI PRATICAMENTE. QUAL E’ LA TUA OPINIONE SU QUESTO TIPO DI PERFORMANCE?
– E’ una scena diversa. Travis Scott ha un’audience che non ha punti di riferimento se non lo stesso Travis Scott. Lui per loro è rock ‘n’ roll. Per loro è hip hop. Aggiungi la megaproduzione dei concerti di Travis, con fuoco, fiamme, esplosioni, mega schermi ed un impianto imponente: è un’energia più simile a quella del rock.
Non è come quella del rap. L’energia del rap è più rilassata, è più inerente a Run DMC o Mobb Deep. Lui salta in giro ovunque, trasmette la sua energia al pubblico. I The Prodigy fanno un po’ la stessa cosa con la musica elettronica.
Lui trasmette questa energia pazzesca alla folla allo stesso modo degli artisti rock. Aggiungi anche qualche droga e hai una bella situazione. Devi tener presente sono ragazzi molto giovani, massimo ventitre/ventiquattro anni, questo è quello che conoscono, ed è roba nuova. Lui è una rock star. Va bene così.
NON SO SE TI RICORDI QUALCOSA, MA GIRANO ANCORA VOCI RIGUARDO LA VOSTRA PRIMA LEGGENDARIA ESIBIZIONE A MILANO, NEL LONTANO 1993…
– Parli della megarissa!
…A QUANTO PARE C’ERA AL CONCERTO QUALCHE PERSONAGGIO PESANTEMENTE INTOSSICATO CHE VI HA PROVOCATO OLTRE MISURA, ED E’ SUCCESSO QUEL CHE E’ SUCCESSO.
– Vuoi che ti racconti tutta la storia?
VORREMMO SAPERE LA TUA VERSIONE.
– Certamente. Suoniamo in un club chiamato Rolling Stone. Il pubblico era molto vicino a noi sul palco. Suoniamo, tutti si divertono, la folla impazzisce.
Tra loro c’erano tre tizi: sputavano addosso alla band. Si usava nel punk rock, va bene. Eravamo però ai tempi in cui l’AIDS era una cosa nuova, seria e preoccupante. Nessuno voleva ricevere degli sputi.
Io non ci avevo fatto caso perché non ero da quel lato del palco, ma questi continuavano a sputare addosso ad Ernie. A un certo punto si è fatto tempo degli encore, quindi usciamo di scena. Vedo la chitarra di Ernie coperta di sputi. Ernie è il mio fratellino, lui è piccolo di statura. Lo proteggevo sin dai tempi delle scuole superiori, quindi il mio spirito da fratello maggiore si è manifestato e gli chiedo “chi ti sta sputando addosso?”. “Quei tizi là nelle prime file”.
In quel momento mi sono trasformato, da Ice T cantante ad Ice T di strada. Quindi siamo usciti per gli encore, ho preso l’asta del microfono e ho urlato “Su le mani!”. Quelli hanno alzato le mani e bam! Ho colpito uno di loro con l’asta. Lui cade addosso ai suoi amici ma questi si aggrappano a me, tentano di spingermi tra il pubblico. A quel punto ho un vuoto di memoria, so solo che ho preso l’asta e ho cominciato a picchiarli tutti e tre.
A quel punto la situazione degenera perché il pubblico ha visto solo me che malmenavo quei ragazzi. Di conseguenza c’è il delirio, dobbiamo smettere di suonare e il pubblico si incazza con noi, comincia a tirarci della roba. Poi cominciano a cantarci contro cori da stadio, tipo “ammazza i negri” roba così. Dobbiamo nasconderci nel backstage. Il pubblico distrugge il nostro tour bus. Le cose si fanno divertenti. Stiamo chiusi nel backstage una ventina di minuti, quando uno dei nostri roadies mette la testa fuori. “Quante persone sono ancora là fuori?”. “Due centinaia”. “Sono incazzati?”. “Non stanno aspettando gli autografi”. Ho pensato “cazzo, siamo fottuti”. Dopo un po’ hanno cominciato ad appiccare dei fuochi per non farci uscire. Non c’era modo di uscire dal retro del locale. Eravamo bloccati.
A quel punto abbiamo chiesto al cazzo di promoter di chiamare dei taxi. Dopo un po’ i taxi arrivano, non hanno idea di quel che sta succedendo. Mi dicono “Esci per ultimo, così non ci riconoscono”. “Col cazzo, io me ne vado!” rispondo. Appena qualche passo fuori dal locale e vengo colpito alla testa da un mattone. “Cazzo!”. Saltiamo nel taxi. Il promoter è davanti, tre di noi dietro. Quando la folla arriva infuriata il tassista esce, per tentare di calmarli. Stanno per spaccare i vetri quindi cominciamo ad intimare al promoter di guidare, di levarsi dalle palle. Lo prendo a schiaffi da dietro urlando “Guida, figlio di puttana!”.
Rubiamo il taxi. Facciamo circa cinque isolati prima di fermarci. Dico al promoter di tornare indietro, per non prendersi una denuncia. Ci leviamo le giacche dei Body Count e le mettiamo alla rovescia, perché l’Italia ci da la caccia. Sembrava di essere nel film “I Guerrieri della Notte”. Raggiungiamo quindi un altro taxi. Il tassista ci dice “Ah siete americani! C’è una band che suona qui dietro l’angolo!”. Voleva riportarci al locale!
Alla fine siamo riusciti ad arrivare all’hotel, senza ossa rotte. Ma senza tour bus. Il giorno dopo prendiamo un treno per Roma, e di nuovo è come “I Guerrieri della Notte”. A Roma mi mandano in una radio nazionale, per risolvere la situazione. Ho raccontato la storia e il dj ha sottolineato in diretta radio come mi avessero mancato di rispetto, mi ha chiamato OG per aver pestato quella gente e ha ribaltato la narrazione, raccontando come io ero l’eroe e loro gli stronzi.
Morale della storia: non siamo mai più tornati a Milano! (risate rumorose,ndr).
…VI STIAMO ANCORA ASPETTANDO, INFATTI.
– Lo so, non ho nulla contro l’Italia figurati. Quando vai in giro per il mondo queste cose accadono, ma ho passato momenti bellissimi in Italia e amo il vostro popolo ed il vostro paese… ad eccezione di quei succhiacazzi.