BORIS – I Samurai Del Watt

Pubblicato il 28/12/2011 da

Tour estenuanti, songwriting torrenziale, prolificità fuori dal comune, e sperimentazione sonica che sembra non trovare mai pace. Questi sono i Boris, una band per la quale ha sempre e solo parlato la musica, e in cui la componente “umana” è quasi del tutto secondaria,  se non completamente irrilevante. Al terzo album pubblicato in un anno, abbiamo deciso di raggiungere il bassista-vocalist Atsuo direttamente in Giappone, per chiarire alcune delle curiosità e dei misteri che da sempre circondano questi timidi e schivi ragazzi giapponesi dalla prolificità assolutamente fuori controllo e fuori dal comune. E’ un evento raro unire la musica dei Boris a una persona in carne ed ossa, così schiva per lo più, ma ecco come è andata…


CIAO ATSUO, COSA VI HA TENUTI MAGGIORMENTE IMPEGNATI NEGLI ULTIMI MESI, E COSA AVETE IN PROGRAMMA PER LA FINE DEL 2011?
“Dopo aver finito il tour europeo, abbiamo fatto un one-off show a Tokyo e poi degli show speciali con gli Envy e i Mono a Tokyo e a Kyoto. Ora siamo nel bel mezzo del tour americano. Appena torniamo in Giappone abbiamo intenzione di fare un tour completo del nostro paese a Dicembre, e speriamo anche di registrare anche qualche nuova canzone in quel periodo”.

COME MAI AVETE PUBBLICATO “NEW ALBUM”? COSA CONTIENE NELLO SPECIFICO, E CHE RELAZIONE HA CON “HEAVY ROCKS” E “ATTENTION PLEASE”, PUBBLICATI APPENA QUALCHE MESE FA?
“Nel 2008 siamo stati in tour per molti mesi per promuovere il nostro lavoro precedente, ‘Smile’, e durante quel periodo abbiamo scritto tantissimo nuovo materiale che poi, una volta tornati a Tokyo, abbiamo registrato, con tanto di mastering e messo insieme per un full-length, ‘New Album’ appunto, lavoro che abbiamo ultimato nel 2009. Nonostante tutto il lavoro fatto il progetto fu abbandonato e il disco inteso come prodotto che non avrebbe mai dovuto vedere la luce del sole, e da usare solo per noi stessi, come test per migliroare il nostro song-writing. Inoltre negli ultimi anni l’industria musicale è cambiata tantissimo, e oggi tutto funziona con i file digitali. Il nostro album precedente, ‘Smile’, finì in rete prima della data di pubblicazione ufficiale, evento questo che ci ha molto delusi e lasciati molto perplessi. Non avendo un piano per evitare che ciò si ripetesse, abbiamo deciso di non pubblicare il lavoro affatto e lasciarlo in cantina definitivamente. Alcune di quelle tracce poi sono finite su vari EP e split limitati solo sul mercato giapponese, ma nulla altro è successo con quel lavoro. Poi, grazie al contributo vocale di Wata e a un nuovo slancio sul piano del nostro sound, abbiamo trovato la motivazione giusta per continuare e sono nati così sia ‘Heavy Rocks’ che ‘Attention Please’. Per intenderci, il ‘New Album’ che abbiamo pubblicato dopo, non è quello del 2009 a cui ho accennato poco fa, che è andatato come detto abbandonato, ma è un’altra cosa. Contiente versioni riarrangiate di canzoni presenti in ‘Heavy Rocks’ e ‘Attention Please’ e tre canzoni inedite, per cui è un lavoro del tutto a sè”.

COME MAI AVETE PUBBLICATO UN NUOVO ALBUM INTITOLATO “HEAVY ROCKS” COME UN VOSTRO ALBUM PASSATO? CHE LEGAME C’E’ TRA QUESTI DUE ALBUM CHE HANNO LO STESSO TITOLO?
“Beh, credo che sia una naturale evulzione del titolo in questo caso. Il disco nuovo è nato e si è sviluppato in manira simile a quello vecchio. Non c’è alcun ragionamento profondo alla base, apparte il fatto che una volta ultiamto, anche a questo album, come quello passato, il titolo calzava alla perfezione. L’unica differenza fra i due lavori è l’anno di pubblicazione, ma sono nati nello stesso modo. Direi che questo per i Boris, è un ‘Heavy Rocks aggiornato’. Chissà forse utilizzeremo il titolo di nuovo in futuro, non si sa mai.”

STATE TRATTANDO QUALCHE TEMA IN PARTICOLARE O CERCANDO DI VEICOLARE UN MESSAGGIO CON QUESTA SERIE SIMULTANEA DI USCITE?
“Mah, noi non abbiamo mai dei messaggi ben precisi da veicolare. Quello che ci interessa maggiormante è che alla gente piaccia la nostra musica per come suona, e che differenti approcci alla scirttura portino in chi ascolta differenti sensazioni soniche. Ultimamente comincio a pensare che non tutti ascoltino la canzone in se, o il suo arrangiamento, e sembra che nessuno riesca a tenere queste due cose unite. A noi interessa soprattutto la componente uditiva del processo di scrittura”.

IN “ATTENTION PLEASE”, PER LA PRIMA VOLTA NELLA VOSTRA CARRIERA, E’ WATA LA VOCALIST PRINCIPALE. PUOI SPIEGARCI QUESTA SCELTA DOPO TANTI ANNI?
“Questa cosa abbiamo notato potesse funzionare bene quando abbiamo fatto la canzone ‘Rainbow’ per l’album di Michio Kurihara. Ci siamo accorti scrivendo quel pezzo che la voce di Wata ci dava altre possibilità da sfruttare, ma a quel tempo non potevamo provare immediatamente perchè Wata non era abituata al ruolo, e le abbiamo dato tempo di abituarsi. Poi facendo delle cover e del lavoro solista, Wata ha acquisito più confidenza con le sue doti vocali, ed è migliorata in fretta. Non credo che Wata abbia mai voluto essere una cantante, ma il risultato alla fine ha funzionato, e anche se non è una cantante con preparazione tecnica, ha il suo modo personale di risultare comqunque efficace, e questo ci ha fatto notare che questa band ha tante risorse che non sapevamo di avere. Ci siamo accorti di tante cose nuove nella band, grazie alle sue voci soliste nei nostri lavori più recenti”.

MICHIO KURIHARA E’ DI NUOVO PRESENTE SU QUESTI ALBUM? SE SI, DIRESTE CHE ORMAI E’ IL QUARTO MEMBRO PERMANENTE DELLA BAND?
“Non è importante per noi chi è permanente e chi non lo è, semplicemente ci piace suonare insieme quanto più possiamo. Indipendentemente dalla sua disponibilità, Michio è, e sarà sempre, una componente fondamentale dei Boris.”

COME MAI IL PASSAGGIO, DOPO TUTTI QUESTI ANNI, DALLA SOUTHERN LORD ALLA SARGENT HOUSE?
“Era semplicemente arrivato il momento di cambiare e lavorare con persone diverse. Per fortuna però abbiamo trovato una nuova casa che ci offre continuità, e che ancora una volta condivide con noi gli stessi valori, e la stessa visione dell’industria musicale di cui facciamo parte. Credo che la Sargent House sia una casa perfetta per noi in questo momento. A dimostrare proprio che il cambio di etichetta non è dipeso affatto da alcun nostro cambio di visione o alcuna divergenza”.

PENSATE COMUNQUE CHE CONTINUERETE A LAVORARE CON LA SOUTHERN LORD IN FUTURO? PENSATE CHE UN NUOVO ALBUM COLLABORATIVO CON I SUNN O))) VEDRA’ MAI LA LUCE?
“Sì, noi speriamo di sì”.

LAVORERETE DI NUOVO ANCHE CON IAN ASTUBURY DEI THE CULT?
“Certamente, un full-length è in programma con lui”.

CONTINUANDO SUL TEMA DELLE COLLABORAZIONI, VOI NE AVETE FATTE UN’INFINITA’, CE NE SONO ALTRE ALL’ORIZZONTE? CON CHI VI PIACEREBBE LAVORARE IN FUTURO?
“Abbiamo sempre tante idee in proposito, ma per noi è un tema delicato, e quindi vorremmo mantenere la cosa segreta per ora”.

NOTATE DELLE DIFFERENZE RADICALI NEL SUONARE QUESTO TIPO DI MUSICA PESANTE E SPERIMENTALE IN GIAPPONE RISPETTO A CIO’ CHE AVETE TROVATO PER ESEMPIO IN EUROPA O IN AMERICA? QUALI SONO I PRO E I CONTRO DEL SUONARE CERTA MUSICA IN GIAPPONE?
“E’ una domanda molto difficile a cui rispondere così su due piedi. Ci sono tanti elementi in ballo in un ragionamento simile, soprattuto per quanto riguarda le differenze culturali, sociali, e il funzionamento della vita quotidiana in posti così lontani e diversi. Credo che una cosa che valga la pena accennare comunque è la stazza fisica. Noi siamo tutti di corporatura esile, ma lavoriamo con amplificatori enormi, e questo, essendo giapponesi non ci aiuta di certo. Comnunque come dicevo il discorso sarebbe molto più complesso…”

PER QUANTO RIGURADA IL NOSTRO PAESE INVECE, COME E’ STATO PER VOI SUONARE IN ITALIA? COME GIUDICATE LA RISPOSTA DEL PUBBLICO?
“Il pubblico italiano è fantastico e ogni volta che veniamo ci divertiamo tantissimo. In futuro cercheremo di tornare lì da voi molto più spesso”.

CHE FATE NEL VOSTRO TEMPO LIBERO QUANDO NON SIETE IMPEGNATI CON I BORIS?
“Il tempo lontano dai Boris, in realtà, è poco, e cerchiamo sempre di rimanere attivi in qualche modo. Comunque quando torniamo dai nostri lunghi tour, cerchiamo per lo più di riposare e caricare le batterie. Anche semplicemente dormire per ore a casa in un letto normale, per noi sembra un lusso irrinunciabile. Poi di recente, con la storia dello tsunami e della fuga radioattiva in Giappone, siamo anche stati constretti a rimanere in casa più del solito”.

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