“Sono d’accordissimo con quanto dici. Sono molto orgoglioso di ‘War’, è un album davvero vario ma tutt’altro che dispersivo. Siamo riusciti ad includere nel nostro sound tante nuove idee senza perdere un briciolo della nostra identità… non ci siamo svenduti, nè siamo diventati un gruppo simile ad un altro. Il disco suona al 100% Born From Pain e contiene tutti i nostri trademark: dal groove alle parti veloci ultra aggressive, dai breakdown schiacciasassi ai chorus anthemici. Questa volta, però, come ti dicevo, ci sono anche dei nuovi elementi… tutte cose che contribuiscono a mantenere vivo il sound della band e interessante l’intero album”.
COME SI E’ SVOLTO IL SONGWRITING QUESTA VOLTA? L’EVOLUZIONE DI CUI PARLI E’ AVVENUTA SPONTANEAMENTE O VI SIETE SEDUTI A RIFLETTERE SU CHE PIEGA DARE AL NUOVO MATERIALE?
“In tutta onestà, credo che il songwriting si sia svolto esattamente come al solito. Ogni volta che cominciamo a scrivere un nuovo album, il nostro solo obiettivo è quello di dar vita al miglior disco dei Born From Pain possibile. E credo che con ‘War’ l’obiettivo sia stato centrato alla grande… non solo, infatti, siamo dell’idea di aver dato alle stampe il miglior album possibile per le nostre attuali capacità, ma anche il miglior album della nostra intera carriera. So che potrà apparire come un clichè, ma è la pura verità. Tuttavia, non posso negare che con ‘War’ avevamo la ferma intenzione di incorporare determinati elementi nella nostra musica. Ad esempio, volevamo usare maggiormente la melodia… ma solo in alcune canzoni, mettendola al servizio di queste ultime, senza calcare troppo la mano. Come ti dicevo, volevamo soltanto realizzare qualcosa di più fresco ed evolverci, ma non snaturare il nostro sound. Inoltre, volevamo che l’album risultasse più veloce ed aggressivo del precedente. Non fraintedermi, sono ancora molto soddisfatto di ‘In Love With The End’, ma oggi penso che avremmo potuto aggiungere qualche cambio di tempo in più all’epoca… il disco è praticamente basato solo su midtempo e alla lunga forse appare un po’ prevedibile. Infine, abbiamo cercato di rendere alcuni passaggi molto oscuri e tetri… dando un certo risalto all’atmosfera, cosa per noi piuttosto inusuale. Insomma, abbiamo fatto il possibile per progredire su più fronti e devo dire che il risultato finale ci soddisfa enormemente”.
PRIMA CHE IL PROCESSO DI SONGWRITING AVESSE INIZIO, AVETE DATO IL BENVENUTO IN FORMAZIONE AL NUOVO CHITARRISTA DOMINIK. IL SUO ARRIVO HA INFLUENZATO IN QUALCHE MODO LA STESURA DEI BRANI?
“Assolutamente! Dominik ha giocato un grosso ruolo nel songwriting, contribuendo a scrivere ben sei delle undici canzoni di ‘War’… è fantastico! Comunque bisogna sottolineare che Dominik frequentava la band già da tempo, da molto prima che ne diventasse un membro ufficiale. Ad esempio, quando il nostro ex chitarrista Stefan aveva avuto dei problemi familiari o si era infortunato al polso, era stato proprio Dominik a prendere momentamente il suo posto. Insomma, conosciamo davvero bene questo ragazzo da parecchi anni, è stata la nostra prima scelta quando ci siamo ritrovati a dover sostituire in via definitiva Stefan”.
I BORN FROM PAIN SONO NATI COME GRUPPO HARDCORE, MA MOLTE DELLE VOSTRE NUOVE CANZONI SONO COLME DI RIFF THRASH E DEATH METAL. VI CONSIDERATE ANCORA UNA HARDCORE BAND OPPURE OGGI VI SENTITE MAGGIORMENTE A VOSTRO AGIO NELLA SCENA METAL?
“Siamo ancora per lo più una hardcore band. Siamo tutti degli hardcore kids, abbiamo le nostre radici nella scena hardcore e rispettiamo ancora moltissimo i lavori cari a quest’ultima. Tuttavia, ci piace da morire anche il metal e sin dall’inizio non ci siamo mai tirati indietro quando si è trattato di incorporare questa influenza nella nostra musica. Siamo cresciuti ascoltando le hardcore band americane più feroci, ovvero All Out War, Stigmata e Merauder, ma anche con dosi massicce di Bolt Thrower, Obituary, Testament e Slayer. Alla fine è stato normale ritrovarci a suonare un tipo di musica che si pone più o meno nel mezzo!”.
NELL’ALBUM COMPAIONO NUMEROSI SPECIAL GUEST… TRA CUI BARNEY DEI NAPALM DEATH E JAN CHRIS DEI GOREFEST. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LORO?
“Non è stato per nulla difficile. Barney, Jan Chris oppure Lou dei Sick Of It All sono dei nostri amici e per loro è stato un piacere darci una mano per il disco… ne andiamo davvero fieri! Anche Pepe degli Hatesphere ha contribuito con un assolo fantastico. Tutti questi ragazzi sono in possesso di uno stile molto personale, che però ben si sposa con quello dei Born From Pain. Ognuno di loro ha reso la ‘propria’ canzone qualcosa di speciale”.
IL TITOLO DEL DISCO E’ VERAMENTE DIRETTO… CHE COSA VOLETE TRASMETTERE CON QUESTA PAROLA? QUAL’E’ LA GUERRA DI CUI PARLATE?
“‘War’ non è un concept album, ma molti dei testi sono collegati fra loro. Tanta gente quando pensa alla guerra si immagina due o più nazioni che si combattono, ma per noi questo termine ha a che fare con molte altre cose e può essere riferito a diversi aspetti della nostra vita quotidiana. Il mondo nel 2006 non è un gran bel posto e la gente deve affrontare parecchie sfide ogni giorno. Basta guardarsi attorno per vedere governi corrotti, incremento della povertà e delle malattie, società allo sbando… e, come se tutto questo non bastasse, anche a livello personale c’è ben poco che vada per il verso giusto. Oggi, ad esempio. è un’impresa trovare e mantenere un lavoro e riuscire a supportare la tua famiglia in modo adeguato. E questa è solo la punta dell’iceberg! Insomma, sono tanti gli argomenti che trattiamo in questo lavoro… abbiamo sentito la necessità di alzarci e di far sentire la nostra voce, anche a nome di coloro che se la passano peggio di noi. Viviamo in tempi difficili, ma, per quanto ci riguarda, nessuno deve darsi per vinto. Non bisogna perdere la speranza, non bisogna mai lasciarsi andare… questo è, in generale, il messaggio di ‘War'”.
I BORN FROM PAIN SONO FAMOSI PER ESSERE UNA DELLE BAND EUROPEE PIU’ ATTIVE SUL FRONTE LIVE. TROVATE DIFFICILE CONCILIARE GLI IMPEGNI DELLA BAND CON QUELLI PERSONALI?
“Sì, qualche volta è difficile. Non è semplice, ad esempio, trovare un lavoro part time quando sai che per parecchi mesi all’anno sarai in tour con la band. E’ dura riuscire a programmare tutto… e non vanno sottovalutati ovviamente anche gli impegni con la tua fidanzata e con la tua famiglia. Tutti noi comunque adoriamo andare in tour, quindi stiamo diventando sempre più bravi a far combaciare tutto!”.
QUAL’E’ IL TOUR CHE PIU’ DI OGNI ALTRO TI E’ RIMASTO NEL CUORE?
“Questa è una domanda molto difficile perchè sono solito divertirmi in ogni nostro tour. Adoro passare il tempo con i miei amici della band e avere l’opportunità di suonare ogni sera in un posto diverso. Tuttavia, credo che alcuni dei momenti migliori della nostra vita on the road siano stati i concerti in posti esotici come il Brasile o il Giappone. Ma anche i tour che abbiamo intrapreso negli USA e nell’Europa dell’est sono stati davvero gratificanti. Forse il tour migliore in assoluto è stato il Persistence Tour del 2005, perchè abbiamo avuto modo di suonare in una posizione di tutto rispetto nel bill e ogni sera il responso è stato eccezionale. Come ti dicevo, però, ogni nostro show è importante per me… rappresenta sempre un piccolo passo verso gli obiettivi che ci siamo posti, ovvero portare ovunque la nostra musica e raggiungere sempre più persone”.
NON E’ NOIOSO SUONARE SEMPRE GLI STESSI BRANI PER TRENTA O QUARANTA SERE CONSECUTIVE?
“Sì e no (risate, ndR)! Ci sono dei momenti in cui il senso di déjà vu è piuttosto forte, ma per ovviare a questo inconveniente siamo soliti variare almeno un minimo la scaletta ad ogni tour. In questa maniera riusciamo a rendere lo show interessante anche per noi, anche se ciò che conta è sempre il responso del pubblico… ci nutriamo di quello!”.
“WAR” E’ IL QUARTO ALBUM DELLA VOSTRA CARRIERA. TI ANDREBBE DI SPENDERE QUALCHE PAROLA SU OGNUNO DEI CAPITOLI PRECEDENTI AD ESSO? SIETE ANCORA SODDISFATTI DEI VOSTRI PRIMI LAVORI?
“Sono ancora estremamente soddisfatto di tutti i nostri album. Ne vado molto fiero perchè ognuno di essi è diverso dal precedente, eppure tutti suonano come Born From Pain. Il nostro primo lavoro è ‘Reclaiming The Crown’, che all’epoca della sua uscita, con il suo grande groove e i devastanti breakdown, mise immediatamente in chiaro chi eravamo e cosa volevamo fare. Poi venne ‘Sands Of Time’, più vario e meglio prodotto… fu il disco che ci aiutò ad emergere dall’underground. Entrambi questi album vennero pubblicati dalla GSR Music. Poi firmammo per Metal Blade e registrammo ‘In Love With The End’, un lavoro, a mio avviso, davero solido. E’ colmo di parti catchy ma non è mai troppo melodico. Inoltre, a livello di produzione, facemmo un grande salto di qualità con questo CD”.
QUALI SONO ORA I VOSTRI PIANI PER L’IMMEDIATO FUTURO?
“Fondamentalmente, contiamo di andare in tour quasi non stop per i prossimi due anni e poi di registrare un nuovo album. Tra febbraio e marzo saremo in tour in Europa da headliner con First Blood, Bloodlined Calligraphy e The Setup… inutile dire che sarà un massacro. A gennaio invece andremo in Russia e sono sicuro che sarà uno spasso! Infine, stiamo programmando un paio di tour americani e stiamo cercando di essere inseriti nei bill dei vari festival estivi”.
CHE COSA STAZIONE NELLO STEREO DEI BORN FROM PAIN IN QUESTO MOMENTO?
“Praticamente tutto, dal metal all’hardcore, sino ad arrivare al pop degli anni Ottanta. In questo periodo i miei CD preferiti sono ‘Coming Home’ dei New Found Glory, il best of di Frank Sinatra, l’ultimo Killswitch Engage, l’ultimo Hatebreed, l’ultimo Terror, ‘The Pretense Of Normality’ dei The Setup, ‘Nola’ dei Down, ‘Shot To Hell’ dei Black Label Society, ‘Vultures’ dei To Kill e il greatest hits dei Thin Lizzy”.
GRAZIE MILLE PER L’INTERVISTA, KARL…
“Grazie a Metalitalia.com, apprezziamo molto il vostro supporto. I Born From Pain verranno sicuramente a suonare in Italia l’anno prossimo, sarà un piacere vedere qualche faccia familiare e magari qualche nuovo fan. Nel frattempo, date un ascolto a ‘War’, se apprezzate la musica heavy ed aggressiva troverete in esso almeno qualcosa di vostro gradimento”.