BOTTOMLESS – Oscure profondità

Pubblicato il 14/09/2021 da

L’omonimo esordio dei Bottomless, uscito qualche mese fa su Spikerot Records, è stato sicuramente una delle sorprese positive di questo 2021, non solo a livello italiano. La band è nata nel 2016 su iniziativa dell’attivissimo Giorgio Trombino, chitarrista e cantante, noto per la sua militanza negli Assumption ed in numerose altre formazioni, che si è avvalso del contributo del fidato David Lucido alla batteria e di Sara Bianchin dei Messa al basso. Il trio ha dichiarato fin da subito il proprio amore per il doom classico, quello di Black Sabbath, Saint Vitus e Pentagram e, non a caso, “Bottomless” è un tripudio di riff energici e ritmi rallentati da ascoltare a volumi improponibili che colpisce per la qualità delle composizioni e per l’ottima esecuzione; la band ha anche iniziato l’attività live e anche in questa sede non ha di certo deluso. Di tutto ciò parliamo proprio con il leader della band in questa interessante chiacchierata.

 

 

 

BENVENUTI SU METALITALIA E COMPLIMENTI PER L’ALBUM. TUTTI E TRE FATE PARTE DI ALTRE BAND. COME E’ NATA L’IDEA DI FORMARE I BOTTOMLESS? CONSIDERANDO LA NATURA PARTICOLARE DEL PROGETTO, AVETE GIA’ IN MENTE QUALCOSA PER IL FUTURO O QUEST’ALBUM RIMARRA’ UN’ESPERIENZA UNICA? AVETE PIANIFICATO DEI CONCERTI?
– Ciao a Metalitalia e a tutti i lettori. I Bottomless sono nati nel 2016 con il preciso intento di suonare doom metal classico. L’influenza dei Sabbath, mio gruppo preferito di sempre e formazione totalmente centrale anche per David e Sara, è penetrata più volte e in maniera più o meno decisa in tanti nostri progetti, dai Messa agli Assumption, dai Sergeant Hamster agli Elevators To The Grateful Sky. Stavolta abbiamo deciso di metterli davvero al centro della nostra ricerca, giocando a carte scoperte sui nostri riferimenti e lasciandoci ispirare in particolar modo da quello che sentiamo essere uno dei loro momenti più straordinari, ovvero il periodo che va sommariamente da “Heaven And Hell” a “Headless Cross”. A questo è doveroso aggiungere un altro elemento centrale, ovvero l’influsso del doom metal americano degli anni ’80 e ’90. Per quanto riguarda invece live e nuovi dischi, posso dirti che Bottomless è un gruppo a tutti gli effetti e non un side-project estemporaneo. Abbiamo tutte le intenzioni di suonare dal vivo il più possibile, lì dove sentiamo avverarsi la dimensione naturale di un gruppo come il nostro, e stiamo già scrivendo il materiale per il nostro prossimo LP.

I BOTTOMLESS SONO UN TERZETTO, MENTRE QUASI TUTTI I VOSTRI PUNTI DI RIFERIMENTO (BLACK SABBATH, PENTAGRAM ECC.) SONO COMPOSTI DA QUATTRO ELEMENTI. COME AVETE GESTITO QUESTA SITUAZIONE E COME PENSATE DI GESTIRLA IN UN’EVENTUALE SEDE LIVE?
– Non abbiamo mai pensato al quartetto perché, se ci pensi, un trio come il nostro ha giusto gli stessi ingredienti di un quartetto, ossia basso, batteria, chitarra e voce. Adoriamo il power trio come concetto, l’interscambio fra gli elementi, la complicità e un certo ossigeno attorno agli arrangiamenti. Cream, Edgar Broughton Band, Grand Funk Railroad, Budgie, Blue Cheer, per buona parte i Manilla Road, gli stessi Obsessed, tutte formazioni a tre che noi adoriamo. Abbiamo alcuni concerti in programma, ma abbiamo già suonato al Freakout Club di Bologna per il release party dell’album. Ci siamo trovati bene sul palco, per quanto in questo specifico progetto sia un po’ tutto nuovo per noi. Dal punto di vista umano non potrebbe andar meglio: Sara e io viviamo insieme mentre il 90% dei gruppi in cui ho suonato negli ultimi diciassette anni è stato insieme a David. Siamo gente abitudinaria (risate, NdR)!

LA VOSTRA MUSICA GUARDA DECISAMENTE AL PASSATO. PENSATE CI SIA ANCORA INTERESSE VERSO IL DOOM PIU’ TRADIZIONALE? VI SENTITE PIU’ VICINI AL DOOM INGLESE O A QUELLO AMERICANO?
– Penso che l’interesse ci sia, eccome. Non si tratta per noi di guardare al passato quanto, piuttosto, di ricercare un suono particolare. Noi ci sentiamo vicinissimi al doom americano di Internal Void, Iron Man, Pentagram, Penance, Revelation, Asylum, Solitude Aeturnus e Saint Vitus, e non solo per esterofilia. Sentiamo che, per quanto ormai molti di questi gruppi siano stati ‘rispolverati’ da un buon numero di appassionati che cercano i loro dischi e affollano alcune delle loro reunion dal vivo, la loro influenza sul doom odierno sia veramente esigua se si eccettua, ovviamente, quella esercitata da Saint Vitus e Pentagram. È come se un intero capitolo del genere fosse sì ascoltato, ma in fin dei conti poco assimilato fra le corde dei gruppi di adesso. Non saprei spiegare il perché.

CI SONO BAND CONTEMPORANEE CHE VI PIACCIONO IN MANIERA PARTICOLARE? SIETE APPASSIONATI DI ALTRI GENERI OLTRE AL DOOM? AVETE ASCOLTATO QUALCOSA CHE VI E’ PIACIUTO IN MODO PARTICOLARE NEGLI ULTIMI TEMPI?
– Parlando di doom metal tradizionale non ho trovato, mea culpa, tanti gruppi recenti vicini alla ‘deriva americana’ di cui sopra a parte due (di cui uno di non recentissima formazione, in effetti) validi come Wretch e Gates Of Slumber. I nostri concittadini Gothic Stone hanno pubblicato non troppo tempo fa uno dei dischi migliori degli ultimi anni e dentro possiamo sentirci tutte le migliori influenze doom metal ed heavy classico. In ogni caso ascoltiamo tutti e tre musica diversissima al di fuori del doom. I miei preferiti attuali sono più di area death, dunque Siderean, Bedsore, Sněť, Kamra, Proscription e altri.

DOVENDO SCEGLIERE UN DISCO FONDAMENTALE PER LA VOSTRA FORMAZIONE MUSICALE, PER QUALE OPTERESTE?
– Impossibile stabilirne solo uno (ride, ndr)! Devo buttarne sul piatto per forza due, mi spiace! Questi sono “Mob Rules” dei Sabbath e “Day Of Reckoning” dei Pentagram.

PASSANDO AI TESTI, ANCH’ESSI SEMBRANO TRADIZIONALMENTE DOOM. DI COSA PARLANO? CI SONO ANCHE INFLUENZE EXTRAMUSICALI? “MONASTERY” PARLA DEI CONTRASTI DI UN UOMO CHE VIVE IN BILICO FRA PARADISO ED INFERNO. QUAL E’ IL VOSTRO PENSIERO RIGUARDO LA RELIGIONE?
– Sui testi mi sento libero al 100%. L’unica direttiva comune è, forse, l’oscurità di fondo. C’è un po’ di tutto, dunque ricordi cupi, visioni di mondi che scivolano nel sonno eterno e, sì, il senso del giudizio cristiano cattolico. Non so neanch’io come sia arrivato a questo. Penso sia una tematica perfettamente in linea col suono di questo genere e mi sono reso conto di avere accumulato varie immagini e sensazioni disturbanti nella mia memoria a riguardo. Aspettare in fila per prendere l’ostia alla comunione da ragazzino, la noia, il rito obbligato, i ceri accesi, l’incenso e questo senso di inoppugnabile giudizio del crocifisso, tutto converge in un immaginario che mi ha sempre affascinato per la sua cupezza. Non ho mai ricevuto imposizioni familiari a riguardo ma ho potuto verificare direttamente e approfonditamente, in altre occasioni, quanto possa essere dannoso e angoscioso il fanatismo per il Dio cristiano e di come la sua immagine possa governare la mente e distruggere la vita di alcune persone. “Monastery” riguarda, come ricordavi tu, un uomo oltre la soglia della perdizione che spera di cancellare i propri peccati con un’assoluzione acritica e automatica tipica delle garanzie di quel sistema di pensiero religioso tanto forte in vari contesti del nostro paese.

QUAL E’ IL SIGNIFICATO DEL VOSTRO MONIKER E PERCHE’ L’AVETE SCELTO?
– Immaginavamo una grande caduta verso un baratro senza fondo, ‘bottomless’, per l’appunto. L’immagine è stata ispirata da alcune divagazioni attorno al pezzo “Rock Bottom” degli UFO.

COME SONO NATI I PEZZI DI “BOTTOMLESS”? LI AVETE COMPOSTI DURANTE IL LOCKDOWN? LA PANDEMIA HA IN QUALCHE  MODO INFLUENZATO LA SCRITTURA? C’E’ UN PEZZO CHE VI RAPPRESENTA IN MODO PARTICOLARE O AL QUALE SIETE PIU’ LEGATI?
– I pezzi che puoi ascoltare sul nostro album sono stati scritti fra il 2016 e il 2017, poi congelati per qualche anno per via di impegni musicali e lavorativi e in seguito registrati nell’arco di un anno mezzo con vari ritardi, dunque è tutto materiale pre-pandemico, per così dire. I miei due pezzi preferiti del disco sono “Vestige” e “The Talking Mask” e penso rappresentino al meglio tanto la nostra visione del gruppo quanto, forse, la direzione che stiamo intraprendendo circa la composizione dei nuovi brani.

L’ALBUM E’ USCITO IN DIVERSE VERSIONI IN VINILE, ED IN CD CON UNA TRACCIA AGGIUNTIVA, COME SI FACEVA SPESSO IN PASSATO. CE NE POTETE PARLARE? COME MAI QUESTA SCELTA?
– La scelta nasce dalla nostra etichetta, Spikerot Records, e dal loro proposito di differenziare i due formati. A noi la cosa è sembrata positiva perché “Hell Vacation”, primo pezzo un po’ ‘di prova’ mai scritto per il gruppo, è da considerarsi come una bonus track visto che non ha attinenza completa col resto della musica presente sul disco.

COSA NE PENSATE INVECE DELLE PIATTAFORME DI STREAMING?
– Ti dirò: le detesto! Ho cambiato cellulare per la prima volta in sei anni l’anno scorso e ho trovato la app di Spotify preinstallata sul nuovo telefono. L’ho usato fra mille perplessità per tutto il primo mese gratuito, poi, trascorso quello, l’ho cancellato e non l’ho mai più usato in nessun’altra sua forma. Questa è, in soldoni, la mia storia con le piattaforme di streaming. Penso possano essere utili e remunerative per nomi ben più grossi del nostro e sono felice che qualche trapper, rockstar o popstar possa anche camparci, ma il loro sistema di retribuzione è semplicemente ridicolo e l’intero ‘pensiero Spotify’ e del suo fondatore è fondato su una filosofia della musica usa e getta che ritengo vomitevole. Ben altra faccenda è Bandcamp, unica piattaforma a mio avviso seria per i gruppi, per quanto sempre più invadente dal punto di vista della tassazione sulle vendite digitali. Ad ogni modo so che molte persone usano questi servizi e cercano i dischi lì, dunque immagino non ci sia altra scelta.

PER QUANTO RIGUARDA GLI ALTRI VOSTRI GRUPPI, AVETE DEI PROGETTI A BREVE SCADENZA?
– I Messa hanno completato un disco che uscirà appena possibile per Svart Records. Coi Becerus abbiamo da poco dato alle stampe un album in CD e cassetta intitolato “Homo Homini Brutus” (Everlasting Spew Records). In autunno uscirà la ristampa in CD del primo disco del mio progetto di horror music Dolore (Horror Pain Gore Death Records) e la settimana prossima (l’intervista è stata realizzata a luglio, NdR) uscirà anche l’EP di debutto di un nostro nuovo progetto death chiamato Shrieking Demons. Lì, neanche a dirlo, c’è pure David oltre a Gabri (Terror Firmer, Cancer Spreading, Gravesite) alla voce e Mariya Popyk (Death On/Off, ex Lightpath) al basso. Il disco si intitola “Diabolical Regurgitations” e uscirà in CD, cassetta e forse pure vinile per Caligari Records.

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