Una formazione come i Browbeat ha pochi eguali in Italia, soprattutto all’interno delle coordinate stilistiche che hanno unito hardcore, metalcore e metal con quelle sfumature ‘nu’ che agli esordi erano in sintonia con la scena internazionale.
Nonostante i componenti non si siano mai fermati individualmente, con progetti validi come Modern Age Slavery e Keep The Promise, nel 2017 hanno deciso di far ripartire la macchina senza più fermarsi.
Certo, nel decennio di stop si è ultimata la rivoluzione digitale dell’industria musicale e poco dopo la ripartenza il mondo si è impantanato nella pandemia, ma per il gruppo modenese le cose non sono cambiate poi tanto: mantenendo la stessa attitudine e modus operandi, i nostri tirano dritto per la loro strada senza piegarsi di fronte a trend, cambi di line-up o peripezie discografiche. Avendo pubblicato recentemente il quarto disco in studio “Remove The Control” abbiamo tastato il polso della situazione…
COME VANNO LE COSE IN CASA BROWBEAT DALLA REUNION DEL 2017?
– Pensiamo che attualmente sia il periodo migliore dalla reunion del 2017: abbiamo una line-up stabile e ben rodata sia dal punto di vista musicale che umano, inoltre pensiamo di aver realizzato con “Unbreakable” il miglior album dei Browbeat in assoluto.
CI PARLATE DELL’ULTIMO CAMBIO DI FORMAZIONE DEL 2021?
– Nel 2019, dopo il “No Salvation Reunion Tour” abbiamo deciso di tornare alla line-up a cinque elementi, con due chitarre come in passato. In un primo momento il nostro bassista Mirco è passato alla seconda chitarra e abbiamo reclutato Dimitri, già bassista dei Distruzione; con questa formazione abbiamo registrato “Remove The Control” e suonato live fino all’inizio della pandemia.
Successivamente, a fine 2020 inizio 2021, dopo l’uscita in maniera consensuale di Dimitri, abbiamo reclutato Teo alla seconda chitarra e Mirco è tornato al basso. Abbiamo trovato fin subito con Teo un ottimo feeling, sia musicale che umano, e troviamo abbia sposato in pieno la causa Browbeat.
Questa è la nostra attuale line up:
M.V.: voce
Luca Cocconi: chitarra/cori
Mirco Bennati: basso/cori
Matteo Usberti: chitarra
Nicholas Badiali: batteria
IL DISCO E’ SEMPRE SCRITTO DA LUCA COCCONI ED M.V. O CI SONO STATI ALTRI CONTRIBUTI?
– Luca è il principale compositore e ha curato la parte musicale, la scrittura e la produzione dell’album. M.V. si occupa dei testi e delle metriche vocali. Dopo un grosso lavoro di pre-produzione fatto da Luca nel suo home studio, ci siamo trovati in sala prove per curare ogni minimo dettaglio e sistemare le parti di ogni singolo strumento, compresa la voce. Successivamente siamo entrati in studio per registrare e ultimare l’album.
QUATTRO DISCHI, QUATTRO ETICHETTE DIVERSE: PENSATE CHE QUESTI CONTINUI CAMBI VI ABBIANO IN QUALCHE MODO RALLENTATO?
– In passato ci sono state scelte sbagliate e varie vicissitudini anche extraband che non ci hanno dato una solidità discografica. Sicuramente si poteva fare di più, però purtroppo le cose sono andate così e ci è servito da lezione per non rifare gli stessi errori.
Per questo disco le cose stanno andando molto bene e siamo molto soddisfatti di questa nuova avventura,che speriamo sia duratura: la Time To Kill è una solida realtà che sta lavorando molto bene e si è creata nel tempo un roster di tutto rispetto, conosciamo Enrico da parecchio tempo e si è sempre dimostrato nei nostri confronti una persona seria e professionale. Siamo molto contenti del loro operato.
QUANTO E’ IMPORTANTE INVECE POTERVI APPOGGIARE SUGLI AUDIOCORE STUDIO E SULLE ABILITÀ DA PRODUTTORE DI LUCA COCCONI?
– Per noi è molto importante! Consideriamo l’Audiocore Studio la nostra terza casa (la seconda è la sala prove!). Luca, oltre ad essere un ottimo musicista, è un produttore con parecchia esperienza, che riesce a capire fin da subito quello che vuole ottenere una band.
Sia lui che il suo socio Simone (Hallucinator) hanno fatto un grandissimo lavoro sul nuovo album, curandolo nei minimi particolari e dando la loro impronta al sound del disco. Siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto perchè rappresenta in pieno quello che sono oggi i Browbeat.
AVETE MAI PENSATO DI LAVORARE DI NUOVO CON UN PRODUTTORE ESTERNO, COME FATTO IN PASSATO CON DAVE CHANG?
– L’esperienza fatta nel 2003 con Dave Chang è stata davvero incredibile e molto costruttiva. Nei giorni in cui abbiamo condiviso la fase di registrazione in Italia e quella di mix/mastering in Inghilterra, si è creato un ottimo rapporto professionale, soprattutto umano e siamo rimasti tuttora in ottimi rapporti.
Come ti dicevo prima dopo la nostra reunion abbiamo consolidato il nostro modus operandi con Luca e Simone di Audiocore Studio e siamo molto contenti di quello che stiamo facendo e dei risultati ottenuti. Sicuramente in futuro continueremo su questa strada.
LA VOSTRA PAUSA DECENNALE VI HA FATTO PASSARE DIRETTAMENTE ALLO STATUS DI ‘VETERANI’: COME CI SI SENTE IN QUESTE VESTI? E’ CAMBIATO QUALCOSA PER VOI A LIVELLO PRATICO? QUAL E’ L’ETA’ DEL PUBBLICO AI VOSTRI CONCERTI?
– Credo che lo status di ‘veterani’ sia solo una questione anagrafica. Noi abbiamo sempre lavorato sodo e fatto sacrifici come i primi tempi e pensiamo che le soddisfazioni che abbiamo ottenuto fino adesso le abbiamo guadagnate meritatamente. Ovviamente adesso, durante l’era dei social, la situazione è molto cambiata, purtroppo in peggio rispetto i primi anni 2000, dove c’era molta più passione e partecipazione ai concerti.
Considerata l’età del progetto, ai nostri concerti troviamo anche tre generazioni – cioè ventenni, trentenni e quarantenni – ma abbiamo avuto occasione di conoscere anche qualche minorenne, ovviamente accompagnato da un genitore!
NEI TESTI PORTATE SEMPRE TEMI DI RIBELLIONE E DISOBBEDIENZA CIVILE. SI TRATTA DELLA VISIONE DI M.V. COME CANTANTE ED AUTORE DEI TESTI O E’ UN MESSAGGIO CONDIVISO CHE VIENE DISCUSSO TRA DI VOI?
– M.V. ha sempre avuto carta bianca per le tematiche che tratta nei testi e diciamo che, dal secondo album in poi, hanno sempre avuto un filo conduttore che li ha legati – e cioè in generale gli aspetti più subdoli e criminali del potere.
Possiamo dire che sono questioni che descrivono in modo chiaro e diretto la dura realtà in cui viviamo quotidianamente, quindi diventa facile ed automatico condividerli tutti assieme.
SAPPIAMO CHE L’EP “SHOWDOWN” E’ NATO NEL PERIODO PANDEMICO. C’E’ QUALCHE PEZZO DI QUELLE SESSIONI CHE E’ FINITO IN “UNBREAKABLE”?
– Durante la pandemia, anche se non riuscivamo ad incontrarci di persona, abbiamo lavorato molto, grazie alla tecnologia, sulla composizione di nuovo materiale, registrando parecchie idee che successivamente sono diventate canzoni complete.
Avevamo circa una dozzina di brani, e appena cè stata la possibilità di ritrovarsi in sala prove ne abbiamo ultimate cinque; da lì, l’idea di fare uscire “The Showdown”, un EP autoprodotto, per continuare a fare girare il nome in un periodo praticamente morto. Alcuni di questi brani scritti in pandemia sono stati rivisitati, riarrangiati e inseriti nel nuovo album “Unbreakable”.
OLTRE AL CHIARO RIFERIMENTO STILISTICO, COME MAI AVETE SCELTO DI PUBBLICARE UNA COVER DI “HOLD IT DOWN” DEI MADBALL?
– I Madball sono un grande punto di riferimento per noi e per la scena hardcore mondiale. Abbiamo avuto la fortuna di condividere il palco con loro e, oltre ad essere una band incredibile, sono persone molto umili e simpatiche.
“Hold It Down” è un ottimo album e la canzone che da il titolo all’album è risultata perfetta per poterla rivisitare in chiave Browbeat, abbassando l’accordatura e aggiungendo ulteriore groove e pesantezza. Volevamo fare una cosa diversa dai precedenti album, ovvero inserire una cover in chiusura, così di comune accordo abbiamo deciso di tributare una delle nostre band preferite.
SAPETE PERCHE’ “NO SALVATION” NON E’ PRESENTE SU SPOTIFY?
PENSATE DI CELEBRARE I VENTICINQUE ANNI DEL VOSTRO DEBUTTO O SIETE PIÙ FOCALIZZATI SUL PRESENTE DI “UNBREAKABLE”?
– Rudy della Vacation House Records, la nostra prima etichetta, detiene i diritti di “No Salvation” quindi da questo punto di vista non possiamo fare nulla.
Adesso vogliamo promuovere il nuovo album e tutte le nostre forze sono concentrate su esso.
Nel 2017 abbiamo fatto il “No Salvation Reunion Tour” che è stato molto figo, ha avuto un ottimo riscontro e ci ha dato la voglia e l’entusiasmo per continuare a fare live e scrivere nuovi album. Siamo e saremo molto legati a “No Salvation”, proponendo anche diversi brani in scaletta durante i concerti ma per il momento siamo focalizzati su “Unbreakable”.
COSA AVETE IN PROGRAMMA PER IL FUTURO PROSSIMO?
– Vogliamo suonare il più possibile ovunque e dovunque, anche perché pensiamo che la dimensione live sia attualmente la migliore promozione per una band: ti dà la possibilità di conoscere e interagire con nuovi fan e vendere merchandise. In più stiamo preparando alcune cose interessanti che vi sveleremo a breve.
Vi invitiamo a seguire le nostre pagine social per restare sempre aggiornati e vi aspettiamo numerosi a scapocciare sotto il palco. STAY TUNED! STAY HC!