Ormai nei negozi da parecchio tempo, “Audioviolence”, seconda fatica dei modenesi Browbeat, è il classico disco che non lascia scampo! Ogni pezzo suona come martello su incudine e l’ottima produzione del rinomato Dave Chang è solo la ciliegina sulla torta… tra rap-metal, crossover, post-hardcore e nu-metal, la formazione emiliana si ritaglia un posto di privilegio all’interno della scena italiana ed europea. Abbiamo parlato con il chitarrista Alberto Gualdi, davvero disponibile, per saperne di tutto e di più…
CIAO ALBERTO! PER COMINCIARE, POTRESTI RIASSUMERE IN BREVE LA STORIA DEI BROWBEAT?
“Ciao Marco, a te e a Metalitalia.com. I Browbeat si sono formati nel 1998 dalle ceneri di gruppi che avevano in comune lo stesso luogo dove provare. Luogo che ha dato alla luce anche band come Hangin’ On A Thread, purtroppo ora scioltisi, e I.H.B., a mio avviso i precursori del crossover made in Italy. Abbiamo all’attivo 2 full length, ‘No Salvation’, uscito nel 2000 per la Vacation House Records, e ‘Audioviolence’, licenziato lo scorso aprile dall’etichetta inglese Casket Music/Copro Records”.
BENE, PARLIAMO SUBITO DEL NUOVO LAVORO, “AUDIOVIOLENCE”. COM’E’ NATO A LIVELLO COMPOSITIVO E QUALI INPUT MUSICALI ED EXTRA VI HANNO ISPIRATO NELLA SUA REALIZZAZIONE?
“Penso che ‘Audioviolence’ sia l’evoluzione dei Browbeat per quello che riguarda il nostro modo di confrontarci ed interagire nella composizione. C’è stata una totale apertura verso i nostri singoli background che ci ha permesso di poter inserire spontaneamente nuovi elementi nella costruzione dei pezzi, tra i quali, forse il più evidente, una maggiore versatilità delle parti vocali. Volevamo un disco qualitativamente superiore, senza per forza dover ricalcare le orme di ‘No Salvation’, il quale ci ha dato davvero molte soddisfazioni, e penso che questo differente, nuovo modo di lavorare sia stato essenziale per realizzare un disco abbastanza maturo ed eterogeneo come credo sia ‘Audioviolence’”.
PERSONALMENTE, RISCONTRO NEL VOSTRO SOUND MOLTEPLICI INFLUENZE (FEAR FACTORY, PRIMI MACHINE HEAD, BIOHAZARD, KORN, SYSTEM OF A DOWN FRA LE ALTRE), SAPIENTEMENTE MISCELATE PER DARE ORIGINE AD UN SOUND ABBASTANZA PERSONALE. PENSI ABBIATE RAGGIUNTO UN BUON COMPROMESSO FRA TALI INFLUENZE OPPURE SI PUO’ MIGLIORARE ANCORA PER DISTANZIARSI DALLA MASSA?
“In parte ho già risposto nella domanda precedente. É vero, le nostre influenze sono molteplici, a volte purtroppo non facilmente gestibili proprio perché così varie. Credo che con ‘Audioviolence’ siamo riusciti a raggiungere un discreto compromesso, anche se ciò, a mio parere, debba essere inteso solo come punto di partenza per poter migliorare ancora nei lavori futuri. Mettersi in discussione spesso aiuta a crescere”.
COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON DAVE CHANG, UNO DEI PRODUTTORI D’OLTREMANICA PIU’ APPREZZATI (NEL GENERE)? E COM’E’ STATO LAVORARE CON LUI?
“Conoscevamo Chang già in precedenza per alcune produzioni che a noi erano piaciute molto. Ci sembrava la persona giusta per ‘Audioviolence’, in quanto capace di lavorare su diversi tipi di sonorità. Gli abbiamo chiesto semplicemente se era interessato a produrre il disco e lui, dopo aver ascoltato alcune tracce che avrebbero fatto parte dell’album, ha accettato. Abbiamo imparato molto da lui ed è stata un’esperienza che ci sarà sicuramente utile in futuro. Dave, inoltre, si è dimostrato una persona disponibilissima ed umile. L’ottima atmosfera in studio durante le session di registrazione ha certamente contribuito al risultato finale”.
IL MIO PEZZO PREFERITO, DOPO ARDUA SCELTA, E’ “HATER”. QUALI PENSI SIANO I PIU’ RAPPRESENTATIVI DEL DISCO? O COMUNQUE QUELLI PER VOI PIU’ IMPORTANTI?
“Il pezzo più rappresentativo del disco penso sia, per noi, ‘Till Death’, sia per come è stato composto sia per quello che ha significato all’interno dei Browbeat. Ha in qualche modo segnato la nostra evoluzione ed è stato il punto di svolta rispetto a ‘No Salvation’. Sono particolarmente legato anche a “Master=Monster” ed a “Hater” perché li reputo due pezzi molto d’impatto”.
COSA SIGNIFICA UN BRANO COME “ESSERE IL TUO SPECCHIO”: E’ UN SEMPLICE ESPERIMENTO O UNA POSSIBILE DIREZIONE DA TENERE IN CONSIDERAZIONE PER IL FUTURO?
“’Essere Il Tuo Specchio’ è semplicemente una collaborazione con Robert, cantante degli I.H.B., nonché nostro buon amico. Nulla a che fare con possibili direzioni musicali future dei Browbeat”.
A PROPOSITO DELLE OSPITATE PRESENTI SULL’ALBUM, CE NE PUOI PARLARE?
“Dunque, oltre a Robert degli I.H.B., sopra citato, sono presenti ‘Big’ Maurone dei Livello Zero in ‘Hater’ e Ale, voce dei Sentence, in ‘Blind Revenge’ e ‘Pure Smile’. Sono persone molto vicine ai Browbeat, con le quali c’è un forte legame di amicizia”.
I TESTI MI SEMBRANO PIUTTOSTO IMPEGNATI E, IN QUALCHE CASO, APERTAMENTE SCHIERATI. QUALI SONO I MESSAGGI CHE VI PREME TRASMETTERE?
“E’ vero, i testi di ‘Audioviolence’ sono più espliciti/diretti di quanto lo fossero nel precedente lavoro: riflettono i nostri cambiamenti in quanto persone ed il nostro punto di vista sui cambiamenti del mondo che ci circonda, nonché un certo pessimismo nei valori della società moderna. Sta a chi li legge/ascolta capire il messaggio, noi non abbiamo né la presunzione, né l’intenzione di insegnare niente”.
NON VI HO MAI VISTO DAL VIVO, MA SE CI SARA’ OCCASIONE NON MANCHERO’! IMMAGINO COME OGNI VOLTA SOTTO IL PALCO SIA UNA BOLGIA… VI STATE ESIBENDO PARECCHIO PER SUPPORTARE “AUDIOVIOLENCE”?
“Dopo aver fatto una serie di date, non appena uscito il disco, abbiamo dovuto sospendere la nostra attività live, a causa di un cambio di line-up nel gruppo: da circa due mesi abbiamo un nuovo batterista e ci siamo dovuti prendere una pausa per permettergli di integrarsi al meglio nella band. Riprenderemo a settembre con alcuni concerti qua in Italia e poi a fine ottobre sembra confermato un tour di una decina di giorni in Olanda e Inghilterra”.
QUALI SONO I VOSTRI PIANI FUTURI?
“Cercare di suonare il più possibile per supportare nel modo migliore ‘Audioviolence’ e perché è la dimensione che più ci appaga. Stiamo inoltre componendo nuovo materiale e le nostre intenzioni sono di non far passare altri tre anni, come è successo fra i nostri primi due album, per licenziare il prossimo disco”.
PASSIAMO AD ARGOMENTI PIU’ GENERALI: IL METAL E’ DA SEMPRE UN GENERE CONSERVATORE E, PUR ESSENDO ENTRATI NEL NUOVO MILLENNIO, ALCUNI SOTTOGENERI TROVANO DAVVERO DIFFICOLTA’ AD EMERGERE… ALMENO, QUESTA E’ LA SITUAZIONE DEL NOSTRO PAESE. QUALE PENSI SIA LA CAUSA DI QUESTO STAGNAMENTO? ASSENZA DI VALIDE ETICHETTE, PENURIA DI BAND O UN’AUDIENCE POCO RICETTIVA?
“Penso che la causa primaria sia un’audience poco ricettiva e anche, e soprattutto, una tendenza all’esterofilia tipica della mentalità italiana. La penuria di ‘valide’ etichette (valide tra virgolette, in quanto le indipendenti italiane meritano tutto il nostro rispetto) e la difficoltà di trovare spazi dove esibirsi dal vivo sono dovute al fatto che le formazioni nostrane, uso una brutta frase, non fanno ‘mercato’. Non credo certo che manchino le band in Italia, i gruppi validi ci sono!”.
SE NON VI FOSTE ACCASATI CON LA CASKET/COPRO, CREDI CHE LA VOSTRA STORIA SAREBBE ANDATA DIVERSAMENTE?
“A questo è un po’ difficile rispondere: non saprei, sotto l’aspetto qualitativo ‘Audioviolence’ mi sembra un buon disco, e da parte nostra abbiamo cercato di dare il meglio con i mezzi che avevamo a disposizione. Eravamo determinati a fare un altro piccolo passo avanti e la Casket/Copro ce ne ha dato l’occasione. Abbiamo avuto altre proposte, ma non saprei dirti se le cose sarebbero potute andare diversamente”.
COME GIUDICHI L’ANNOSA DIATRIBA FRA DEFENDER ED OPEN-MINDED PEOPLE? SEMBRA PROPRIO UN’IRRISOLVIBILE QUESTIONE LEGATA ALLA MENTALITA’ ITALIANA…
“Infatti è proprio ‘un’irrisolvibile questione legata alla mentalità italiana! Credo che la musica vada ascoltata per quello che riesce a trasmettere, senza avere il bisogno di catalogarla sempre da qualche parte (parole sagge, nda). Penso comunque che un minimo di mentalità aperta aiuti a progredire. Vi siete mai domandati perché qua in Italia arriviamo spesso in ritardo rispetto ai Paesi d’Oltremanica o d’Oltreoceano?”.
OK, ALBERTO, GRAZIE MILLE DELLA DISPONIBILITA’. CONGEDATI A TUO PIACIMENTO…
“Grazie davvero a te, Marco, per l’intervista e a Metalitalia.com per lo spazio che ci ha riservato. Un saluto a chi ci ha sempre supportato e a tutti i navigatori di questo portale”.