Tra i tanti ottimi dischi estremi consegnatici dal 2023, va segnalato anche il ritorno dei Burial Hordes, formazione che – al netto di una discografia impeccabile e in netta crescita a livello artistico/interpretativo – non è ancora riuscita a raggiungere i livelli di ‘popolarità’ di altre roccaforti underground (tra cui ovviamente i Dead Congregation, con i quali i Nostri condividono il chitarrista T.K.).
Che possa essere la volta buona, finalmente? Dal canto nostro, ce lo auguriamo, visto che “Ruins” – licenziato a giugno dall’indiana Transcending Obscurity – è quel che si dice un gioiellino di death-black ossessivo e trascendentale. Un’opera che solo di primo acchito può essere definita ‘vecchia scuola’, in cui gli insegnamenti di vari pilastri degli anni Novanta fungono da base per intavolare un discorso più ampio e sibillino, figlio delle introspezioni e delle ricerche sonore portate avanti da gruppi come Ulcerate, Gorguts e Deathspell Omega. Un disco per cuori di tenebra e visitatori delle zone più desolate e monumentali dell’universo death e black metal, il cui contenuto musicale e filosofico ci ha spinto a contattare la band – qui rappresentata dal cantante T.D. – per un’opportuna intervista…
PUR RIMANENDO ANCORATO A STILEMI DEATH E BLACK METAL, NON SI PUÒ DIRE CHE IL VOSTRO SUONO SIA RIMASTO FERMO NEL CORSO DEGLI ANNI. AVETE SEMPRE DATO L’IMPRESSIONE DI VOLERVI MIGLIORARE COME MUSICISTI, CON UNA PRIMA PARTE DI CARRIERA DEDICATA ALLA PURA AGGRESSIONE E UNA SECONDA MOLTO PIÙ RIFLESSIVA E AMBIZIOSA. A FRONTE DI TUTTO QUESTO, COME GIUDICHI IL VOSTRO PERCORSO DAGLI INIZI AD OGGI?
– Siamo persone con grandi interessi e abbiamo iniziato a sondare il fenomeno della vita molto tempo addietro. Siamo consapevoli dei limiti della nostra specie, i quali rendono impossibile raggiungere la conoscenza assoluta, ma il fatto che alcune domande fondamentali non riceveranno mai una risposta non piega la nostra vorace curiosità. Una curiosità che, durante il nostro tempo terreno, ci lascerà sicuramente con l’amaro in bocca, per via delle innumerevoli domande senza risposta che andranno ad ammassarsi dentro di noi. Negli anni questa ricerca è diventata una missione, una routine quotidiana, con studi, profonde introspezioni e lunghi dialoghi con lo scopo di costruire per noi stessi una visione più chiara della vita.
E per collegare il mio prologo alla tua domanda, ogni uscita dei Burial Hordes è un riflesso di noi stessi in un particolare momento, uno specchio dei nostri pensieri. Così, mentre ci evolviamo come persone, lo stesso accade alla band, con l’esperienza acquisita che rende sia più facile, sia più complesso creare arte di volta in volta. Questa ricerca senza fine ci offre sempre un tema da seguire, mentre il livello musicale raggiunto ci permette di generare rappresentazioni accurate di ogni nostra idea.
I Burial Hordes nascono come il più classico dei gruppi black metal violenti, forgiati in quel modo per essere un colpo diretto al sistema religioso e al suo gregge. Progettati con la forza di una macchina da guerra per portare ovunque caos e distruzione. Abbiamo ampliato la nostra filosofia a campi più profondi e oscuri, e naturalmente lo stesso è accaduto al nostro suono. Questo è stato uno dei motivi per cui in “Descent”, EP 7″ del 2012, abbiamo utilizzato per la prima volta chitarre a sette corde e bassi a cinque corde. Grazie a quella scelta, abbiamo avuto la possibilità di utilizzare colori più scuri per la nostra tela. Avevamo bisogno di espandere le nostre scelte musicali e di aggiungere più informazioni alle nostre canzoni.
Con l’introduzione di elementi death metal (accordature ribassate, cambio del mio stile vocale da scream a growl, ecc.), oltre all’aggiunta di armonici/disarmonici, siamo riusciti ad arricchire la nostra base black metal e la nostra identità con atmosfere più dense e claustrofobiche. Quell’evoluzione era assolutamente necessaria per la nostra visione.
RICOLLEGANDOSI A QUANTO APPENA DETTO, “RUINS” ESPANDE ULTERIORMENTE IL SOGGETTO DEL DISCO PRECEDENTE, SUONANDO PIÙ AGGRESSIVO, COMPLESSO E MELODICO ALLO STESSO TEMPO. QUAL È STATO IL FARO DA CUI VI SIETE LASCIATI GUIDARE DURANTE IL PROCESSO CREATIVO DELL’ALBUM?
– Il modello creativo è lo stesso per tutti gli album dei Burial Hordes: il processo inizia con la scelta del concept da materializzare, poi, una volta che il tema principale è ‘bloccato’, quest’ultimo funge da base per la costruzione di tutto il resto. Dunque, il primo passo è l’ideazione del tema da esplorare, poi D.D. e T.K. compongono la musica. A quel punto io scrivo i testi, si rifiniscono i dettagli delle canzoni e si passa alle registrazioni. La copertina (ad eccezione dell’album “Θάνατος Αιώνιος”) è l’ultimo tassello da collocare prima di chiudere il processo.
Il nuovo album ruota intorno all’immagine delle rovine, intese come simbolo di decadenza. Musicalmente, volevamo un’espressione più violenta e intensa rispetto a quella del disco precedente, che era aggressivo (è la nostra natura, come detto), ma anche molto denso e criptico. L’intenzione era quella di avvicinarsi più vividamente alla natura distruttiva del cosmo, anche se le parti oscure e claustrofobiche sono comunque sempre presenti come tanti buchi neri.
La produzione si è svolta nuovamente ai Descent Studio, di proprietà del nostro chitarrista, e questo ci ha dato la possibilità di lavorare da soli e di fare le cose esattamente come le avevamo visualizzate in origine. Per quanto riguarda il suono, abbiamo voluto rafforzare l’indole feroce dei brani, e per riuscirci abbiamo scelto di avere meno riverbero e di vestire le canzoni con un approccio più ‘secco’ e ricco di dinamiche. Secondo lo stesso principio, anche le voci sono state pensate per essere quelle dell’odio e della tragedia. Seguono una prospettiva diversa da quelle di “Θάνατος Αιώνιος” e “Incendium”, dove cantavo in modo più oscuro e narrativo. Per questo motivo, non abbiamo aggiunto riverbero alla voce (solo un po’ di delay all’altezza di alcune parole specifiche), con lo scopo di rendere il suono totalmente naturale e lo strappo delle corde vocali chiaro, vivido, trasmettendo il dolore di ogni verso sputato nel microfono. “Ruins” contiene otto canzoni, e ognuna di esse ha la sua personalità, mentre nella sua interezza parla del tempo, dell’effimero e della fine.
DAL PUNTO DI VISTA DEI TESTI, SU QUALI ASPETTI SI CONCENTRA “RUINS”?
– Tutto nei Burial Hordes rimanda alla morte e alla distruzione della speranza. Come detto in una domanda precedente, questa ricerca è diventata la nostra missione, con il fenomeno della morte ad essere l’oggetto principale del nostro interesse. Stiamo scavando in profondità nelle zone più oscure dell’esistenza, e stiamo guardando dritto negli occhi il nostro destino grottesco. Non siamo qui per portare finta gioia, per compiacere o per dare speranze illusorie a nessuno, ma per svelare e affrontare le spiacevoli verità della nostra specie. La morte è la nostra forza trainante, la nostra ispirazione, e tutti i nostri studi e le nostre idee si manifestano nella musica che suoniamo. “Ruins” nasce da queste condizioni. Rovine come simbolo di decadenza. Rovine come rappresentazione del passare del tempo e dell’inevitabilità del crollo, che ci ricordano la nostra transitorietà. Tutto finisce; la fine di una persona, la fine della civiltà e la fine dell’universo. Rovine come simbolo dell’effimero. Tutto verso il vuoto.
IN CHE MODO L’ARTWORK DI KHAOS DIKTATOR SI RELAZIONE AL CONCEPT DEL DISCO?
– Morte, rovine, decadimento, sofferenza, agonia, fine. L’anatema nella forma del Serpente; l’anatema dell’Essere. È una scena intensa, dinamica e totalmente drammatica, e la sua magnificenza è impossibile da esprimere a parole. Guardandola, riconosci l’inevitabilità della morte, l’imminenza, la tragedia, la finitudine. Percepisci il vuoto nel profondo del tuo nucleo, costringendo l’emergere di verità nascoste e orribili. È un capolavoro di un artista incredibile e talentuoso, la cui visione riflette totalmente la nostra.
PER LE PARTI DI BATTERIA VI SIETE AFFIDATI AD EUGENE RYABCHENKO DEI FLESHGOD APOCALYPSE. PARLACI DI QUESTA SCELTA E DELLE DINAMICHE AGGIUNTIVE CHE PENSI ABBIA APPORTATO AL VOSTRO SUONO…
– Poco prima che iniziassimo le registrazioni di “Ruins”, si è verificato un problema con F.V., il quale ha dovuto annullare la sua partecipazione al disco. A quel punto, abbiamo iniziato a cercare un batterista esperto, scegliendo Eugene non solo per le sue capacità e la sua professionalità, ma anche per il suo stile dinamico. La natura e il suono delle canzoni avevano proprio bisogno di quello. Eugene non ha avuto alcun ruolo nel processo creativo; gli abbiamo inviato la batteria programmata e lui l’ha riregistrata dal vivo. Ha svolto comunque un lavoro superprofessionale sotto ogni aspetto, lasciandoci assolutamente soddisfatti del risultato finale.
AVENDO PIÙ DI UN PUNTO DI CONTATTO CON I DEAD CONGREGATION, E QUINDI CON LA NUCLEAR WINTER RECORDS, SIAMO RIMASTI SORPRESI DI VEDERVI FIRMARE CON L’INDIANA TRANSCENDING OBSCURITY…
– Beh, onestamente questa possibilità non è mai stata presa in considerazione. Dopo l’esperienza terribile con l’etichetta tedesca per cui è uscito “Θάνατος Αιώνιος” (parla della Folter Records, ndR), la Trancending Obscurity Records ci ha offerto un contratto, e la nostra decisione di firmarlo si è rivelata giusta. Lavorano sodo per le loro band, sono onesti, si fidano di noi e ci trattano con rispetto; tutti questi attributi sono molto rari da trovare oggigiorno. Kunal, il proprietario, è un uomo appassionato che ha creato qualcosa di buono basato sul suo amore per l’Arte. Siamo sicuramente orgogliosi di far parte della sua famiglia.
NELLE LORO FORME PIÙ PURE, COSA PENSI SIANO IN GRADO DI OFFRIRE EMOTIVAMENTE ED INCONSCIAMENTE IL DEATH E IL BLACK METAL?
– Il black metal è una cultura velenosa che si manifesta in varie forme, ma soprattutto è una voce opposta alla vita e all’intero costrutto sociale, che sputa odio verso qualsiasi ramo del sistema, come la religione o la politica. Per me, l’aspetto più importante di quest’Arte è la consapevolezza; la veridicità nel mostrare i fenomeni della vita e della morte. La natura violenta di questa musica rispecchia fedelmente la natura violenta del cosmo. Il black metal è progettato per distruggere la bolla colorata che gli umani costruiscono per proteggersi, per rivelare la natura decomposta dell’esistenza, per demistificare la morte guardandola davvero negli occhi. È lo strumento perfetto per immergersi profondamente nelle aree più recondite dell’Essere.
NEL CORSO DEGLI ANNI, HAI IDENTIFICATO UNA CONDIZIONE FISICA O MENTALE IDEALE PER COMPORRE NUOVA MUSICA?
– Siamo sempre stati competitivi e stiamo conducendo tutt’ora una battaglia con noi stessi, spingendo sempre più in là i nostri limiti con il solo scopo di migliorarci e di essere ancora più specifici nella rappresentazione di ogni nostra idea. Naturalmente, questo progresso si riflette anche sul carattere della band. Con la maturità arriva infatti un miglioramento costante delle doti strumentali e del pensiero, e questi sono requisiti fondamentali per una band in continua evoluzione come noi.
IN CHE MODO CRESCERE IN UN PAESE COME LA GRECIA – DA SEMPRE MOLTO ATTIVO PER QUANTO CONCERNE L’UNDERGROUND ESTREMO – HA INFLUENZATO LA VOSTRA VOGLIA DI DIVENTARE MUSICISTI?
– L’impronta lasciata nel suo periodo d’oro dal black metal ellenico, nella prima metà degli anni ’90, è stata intensa e permanente. Ha definito un suono e ha formato una coscienza collettiva che ha poi spinto molte persone verso il black metal e il metal estremo in generale. Ho vissuto quel periodo, e alcune delle nostre band leggendarie sono state sicuramente un faro, influenzando la mia voglia di esprimermi artisticamente. Tuttavia, non sono state la mia ispirazione principale.
È ben noto quanto sia forte l’influenza del cristianesimo sulla cultura greca, con una società di sciocchi avvelenati fino al midollo e profondamente immersi in credenze mitiche. Persone che accettano con orgoglio il marchio dello schiavo, inginocchiandosi davanti a entità e oggetti finti, dando potere a sanguisughe umane.
La Chiesa greco-ortodossa ha solide fondamenta, ed è penetrata in ogni aspetto della vita delle persone. La sua forza è immutabile, non importa quali siano le condizioni del Paese in questo o quel momento storico. Il gregge è costituito principalmente da credenti ciechi, ma al suo interno c’è anche una grande percentuale di tradizionalisti, e intendo persone che non credono necessariamente nella presenza del dio ortodosso, ma che considerano ugualmente la Chiesa come la parte più preziosa e importante della tradizione greca. L’influenza della Chiesa è potente, ed è questa condizione che ha forgiato la mia personalità e il mio odio fin dall’adolescenza, accendendo il desiderio di esprimere artisticamente le mie idee.
PER RIMANERE IN TEMA, QUALI PENSI SIANO I CINQUE MIGLIORI DISCHI METAL DEL VOSTRO PAESE?
– 1) Rotting Christ – “Thy Mighty Contract”
2) Necromantia – “Scarlet Evil Witching Black”
3) Rotting Christ – “Passage to Arcturo”
4) Varathron – “His Majesty at the Swamp”
5) Necromantia / Varathron – “The Black Arts / The Everlasting Sins”
COSA POSSIAMO ASPETTARCI DAI BURIAL HORDES NEL PROSSIMO FUTURO?
– Stiamo già lavorando al nuovo disco.
PENSATE MAI AL GIORNO IN CUI MORIRETE? CHE VALORE O SIGNIFICATO ATTRIBUIRESTE A QUEL MOMENTO?
– Credo che il testo del brano “…to the Threshold of Silence”, ultimo brano di “Ruins”, fornirà la giusta risposta:
“Let down your words, dreams and memories
A fleeting shades
Drained in the pathless pits of darkness
Swallowed…
Consumed…
Enlightment and wisdom
Of nothing, nothing, nothing
Nothing at all
Descent? Ascent?
Welcomed by the soundless
Trumpets of void
Shape without form
Into the monochrome of darkness
In a tenebrous impulsive silence”.