PARLIAMO SUBITO DEL VOSTRO ECCELLENTE NUOVO ALBUM, MAGARI PARTENDO DAL TITOLO…
“‘Origo’ è un termine latino e significa ‘origine’. Oggi questa parola è usata soprattutto in matematica e geomotria per definire il punto esatto in cui due rette si incrociano su un grafico. Ci è sembrato che fosse un buon titolo, qualcosa che potesse essere interpretato in molti modi diversi. Rappresenta bene ciò che oggi sono i Burst e ciò che è contenuto nel nuovo album. Con ‘Origo’ sentiamo di aver dato una svolta alla nostra carriera, di star finalmente suonando ciò che avremmo sempre voluto suonare. E ora che lo stiamo facendo, dal prossimo album ci metteremo a cercare una nuova via per esprimerci…”.
E’ STATA DURA TROVARE QUESTO SOUND DI CUI PARLI?
“Non esattamente, diciamo che in un certo senso è stato lui a trovare noi. Con questo voglio dire che non ci siamo seduti a tavolino per discutere come avrebbe dovuto suonare il disco. Solitamente i nostri brani vengono composti mentre jammiamo in sala prove, mentre suoniamo ciò che ci passa per la testa in quel momento. Siamo soliti fare le cose nel modo più naturale possibile, senza forzare niente. Questa volta è capitato che ogni cosa che abbiamo composto ci è piaciuta sin da subito in maniera incredibile. Delle volte ci è successo di pensare: ‘Questo brano è molto intenso e violento, perchè non inseriamo un break melodico così da far risaltare maggiormente le parti aggressive?’. Qualche volta lo abbiamo fatto, altre volte non ce la siamo sentita – non so dirti il perchè – ma il risultato finale è comunque sempre stato più che soddisfacente per noi, questo perchè non ci siamo mai messi in testa di suonare qualcosa che fosse ad ogni costo melodico o etereo o estremo. Abbiamo composto tutto solo fidandoci del nostro istinto. Tutti mi dicono che l’album è variegato e che è diverso da tutto ciò che si sente in giro in questo momento. Ok, la cosa ovviamente mi fa tanto piacere, ma tutto questo non era stato per nulla calcolato… non so perchè sia ‘diverso’, ma di certo i Burst non hanno voluto scrivere della musica solo per il gusto di essere ‘diversi’. Siamo i Burst, tutto qui… e i Burst suonano così. Credo che chi ci ha conosciuto con ‘Prey On Life’ non sarà rimasto poi troppo sorpreso da ‘Origo’: gli album sono sicuramente molto diversi ma io trovo che abbiano in comune due cose, la nostra attitudine e le atmosfere. Mi spiego… da ‘Prey On Life’ ad ‘Origo’ i Burst si sono evoluti e ciò era successo anche in precedenza: non abbiamo mai composto lo stesso tipo di album nella nostra carriera! Inoltre le atmosfere che puoi sentire nei due lavori sono facilmente riconoscibili, ormai sono un trademark dei Burst. Questa è stata forse l’unica cosa che abbiamo, almeno in parte, cercato di mantenere coscientemente… le atmosfere drammatiche e malinconiche a nostro avviso sono l’elemento chiave di ‘Prey On Life’ e della nostra proposta e su ‘Origo’ queste sono state elevate all’ennesima potenza! Gran parte del resto invece è cambiato, ma, come ti dicevo, il tutto suona sempre come Burst, questo perchè è stato composto dalle stesse cinque persone… cinque persone che cercheranno sempre di evolversi, che non avranno paura di sperimentare, che vorranno sempre creare musica nel modo più naturale possibile, musica che venga dal cuore, musica che possa essere definita interessante”.
SE DOVESSI DESCRIVERE IL SOUND DEI BURST AD UNA PERSONA CHE NON VI CONOSCE, CHE DEFINIZIONE USERESTI?
“Non lo so, mi hanno fatto tante volte questa domanda ma io non ho mai saputo rispondere. Certe persone chiamano la nostra musica metalcore, altri progressive metal, altri ancora post rock. Io proprio non lo so che cosa suonano i Burst… per me ha davvero poco senso stare qui a parlarne. Capisco che per molti fan sia necessario inserire le band in determinate categorie ma io non ce la faccio! Diciamo che i Burst rientrano in tutti gli stili che ho nominato ma anche in tanti altri… forse anche in alcuni di cui io non conosco neppure l’esistenza!”.
TORNANDO AD “ORIGO”, HO MOLTO APPREZZATO LA PRODUZIONE DELL’ALBUM…
“Ne sono felice. ‘Prey On Life’ godeva anch’esso di un’ottima produzione ma forse il tutto suonava un po’ troppo freddo e innaturale. ‘Origo’ invece è stato registrato in un vecchio studio di Gothenburg che è specailizzato in dischi rock e pop. Lavorare in questo studio ci ha messo nelle condizioni di donare ai brani un suono molto particolare, caldo e davvero definito. Non volevamo assolutamente esagerare con la tecnologia, un suono prettamente metal avrebbe rovinato buona parte del materiale”.
I BRANI DI “ORIGO” PRESENTANO MOLTI INTERVENTI DI VOCE PULITA…
“Sì, è vero. Non vorrei risultare noioso, ma mi tocca ripeterti che anche questo non è stato studiato a tavolino! Personalmente, non sapevo neppure che Robert, il nostro chitarrista, fosse in grado di cantare in quel modo! Una volta ha iniziato a farlo in sala prove e la sua voce ci è piaciuta immediatamente. Gli abbiamo perciò chiesto di provare a cantare su alcune delle parti più rilassate dei pezzi e alla fine è venuto fuori quello che puoi sentire”.
ANCHE LO SCREAMING DI LINUS E’ MIGLIORATO MOLTO…
“Sono d’accordo, questa volte ogni parte vocale è stata curata in maniera quasi maniacale. Lo screaming di Linus è diventato più dinamico e ragionato e ben si sposa con gli interventi di Robert. In passato lasciavamo il cantato quasi in sottofondo, oggi invece è spesso l’elemento portante delle canzoni”.
IN CERTI PASSAGGI SEMBRATE QUASI UNA VERSIONE HARDCORE DEGLI OPETH!
“Gli Opeth sono una delle poche band svedesi che tutti nel gruppo apprezziamo… potremmo anche considerarli una nostra influenza. Ci piace molto il modo in cui mescolano aggressività e melodia, inoltre hanno il nostro stesso tipo di attitudine. Tra l’altro a dicembre saremo in tour in Europa proprio con loro, per noi sarà un vero onore poter dividere il palco con quei grandissimi musicisti”.
COME PENSI CHE VERRETE ACCOLTI DAL LORO PUBBLICO?
“Solitamente i fans di questo genere di gruppi sono a dir poco fanatici, gli interessa solamente ciò che fa la loro band preferita, tutto il resto viene spesso quasi completamente ignorato. Purtroppo credo che ci troveremo ad avere a che fare con certi ragazzi che si comporteranno in questo modo, tuttavia cercheremo ogni sera di dare il meglio e di coinvolgere il maggior numero di persone possibile. Magari la nostra vena progressiva ci aiuterà ad entrare maggiormente in sintonia con questa audience”.
DEL RESTO CREDO CHE ORMAI SARA’ DIFFICILE PER VOI TROVARE UNA BAND TOTALMENTE AFFINE ALLA VOSTRA CON CUI ANDARE IN TOUR…
“Sono d’accordo, forse la band più simile a noi oggi sono proprio gli Opeth! Comunque non siamo dei ragazzi schizzinosi, non ci importa con chi andremo in tour in futuro, non ci faremo mai problemi e cercheremo di offrire sempre il miglior concerto possibile all’audience che avremo davanti. Abbiamo suonato con gruppi death metal, grind, thrash e hardcore… è sempre andato tutto bene, perciò non credo che cambieremo le nostre abitudini!”.
TOGLIMI UNA CURIOSITA’: “WHERE THE WAVE BROKE”, L’OPENER DEL DISCO, E’ FORSE DEDICATA A MIESZKO DEI NASUM?
“In molti me lo stanno chiedendo, maa questa domanda dovresti farla a Jesper, il nostro bassista. Lui ha scritto i testi dell’album e lui era un grande amico di Mieszko Talarczyk… ha fatto anche parte di quella band in passato. Io ho letto il testo e non so se si riferisca alla tsunami, ma quel tipo di interpretazione mi pare comunque calzante”.
COME VANNO LE COSE CON LA RELAPSE? HO SENTITO CHE “ORIGO” VERRA’ PUBBLICATO NEGLI STATI UNITI SOLAMENTE IL PROSSIMO ANNO…
“E’ vero, purtroppo la Relapse sta cambiando distributore negli USA e questo ha comportato dei ritardi nelle pubblicazioni. Il nuovo distributore sarà però più potente di quello vecchio, dunque il nostro disco potrà essere trovato con una facilità ancora maggiore. Comunque, a parte questo, le cose con la Relapse vanno molto bene. In questo periodo siamo una delle loro priorità e stanno facendo dei grossi sforzi per promuoverci… il tour con gli Opeth ne è un esempio! Non abbiamo molto in comune con le altre band che hanno sotto contratto però credo che ciò sia un bene: riusciamo a spiccare fra la massa e veniamo trattati come qualcosa di speciale!”.
COME TI SEI APPASSIONATO DI QUESTO GENERE DI MUSICA? COME HAI FATTO AD ENTRARE IN CONTATTO CON IL METAL E L’HARDCORE?
“Quando ero un ragazzino ascoltavo rock, più o meno quello che passavano alla radio o alla televisione. Poi un amico mi ha prestato delle cassette punk e così ho iniziato ad interessarmi a musica più aggressiva. Poi è stato il turno dei Metallica, degli Slayer… e infine sono arrivati gli Entombed, con ‘Left Hand Path’! Vivendo in Svezia, una nazione piutosto piccola, è stato facile conoscere ragazzi che avessero la mia stessa passione, ma è stato anche facile conoscerne altri che adoravano musica che io non ascoltavo proprio! Sono perciò cresciuto con persone di ogni tipo e ciò mi ha permesso di maturare e di avere dei gusti molto ampi… se avessi frequentato solo hardcore kid o metalhead mi sarei stancato da un pezzo di questo ambiente e del tipo di musica che propongo. Ascoltare di tutto invece mi mantiene ispirato e costantemente desideroso di suonare”.
TU O GLI ALTRI RAGAZZI DELLA BAND AVETE IN CANTIERE DEGLI ALTRI PROGETTI?
“Jesper suona in una band black metal… ma, a quanto ho capito, è più uno scherzo che altro! Io invece sono coinvolto nei The Kolony, mischiamo Voivod e Kreator…”.
PERFETTO, PATRIK! GRAZIE MILLE PER L’INTERVISTA…
“Grazie a te e a Metalitalia.com per l’interesse dimostrato. Ci vediamo in Italia a dicembre con gli Opeth, spero che i ragazzi italiani nel frattempo ascoltino ‘Origo'”.