BURST – Pioggia Argentata

Pubblicato il 09/12/2008 da
 
“Lazarus Bird”, il nuovo capitolo discografico di casa Burst, ha confermato quanto di buono messo in mostra sino a ora dal quintetto svedese, offrendo inoltre diversi altri spunti e novità che non si vede l’ora che vengano ulteriormente sviluppati nelle prossime pubblicazioni. I nostri sfornano musica originale e di qualità da anni, tuttavia non sono ancora diventati un nome celebre tanto quanto altri loro colleghi (anche meno dotati). Purtroppo il mercato e la scena odierni si rendono spesso protagonisti di simili ingiustizie e non si sa proprio cosa consigliare ai Burst… loro l’impegno e la qualità ce li hanno sempre messi, ora tocca ai vari appassionati svegliarsi e guardare oltre i soliti nomi. Speriamo che “Lazarus Bird”, in questo senso, rappresenti il disco della svolta…
 

I BURST SONO UNA REALTÀ DELLA SCENA HARDCORE/METAL UNDERGROUND EUROPEA DA ALMENO UN DECENNIO. TUTTAVIA, NON SI PUÒ DIRE CHE SIATE UN NOME SULLA BOCCA DI TUTTI. INIZIAMO CON L’INVIARE UN MESSAGGIO A CHI ANCORA NON VI CONOSCE… PERCHÈ DOVREBBE ANDARE AD ASCOLTARE IL VOSTRO NUOVO ALBUM?
“Perchè si tratta di un lavoro totalmente ispirato. Siamo cresciuti sotto vari aspetti negli ultimi anni e l’album copre un’ampia gamma di musica heavy e progressive, senza alcun compromesso. Potrebbe piacere a un gran numero di persone, indipendentemente da quale sia la loro musica preferita”.
 
GIUDICANDO DALLA VOSTRA COSTANTE EVOLUZIONE, SI PUÒ DIRE CHE I BURST SIANO UNA BAND ALLA QUALE PIACE SPERIMENTARE. CIÒ CHE POSSIAMO ASCOLTARE SU “LAZARUS BIRD” NON È INFATTI UN TIPICO ESEMPIO DI MIX FRA HARDCORE E METAL. CHE COSA VI INFLUENZA E CHE COSA AVEVATE IN MENTE QUANDO AVETE DATO VITA ALLE NUOVE COMPOSIZIONI?
“È vero che siamo cresciuti con il punk e il metal in generale, ma penso che sia praticamente impossibile delineare tutto ciò che davvero ci influenza… ascoltiamo di tutto! Ultimamente penso però che l’influenza più ovvia, oltre al metal, sia il cosiddetto progressive rock degli anni ’60 e ’70. Band come Pink Floyd, King Crimson, Nektar, Van Der Graaf Generator, Magma, Gentle Giant, Genesis, Goblin, Yes, Comus, Univers Zero, November, Camel, Emerson, Lake & Palmer, Premiata Forneria Marconi… potrei andare avanti ancora a lungo! C’era un’ambizione nelle formazioni di quell’epoca che oggi ci ispira parecchio. Inoltre, quei musicisti sapevamo davvero come suonare! A parte questo, penso che anche alcune colonne sonore firmate da Morricone, Elfman e Williams abbiamo lasciato un bel segno su di noi. Ma, alla fine, tutto dipende comunque da noi… siamo dei gran romantici e proviamo a scrivere musica che sia al tempo stesso malinconica e interessante”.
 
DOPO OGNI ASCOLTO L’ALBUM PARE SVELARE NUOVI PARTICOLARI E DETTAGLI. AVETE CERCATO DELIBERATAMENTE DI SCRIVERE UN DISCO CHE POTESSE CRESCERE IN QUESTO MODO NELL’ASCOLTATORE?
“Diciamo che questa volta abbiamo voluto comporre qualcosa che risultasse meno ovvio sin dall’inizio, qualcosa che potesse sfidare chi ascolta. Questo ha a che fare con la maniera in cui siamo soliti vivere la musica. Spesso trovo che se ti innamori di un album al primo ascolto, quest’ultimo finirà poi per stancarti abbastanza in fretta. Inoltre, volevamo realizzare qualcosa che potesse metterci alla prova come musicisti… abbiamo bisogno di sentire che siamo cresciuti e migliorati di album in album per non annoiarci. Questa volta abbiamo lavorato sodo sulle armonie e sull’atmosfera generale di ogni pezzo, cercando di inserire qualcosa di inaspettato anche quando il brano sembrava destinato a prendere una certa piega. Questo metodo di lavoro ci ha eccitato particolarmente e speriamo che anche gli ascoltatori possano trovarlo accattivante”.
 
MI CHIEDEVO SE IL TOUR EUROPEO CON GLI OPETH VI ABBIA IN QUALCHE MODO INFLUENZATO DURANTE IL SONGWRITING PER “LAZARUS BIRD”. ALCUNI DEOI NUOVI BRANI SONO PIÙ LUNGHI ED HEAVY RISPETTO AI VOSTRI CONSUETI STANDARD…
“Il tour con gli Opeth è stata un’ottima esperienza, visto che molti di noi sono anche fan della band. Ma per quanto riguarda la loro influenza, direi che solo su ‘Origo’ puoi sentire qualcosa di riconducibile a loro. Sotto certi aspetti, noi e gli Opeth abbiamo gli stessi gusti musicali, ma al giorno d’oggi abbiamo certamente anche obiettivi diversi. Mi pare che loro stiano diventando sempre più puliti e freddi, mentre noi puntiamo a diventare più ruvidi e spigolosi”.
 
A QUALI BAND CONTEMPORANEE VI SENTITE AFFINI?
“Questa è una domanda difficile… credo che dovrei conoscere personalmente un musicista per potermi effettivamente considerare affine a lui. Tuttavia, ci sono sicuramente delle band che mi piace ascoltare e con le quali abbiamo senz’altro più di qualcosa in comune. Potrei citare Circle, Meshuggah, Battles, Enslaved, Genghis Tron, Khold, Melvins, Anekdoten, Capricorns, Fleet Foxes… tutti gruppi che spaccano!”.
 
TORNANDO AL NUOVO ALBUM, TROVO CHE IL BRANO MIGLIORE SIA “WE WATCHED THE SILVER RAIN”. SI TRATTA DELLA COMPOSIZIONE PIÙ LUNGA DEL VOSTRO REPERTORIO? COME È NATA?
“Sì, credo sia proprio la più lunga! Le idee principali e la bozza della struttura sono state proposte da Robert. Abbiamo impiegato almeno un paio di prove per metterla a fuoco. Sostanzialmente, si tratta di un brano diviso in due parti, ma con un intro e un finale simili, che danno al tutto una sorta di struttura circolare. Il tutto è partito dal groove del riff portante, poi abbiamo quasi improvvisato. Sono molto contento della performance vocale di Linus, ha davvero marchiato a fuoco il pezzo in questa circostanza. Insomma, si tratta di un gran pezzo, ne vado molto orgoglioso. Lo abbiamo collocato verso la fine affinchè risultasse come una sorta di picco, prima che che il disco svanisca con ‘City Cloaked'”.
 
DI COSA PARLANO I NUOVI TESTI? AVETE UN MESSAGGIO PARTICOLARE DA TRASMETTERE A CHI VI ASCOLTA?
“No, non direi! Questa volta ci siamo sbizzarriti con i testi: ce n’è uno che è quasi fantasy, un altro è assai introverso ed esistenzialista… un altro paio sono invece piuttosto politicizzati. Non ci poniamo limiti in materia di testi… proprio come per la musica!”.
 
L’ARTWORK DELL’ALBUM È PIUTTOSTO ENIGMATICO… TI ANDREBBE DI ILLUSTRARCELO?
“Dipende… di quale artwork stai parlando? Quello della versione in CD è stato realizzato da qualcuno della Relapse, senza il nostro consenso, quindi non ti so dire proprio niente a riguardo. So solo che a mio avviso non ha niente a che vedere con la nostra visione di ‘Lazarus Bird’. Per quanto riguarda invece la versione in vinile, che è stata pubblicata dalla Garden of Exile, posso dirti che l’autore è il nostro amico Marcus Ivarsson e che quest’ultimo ha perfettamente colto il senso della musica. È meccanico, ma bizzarro al tempo stesso. Se volete vedere come doveva realmente essere il prodotto finito, vi consiglio di comprare il vinile!”.
 
LA LINEUP DELLA BAND È MOLTO STABILE DA PARECCHI ANNI. QUAL È IL SEGRETO DIETRO QUESTA FORTE COESIONE?
“Se fossi a conoscenza di tutti i conflitti, litigi e rotture che abbiamo vissuto per mantenere questa band in vita, ci penseresti due volte prima di formulare una domanda simile! Penso che la chiave di questo nostro piccolo ‘successo’ sia essenzialmente il desiderio comune di scrivere musica. Amiamo davvero quello che facciamo. Altre band probabilmente vanno avanti anche grazie a una sorta di rispetto reciproco fra i vari membri… noi invece siamo semplicemente uniti dalla musica, costantemente in preghiera e in venerazione, destinati a marcire in qualche angolo del music business e a essere ricordati soltanto tra qualche centinaio di anni, quando le donne piangeranno con i cuori spezzati e gli uomini si colpiranno sino a farsi sanguinare, maledicendo la follia dell’uomo. Ok, ho finito…”.
 
OGNI MEMBRO DI QUALSIASI BAND HA UNA SORTA DI EROE MUSICALE, CHE LO HA ISPIRATO E PORTATO A IMBRACCIARE UNO STRUMENTO (O IL MICROFONO). QUAL È IL TUO?
“I primi chitarristi che ho realmente amato sono probabilmente Adrian Smith e Dave Murray dei Maiden. Dopo di loro mi sono appassionato alle gesta di Rocky George, Dimebag Darrel e della coppia stellare Holt/Hunolt degli Exodus. Insomma, all’inizio stravedevo soprattutto per chitarristi metal. Ultimamente, invece, ho ampliato di molto i miei orizzonti musicali, anche se ogni tanto apprezzo ancora qualche bell’assolo, tipo quelli di Jeff Loomis e Michael Romeo. Come non citare poi i vari Dave Gilmour, Ritchie Blackmore, Robert Fripp, John McLoughlin…”.
 
TORNANDO ALLA BAND, STATE PROGRAMMANDO UN TOUR DI SUPPORTO AL NUOVO ALBUM?
“Saremo in tour in Scandinavia in autunno e probabilmente toccheremo l’Europa agli inizi del prossimo anno. Al momento non posso rivelare molto, ma se le cose vanno come previsto, si tratterà di una grande esperienza. Tenete gli occhi aperti”.
 
GRAZIE PER L’INTERVISTA, JONAS… VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA?
“Grazie a te e a chi sta leggendo questo articolo… prestate un orecchio alla nostra musica. Rimanete lontani da preconcetti e pregiudizi, il nostro nuovo album crescerà dentro di voi, perciò siate pazienti. A presto”.
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