Metalitalia.com è orgogliosa di presentarvi l’intervista ad uno dei personaggi che, per mille motivi, hanno fatto la storia del black metal: Varg Vikernes. Da sempre i suoi Burzum hanno ispirato intere generazioni di band, ma le vicende extra-musicali hanno contribuito e non poco a ‘mitizzarli’. Inutile qui ripercorre la travagliata esistenza di Vikernes, da poco uscito di prigione dopo la condanna per l’uccisione del leader dei Mayhem, Euronymous, avvenuta nel lontano 1993. Ciò che interessa a noi è che i Burzum sono tornati, naturalmente hanno evoluto il proprio sound e si sono decisamente allontanati sia dal black metal delle origini sia dagli album particolari partoriti durante il periodo di reclusione. Varg è ritornato con due splendidi album: “Belus” e l’ultimo “Fallen”. Ci è stato possibile raggiungere il ‘Conte’ solo via mail, ma tuttavia Varg si è dimostrato molto disponibile; peccato non sia stato possibile approfondire ulteriormente determinate tematiche e soprattutto un paio di discussioni su temi di una certa importanza. Abbiamo preferito non ritornare sui soliti avvenimenti accaduti in passato e non siamo andati ad indagare le convinzioni politiche di Vikernes (che in passato hanno fatto parlare, talvolta a sproposito, persino troppo) perché al gossip preferiamo sempre a comunque la musica, l’artista all’uomo. A Voi il ‘nuovo’ Varg Vikernes, continuate ad odiarlo o ad amarlo come avete sempre fatto!
CIAO VARG, BENVENUTO SU METALITALIA.COM! PRIMA DI TUTTO LASCIAMI DIRE CHE MI HA COLPITO QUELLO CHE HAI DETTO SUL TUO SITO WEB NELLA ‘PROPAGANDA DELLE BUGIE’, PUBBLICATA UN ANNO FA IN CONCOMITANZA CON L’USCITA DELL’ALBUM “BELUS”. LASCIO DUNQUE A TE LA PAROLA PER SPIEGARCI QUALI SONO STATE LE TUE SENSAZIONI PER QUESTO COME BACK E COME E’ STATO ACCOLTO “BELUS” DALLA CRITICA SPECIALIZZATA E DAI TUOI ESTIMATORI…
“Be’, in realtà non è stato niente di particolarmente emozionante, ho semplicemente ricominciato da dove ero stato costretto a smettere nel 1993 e mi è sembrato tutto uguale, come se non fosse mai successo niente. La reazione che ho ricevuto con l’uscita di ‘Belus’ è stata in gran parte positiva e molti sono stati quelli che mi hanno espresso il loro supporto e non hanno nascosto la gioia nel vedere che sono tornato sulla scena”.
“BELUS” ERA MOLTO DIVERSO DA “HLIðSKJÁLF”, SI SONO SENTITE NUOVAMENTE LE CHITARRE ED IL NUOVO “FALLEN” SEMBRA PROSEGUIRE LA STESSA STRADA E LE STESSE ATMOSFERE DI “BELUS”, NON E’ COSI’?
“In sostanza ‘Belus’ era diverso rispetto a ‘Hliðskjálf’ perché avevo avuto l’opportunità di registrare finalmente di nuovo in uno studio di registrazione. Il nuovo album ‘Fallen’ non fa altro che seguire la direzione intrapresa su ‘Belus’ perché è in questo modo che desidero procedere con la mia musica…”.
PER UN LUNGO PERIODO E’ SEMBRATO A TUTTI CHE TU NON FOSSI PIU’ INTERESSATO A SUONARE LA CHITARRA E DI FATTO COSI’ E’ STATO, COME MAI? I TUOI RIFF DEI NUOVI ALBUM SONO DAVVERO NOTEVOLI!
“Ti ringrazio! Ti posso dire che effettivamente per un periodo non ero più interessato a suonare la chitarra, ma è anche vero che non avrei potuto farlo a causa delle restrizioni vigenti in carcere. In sostanza non potevo suonare la chitarra, così la miglior cosa da fare era non voler suonare più la chitarra…”.
COSA MI DICI DEI TESTI DELLE CANZONI? POSSIAMO CONSIDERARE IL NUOVO ALBUM UN CONCEPT? C’E’ QUALCHE TEMA PARTICOLARE CHE AFFRONTI SU “FALLEN”?
“Ti confermo che il nuovo ‘Fallen’ è un concept album e ruota intorno al tema principale dell’elegia, ma ti consiglio di leggere tu stesso i testi, se desideri farlo, così puoi farti un’idea più precisa. Sul sito web www.burzum.org puoi trovare la traduzione in inglese dei testi dell’album”.
HAI DEDICATO IL TUO ALBUM PRECEDENTE, “BELUS”, AL DIO DEL SOLE, CHIAMATO CON NOMI DIVERSI NELLE CULTURE ANTICHE. INVECE IL NUOVO “FALLEN” E’ DEDICATO A QUALCUNO O QUALCOSA?
“A chi si sente un ‘caduto’…”.
SE NON ERRO IN “BELUS” ERA CONTENUTO ANCHE DEL VECCHIO MATERIALE. PROBABILMENTE QUESTA TUA SCELTA HA SPINTO MOLTI FAN A CREDERE CHE I BURZUM SI STAVANO RIAVVICINANDO AL VECCHIO STILE, MAGARI QUELLO DI “DET SOM ENGANG VAR”. INVECE “FALLEN” DIMOSTRA L’ESATTO CONTRARIO, OSSIA CHE HAI PREFERITO PROSEGUIRE SULLA STRADA TRACCIATA DAI NUOVI BRANI PRESENTI SU “BELUS”. SEI D’ACCORDO CON ME?
“Sì, sono d’accordo con te. Ad ogni modo io ho semplicemente detto di esser stato ispirato dal mio debut album e da ‘Det Som Engang Var’ per scrivere ‘Belus’. Non ho mai detto che ‘Belus’ avrebbe dovuto suonare alla stessa maniera dei miei vecchi album!”.
“DAUðI BALDRS” ERA SINISTRO, “HLIðSKJÁLF” ERA OSCURO MENTRE “BELUS” ERA EPICO. QUAL E’ SECONDO TE, INVECE, IL FEELING PIU’ APPROPRIATO PER RAPPRESENTARE IL NUOVO “FALLEN”?
“La mia più grande speranza è che il feeling più intenso che ‘Fallen’ riesca a trasmettere alle persone sia quello di una disperazione assoluta, oserei dire ‘illuminata’!”.
BELUS NELLA MITOLOGIA COMPIE UN VIAGGIO NEL REGNO DELL’OMBRA PER POI RITORNARE A SPLENDERE: SI PUO’ FARE UNA SIMILITUDINE TRA QUESTO VIAGGIO E LA TUA ESPERIENZA DI VITA? ADESSO PUOI ESPRIMERTI MUSICALMENTE COME MEGLIO CREDI E SEI DI NUOVO UNA PERSONA LIBERA. ALL’INTERNO DI “BELUS” HAI MESSO LA TUA VOGLIA DI LIBERTA’ E DI LUCE OPPURE L’ALBUM RAPPRESENTA LE CUPE ESPERIENZE DEL PASSATO? FORSE ANCHE “FALLEN” E’ UN ALBUM BIOGRAFICO? SEI TU ‘IL CADUTO’?
“No, né ‘Belus’ né ‘Fallen’ sono album biografici. Nei miei album, in tutti i miei album che ho prodotto, c’è sempre stato davvero pochissimo spazio per quella che è la vita di tutti i giorni. Puoi vedere sia ‘Belus’ che ‘Fallen’ sotto la luce dell’allegoria della caverna di Platone (mito raccontato da Platone in ‘La Repubblica’, ndR): chi è veramente ‘il caduto’? Forse ‘i caduti’ sono quelli che hanno apprezzato l’album ed il concept che ruota attorno allo stesso ‘Fallen’?”.
IN “BELUS” ED IN “FALLEN” CI SONO ELEMENTI CHE TU CONSIDERI FOLK? PERSONALMENTE CREDO CHE TU NON SIA MAI STATO INTERESSATO A QUESTO TIPO DI MUSICA, ANCHE SE E’ PARTE DEL RETAGGIO CULTURALE DEL TUO PAESE, NON E’ COSI’?
“Be’, quella che noi definiamo come musica folk norvegese in realtà è un prodotto importato del 1800, quando la Norvegia d’un tratto volle creare un’identità nazionale. A partire da quel secolo iniziò ad importare quanto più possibile dalle altre culture per poi spacciare tutto per ‘tipicamente norvegese’ e così accadde anche per la musica folk. Ad ogni modo hai ragione tu, la musica folk norvegese non mi interessa, mi piace qualsiasi cosa proveniente dagli altri paesi, basta che non sia folk norvegese! Sia in ‘Belus’ che in ‘Fallen’ non vedo la presenza di elementi folk (ma uno dei riff portanti in ‘Sverddans’, presente sull’album ‘Belus’, ha un’impronta tipicamente folk…, ndR), piuttosto noto degli elementi ben più antichi, presi da una più antica tradizione culturale scandinava, purtroppo da tempo andata perduta”.
SO CHE NON TI PIACE AFFATTO LA PIEGA CHE HA PRESO LA SCENA BLACK METAL INTERNAZIONALE. CREDI CHE QUESTO TIPO DI MUSICA SI SIA EVOLUTO VERSO LA DIREZIONE SBAGLIATA? IL PROBLEMA E’ LA MANCANZA DI ATTITUDINE E DI ABILITA’? CON IL PASSARE DEGLI ANNI IL BLACK METAL E’ DIVENTATO SOLTANTO UN GENERE MUSICALE MENTRE DURANTE GLI ANNI ’80 E ’90 IN NORVEGIA ERA QUALCOS’ALTRO E SOLO IN SECONDA BATTUTA ERA UN GENERE MUSICALE…
“Mi devi scusare, ma ho deciso di non rispondere più a domande concernenti il black metal. Ad ogni modo io non suono black metal (“non suono black metal”? Questa è un’affermazione sorprendente perché anche se gli ultimi album non sono della stessa impronta degli esordi, lo stile dei Burzum rimane ancora oggi saldamente ancorato al black metal, ndR). Non ho niente a che vedere con la scena black metal e così sarà anche in futuro e poi non ascolto praticamente più questa musica, non lo faccio più in sostanza dal 1995 e non ho più alcun interesse in questo genere”.
HAI MAI PENSATO DI CAMBIARE IL NOME BURZUM IN QUALCOSA DI PIU’ ‘NORDICO’? OPPURE CREDI CHE LA TUA MUSICA SIA ANCORA COSI’ OSCURA E QUINDI ‘GIUSTIFICATA’ AD ESSERE RAPPRESENTATA DAL MONICKER BURZUM?
“In effetti sì, ho pensato a cambiare il nome Burzum (che in linguaggio tolkeniano significa grosso modo ‘oscurità’, ndR) in qualcosa di più ‘scandinavo’, ma non sono sicuro che ci fossero i giusti presupposti per farlo. La musica che suono non è piena di oscurità, ma è la luce che scaccia l’oscurità del giudaismo, dell’Islam e del cristianesimo proveniente dal Medio Oriente”.
CREDI CHE LA MITOLOGIA NORDICA SIA STATA ‘INFETTATA’ DAL FILTRO INTERPRETATIVO DEL CRISTIANESIMO? MI RIFERISCO OVVIAMENTE ALLA “VÖLUSPÁ” (“I DETTI DI COLEI CHE VEDE”) DOVE VIENE ANNUNCIATA LA NASCITA DI UN ‘NUOVO MONDO’ CON IL DIO BALDR VISTO COME UNA SORTA DI ‘MESSIA’.
“Sì, le interpretazioni conosciute della mitologia scandinava sono tutte state ‘filtrate’ dalla cultura giudeo-cristiana. Se ti interessa potresti leggere il mio libro di prossima pubblicazione che tratta delle fonti e della religione nella Scandinavia antica (no, grazie, non credo di essere interessato, preferiamo leggere saggi ‘scientifici’ su tale argomento, ndR). Non c’è nessuna figura messianica nella mitologia scandinava né tantomeno all’interno della ‘Völuspá’”.
[Chi raccoglie l’intervista non sarebbe così categorico nell’escludere questa ipotesi. Nelle altre culture politeiste non si ritrova l’instaurazione di un ‘nuovo mondo ‘descritta in termini simili. Non solo nella ‘Völuspá’ Baldr ritorna dopo esser stato ucciso (dunque risorge), ma lo fa anche assieme al suo stesso uccisore, c’è dunque persino un riferimento esplicito alla redenzione. In questo mondo guarito dal male si instaurerà la nuova religione (cristianesimo) che soppianta il vecchio mondo degli dèi pagani caduti. Non c’è però l’identificazione di Baldr con il Cristo perché questo viene menzionato poco dopo, nella stanza LXV, la penultima, in cui tutti gli studiosi sono ormai concordi nell’identificare ‘inn ríki’ nel Cristo che arriva in questo ‘nuovo mondo’ ed instaura il suo regno. L’unico dubbio rimane sul fatto che a questo punto l’autore potrebbe essere persino diverso e che questo finale sia stato ‘aggiunto’ per porre il Cristo come chiave di volta di tutto il poema in quanto la sua venuta risolverebbe l’interrogativo del poema sul senso che bisogna dare all’esistenza. Questa sovrapposizione di religioni non deve stupire in quanto tutta la mitologia Nordica è stata ‘filtrata’ dalla cultura cristiana che l’ha fino a noi preservata fissandola per iscritto, ndR]”.
DI SICURO IL FINALE DELLA “VÖLUSPÁ” E’ FIGLIO DI UNA VISIONE OTTIMISTICA, MENTRE LA MITOLOGIA GERMANICA AVEVA UNA VISIONE PIUTTOSTO FATALISTA E PESSIMISTA ANCHE PER QUANTO RIGUARDA LA GIUSTIZIA PER IL FATTO STESSO DI AVERE IL DIO-GIUDICE (TYR) MENOMATO DI UN BRACCIO PER AVER MENTITO. COSA PENSI DI QUESTA AMBIGUITA’ DI FONDO?
“Be’, Tyr ha perso il suo arto perché egli è il Dio del Cielo, e Sole e Luna sono il palmo della mano; egli perse uno dei due quando il Sole venne oscurato in un’eclisse. Come dovresti sapere dalla stessa mitologia si conosce che i lupi mangiarono la Luna, mangiarono quindi la sua mano”.
[Permettimi di non essere d’accordo con la tua spiegazione nemmeno stavolta, a mio modo di vedere non corretta o quantomeno incompleta. Mi sono laureato studiando il passaggio della società germanica dal ‘paganesimo’ al cristianesimo e tutti ben sappiamo che esiste un dio germanico d’origine indoeuropea, un essere supremo creatore del mondo, ma che dopo l’atto di fondazione non interviene più nelle sorti del mondo cosicché le sue funzioni sono limitate ad un tempo ‘mitico’. Studiosi come il Pettazzoni chiamano ‘ozioso’ questo essere supremo dando però a tale caratteristica una valenza positiva: la sua inattività permette un ordine costituito immutato dall’atto di creazione, altrimenti un suo successivo intervento nella società comporterebbe il caos. Questo nume luminoso del cielo è considerato il padre di tutti gli dèi e uomini: Tîwaz (forma protogermanica dell’area occidentale che ha varianti sia nell’islandese Tyr che nell’alto tedesco antico Ziu). Dunque Tîwaz – Tyr diventa il dio celeste delle origini, ma è anche un dio guerriero, l’essere supremo protegge sempre i suoi fedeli e lo fa anche sul campo di battaglia, la funzione della sua arma però è precipuamente giuridica: è la funzione di dio tutelare dell’assemblea del popolo in armi, il thing. Diritto e battaglia non sono termini che si escludono a vicenda, la battaglia solitamente è un campo e sopra aleggia il giudizio della divinità che accorda la vittoria ‘di diritto’ ad una delle parti. Tîwaz o Tyr diventa ben presto dispensatore di vittorie, perdendo i suoi connotati di ‘dio celeste’, e rappresenta il lato giuridico della sovranità. Nei miti scandinavi tramandati sia da Snorri Sturluson che dall’Edda (nella Lokasenna o Insulti di Loki), Tyr possiede la peculiarità di essere un dio monco: egli mette la mano in bocca al lupo Fenrir, come pegno, per convincerlo a farsi legare per gioco (in realtà con l’inganno degli dèi Asi), ma Fenrir riesce a spezzare il laccio magico Gleipnir fatto da Odhinn e mutila Tyr; Snorri Sturluson aggiunge: «…e certo non può dirsi un pacificatore degli uomini». Lo studioso Dumézil pone l’accento sulla natura pessimistica del diritto germanico come si può osservare dal mito di Tyr: la mutilazione della mano destra (parte del corpo sacra poiché sul suo dorso s’incidevano le rune) del dio del diritto, avvenuta durante una procedura di garanzia (pegno), è nata sotto la stella della menzogna poiché egli si è prestato ad un inganno. Una visione pessimistica dunque, in cui il diritto non fa da pacificatore tra le due parti in causa, ma si schiera apertamente in favore di uno, facendo così soccombere l’altro contraente. La mutilazione, garanzia della natura sovrannaturale del dio, è un rito particolare d’iniziazione: sia un sacrificio atto ad acquisire una conoscenza superiore (come nel caso di Odhinn) sia un beneficio cosmico (nel caso di Tyr il sacrificio è servito per incatenare il lupo Fenrir, nemico dell’ordine cosmico). Si deve trattare probabilmente di un mito antico, tanto che i paralleli in altre civiltà (l’esempio di Muzio Scevola a Roma) dovrebbero significare una lontana origine indoeuropea comune, ndR]”.
SE NON ERRO DIVERSI ANNI FA AVEVI FONDATO UNA TUA ETICHETTA DISCOGRAFICA. HAI MAI PENSATO DI RIPROVARE A METTERE IN PIEDI UN’ETICHETTA E DI LAVORARE PER ‘L’ALTRA PARTE’ DEL MUSIC BUSINESS? NELLA VITA INVECE COSA TI PIACEREBBE FARE ORA CHE SEI LIBERO? VIAGGIARE? SE SI’, DOVE?
“Ora non sento più alcun bisogno di mettere in piedi un’etichetta discografica, ho soltanto voglia di stare a casa e suonare la mia musica, guardarmi un DVD, scrivere o anche soltanto correggere ciò che ho già scritto, lavorare al mio tabletop RPG, uscire e fare una camminata nel cuore della foresta, vagare senza meta con la macchina e cose di questo genere. No, non mi piace affatto viaggiare e non voglio farlo, non c’è posto che valga quanto quello in cui vivo”.
DURANTE GLI ANNI DI SOLITUDINE HAI AVUTO MODO DI CONOSCERE TE STESSO IN MANIERA PIU’ PROFONDA? QUALI ASPETTI E PENSIERI DI VARG HAI SCOPERTO CHE PRIMA DI QUESTA ESPERIENZA NON PENSAVI DI AVERE?
“Guarda, ad essere sincero il tempo trascorso in prigione non è stato particolarmente interessante e non è cambiato niente in quel periodo. Voglio dire, conoscevo già bene me stesso prima di entrarci, non hai bisogno necessariamente di entrare in una prigione o in un monastero per trascorrere il tempo in solitudine”.
INSEGNERAI AI TUOI FIGLI CHE LA VERA ED ORIGINALE RELIGIONE DELL’EUROPA NON E’ IL CRISTIANESIMO E NON E’ MONOTEISTA? QUANTO SARA’ DIFFICILE SPIEGARE QUESTO CONCETTO AI NOSTRI FIGLI CHE VIVRANNO ANCORA IN UNA SOCIETA’ DOVE TUTTI SI PROFESSANO CRISTIANI OPPURE SONO ATEI?
“Io non mi reputo una persona religiosa e spero che i miei figli non lo diventino. La religione europea è una cosa stupida come qualsiasi altra religione, ma apprezzo gli ideali ed i valori della nostra cultura e sono questi che io abbraccio intellettualmente (una scelta un po’ troppo di comodo, quella di ‘scorporare’ il lato religioso dalla cultura scandinava antico-medievale ‘pagana’, in cui la religione giocava un ruolo assolutamente determinante, ndR)”.
IN TUTTI QUESTI ANNI NON HAI AVUTO VOGLIA DI SUONARE, ANCHE PER UNA SOLA VOLTA, DAL VIVO DAVANTI MAGARI SOLO AI TUOI AMICI O FAN DI VECCHISSIMA DATA?
“Ad essere sincero no. Io faccio musica che possa essere ascoltata su uno stereo, se così posso dire, non per essere suonata dal vivo”.
ORA LA TUA VITA E’ RINATA NEL PAESE NORVEGESE DI BØ, QUALI SONO I SOGNI CHE ORA VUOI (E FINALMENTE PUOI) REALIZZARE?
“Scusa ma non ne parlerò, sono privati. Per il pubblico posso dire che lavoro grazie alla musica, scrivo le canzoni e pubblico album. Questi sono i sogni che devo avere davanti agli occhi del pubblico”.
GRAZIE PER LA TUA DISPONIBILITA’…
“Grazie a te per il tuo interesse!”.