BUTCHER BABIES – Indiavolate

Pubblicato il 10/03/2018 da

Dal debutto su Century Media i Butcher Babies sono stati in grado di attirare l’attenzione con metodi piuttosto discutibili, ma anche di riuscire ad evolversi in una realtà degna di considerazione in un lasso di tempo relativamente breve. Il terzo album “Lilith” ha dimostrato una crescita innegabile, ma è soprattutto la passione, la dedizione e la convinzione delle donne al microfono a donare finalmente credibilità ad un progetto che, per svariate ragioni, non era mai riuscito ad imporsi in maniera seria. In occasione della prossima data del 13 marzo 2018 al Legend Club di Milano abbiamo raggiunto le appariscenti Heidi Shepherd and Carla Harvey per approfondire la convincente svolta del gruppo…

MI PARE CHE ABBIATE ESPANSO IL VOSTRO SOUND NELL’ULTIMO DISCO, CONCORDI?
Heidi: – Penso si possa dire di sì. Più andiamo in tour e più scriviamo, più miglioriamo. Siamo un gruppo composto da persone molto eterogenee, con gusti e influenze differenti. Puoi sentire le influenze di ciascuno di noi in questo album, ma in maniera più coesa rispetto al passato. Siamo cresciuti come persone e come musicisti. Anche le qualità compositive del gruppo sono migliorate negli ultimi anni, tutte cose che splendono nell’ultimo disco. Ci siamo presi una pausa dai tour di un anno e mezzo per scrivere e registrare. Questo ci ha reso possibile lavorare a fondo sui groove e i ritornelli di ogni canzone. Parte del processo creativo è scrivere, destrutturare e ricostruire di nuovo. Concedere a noi stessi il tempo di fare tutte queste cose è stato cruciale per questo album.
Carla: – I Butcher Babies sono una band da nove anni ormai, di conseguenza è solo naturale che il nostro sound si sia evoluto nel corso della creazione di tre album insieme. Siamo cresciuti tutti come persone e come musicisti e abbiamo lavorato tantissimo sia come individui che come team. Con “Lilith” abbiamo scavato più che mai nelle nostre influenze concedendoci di essere molto aperti nella scrittura. Non volevamo fare solo un album metal, volevamo creare un album dei Butcher Babies, che mostrasse senza rimpianti ogni elemento della nostra personalità.

LA VOSTRA CRESCITA È ARRIVATA NATURALMENTE O ATTRAVERSO DURO LAVORO, DOLORE E STRESS?
Heidi: – Per quanto mi riguarda mi ritengo una persona che, quando si mette in testa una cosa, lavora duro e la ottiene. La crescita può avvenire in entrambi i modi in ogni caso, evolviamo naturalmente col corso del tempo. Non solo perché invecchiamo, ma per le esperienze che viviamo e dalle quali impariamo, siano esse positive o negative. Circa 10 mesi fa ho smesso di fumare dopo una decina d’anni. La transizione è stata molto difficoltosa per la mia voce. Non ero sicura che potesse tornare come prima. Dopo mesi di pratica, con determinazione, il mio canto e il mio screaming sono tornati più forti e potenti che mai.
Carla: – Stress, dolore e duro lavoro fanno parte dell’evoluzione naturale. Tutte queste cose ci fanno crescere come persone.

SIETE DUE VOCALIST CHE GIOCANO SULLO STESSO CAMPO, STILISTICAMENTE NON TROPPO DIFFERENTI: COME VI DIVIDETE IL LAVORO?
Heidi: – Litighiamo a morte! (Ride, ndR) scherzo. Quando scriviamo ci dividiamo le parti. Carla e io abbiamo armonizzato il nostro screaming in diverse canzoni, ora facciamo lo stesso anche nelle parti pulite. E’ molto divertente cantare insieme. Penso che le nostre voci siano diverse e i nostri ascoltatori riescano a distinguerci… Quindi va bene così.
Carla: – Ci sfidiamo nella gabbia di solito! Dire che non siamo troppo diverse stilisticamente è un po’ ignorante. Abbiamo voci diverse e stili molto diversi che fondiamo per rendere le Butcher Babies completamente uniche.

QUANDO CHRIS WARNER HA LASCIATO LA BAND AVETE DOVUTO AFFRONTARE IL PRIMO CAMBIO DI FORMAZIONE IN 8 ANNI. CHE IMPATTO HA AVUTO SULL’EQUILIBRIO DELLA BAND?
Heidi: – Sapevamo da tempo che Chris avrebbe lasciato, quindi eravamo preparati. Chase, il nostro nuovo batterista, è nostro amico da anni. Suonava negli Otep quando eravamo in tour con loro e suonava in un altro gruppo in cartellone al Mayhem Festival quando abbiamo partecipato al tour. Avevamo quindi viaggiato con lui in passato e sapevamo sarebbe stato perfetto. Non abbiamo fatto audizioni e nemmeno parlato con altri. Calzava a pennello. Di fatto il suo ingresso ha donato nuova linfa vitale al gruppo.
Carla: – Non è stata una transizione difficile semplicemente perché abbiamo iniziato a lavorare con un batterista appassionato quanto noi, qualcuno che si comportava come fosse con noi dagli inizi. Avere membri ugualmente ambiziosi è una necessità e un elemento chiave per il successo.

AVETE INTITOLATO L’ALBUM “LILITH” COME SIMBOLO DI EMANCIPAZIONE FEMMINILE. QUANTO È IMPORTANTE PER VOI CARICARE LA VOSTRA MUSICA DI UN MESSAGGIO?
Heidi: – Tutto quello che facciamo contiene un messaggio. Da come ci presentiamo al pubblico, alla nostra arte al nostro comportamento nella sfera privata. Il nostro messaggio ha sempre avuto a che fare con l’essere ‘se stessi’ senza alcuna restrizione. Chiunque voi siate. Sin dall’inizio col nostro vecchio ‘abbigliamento’ e anche col nostro stesso nome abbiamo pagato tributo alla grandissima Wendy O’ Williams che si è battuta per la stessa causa. Quando l’industria le ha imposto di apparire, cantare e presentarsi in un certo modo lei ha risposto in maniera battagliera col suo messaggio di individualità, la sua musica e le sue performance. Speriamo di perpetrare il suo messaggio in maniera forte e chiara.
Carla: – Penso sia estremamente importante portare un messaggio nella musica. Se qualcosa ti appassiona penso sia un dovere esprimerla attraverso l’arte, qualsiasi possa essere la vostra arte. C’è sempre qualcuno, là fuori, che ha bisogno di ascoltare.

SENTITE DI ESSERE UN ESEMPIO DA SEGUIRE PER IL VOSTRO PUBBLICO?
Heidi: – Se lo sono, sono un esempio positivo.
Carla: – Non mi ponevo coscientemente da modello, volevo solo esprimere me stessa attraverso il mio amore più grande, la musica. Quando la band ha iniziato a crescere però abbiamo realizzato di avere un’influenza sulle persone: la gente trovava connessione con i nostri testi e anche per noi è diventata un’esperienza catartica scrivere cose più personali. Quando un ragazzino viene da te dopo un concerto e ti dice cose come “sono una persona più forte perché dopo aver sentito i vostri testi so di non essere solo nei miei sentimenti” realizzi che hai la responsabilità di essere autentica. Attraverso quell’autenticità tu diventi un modello di comportamento.

SO CHE LA BAND GESTISCE PERSONALMENTE O HA VOCE IN CAPITOLO SU TUTTI GLI ASPETTI DEL MERCHANDISE, DELL’ARTWORK E DELLA PROMOZIONE. AVETE MAI DOVUTO DISCUTERE PER RIVENDICARE IL VOSTRO DIRITTO ALLA GESTIONE DI QUESTI ELEMENTI?
Heidi: – Siamo stati molto fortunati nel trovare un team dietro di noi che comprende la nostra visione e ci permette di fare quello che preferiamo a livello stilistico e artistico. Come ho detto prima, ogni piccolo dettaglio della nostra arte ha uno scopo e un messaggio. Quindi, se qualcuno provasse a ordinarci cosa fare, non credo che andremmo molto lontano.
Carla: – È come dici, abbiamo il controllo su ogni aspetto del business. Personalmente credo che ogni musicista dovrebbe fare lo stesso. Non litighiamo mai per questi argomenti fra di noi o con l’etichetta o il management. Questi ultimi hanno sempre avuto entrambi fede nelle nostre decisioni grazie alla nostra etica del lavoro. Facciamo del nostro meglio per prendere delle decisioni sensate che ci portino lontano.

CLÉMENTINE DELAUNEY DEI VISIONS OF ATLANTIS HA DICHIARATO CHE “IL PUBBLICO DESIDERA ANCORA CHE LE MUSICISTE METAL ABBIANO UN BEL VISO”. COSA PENSATE DI QUESTA USCITA?
Heidi: – Quando chiudi gli occhi e rimuovi tutti gli aspetti visuali di qualsiasi band, ciò che resta è il sound. E quest’ultimo è ciò che conta. Indipendentemente dal fatto che i musicisti siano uomini o donne.
Carla: – Il metal può essere un genere strano: senti opinioni come questa e poi ovviamente ti imbatti nelle reazioni negative che le donne attraenti nel metal ricevono. Non vi è via di uscita, o sbaglio? La bellezza è negli occhi di chi la osserva. Il talento offuscherà sempre la bellezza in superficie. Dopo tutto, confidenza e talento rendono sempre una donna più affascinante, giusto?

PERCHÉ NON CI SONO EXTREME METAL BAND COMPOSTE DA RAGAZZE BRUTTINE?
Heidi: – Perché tutte le donne sono belle.
Carla: – Sottoscrivo.

UN TEMPO ERAVATE NOTE PER ESIBIRVI IN TOPLESS, INDOSSANDO NIENTE SE NON DEL NASTRO ADESIVO SUI CAPEZZOLI. QUESTO NEL 2011. PERCHÉ AVETE DECISO DI CAMBIARE STILE? AVETE RIMPIANTI?
Heidi: – Soffrivamo a toglierci il nastro dai capezzoli ogni sera. Inoltre non mi sentirei a mio agio ad esibirmi così davanti ad un pubblico giovane. Con il passare del tempo, il nostro seguito si è allargato e oggi donne, uomini, ragazze e ragazzi vengono ai nostri concerti e conoscono la nostra musica. Inoltre scegliere un abito diverso per ogni show è divertente!
Carla: – Non ho rimpianti per nessun aspetto del percorso che ho intrapreso per diventare la donna che sono oggi. Abbiamo avviato questa band come un tributo a Wendy O’ Williams, la quale era una performer molto teatrale ed esuberante che era solita portare del nastro adesivo sui capezzoli. Eravamo molto influenzate dalla sua attitudine punk. Tuttavia, quando siamo maturati come gruppo abbiamo trovato un nostro stile. Il nastro adesivo sui capezzoli per noi è stato solo un passaggio nella carriera.

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