CALIBAN – I rape myself

Pubblicato il 08/06/2006 da


Dopo il successo di “The Opposite From Within”, i Caliban erano attesi al varco dagli appassionati delle moderne sonorità metalcore con un passato interessantissimo e un futuro in discesa. Di certo “The Undying Darkness” non ha soddisfatto le aspettative di chi li vedeva prossimi allo sdoganamento e al successo oltreoceano, ma allo stesso modo è piaciuto abbastanza al pubblico, anche se un po’ meno alla critica, complice un riff scippato agli As I Lay Dying e continui rimandi a famose band americane. In occasione del passaggio del gruppo a Milano, nella data con The Agony Scene e Neaera, Metalitalia ha l’occasione di intervistare il frontman dagli occhi di ghiaccio Andy, e di tirargli un poco le orecchie per alcune scelte davvero incomprensibili che il gruppo ha deciso di portare a termine. Ecco come si è difeso il frontman dei Caliban, sempre garbato e cortese e, dobbiamo ammetterlo, a volte con un inglese un poco incerto!




COME STA ANDANDO IL NUOVO ALBUM NEI NEGOZI E COM’E’ LA REAZIONE DEI FAN?
“L’album è ormai fuori da due mesi e un giudizio sulle vendite sarebbe prematuro; anche se in tutta sincerità non ho nessun dato ufficiale, pare stia andando bene. Quello che posso dirti è che la reazione del pubblico è molto buona, i ragazzi conoscono già bene i pezzi ai nostri show!”.

SO CHE PROBABILMENTE VI SARA’ GIA’ STATO CHIESTO, MA VORREI SAPERE IL TUO PARERE PERSONALE SU UN FATTO CHE RITENGO ABBASTANZA GRAVE: PERCHE’ NON AVETE ELIMINATO DALLA VERSIONE FINALE QUEI RIFF DAVVERO TROPPO SIMILI A CANZONI DEGLI AS I LAY DYING?
“Beh, in realtà è una canzone sola, ti riferirai sicuramente a ‘I Rape Myself’. Sicuramente è una cattiva idea, ma ce ne siamo accorti solo quando era tutto pronto. E’ vero il riff è molto simile lo ammetto, ma è una canzone su tutto l’album e non capisco come mai tutti esprimano tale disappunto, ci sono altre 12 canzoni sul cd che non ci assomigliano per nulla. Penso sia un buon pezzo e sono fiero di averlo composto, quindi non mi interessa”.

SEI UN FAN DEGLI AS I LAY DYING?
“Sì, è un gruppo che mi piace parecchio, posso dire di essere un fan”.

ALLORA AVRAI SENTITO SICURAMENTE “MEANING IN TRAGEDY”, O SBAGLIO?
“Sì, ma come ti ho già detto ce ne siamo resi conto a prodotto finito, sarà stata una cosa inconscia e non ci pareva un tale errore tenerla dopo averlo scoperto, punto”.

BENE, TI RINGRAZIO. “THE UNDYING DARKNESS” ESTREMIZZA IL DIVARIO TRA PARTI AGGRESSIVE E STACCHI MOLTO MELODICI NELLE VOCALS, SEI D’ACCORDO? COSA PORTA TUTTA QUESTA MELODIA NEL SUONO DEI CALIBAN?

“Sono d’accordo, è un dualismo interessante. Amo le parti aggressive che generano il mosh e amo le parti più melodiche. Come hai notato il lato melodico si sta espandendo sempre di più ma non per risultare più orecchiabili, bensì per una volontà di contrasto che ritengo molto avvincente e che indubbiamente i nostri fans apprezzano”.

IN TUTTA SINCERITA’ PERO’ DEVO CONFESSARTI CHE SE LA PARTE ESTREMA HA UNA GRAN RESA DAL VIVO, LE PARTI MELODICHE SONO DECISAMENTE UNO DEI VOSTRI PUNTI DEBOLI A MIO MODESTO PARERE. COSA NE PENSI?
“A volte il nostro chitarrista e cantante Denis è malaticcio e ha problemi alla voce (coosa? – a questo punto devo aver fatto una faccia talmente incredula che il buon Andy ha raddrizzato subito il tiro, ndR), in effetti non è un vero cantante e si è trovato a ricoprire quel ruolo quasi per caso, facendo davvero un ottimo lavoro in studio. Adesso sono più di due anni che sta dietro il microfono, ha preso delle lezioni di canto durante i ritagli di tempo e ha fatto un lavoro magnifico sul nuovo cd. Direi che sta migliorando ogni sera, sono fiero di lui”.

QUANTO A TE, HAI MAI PRESO LEZIONI PER RENDERE MEGLIO SUL PALCO?
“Io? Io canto poco (risate, ndR). Ho fatto solo qualche lezione per un paio di mesi, giusto per imparare come respirare, per aggiustare il volume della voce e dosare quindi la mia performance. Solo qualche volta mi capita di fare esercizio prima di salire sul palco, non mi piace assolutamente farlo”.

VUOI RACCONTARCI IL PROCESSO COMPOSITIVO CHE HA PORTATO ALLA CREAZIONE DI “THE UNDYING DARKNESS”?
“Se con il precedente album è stata una cosa davvero complicata visto che siamo stati in Svezia, abbiamo patito il freddo invernale, e dovevamo spostarci in treno continuamente, questa volta abbiamo deciso di rendere le cose molto più facili rimanendo in Germania, in uno studio simile ad un ostello, con delle camere aldisopra e una bella sala ricreazione. Siamo stati molto comodi e abbiamo passato dei momenti davvero belli. Anders (Fridèn, cantante degli In Flames ndR) è un grande produttore, ha sempre ottimi consigli e buone idee su linee melodiche e strutture, è stato davvero molto professionale e ci ha insegnato parecchio”.

COME VI SIETE RITROVATI IN STUDIO CON MILLE PETROZZA (KREATOR)?
“E’ un buon amico del nostro batterista Patrick, ed è passato in studio un paio di volte a salutare e a dare un ascolto alle nuove composizioni. Avevamo una canzone thrash metal, e avevo dei problemi a cantare thrash, non so… Non avevo proprio idee su come cantarci sopra. Chiesi dunque a Mille di darmi dei consigli e la collaborazione nacque così in maniera assolutamente naturale. Pur essendo un fan di quel tipo di musica mi rimane difficile comporre, è del tutto innaturale per me”.

SIETE CONSIDERATI DEI PIONIERI DELLA SCENA METALCORE EUROPEA. VI SENTITE APPESANTITI DA UNA TALE DEFINIZIONE?

“Sinceramente mi sento onorato di una definizione del genere. C’è comunque del vero in quanto sono dieci anni che suoniamo questo genere di musica e ora finalmente stiamo raccogliendo i frutti. E’ bello sentire di gruppi che dicono di essere ispirati da noi, so che addirittura che ci sono delle band, di cui ora non ricordo il nome, che fanno solo cover dei Caliban!”.

SIETE INTERESSATI ALLE RECENSIONI DELLA STAMPA E DI QUELLO CHE VIENE SCRITTO SU DI VOI?
“Non troppo, non seguo la stampa specializzata. E’ una opinione personale, le poche recensioni che ho letto sono state molto positive quindi sono stato ovviamente molto soddisfatto, non apprezzo solo che mi mettano in bocca parole che non ho mai detto”.

PENSO CHE UNO DEI VOSTRI OBIETTIVI ATTUALI SIA IL MERCATO AMERICANO: VI SENTITE SOTTO PRESSIONE A RIGUARDO DI TALE TRAGUARDO?

“Stiamo ancora lottando per farci un nome laggiù. Gli States sono davvero sterminati geograficamente, abbiamo da poco fatto il nostro primo tour da headliner da costa est a costa ovest e penso che stiamo migliorando sensibilmente anche negli States, ma la strada è lunga”.

TROVI CHE IL PUBBLICO AMERICANO SIA PARTICOLARMENTE DIVERSO DALLA CONTROPARTE EUROPEA?
“La differenza c’è. Trovo il pubblico americano davvero aggressivo. Finchè tutti sotto lo stage vanno d’accordo e si divertono va tutto bene, il problema si pone quando qualcuno viene infastidito o peggio quando qualcuno si fa male. Non mi piacciono le risse quindi fermo i ragazzi della band e invito il pubblico a smettere. In America questi problemi accadono più frequentemente, una volta mi sono fermato otto volte per continui episodi del genere”.

CHE GENERE DI MUSICA TI PIACE ASCOLTARE NEL TEMPO LIBERO?
“Ascolto musica abbastanza soft, ultimamente sto apprezzando l’album degli svedesi Khoma, oppure cose come Placebo e Tori Amos, musica elettronica o rock emo. Di metal ne ascolto sinceramente poco, ma ho apprezzato molto gli ultimi In Flames, Chimaira e As I Lay Dying (strano! ndR)”.

ULTIMA DOMANDA: HAI UNA MANIA PERSONALE?
“Mentre cazzeggio su Internet, mi dedico molto a MySpace. Lo so che è una malattia da deviati, ma non sono di certo l’unico, l’80% degli artisti e dei ragazzi ai concerti è coinvolto, potete considerarmi sicuramente una puttana del MySpace, odio ammetterlo ma è così! (curiosi? Cliccate QUI ndR)”.


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