CALIBAN – L’Impero Fantasma

Pubblicato il 24/01/2014 da

I Caliban sono una band che ha sempre goduto di un certo successo all’interno del panorama metal europeo ed internazionale. Questi veterani del metalcore melodico sono sempre riusciti, grazie ad abilità e mestiere, a fondere violenza e melodia per creare composizioni capaci di mettere d’accordo ben più di un metal fan (e di contro, capaci di attirare le antipatie di altrettanti a causa di questo compromesso). I Nostri hanno pubblicato recentemente la loro nona fatica in studio, “Ghost Empire”, seguito del non esaltante “I Am Nemesis” del 2012. L’album sopra citato, da noi prontamente recensito su queste stesse pagine in tempi non sospetti, onestamente, non ci ha fatto gridare al miracolo. Però abbiamo comunque colto l’occasione per scambiare quattro chiacchiere al telefono col frontman Andy Dörner, il quale si è dimostrato aperto e disponibile a parlarci di tutto il processo compositivo del platter in questione, ma anche dei piani futuri che la band di Hattingen ha in cantiere. Questo e altro ancora nell’intervista che segue. Buon divertimento!

caliban - band - 2014

CIAO ANDY. GRAZIE MILLE PER AVER TROVATO IL TEMPO DI FARE QUESTA CHIACCHIERATA CON NOI. IL VOSTRO NONO ALBUM “GHOST EMPIRE” SARÀ TRA POCO DISPONIBILE SUGLI SCAFFALI DEI NEGOZI. NOI DELLA REDAZIONE ABBIAMO AVUTO MODO DI ASCOLTARLO IN ANTEPRIMA E VOLEVAMO APPUNTO CHIEDERTI DI PARLARCI UN PO’ DEL CONCEPT ATTORNO AL QUALE QUESTO VOSTRO LAVORO GIRA.
“Grazie a voi. ‘Ghost Empire’ affonda le proprie radici esattamente da dove ci eravamo fermati, ossia da ‘I Am Nemesis’, e si riferisce principalmente al fallimento dell’essere umano. Il precedente album parlava dell’incapacità dell’uomo di trovare un proprio posto nel mondo. In questo nostro ultimo lavoro abbiamo deciso di sviluppare questa tematica da un punto di vista più personale, focalizzandoci sui principali errori che le persone compiono, il modo in cui tutti riusciamo a essere cattivi gli uni con gli altri e la solitudine dell’uomo moderno. Abbiamo cercato di sviluppare questi temi nella maniera più intensa, aggressiva e profonda possibile rispetto, ad esempio, allo stesso ‘I Am Nemesis’”.

QUINDI CI STAI DICENDO CHE, IN QUALCHE MODO, POSSIAMO CONSIDERARE QUESTO “GHOST EMPIRE” COME UNA CONTINUAZIONE PIÙ OSCURA E VIOLENTA DI “I AM NEMESIS”?
“Per certi versi sì, decisamente. ‘I Am Nemesis’ rispecchiava una visione universalistica del mondo moderno, mentre questo nostro ultimo album affronta la tematica dal punto di vista personale di un individuo”.

IN CHE MODO PENSI CHE QUESTO ALBUM DIFFERISCA, IN PRIMO LUOGO, DA “I AM NEMESIS”, E DA TUTTI I VOSTRI PRECEDENTI LAVORI?
“Principalmente ti direi che il nostro sound è completamente nuovo. Benny (Richter, il produttore, ndR) ha lavorato duramente per creare questo nuovo sound del quale andiamo incredibilmente fieri, e che ci rispecchia al 100%. Grazie a Mark (Görtz, chitarrista e compositore, ndR) abbiamo usato un tipo di amplificazione totalmente nuova, creando un tipo di distorsione mai usata prima per le chitarre. A parte ciò non ho molto altro da dirti, perché la produzione non è proprio il mio campo (ride, ndR)”.

ADESSO CI PIACEREBBE PARLARE DEL PROCESSO COMPOSITIVO DEI CALIBAN. COME FUNZIONA ALL’INTERNO DELLA BAND? IMMAGINIAMO CHE TU TI OCCUPI PRINCIPALMENTE DEI TESTI, MA COME SI SVOLGE L’INTERO ITER DELLA SCRITTURA DEI VOSTRI BRANI?
“Questa volta posso dirti che abbiamo lavorato al contrario, ovvero prima sono nati i testi delle canzoni e, successivamente, abbiamo costruito attorno la struttura-canzone. Ci siamo occupati della pre-produzione, ovviamente, dove Mark e Benny hanno curato tutti gli aspetti relativi al sound di ‘Ghost Empire’ attorno marzo e aprile scorsi. Abbiamo modificato le ritmiche delle vocals dove ce n’era bisogno e, una volta ultimato il lavoro, ci siamo spostati in studio dove abbiamo unito e modellato il tutto. Ma in generale posso dirti che il processo compositivo all’interno dei Caliban è molto collaborativo. Ognuno ha l’opportunità di mettere le proprie idee sul piatto, e poi ci si lavora tutti quanti insieme”.

A PROPOSITO DEL COMPARTO VOCALE, ABBIAMO NOTATO CHE QUESTA VOLTA AVETE FATTO UN USO PIÙ MODERATO DELLE CLEAN VOCALS ALL’INTERNO DELLE VOSTRE COMPOSIZIONI. POSSIAMO CONSIDERARE QUESTA SCELTA UNA RISPOSTA A COLORO I QUALI VI HANNO ACCUSATO DI ESSERVI “VENDUTI” AL MUSIC BUSINESS?
“Be’, non saprei. Sì, effettivamente abbiamo utilizzato meno clean vocals questa volta, ma non le abbiamo abbandonate completamente. In fin dei conti, noi facciamo sempre del nostro meglio per equilibrare in maniera efficace violenza e melodia nelle nostre composizioni. Questo è sempre stato un trademark dei Caliban, e ci teniamo molto. Per tutte le nostre canzoni partiamo da un’idea di base, che poi andiamo a sviluppare. Non sappiamo da principio come un pezzo suonerà, non lo decidiamo a priori. Le canzoni si sviluppano e si evolvono da sole. Oltretutto, in questo lavoro ho sperimentato un approccio vocale diverso rispetto al passato. E’ stata un’esperienza davvero nuova per me”.

A PROPOSITO DEL TUO NUOVO APPROCCIO VOCALE PIÙ “CLEAN”, COME MAI HAI FATTO QUESTA SCELTA “CORAGGIOSA”, SE COSÌ POSSIAMO DIRE?
“Ho voluto provare qualcosa di nuovo, tutto qui. Ho seguito lezioni di canto negli ultimi sei-sette anni, principalmente per imparare a respirare bene. Originariamente avevamo in programma di effettuare questa sperimentazione già su ‘I Am Nemesis’, ma non abbiamo avuto tempo a sufficienza per provare. Questa volta il tempo non ci è mancato, e ci siamo riusciti. All’inizio mi è sembrato molto strano cambiare il mio screaming, non essendoci abituato. Però posso dirti che il risultato finale è stato soddisfacente, e siamo sicuri che i fan gradiranno. D’altronde non abbiamo stravolto il nostro sound, è stato semplicemente un esperimento per dare alle nostre canzoni un’impronta diversa”.

PENSI CHE QUESTO ESPERIMENTO VERRÀ RIPETUTO IN FUTURO?
“Per noi è stato interessante ed ha funzionato. Credo che in fondo questo rispecchi un’evoluzione del nostro sound e, perché no, ci piacerebbe riprovarci ancora in futuro”.

TI VORREMMO CHIEDERE ADESSO DI PARLARCI DEL CONTRIBUTO CHE IL VOSTRO PRODUTTORE DI VECCHIA DATA, BENNY RICHTER, HA DATO AL VOSTRO SOUND ATTUALE, DATO CHE LO HAI CITATO POC’ANZI. IMMAGINIAMO CHE, AVENDOLO SCELTO PER IL QUARTO ALBUM CONSECUTIVO, DOVRETE TROVARVI PROPRIO BENE CON LUI.
“Benny è un tipo fantastico, un grande musicista, ma soprattutto un eccellente produttore. A titolo personale, posso dirti di non aver mai avuto un produttore migliore. Probabilmente il segreto è che dopo tutti questi anni abbiamo raggiunto un affiatamento tale che ci porta a sapere esattamente cosa entrambi vogliamo, di conseguenza il lavoro con lui risulta essere scorrevole, ottimale, e ci porta precisamente al risultato che noi desideriamo. Anzi, a volte riesce a far suonare i nostri pezzi meglio di come ci saremmo mai potuti aspettare. Ed a parte questi aspetti meramente tecnici, Benny è soprattutto un amico, e lavorare tra amici è sempre una bella cosa. Lo consideriamo a pieno titolo il sesto membro della band (ride, ndR)”.

ORA UNA PICCOLA CURIOSITÀ: SU QUESTO VOSTRO ULTIMO LAVORO, PER LA PRIMA VOLTA NELLA VOSTRA LUNGA STORIA, POSSIAMO TROVARE UN PEZZO INTERAMENTE CANTATO NELLA VOSTRA LINGUA MADRE, “NEBEL”, CHE È OLTRETUTTO, A PARER NOSTRO, UNO DEGLI EPISODI MIGLIORI DEL LOTTO. COME MAI AVETE FATTO QUESTA SCELTA DI UTILIZZARE IL TEDESCO?
“Sì, abbiamo sperimentato il cantato in lingua madre precedentemente su ‘I Am Nemesis’, ma in quell’occasione si è trattato di una parte singola di un pezzo, all’interno del quale alternavamo inglese e tedesco. Quell’esperimento ci ha divertito, quindi abbiamo deciso di riprovarci ancora su ‘Ghost Empire’. Stavolta c’è venuta fuori una canzone intera, ci è piaciuta tantissimo ed abbiamo deciso di tenerla. Abbiamo chiesto il contributo di un nostro amico di vecchia data, Bastian Sobtzick dei Callejon, il quale ha subito accettato. A quanto pare si è rivelata una scelta azzeccata, nonostante io fossi scettico all’inizio dato che cantare nella mia lingua madre mi fa sempre uno strano effetto, non essendoci abituato. Alla fine è tutta una questione di trovare le parole giuste, a livello di ritmica e metrica”.

SIAMO VENUTI A CONOSCENZA DELLA VOSTRA NUOVA AMICIZIA CON IL FRONTMAN E PRINCIPALE COMPOSITORE DEI TRIVIUM, MATT HEAFY, IL QUALE È STATO ANCHE OSPITE SULLA VOSTRA BONUS TRACK “FALLING DOWNWARDS”. COM’È CHE TUTTO È INIZIATO? POTRESTI DIRCI DI PIÙ SU QUESTA STORIA?
“Be’, conosciamo Matt da circa dieci anni. Siamo stati in tour con loro varie volte e a lungo. Matt è sempre stato un nostro grande fan, ed una volta ci fece presente la sua volontà di partecipare ad una delle nostre canzoni. Per questo album si è presentata l’opportunità, quindi abbiamo deciso di chiamarlo e di presentargli l’offerta. Matt si è dimostrato subito entusiasta della proposta, quindi ci siamo diretti in studio. Siamo contentissimi di averlo avuto come ospite”.

AVETE QUALCHE ANEDDOTO CURIOSO DA CONDIVIDERE CON NOI RIGUARDO ALLA VITA IN TOUR?
“Oh cielo, sono davvero terribile nel raccontare aneddoti, dimentico sempre tutto (ride, ndR). La prima cosa che mi viene in mente, ad essere sinceri, non è affatto un aneddoto divertente, bensì una situazione molto particolare che abbiamo vissuto quando siamo stati in tour negli Stati Uniti nel 2001, durante gli attentati al World Trade Center e al Pentagono. Non ricordo esattamente dove alloggiammo in quel periodo, ci trovavamo ospiti da un amico. Questo nostro amico, l’11 settembre, ci svegliò nel cuore della notte, accese la TV e ci fece vedere cosa stava accadendo a New York. Credo fosse il momento esatto in cui il secondo aereo si schiantò contro le Torri, ed è stata una sensazione terribile, quasi irreale. Il fatto di averla vissuta proprio lì, sul territorio americano, in mezzo a tutta quella gente sconvolta, ha avuto un sapore ancora più straniante e triste. Un momento veramente orribile. Abbiamo, ovviamente, cancellato il tour e cercato di tornare a casa, il che si è rivelato, in quella situazione, estremamente difficile. Ci siamo fermati una settimana in più del previsto, a causa di tutto il parapiglia che si era creato, ma alla fine siamo riusciti a tornare in Europa”.

OK, ADESSO È IL MOMENTO DI PARLARE DEL VOSTRO NUOVO TOUR PER LA PROMOZIONE DI “GHOST EMPIRE”. AVETE IN PROGRAMMA DI FARCI VISITA? E’ DA UN PO’ CHE NON SUONATE IN ITALIA.
“Sì, è vero, purtroppo. Torneremo sicuramente però, non temete. Al momento stiamo effettuando un tour promozionale qui a casa nostra, in Germania. Dopo di che ne abbiamo un altro in programma in Russia. In seguito avremo un tour da headliner che coprirà tutta l’Europa, orientativamente tra aprile e maggio. Il tour non è stato ancora annunciato però, né le date. Prendetela quindi come una notizia ufficiosa (ride, ndR)”.

I VOSTRI FAN SARANNO MOLTO CONTENTI DI SENTIRLO. BENE, L’INTERVISTA È FINITA. AVETE QUALCOSA DA DIRE ALLA VOSTRA ENORME FANBASE QUI IN ITALIA?
“Vorrei semplicemente ringraziare tutti voi che state leggendo per il costante supporto che ci date e che ci avete sempre dato. Spero che il nostro ultimo disco vi piaccia, e ci vediamo presto in tour! Ciao!”.

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