Nati a Brisbane nel 2011, i Caligula’s Horse sono ormai una delle realtà più consolidate in ambito progressive metal.
Con sei album, gli australiani si sono guadagnati un posto di rilievo all’interno di una scena affollata e seguita da un pubblico esigente, grazie alla loro capacità di combinare potenza ed eleganza in modo impeccabile e, a scapito di qualche problema di formazione e degli intoppi causati negli ultimi anni dalla pandemia, non hanno mai smesso di crescere e puntare a nuovi obiettivi, utilizzando le difficoltà come carburante.
Il loro nuovo disco, “Charcoal Grace”, rappresenta un ulteriore passo avanti in un percorso che non conosce rallentamenti, e differisce dalla passata produzione per un’atmosfera più pesante e pessimistica, frutto delle disavventure che i quattro musicisti hanno attraversato.
Ne abbiamo parlato con il cantante Jim Grey, buona lettura!
CIAO JIM, BENVENUTO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. TRA L’USCITA DI “RISE RADIANT” E QUELLA DI“CHARCOAL GRACE” SONO PASSATI BEN QUATTRO ANNI. COS’E’ SUCCESSO DURANTE QUESTO LUNGO LASSO DI TEMPO?
– Per noi è stato un cammino veramente duro, so che non siamo gli unici, ma la pandemia ci ha colpiti in un momento in cui tutto sembrava funzionare alla perfezione. Eravamo in procinto di realizzare “Rise Radiant” e suonare in tutto il mondo, con un impatto che non avevamo mai avuto in precedenza.
Poi, all’improvviso, ci è stato tolto tutto e siamo stati lasciati alla deriva senza sapere se saremmo stati in grado di fare ritorno. Personalmente, ho perso la voce e ho dovuto seguire delle cure, molte terapie vocali solo per rimettermi in sesto ed avere la possibilità di tornare a lavorare come prima. Ma appena ci siamo messi a scrivere, quando siamo riusciti a superare il dolore ed il disappunto per questa situazione componendo i pezzi per “Charcoal Grace”, abbiamo ritrovato noi stessi.
COS’E’ ACCADUTO CON ADRIAN GOLEBY, IL VOSTRO CHITARRISTA? PERCHE’ HA LASCIATO LA BAND? DOPO LA SUA DIPARTITA SIETE DIVENTATI UN QUARTETTO. COME AVETE LAVORATO AL NUOVO ALBUM CON UNA SOLA CHITARRA? COSA FARETE IN FUTURO? AVETE INTENZIONE DI AGGIUNGERE UN NUOVO CHITARRISTA PER COMPLETARE LA FORMAZIONE?
– Adrian, come molte altre presone, ha subìto il colpo della pandemia e ha deciso di cambiare vita seguendo un nuovo percorso. Non potremmo essere più felici per lui e siamo contenti che abbia trovato qualcosa di nuovo per se stesso, che non includa suonare musica o andare in tour.
Per quanto riguarda la singola chitarra, non siamo mai stati una jam band che scrive suonando dal vivo in uno studio; la nostra musica, al contrario, è sempre nata con noi che avevamo i pezzi già in mente. Tutto ciò significa che le canzoni possono essere come vogliamo che siano in termini di arrangiamento anche così. Siamo totalmente felici come quartetto ed è con questa formazione che proseguiremo in futuro!
IN COSA “RISE RADIANT” DIFFERISCE DA “CHARCOAL GRACE”? QUEST’ULTIMO SEMBRA UN ALBUM PIU’ OSCURO ED ARRABBIATO RISPETTO AI PRECEDENTI. QUANDO AVETE SCRITTO I PEZZI? QUAL E’ STATA LA VOSTRA ISPIRAZIONE? IN PASSATO I TEMI TRATTATI ERANO LEGATI AD UNA CERTA POSITIVITA’, ORA SEMBRA CHE MOLTE COSE SIANO CAMBIATE…
– “Charcoal Grace” è il riflesso di tutto ciò che abbiamo attraversato, ciò che abbiamo osservato, delle esperienze che abbiamo vissuto e di quanto abbiamo imparato negli anni di pandemia. Noi lo vediamo come una sorta di catarsi, un lasciare andare ciò che abbiamo perso attraverso il racconto di storie che necessitano di essere raccontate.
Abbiamo iniziato a scrivere “Charcoal Grace” nella seconda metà del 2022. Personalmente, ero nervoso per il dubbio di esserne ancora capace, ma nel momento in cui abbiamo iniziato a lanciare idee tra noi, tutto è sembrato naturale ed emozionante come non mai. Il messaggio dell’album è decisamente più oscuro, poiché l’idea di scrivere un album positivo quando avevamo così tanta oscurità da eliminare sarebbe sembrata falsa.
LE VOSTRE COPERTINE, IN PASSATO,ERANO ACCOMUNATE DAL FATTO DI ESSERE LUMINOSE SE NON PIENE DI COLORI. QUESTA VOLTA, INVECE, AVETE SCELTO UN SOGGETTO SCURO, COME SE FOSSE UN RIFLESSO DEL MOOD CHE VI HA ISPIRATO. E’ UN’INTERPRETAZIONE CORRETTA? CHI E’ L’ARTISTA CHE L’HA REALIZZATO?
– La copertina di “Charcoal Grace” è stata creata da Chris Panatier, che è un talento straordinario e un artista incredibilmente versatile. Ogni volta che lavoriamo con un artista, troviamo qualcuno il cui lavoro amiamo e del cui talento artistico ci fidiamo, e gli forniamo i temi, i testi e il concept dietro un album (e talvolta le demo, ove possibile) e loro interpretano il materiale che forniamo con il proprio stile.
Siamo rimasti stupefatti dal lavoro di Chris non appena abbiamo visto la prima bozza: è un’immagine dall’aspetto iconico che cattura davvero la perdita di umanità rappresentata nell’album. Per inciso, in realtà è un dipinto su tela! Volevamo assicurarci che fosse un oggetto di arte vivente, tangibile ed umana.
QUALE SIGNIFICATO CHE ATTRIBUITE AL TITOLO?
– Mi è venuto in mente di utilizzare il titolo “Charcoal Grace” considerando il cupo fascino del silenzio: durante la pandemia eravamo stati lasciati in una sorta di silenzio forzato in vari modi. Anche quando le cose cominciarono a migliorare, era diventata una sorta di dipendenza, un concetto attraente da rinchiudere nell’oscurità. “Charcoal Grace” cattura quella bellezza, quell’oscurità propria del silenzio.
L’ALBUM E’ FORTEMENTE INFLUENZATO DA CIO’ CHE STA ACCADENDO ATTORNO A NOI. QUAL E’ L’ASPETTO DELLA SITUAZIONE ATTUALE NEL MONDO CHE TROVATE PIU’ SPAVENTOSO?
– Stanno accadendo molte cose. Sento che il nostro ruolo è fornire catarsi emotiva e un po’ di sollievo, prendere queste storie e questa musica e aiutare le persone a elaborare ciò che hanno passato, piuttosto che soffermarsi su ciò che sta causando danni in questo momento.
IL CUORE DEL DISCO E’ LA TITLE-TRACK, UNA LUNGA SUITE DIVISA IN QUATTRO PARTI. COME NASCE UN PEZZO DEL GENERE? COME L’AVETE SCRITTA E DI COSA TRATTA?
– La suite “Charcoal Grace” è l’unica parte dell’album che è chiaramente una ‘concept song’ tradizionale: ha trama e personaggi, un arco narrativo che gradualmente si intensifica. Eravamo entusiasti all’idea di lavorare su una canzone lunga quanto un intero lato del disco, qualcosa con cui metterci davvero alla prova.
Quando tutti i motivi musicali hanno iniziato a svilupparsi, abbiamo capito che sarebbe stato più adatto dividere il pezzo in quattro parti, ciascuna con la propria identità musicale e lirica, e questa idea ha iniziato a prendere forma.
E’ un racconto di abusi e traumi generazionali: abbiamo tutti visto persone perdere la fiducia nei propri cari a causa della radicalizzazione durante la pandemia, cosa che continua ad accadere anche adesso. Questa è una di queste storie.
“THE WORLD BREATHES WITH ME” E’ STATO SCELTO COME PEZZO INIZIALE. DI COSA PARLA?
– “The World Breathes With Me” è essenzialmente una visione a volo d’uccello della nostra esperienza negli ultimi anni. Il viaggio dalla perdita assoluta di fiducia nell’umanità alla riscoperta che siamo tutti connessi. Facciamo parte di un ecosistema del mondo e siamo uniti gli uni con gli altri attraverso il respiro, e questo dovrebbe essere sufficiente per farci riconnettere.
QUALI SONO STATE LE PRIME REAZIONI ALL’ALBUM? IN GENERALE QUANTA ATTENZIONE PRESTATE ALLE RECENSIONI?
– Sarò onesto, tengo gli occhi aperti durante le prime settimane dopo l’uscita di un album per vedere quali sono le reazioni.
Cerco di evitare di leggere recensioni formali a meno che non mi vengano inviate da amici e familiari (il che di solito significa che sono buone!), ma tengo d’occhio ciò che le persone dicono sulla loro esperienza con l’album e su come li ha colpiti. Questa è la cosa più importante da vedere per me: l’impatto emotivo e personale della nostra musica. “Charcoal Grace” ha avuto risonanza tra le persone ben oltre ciò che avrei potuto aspettarmi: è stato bellissimo.
SIETE IN TOUR IN QUESTO MOMENTO E PRESTO PASSERETE ANCHE DALL’ITALIA. QUALE SARA’ LA SCALETTA DEI CONCERTI?
– Il nostro tour da headliner in Nord America è stato davvero pazzesco: la risposta che abbiamo visto è stata del tutto inaspettata. Sapevamo di avere dei fan ferventi laggiù ma non avevamo idea della portata. È stato meraviglioso.
Ogni volta che viaggiamo in una nuova regione cerchiamo di assicurarci che ci sia un equilibrio tra i pezzi del nuovo album ed il vecchio materiale, anche solo per quei fan sfegatati che sono con noi da anni! Ma l’attenzione si è concentrata su “Charcoal Grace”: il momento clou di ogni serata è stato chiudere il set con “Mute”. È una canzone davvero speciale per me.
CI SONO BAND CHE HANNO UN SUONO SIMILE AL VOSTRO? CHE TIPO DI ASCOLTATORI SONO INTERESSATI ALLA VOSTRA MUSICA? QUAL È LA VOSTRA OPINIONE SULL’ATTUALE SCENA PROGRESSIVE?
– Non è mai una cosa a cui penso davvero, non trovo utile paragonarci ad altre band. Tendiamo semplicemente ad abbassare la testa e a fare le nostre cose, cercando di rendere la nostra musica il più onesto possibile riflesso di noi stessi. Sono sicuro che le persone abbiano le proprie idee sui gruppi a cui siamo più vicini musicalmente!
Per quanto riguarda la scena, sono molto entusiasta di vedere così tante giovani band con un talento artistico tanto ben sviluppato e unico. Ci divertiremo moltissimo.
COSA STATE ASCOLTANDO IN QUESTO MOMENTO?
– Ultimamente ho ascoltato molto Becca Stevens, una cantautrice americana. Adoro i suoi arrangiamenti vocali e il tono dei suoi testi mi parla a un livello davvero personale. Il suo album “Regina” è qualcosa di speciale!
AVETE GIÀ UN’IDEA DI QUALE POTREBBE ESSERE IL VOSTRO PROSSIMO PASSO?
– Abbiamo un sacco di tour in programma quest’anno! Saremo in tournée in Australia ad aprile, in Europa a maggio, e c’è dell’altro che non abbiamo ancora annunciato. In qualche modo, oltre a tutto questo, siamo molto ansiosi di ricominciare a scrivere: siamo tutti super-ispirati ed entusiasti per ciò che ci aspetta!