I Calugula’s Horse sono ormai una realtà consolidata nell’ambito del prog metal, forti di una carriera decennale e di cinque album, a metà tra tradizione e rinnovamento. Il gruppo di Brisbane ha pubblicato lo scorso maggio il nuovo disco “Rise Radiant”, che non ha certo tradito le attese, tra pezzi più heavy e ballate emozionanti. Ne discutiamo con il gioviale cantante Jim Grey, in una piacevole chiacchierata in cui si parla di passato e presente della band, delle origini australiane e del loro significato sia come influenze musicali sia come posizione geografica e delle conseguenze di questa emergenza sanitaria.
INNANZITUTTO, COME STATE VIVENDO QUESTA QUARANTENA? AVETE DOVUTO CANCELLARE O IN QUALCHE MODO MODIFICARE IL TOUR PROMOZIONALE PER IL NUOVO ALBUM?
– Considerate le circostanze possiamo dire di star bene! L’Australia ne sta uscendo molto bene e alcune restrizioni sono già state allentate. Personalmente ho fatto fatica ad abituarmi all’inizio, ma ora l’atmosfera è diventata accettabile.
Abbiamo dovuto cancellare l’intero tour americano, che sarebbe partito proprio il giorno della pubblicazione dell’album, oltre ad altri progetti che non erano ancora stati annunciati. Mentre ovviamente ciò è poca cosa rispetto ad un evento mondiale che ci ha toccato in maniera enorme, personalmente è stato devastante perdere un’opportunità del genere.
QUALI SONO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE? SIETE PIÙ ISPIRATI DA BAND DEL PRESENTE O DEL PASSATO? C’È UNA BAND IN PARTICOLARE CON LA QUALE PUOI DIRE DI ESSERE CRESCIUTO?
– Un misto dei due – in termini di mie influenze personali c’è una grossa fetta di esse della quale probabilmente non mi rendo conto, musica che era parte della mia famiglia e della mia educazione che è diventata parte di me. Ma molti artisti mi hanno influenzato, dagli australiani Silverchair a Tori Amos, Jeff Buckley, Peter Gabriel. Per quanto riguarda gli ascolti moderni, adoro in modo assoluto Agent Fresco ed Exploring Birdsong.
NEGLI ULTIMI ANNI MOLTE BAND IN AMBITO PROG ROCK O PROG METAL HANNO TENTATO DI RINNOVARE UN GENERE SOLITAMENTE LEGATO ALLA TRADIZIONE. PENSATE DI POTER ESSERE INSERITI IN QUESTA SCENA?
– Penso ci sia sempre una crescita naturale ed un cambiamento che arriva con ogni nuova generazione – noi siamo ormai parte di questa generazione di band prog da un tempo abbastanza lungo, e stare accanto ad artisti del calibro di Leprous e Haken è un vero piacere. Tutto ciò che noi facciamo, e ognuna di quelle band fa, è una sorta di crescita naturale. Artisti che sperimentano con le loro forme di auto-espressione entro i confini delle loro influenze.
CHE TIPO DI LEGAMI AVETE CON LA VOSTRA TERRA? VIVERE AL DI FUORI DI EUROPA E STATI UNITI È UN LIMITE PER UN MUSICISTA? IL VOSTRO PATRIMONIO CULTURALE È UN’INFLUENZA PER LA VOSTRA MUSICA?
– Per molto tempo, quando ero molto giovane, ho nutrito disprezzo per la mia terra natale. Era un atteggiamento giovanile del tipo: ” Io valgo più di questo posto, me ne andrò di qui, in un posto in cui le cose funzionano meglio”, che è il genere di stronzata che può venire a galla nella mente di un teenager. E’ stato quando ho iniziato a girare il mondo in tour in maniera impegnativa che ho realizzato l’amore che provo per la mia terra e per essere australiano, come noi siamo nelle nostre personalità.
Vivere al di fuori di Europa e Stati Uniti per un musicista è sicuramente difficile! Dobbiamo affrontare spese molto più alte per andare in tour rispetto alle band europee o statunitensi, anche solo spostarci è un grosso sforzo. Tornando alle influenze musicali, ci sono molti artisti australiani che sono stati super influenti per noi e molte altre band provenienti dall’Australia. Avevo citato in precedenza i Silverchair come un’ispirazione importante, ma anche Karnivool, Dead Letter Circus, Voyager, Twelve Foot Ninja, Ne Obliviscaris e molte altre. Non tutte ci hanno influenzato in modo diretto, ma sono un grande esempio di quanta musica importante sia stata prodotta in Australia.
I VOSTRI PEZZI SONO SPESSO COMPLESSI. COME NASCONO? DAI TESTI, DA UN RIFF O DA QUALCOS’ALTRO?
– Buona domanda – solitamente, nasce tutto insieme. Io e Sam condividiamo frammenti di canzoni ed idee, il più delle volte Sam con me. Se qualcosa mi colpisce, mi metto al lavoro per dare una forma melodica al materiale senza testi, e spesso le frasi senza senso che ci canto sopra si trasformano in parole che poi diventano versi, che alla fine portano al tema dell’intera canzone. Una volta iniziato il processo, qualcosa si accende ed entrambi ci gettiamo a capofitto nello slancio creativo.
LA BAND SI È FORMATA ORMAI DIECI ANNI FA ED È ANDATA INCONTRO NEGLI ANNI AD ALCUNI CAMBI DI LINE-UP, MA TU E SAM NE COSTITUITE SEMPRE IL BLOCCO PRINCIPALE. SIETE SEMPRE STATI IN ACCORDO RIGUARDO LA DIREZIONE MUSICALE DA SEGUIRE OPPURE AVETE AVUTO NEL TEMPO PUNTI DI VISTA DIVERSI?
– In effetti abbiamo avuto cambi di line-up fin dai primi anni – Sam e io siamo gli unici membri originali. La formazione attuale è incredibile, e non potrei essere più felice di dove siamo andati a parare, sia dal punto di vista musicale sia da quello personale. Siccome la maggior parte del songwriting è diviso tra me e Sam, abbiamo sviluppato un processo di scrittura in cui ci supportiamo a vicenda, e sappiamo entrambi che lo scopo è che le canzoni vengano fuori il meglio possibile, anche quando siamo in disaccordo. La maggior parte dei conflitti tra noi sono avvenuti nei primi giorni di lavoro insieme!
I VOSTRI TESTI SONO SPESSO DIFFICILI DA INTERPRETARE MA SEMBRANO AVERE IN COMUNE UN CERTO TIPO DI SPIRITUALITÀ. POTRESTI RACCONTARCI LE IDEE SU CUI È NATO “RISE RADIANT”? PUÒ ESSERE CONSIDERATO UN CONCEPT ALBUM?
– “Rise Radiant” non è un concept album. Il precedente “In Contact” lo era, con quattro capitoli, quattro storie, personaggi e viaggi. Era un qualcosa che stavolta non volevamo ripetere, e focalizzarci su qualcosa di diretto, emozionalmente onesto, in modo che ogni canzone avesse la sua propria voce dal punto di vista musicale e dei testi.
Tecnicamente non userei la parola ‘spirituale’ per descrivere ciò che facciamo poiché ci sono alcune connotazioni con quel termine che non ci descrivono per niente (risate, NdR)! Ma capisco come si possa rientrare in quel mondo poiché ci sono molti riferimenti all’umanità come un tutt’uno, alla nostra forza, alla nostra debolezza e alla nostra lotta per sopravvivere.
LA VOSTRA MUSICA SEMBRA EVOLVERE ALBUM DOPO ALBUM PUR MANTENENDO ALCUNE CARATTERISTICHE PECULIARI. QUAL È IL LEGAME TRA “RISE RADIANT” ED I VOSTRI ALBUM PIÙ VECCHI?
– Quando ci siamo seduti a tavolino per discutere cosa avremmo voluto dal nostro quinto album, molto prima che testi e musica fossero scritti, c’è stato un momento di brainstorming riguardo ciò che abbiamo amato da “In Contact” e dal nostro vecchio catalogo in genere, cosa enfatizzare nel nostro sound, e cosa avremmo voluto apportare al discorso musicale in termini di ciò che non avevamo mai approcciato in passato. Questo è il processo che ci sforziamo di adottare quando scriviamo nuova musica – lo scopo è mantenere il tutto fresco ed emozionante per noi stessi.
IL NUOVO ALBUM ALTERNA MOMENTI ATMOSFERICI AD ALTRI PIÙ POTENTI. IN PARTICOLARE IL PEZZO “SLOW VIOLENCE” SEMBRA ESSERE IL PIÙ PESANTE DA VOI SCRITTO, CON RIFF MODERNI E DAL SUONO QUASI NU METAL. SIETE D’ACCORDO?
– Non sono proprio sicuro dell’etichetta nu metal (risate, NdR). Per me, “Valkyrie” è il pezzo più heavy dell’album, ma capisco ciò che intendi dire. Il nostro focus è sul songwriting. Ciò significa che tentiamo sempre di dare ad ogni canzone un’evoluzione naturale, in modo che non sia ripetitiva e questo è il tipo di varietà che ci piace.
IN “RISE RADIANT” IL CANTATO È A VOLTE AGGRESSIVO ED ALTRE PIÙ MORBIDO, MA SOPRATTUTTO SI NOTA UN LARGO USO DEL FALSETTO. C’È QUALCHE CANTANTE DEL PRESENTE O DEL PASSATO CHE TI HA ISPIRATO IN QUESTO PARTICOLARE UTILIZZO DELLA VOCE?
– Il mio range di falsetto superiore è un’area della mia voce che ho sempre amato e trovato molto naturale, ma non ho spesso utilizzato in passato, probabilmente perché ho sempre percepito l’aspettativa di mascolinità nella musica heavy. Ero ovviamente molto nervoso quando si è trattato di inserirlo nella nostra musica, ma ho ascoltato molte artiste femminili e attraverso l’influenza di vocalist come Arnor Dan degli Agent Fresco sono riuscito a vincere questa paura e utilizzare una delle aree che preferisco della mia voce.
QUESTA PANDEMIA HA CAMBIATO IL NOSTRO MODO DI VIVERE LA MUSICA, COME PER ESEMPIO NEL CASO DI TUTTI I CONCERTI CANCELLATI. PENSI CI SARANNO DELLE RIPERCUSSIONI PERMANENTI NEL MODO DI LAVORARE DELLE BAND E DI COME SI RELAZIONERANNO AL LORO PUBBLICO?
– Non sono sicuro che le cose saranno come prima dopo tutto questo – è difficile sapere cosa avverrà a livello globale, specialmente fino a quando la situazione negli Stati Uniti in particolare rimarrà così disastrosa, come lo è stata per voi. Mentre in Australia le cose migliorano e si potrebbe tornare ad una sembianza di normalità in tempi brevi, tour internazionali potrebbero essere irrealizzabili per lungo tempo se le cose non dovessero cambiare presto. C’è solo da aspettare e vedere!