Stilando una classifica dei personaggi indiscutibilmente più importanti all’interno del panorama underground a tinte tricolore, ad Alberto Penzin spetta di diritto un posto d’onore. Dopo aver marchiato a fuoco alcune delle pagine, divenute poi storiche, dell’estremo italiano, l’ex mastermind degli Schizo è tornato nuovamente in azione mettendo ufficialmente in moto la sua creatura targata Camera Obscura Two. Misterioso, violento, minimale, il progetto CO2, ormai attivo da una decina d’anni, ha trovato la sua definitiva esplosione con il recente “DÖD”, una mistura ferale di death, grind e thrash; nevrotica ed ipnotica, terminale al punto giusto. Ed è proprio con Alberto Penzin, con ‘l’intrusione’ di Marco ‘Cinghio’ Mastrobuono, che abbiamo scambiato quattro chiacchiere in merito ai suoi Camera Obscura Two, al suo passato e degli imminenti nuovi impegni discografici. Buona lettura.
CIAO ALBERTO E BENVENUTO TRA LE PAGINE DI METALITALIA.COM. GRAZIE PER LA DISPONIBILITA’ E COMPLIMENTI PER IL VOSTRO ““DÖD”. ROMPIAMO SUBITO GLI INDUGI: COSA SI NASCONDE DIETRO QUESTO TITOLO?
– Grazie a te naturalmente. “D.Ö.D.” nella sua accezione puntata è l’acronimo del titolo completo del disco, “Days Of Demos”. E ovviamente in lingua svedese significa ‘morte’. Mi è parso un titolo appropriato, vista la natura dei brani inclusi in questa prima uscita, non solo musicalmente parlando. Ma riprenderemo ancora il discorso più avanti. Certamente lo Swedish death metal è anche una delle nostre fonti di ispirazione, tra le altre. A tal proposito, come non dedicare a posteriori un pensiero all’indimenticabile LG Petrov che ci ha purtroppo lasciato proprio in questi giorni.
“DÖD” E’ IL RISULTATO UFFICIALE DEL TUO PERSONALISSIMO PROGETTO CAMERA OBSCURA TWO, CONCEPITO NEL ‘LONTANO’ 2007. TORNANDO A QUEI GIORNI, CI PUOI RACCONTARE COME E’ NATA L’IDEA DEI CO2? DA DOVE NASCE QUESTO MONICKER? QUAL ERA L’OBIETTIVO DI QUESTA TUA NUOVA CREATURA?
– Semplice, dopo essere fuoriuscito dagli Schizo non volevo rimanere con le mani in mano, ed ho praticamente subito imbastito questo nuovo progetto. L’idea di una band che utilizzasse due bassi piuttosto che le canoniche due chitarre mi è sempre piaciuta, concettualmente. Il monicker? Vuole in qualche modo richiamare questo utilizzo, oltre ad avere altri significati chimici non particolarmente legati alla nostra natura. E’ fra l’altro anche piuttosto facile da ricordare e non rimanda a nessun genere in prima battuta; forse un po’ all’hardcore, ma non è un male. Qual era l’obiettivo? Nessuno in particolare, solo comporre e suonare, essenzialmente in sala prove, con amici. E registrare qualcosa. E se possibile anche qualche concerto. ‘Less is more’, in fondo.
PRIMA LA CHIAMATA ALLE ARMI DI GIULIO THE BASTARD, QUINDI L’ARRIVO DI ANDREA RAGUSA E INFINE ECCO MARCO ‘CINGIO’ MASTROBUONO E GIUSEPPE ORLANDO. COME E’ AVVENUTO IL RECLUTAMENTO DEI NUOVI COLLEGHI?
– GTB è arrivato qualche anno dopo, nel 2010. Il fido Andrea invece, al secondo basso, all’epoca giusto maggiorenne per la cronaca, era appena stato reclutato. Sostanzialmente è quello l’inizio vero e proprio della band. Cinghio è invece un acquisto più recente diciamo, pur essendo amici ed estimatori comuni di certe sonorità Swedish di cui accennavo prima. Non ha esitato ad unirsi alla truppa appena gliel’ho proposto, intorno al 2017 credo. Giuseppe infine (Peppe per gli amici) qualche tempo dopo, fu convinto da me e Cinghio a Roma in pochi secondi. Con lui poi ci conosciamo da molto tempo, da quando era tipo tredicenne, abitando all’epoca nella stessa città, Catania. Mi fa inoltre piacere sottolineare il fatto che poco dopo questa reunion – chiamiamola così – lo stesso Peppe ha avviato con Cinghio un altro progetto comune, gli Inno. E qui passo un attimo la palla al buon Marco per la sua versione dei fatti.
Marco “Cinghio” Mastrobuono: – Quando Alberto mi ha proposto di entrare come chitarrista nei CO2 è stato subito ‘SI’ senza nessun dubbio. Siamo entrambi due noti estimatori di tutto quello che gira intorno al tipico suono svedese e non potevo che essere entusiasta di poter ‘sfogare’ tutte le mie idee in un progetto nuovo. Nel primo disco che è appena uscito purtroppo non c’è nessun mio riff, anche se in fase di registrazione ho contribuito a diversi arrangiamenti, ma non vedo l’ora di farvi sentire qualcosa di nuovo il prima possibile!
TRA LE CARATTERISTICHE DI “DÖD” C’E’ SICURAMENTE LA PRESENZA DEL DOPPIO BASSO, ELEMENTO CHE VA AD INASPRIRE ULTERIORMENTE IL TASSO GIA’ ALTO DI NICHILISMO PRESENTE NELL’ALBUM. COME SPIEGHI TALE SCELTA?
– Beh, è il mio strumento in primis, quindi diciamo che ho una certa predilezione per le tonalità basse. Nella mia idea primordiale di musica estrema non è prevista una seconda chitarra in pianta stabile, quindi ho pensato di inserire al contrario un altro basso, appunto. Ricordo di aver visto live secoli fa un gruppo chiamato Cop Shoot Cop, con sonorità piuttosto distanti dalle nostre, che aveva infatti due bassisti in line-up, e credo che catalogai mentalmente la cosa sotto la voce ‘prima o poi’. Detto, fatto.
VENTOTTO MINUTI NEI QUALI NULLA VIENE LASCIATO AL CASO, CREANDO UNA MISTURA DI DEATH, THRASH, GRIND: MINIMALI MA EFFICACI. COME E’ AVVENUTA LA RIVISITAZIONE O COMUNQUE IL RI-ARRANGIAMENTO DEI BRANI COMPOSTI IN PRECEDENZA?
– Grazie per il complimento. L’idea era quella per l’appunto di riprendere tutti i brani che Giulio aveva inciso per i nostri demo, mantenere solo le parti vocali e ri-registrare tutto il resto sopra, conservando la stessa struttura ma variando ove voluto gli arrangiamenti. Un processo poco ortodosso in studio di registrazione ad essere sinceri, ma che si è rivelato stimolante ed in fondo abbastanza agevole, alla fine dei giochi. Del resto, pur non essendo il gruppo più originale del mondo, siamo poco convenzionali sotto l’approccio compositivo in generale. Ventotto (e cocci) minuti è poi un minutaggio iconico, copiare (o trarre ispirazione, se vuoi) dai maestri non è mai cosa sbagliata.
PARLIAMO UN ATTIMO DELLA COPERTINA: A MIO PARERE IL PERFETTO RIASSUNTO DI QUANTO MANIFESTATO POI IN MUSICA. VUOI DESCRIVERCELA MEGLIO?
– Si, anche perché la scelta dell’illustratore non è stata la solita ricerca online o il classico passaparola fra band, in prima battuta. Ero dal barbiere, anche lui amante di sonorità estreme e accanito fan degli Slayer, e lui tra una cosa musicale e l’altra mi parlò di questo suo conoscente disegnatore di Lodz, che aveva già realizzato diverse copertine ed artwork impattanti per svariati gruppi polacchi e non solo, il cui nome non mi suonava nuovo. Andai poi a spulciare il portfolio di questo Szymon Siech (a.k.a. VBRRTRD) e vidi subito un sacco di teschi in tutte le salse. La scelta fu naturale. Gli spiegai brevemente il concept dietro questa release e lui interpretò al meglio il feeling esoterico/malato del tutto. L’immaginario dell’ascoltatore potrà quindi trovare agevolmente una corrispondenza fra musica e copertina stessa, come peraltro avvenuto nel tuo caso, anche senza una mia noiosa dissezione del dettaglio tecnico. Aggiungo che prima dell’artwork di “D.Ö.D.” gli commissionammo la sleeve dello split EP “Total Insanity” realizzato assieme agli Schizo, uscito lo scorso anno su Ripping Storm Records, ed anche in quel caso centrò il bersaglio. Of course è già al lavoro sulla cover per la nostra prossima release già in cantiere.
GUARDANDO LA TRACKLIST, SPIAZZA (E NON POCO) LA TRACCIA NUMERO SETTE: UNA HIDDEN TRACK CHE PER OLTRE SEI MINUTI CI GETTA IN UNA SORTA DI SCONFORTO GENERALE. COME E’ NATA L’IDEA DI QUESTO EPISODIO FANTASMA?
– Ci servivano quei minuti extra per arrivare ai canonici ventotto menzionati in precedenza (“Reign in Blood” docet)! No, in realtà abbiamo voluto creare un ponte fra i primi sei brani ed i restanti due finali. Lo stacco ambient-doom minimale mi è sembrato freddamente adatto, per questa circostanza.
A PROPOSITO DI PEZZI: A CHIUDERE “DÖD” ABBIAMO DUE BRANI MADE IN SCHIZO. UNA SORTA DI RIVENDICAZIONE?
– No. Sono due pezzi che hanno fatto parte della nostra scaletta live sin dagli inizi della band, e mi sembrava giusto includerli in questa prima release-compendio. “Deathstress” era e rimane uno dei mie pezzi preferiti di “Total Schizophrenia”, mentre “Swamp Angel” rappresenta un altro periodo della mia precedente band che in fondo non mi dispiaceva ricordare, in qualche modo. Tutto lì.
INUTILE GIRARCI INTORNO: IL TUO NOME, INSIEME A QUELLO DEGLI SCHIZO RAPPRESENTA UNO DEI PILASTRI ASSOLUTI DELL’UNDERGROUND ITALIANO. TRA VOI, I BULLDOZER, GLI STESSI NECRODEATH: NOMI CULT CHE, MIO PARERE, NON HANNO MAI RICEVUTO ABBASTANZA RICONOSCIMENTI. QUAL E’ IL TUO PENSIERO A RIGUARDO?
– Beh si dopotutto, a quei tempi noi e gli altri abbiamo molto probabilmente dato il ‘la’ ad un’intera scena di un certo tipo. La famosa sacra triade, come molti l’hanno poi definita. I Bulldozer forse ebbero la possibilità più concreta di affermarsi ad un livello più alto, ma anche per loro purtroppo non andò. Erano chiaramente altri tempi, ma analizzando i fatti col senno di poi credo che un certo fatalismo sia inevitabile ed altresì romanticamente corretto, se mi passi il termine. In fondo suonavamo soprattutto solo per il piacere di farlo, quanto più rumorosamente (e nel nostro caso velocemente) possibile. Sono sicuro che anche Peso o A.C. Wild ti direbbero più o meno la stessa cosa.
SCHIZO: DEL TRIO SOPRAMENZIONATO, L’ELEMENTO PIU’ VIOLENTO ED ESTREMO. TRASPORTANDOLO ALLA PERSONA DI ALBERTO PENZIN, QUEL SENTIMENTO ESPLOSO NEL 1989 CON “MAIN FRAME COLLAPSE” E’ PRESENTE ANCORA OGGI, A DISTANZA DI OLTRE TRENT’ANNI?
– Buona domanda. Per alcuni versi potrei dirti di si. Ma ovviamente il tempo passa e le persone cambiano. Nel mio caso non molto, eh! Più che mantenere a tutti i costi ‘quel sentimento’ sono potenzialmente più interessato a conservare una coerenza attitudinale. Credo sia quello il nocciolo della questione.
PRIMA GLI SCHIZO, POI MONDOCANE POI… COSA AVVENNE CON PRECISIONE IN QUEL PERIODO?
– Dopo aver lasciato gli Schizo, e messa in piedi l’avventura CO2 come dicevamo, assieme a S.B. decisi di riportare in vita anche il project Mondocane, reclutando fra l’altro l’amico Carmelo Orlando dei Novembre alla voce. Long story short, e vicende personali omesse, non funzionò, ed il piano fu abortito senza registrare alcunché. Nella vita c’è un tempo per ogni cosa, evidentemente. Amen.
MUSICISTA, PRODUTTORE (ANCHE DEI SADIST), ARTISTA: ALBERTO PENZIN FIGURA A 360° DEL METAL ESTREMO. QUAL E’ IL TUO PROSSIMO OBIETTIVO? SAPPIAMO QUINDI CHE HAI GIA’ PRONTO DEL NUOVO MATERIALE PER I CO2 DOVE, COME DA TE STESSO ANNUNCIATO, NON CI SARA’ PIU’ GIULIO THE BASTARD : CHI LO SOSTITUIRA’?
– Ti sei scordato zappatore, fra le peculiarità. Battute a parte, il mio prossimo obiettivo? Suonare. Si, stiamo già registrando nuovo materiale per il prossimo album, dal titolo “T.O.D.” che conterrà sempre nove brani. Lo precederà un 7” con un nuovo brano (che non sarà poi contenuto nel prossimo CD) più una cover sul lato B; riguardo quest’ultima stiamo valutando diversi pezzi, ma dovremmo averne individuato uno dei Discharge, per andare sul sicuro fra i nostri preferiti. Il nuovo vocalist sarà quindi introdotto su questo EP, e per adesso concedici la suspense senza svelare nulla in anteprima. Non sarà una figura sconosciuta al nostro universo, posso anticiparti. ‘Keep it in the family’, insomma.
DA QUALCHE ANNO VIVI PRINCIPALMENTE IN POLONIA: COME GIUDICHI LA SCENA UNDERGROUND POLACCA E QUALI SONO LE PRINCIPALI DIFFERENZE CON QUELLA ITALIANA?
– Al momento, causa questa maledetta pandemia, non ricordo neanche qual è stato l’ultimo concerto a cui sono andato, e qui in terra polacca di certo non mancano o meglio… mancavano. Però devo dirti che la scena è molto viva e naturalmente ricca di band, per cui si spera di tornare presto alla normalità. Differenze con la scena italiana? Forse un maggiore attaccamento ai gruppi locali ed una certa propensione al ‘less talk more fact’ che anche da noi non guasterebbe. Oltre ad una solida partecipazione a qualsiasi tipo di evento, grosso o piccolo, che qui da sempre abbondano, come ricordato prima. Ma non voglio aprire polemiche, ci mancherebbe, in particolar modo di questi tempi.
SARA’ L’ETA’ MA PARECCHI GUARDANO CON MALINCONIA AGLI ANNI ’80: UN MONDO METAL (IN GENERALE) CHE NON TORNERA’ PIU’. TU COSA DICI?
– Che non tornerà più? Sostanzialmente è proprio così. Non sono un nostalgico a tutti i costi e non disdegno neanche la tecnologia, ma il futuro che vedo delinearsi mi fa quasi paura; troppo sintetico, troppo veloce, troppo vuoto. Io in quegli anni ’80 c’ero, ed è difficile rapportarsi in maniera disincantata ai tempi ‘moderni’. Detto questo bisogna anche dire che voler ricalcare pedissequamente quel periodo musicale non è una cosa molto coerente, quindi l’unica è andare avanti, non indietro. Riassumendo, nostalgia si, ma non canaglia.
A RIGUARDO: COSA STAI ASCOLTANDO ULTIMAMENTE? PUOI SUGGERIRCI QUALCHE NOME INTERESSANTE CHE MERITA DI ESSERE SEGUITO?
– Oh beh, se dai un’occhiata alla mia lista di canzoni preferite di Spotify, forse il disco più recente che trovi è tipo “Leave Scars” dei Dark Angel! Fondamentalmente ascolto gli stessi cento/duecento album di sempre, che possedevo sia in vinile che CD. Ovvio poi che anche un orecchio alle nuove release lo si dia comunque: ho apprezzato ad esempio ultimi Gatecreeper, Workshed, Emma Ruth Rundle & Thou, Boris & Merzbow, Of Feather And Bone, Demiser (li raccomando) e Mortify giapponesi (minimalismo grind), giusto per citare i primi che mi vengono in mente. Tra i gruppi polacchi caldeggio Mentor e Sanity Control, questi ultimi casualmente anche colleghi di etichetta.