Dopo così tanti anni è difficile dire qualcosa di originale su Mauro Berchi: d’altronde, anche chi leggerà questa intervista o saprà tutto del percorso musicale dello schivo e sardonico milanese o probabilmente conoscerà sì e no il nome di gruppi come Ras Algethi, Canaan e Neronoia (e vi invitiamo ad approfondirli, se interessati).
A conti fatti, come abbiamo detto in sede di recensione, ciò che davvero conta è che i Canaan sono sganciati da tutto e da tutti: dal mercato, dalla forma-canzone, dalla modernità, dai trend.
A volte servono gruppi che rimangano lì, fermi, e si facciano notare il meno possibile. Così avremo ancora la possibilità di scoprirli e farli nostri, come ormai è sempre più difficile nell’era del digitale e del tutto e subito.
La creatura Canaan è tornata ancora una volta ad inizio 2024, proponendo musica triste, dolorosa, tagliente: se non fate troppo caso ai confini fra i generi ma siete pronti a muovervi in territori fra darkwave, tentazioni industriali, dark rock rarefatto, trip-hop ed altro ancora, “Ai Margini” potrebbe fare al caso vostro.
BENTORNATI! STAVOLTA È PARTICOLARMENTE MINIMALE LA PROPOSTA DEI CANAAN, IN “AI MARGINI”. ZERO CANTATO, MOLTO PARLATO, STRUTTURE DELLE CANZONI SEMPLICISSIME; OVVIAMENTE STO PENSANDO E CONFRONTANDO LE NUOVE CANZONI AGLI ULTIMI TRE O QUATTRO DISCHI. QUALCHE PARTICOLARE INFLUENZA NELLE SCELTE MUSICALI FATTE? O È SEMPLICEMENTE ‘VENUTO COSÌ’?
– Il disco è venuto fuori così da solo. Non abbiamo ragionato molto su quello che usciva (non lo facciamo mai, ormai da lungo tempo): le canzoni hanno preso la loro strada e noi non l’abbiamo ostacolata. Concordo sul fatto che tutto sia scarno: nella composizione di questi brani abbiamo lavorato per sottrazione, mai per aggiunta. Less is more? Non sta a me dirlo, ma “Ai Margini” è una fedele immagine mentale dei Canaan (e dei suoi componenti) nel lungo periodo in cui è stato concepito.
Su questo disco ci siamo trovati ad essere completamente guidati dai suoni mettendo con le nostre manine sante solo qualche piccolo ritocco qua e là: la musica/il rumore ci hanno letteralmente preso per mano e con prepotenza si sono imposti sui nostri pensieri. “Ah, anche poeta…”.
HO DEFINITO LE PARTI VOCALI ‘NARRAT’ DI “AI MARGINI” COME ‘PICCOLE POESIE NICHILISTE’. ESSENDO FRAMMENTI PIUTTOSTO CORTI CHE COMPAIONO QUA E LÀ, MI HANNO RICORDATO PICCOLI COMPONIMENTI SIMILI ALL’ERMETISMO, ANCHE SE NEL TUO CASO USI SPESSO TEMATICHE DI TUTTI I GIORNI E UN LINGUAGGIO COLLOQUIALE, MOLTO VICINO ALLA LINGUA PARLATA.
CI PUOI SPIEGARE COME SCRIVI LE PARTI VOCALI, COME LE INSERISCI NELLE COMPOSIZIONI E A COSA TI ISPIRI?
– Esperienze di vita vissuta, porzioni di sogni, piccoli deliri quotidiani, concetti ‘terra terra’ (i quali a volte arrivano da dentro, a volte mi piovono addosso da fuori) che spesso assumono da soli contorni e significati molto più duri e profondi. Continuo (continuerò) a non vivere bene con me stesso e passo nei testi una parte di questa inquietudine. Vedila come una terapia, se così vogliamo chiamarla.
NELL’ULTIMA INTERVISTA RILASCIATA A METALITALIA NEL 2017, DOPO “IL GIORNO DEI CAMPANELLI” DICEVI: “ABBIAMO GIÀ REGISTRATO NOVE BRANI NUOVI: SONO ANCORA OVVIAMENTE MOLTO LONTANI DALL’ESSERE COMPLETI MA LE STRUTTURE E LE IDEE DI BASE SONO DEFINITIVE. SENZA SBILANCIARMI TROPPO, PENSO CHE IL PROSSIMO DISCO SARÀ ANCORA PIÙ CUPO E NERO DEL ‘GIORNO DEI CAMPANELLI’, E HO DETTO TUTTO. E PROBABILMENTE SARÀ ANCORA UNA VOLTA TUTTO IN ITALIANO”. IL DISCO POI DEVE ESSERE DIVENTATO “IMAGES FROM A BROKEN SELF”, PERÒ IN ITALIANO NON LO È STATO. QUESTO INVECE LO È. CI CHIARISCI COSA È SUCCESSO NEL FRATTEMPO?
– Quando registrai le voci di “Images From A Broken Self” avevo inizialmente provato a cantare in italiano con alcuni dei testi che avevo scritto. Ma non funzionava per nulla. Quel disco chiamava ed imponeva l’inglese. E così è stato. Idem con “Ai Margini”. Ho provato in inglese, ma niente da fare. Non funzionava. In realtà non funzionava proprio il cantato. Era necessario recitarlo. E così è stato.
L’INTERVALLO DI TEMPO DA “IMAGES” STAVOLTA È CONSISTENTE. C’ENTRA QUALCOSA ANCHE LA PANDEMIA? NEL SENSO, VOI NON SIETE UNA BAND CHE HA UNA DIMENSIONE LIVE O MEDIATICA, LO STOP MUSICALE CHE ALTRI HANNO AVUTO POTREBBE ANCHE NON AVER AVUTO ALCUN RIFLESSO SULLA ‘VITA’ DEI CANAAN…
– E infatti la pandeminchia non ha avuto alcun effetto. Plain and simple: ormai siamo vecchietti, e dal 2010 in poi abbiamo lavorato sempre in un modo molto sparso e rilassato, con una ovvia dilatazione dei tempi. Nessuna fretta, nessun vincolo, nessuna costrizione e nessuna pressione. Niente prove a scadenza fissa, niente strutture da seguire, niente ‘dueriff-bridge-qui-facciamo-così-poi-dopo-due-giri-mettiamo-il-ritornello-ma-le-chitarre-dove-sono-finite-e-il-basso?’.
‘Solo’ (solo…) il nostro solito terribile senso di autocritica e la tendenza a non sentire mai una cosa come finita se non quando ti sfinisce del tutto. I brani ci prendono per stanchezza – il che alla fine è un bene, per come la vedo io. Spesso non mi piace mettere punti di chiusura, nella musica come in molte altre cose…
LE INFLUENZE DEL CANTAUTORATO IN ITALIANO SONO STATE UN GROSSO RESPIRO NEL VOSTRO SOUND – PER ME SEMPRE RASSEGNATO E NEGATIVO – MA CON ALCUNE POSSIBILITA’ ESPRESSIVE IN PIÙ. HO APPREZZATO MOLTO IL NUOVO DISCO, MA UN PO’ QUEL TIPO DI MELODIE VOCALI MI MANCANO. CHE NE PENSATE? TORNERANNO?
– Torneranno presto. Il nuovo disco, che mixeremo a fine estate in Inghilterra negli studi di Greg Chandler (Esoteric) è decisamente diverso da “Ai Margini”. Molto più movimentato, molto più cantato, in lingua inglese (il titolo non è stato ancora deciso) e decisamente più suonato. Anch’esso è uscito da solo e sono io stesso curioso di vedere cosa salterà fuori una volta portato a compimento.
TI RIFACCIAMO LA STESSA DOMANDA CHE TI RIFARANNO TUTTI, D’ALTRONDE SIAMO DI METALITALIA.COM. COME TI RAFFRONTI COL METAL ORA, ANNO 2024? LO SENTI COME UN PASSATO SCOMODO, ININFLUENTE, DOVEROSO, O COS’ALTRO?
– Lo sento come una parte del passato. Nulla di più, nulla di meno. E il passato – sempre e comunque, anche quando non ce ne accorgiamo – forgia il presente.
Ah, non solo poeta! Addirittura filosofo! (Risate, ndr).
QUALI SONO GLI ARTISTI CHE TI HANNO FATTO MUOVERE FUORI DA UN ORIZZONTE STRETTAMENTE METAL? SE RIPENSI AL TUO PERCORSO MUSICALE, QUANDO HAI INIZIATO A MUOVERTI VERSO UNA DIMENSIONE MUSICALE ALTRA? GRAZIE A CHI?
– Da subito e grazie a mio padre. I ricordi della mia primissima infanzia sono di lui che alla domenica mattina ascoltava dischi di Nanni Svampa, I Gufi, De André, Battisti. Sono cresciuto circondato dalla musica, e ho iniziato a consumarla fin da piccolo.
Forse per reazione mi sono orientato verso il metal e la musica ‘cattiva’, ma in parallelo continuavo a sentire anche tutta la musica che la gente considera ‘normale’. Poi verso i sette, otto anni ho preso qualche lezione di chitarra, e per forza di cose suonavo canzoncine innocue e rassicuranti. Quindi – ovviamente – il tarlo ha cominciato ad agitarsi e a scavare. Volevo e dovevo imparare altro, e mi ci sono applicato intensamente. Il resto è venuto da solo.
LA MUSICA DEI CANAAN È FORTEMENTE CONNOTATA. SI AVVICINA A SENTIMENTI, STATI D’ANIMO, EMOZIONI MOLTO PRECISE CHE NEL TEMPO SONO SEMPRE STATE EVIDENTI. PURE CON I NERONOIA IL TIPO DI SENTIMENTI CHE HAI ESPRESSO IN MUSICA SONO MOLTO NETTI E SIMILI A QUESTI. NON TI SEI MAI SENTITO LIMITATO IN QUALCHE MODO DALLA TUA MUSICA? CON LA VOGLIA MAGARI DI MOSTRARE QUALSIASI ALTRO LATO ARTISTICO, POSSIBILMENTE LONTANO DA QUELLO PER CUI SEI CONOSCIUTO?
– Non suono per divertimento, non suono per farmi conoscere, non suono per diletto: suono perché ne sento il bisogno, e perché suonare mi aiuta a espellere una parte del mio ‘mal d’animo’. Che la mia/nostra musica venga ascoltata e apprezzata mi fa piacere, ma quando anche non dovesse accadere per me è lo stesso. Suonerei anche se fossi l’ultimo uomo rimasto al mondo, picchiando sui bidoni della spazzatura in mancanza di altro. Per questa ragione, faccio fatica a concepire il concetto stesso di limite: i limiti che mi confinano li crea il mio cervello e quindi sono per loro stessa natura invalicabili. Come dicono gli americani: “better the devil you know”.
NEL NOSTALGISMO E NEL RECUPERO DI TUTTO CIÒ CHE È PASSATO, I RAS ALGETHI RESTANO DOVE SONO. MI RISULTA CHE NON CI SIANO RISTAMPE NÉ DEL DEMO NÉ DELL’ALBUM. E’ UNA SCELTA? TI È STATO CHIESTO DI RIPORTARLI IN CIRCOLAZIONE?
– Un numero vomitevole di volte (in un paio di occasioni anche da etichette che, nella penosa situazione attuale, potrebbero essere considerate ‘grosse’). Ma disco e demo rimangono nel passato: il loro posto è lì.
NELL’ULTIMA INTERVISTA HAI FATTO UNA DISAMINA MOLTO PRECISA DELLO STATO DELL’INDUSTRIA MUSICALE, DAVVERO LUCIDA E CONSAPEVOLE. SONO PASSATI ALTRI SEI SETTE ANNI DA ALLORA. HAI QUALCOSA DA AGGIUNGERE? E’ CAMBIATO QUALCOSA? SIA IN MEGLIO CHE IN PEGGIO…
– Rileggendomi, direi che ho azzeccato molti punti in quella risposta. Non vedo grossi cambiamenti né miglioramenti. Semmai una ulteriore discesa della musica verso un pantano merdoso di like/tweet/streaming/download. Escono dischi bellissimi solo in formato digitale: ma andate tutti a prenderla in culo – in senso amichevole, ma neppure troppo…
Devo spendere dei soldi veri per comprare degli 0 e degli 1 su un computer ? No, grazie. Voglio prendere in mano lo stronzo fumante, non solo sentirne l’odore. A proposito di ringraziamenti, grazie a voi per lo spazio che ci avete dedicato.