I Cancer Bats arrivano da Toronto, fanno un crossover tra hardcore, punk, metal e sludge, e hanno da poco pubblicato il terzo album su Roadrunner. Note biografiche generiche, se non fosse che il gruppo, durante infiniti tour, si è guadagnato la fama di una delle più eccitanti e devastanti live band in circolazione. Chi scrive ve lo conferma, avendo visto i canadesi uscire a testa alta dal confronto con gli headliner The Dillinger Escape Plan, notoriamente un tornado on stage. Non è un caso, a nostro parere, che esistano poche foto ‘posate’ della formazione, non racchiudono semplicemente l’essenza del gruppo. L’approccio del frontamn Liam Corner quando si presenta per l’intervista è agli antipodi rispetto alla sua versione col microfono in mano: un punk kid trasandato, rilassato, sorridente, lucido, brillante, ironico. Come un writer vorrebbe tutti i suoi interlocutori in un intervista insomma!
IL VOSTRO ULTIMO ALBUM SUONA MOLTO PIU’ PESANTE DEI PRECEDENTI CAPITOLI, AVETE CERCATO UN RISULTATO DEL GENERE?
“Il nostro ultimo album suona finalmente come siamo dal vivo. Il problema più grande dei primi due album in studio era proprio il fatto di non riuscire a catturare la nostra energia live, anche se ‘Hail Destroyer’ è abbastanza efficace il pubblico arrivava sempre impreparato. ‘Bears…’ è heavy, tanto heavy quanto lo siamo attualmente sul palco. E’ un ritratto realistico di come la band si è evoluta negli anni, la mia voce è molto più aggressiva, anche se tento di mantenere una certa dinamicità. Ci sono poi elementi che sono rimasti invariati. ‘Birthing The Giant’ è fondamentalmente un disco punk, ‘Hail Destroyer’ ha introdotto molti elementi southern… abbiamo mantenuto queste caratteristiche, che amiamo e che sono i nostri elementi distintivi, tentando di evolverle nella aggressività che ci contraddistingue”.
TI PIACE STARE IN STUDIO?
“No… preferisco di gran lunga stare in tour! In studio è tutto troppo metodico, star seduti a tentare di fare tutto perfetto è una cosa molto distante dalla mia personalità. Sul palco si è molto più spontanei, energia cruda. Certo suoni sempre al meglio, ma è tutto imperfetto, ed è giusto che sia così, nella più totale attitudine hardcore punk. Sono un punk, non mi interessa essere perfetto, voglio solo spaccare. Dal vivo può capitare che molli il microfono e che mi metta a spingere gente giù dal palco. Volete sentire la canzone perfetta? Ascoltate l’album, dal vivo siamo diversi”.
TROVI SIA DIFFICILE LAVORARE CON UN PRODUTTORE?
“No, abbiamo un rapporto magnifico con Eric Ratz e Kenny Luong, sono amici intimi, siamo riusciti a costruire un rapporto lavorativo molto efficace. Registriamo separatamente, è molto diverso dall’esperienza live e da come nascono le nostre canzoni, ma funziona”.
PERCHE’ FARE UNA COVER DI ‘SABOTAGE’ DEI BEASTIE BOYS, SCEGLIERLA COME SINGOLO E FARCI UN VIDEO?
“Nella fase di scrittura del nuovo album eravamo in giro per festival, e avevamo bisogno di una cover da aggiungere al nostro set, per coinvolgere più gente possibile. All’inizio volevamo suonarla solo in Canada, una sorta di chicca per il nostro paese d’origine. Poi alla fine ha avuto un ottimo successo, così abbiamo replicato nel Regno Unito, poi in Europa, poi in Giappone. Ovunque, quando la suonavamo la gente impazziva. Abbiamo quindi deciso di registrarla una volta terminata la fase di stesura del nuovo album. Non avevamo un contratto ai tempi, ma avevamo 5-6 mesi di tour pianificati. Per far parlar la gente e per tener sveglia l’attenzione abbiam deciso di pubblicare un EP, giusto per promuovere il tour”.
E’ STATO DIVERTENTE GIRARE IL VIDEO?
“Lo è stato eccome! Faceva freddissimo quel giorno, non traspare affatto nel video. Abbiamo girato a gennaio a Toronto, non c’è neve è vero ma vi posso assicurare che la temperatura era polare. Inoltre abbiamo girato dalle 6 del mattino alle 9 di sera, quindi è stato un giorno molto lungo e molto freddo!”.
FINALMENTE SEMBRA CHE ABBIATE TROVATO UNA LINEUP SOLIDA: FILA TUTTO LISCIO?
“Si, va tutto bene. Da quando Jaye è entrato a far parte del gruppo, e parlo di subito dopo le registrazioni di ‘Hail Destroyer’, quindi del 2007, le cose sono sicuramente diverse. Spero tanto sia la nostra formazione definitiva”.
HO SENTITO CHE IL TITOLO DELL’ALBUM SI RIFERISCE AI QUATTRO MEMBRI DEL GRUPPO: VUOI SVELARCI CHI E’ COSA, E PERCHE’?
“Tutto vero. L’ ‘orso’ è Mike, ovviamente perchè è un ragazzone e ha una gran barba. Quando siamo in Inghilterra, dove normalmente la statura è un po’ più piccola che da noi in Canada, la gente di fronte a un omone così grosso e peloso ha cominciato a chiamarlo così. Il ‘sindaco’ è Scott, noi lo prendiamo in giro chiamandolo così perchè fa tutto secondo le sue regole. Non gli importa di nulla, è il sindaco della sua città immaginaria, ha anche il suo fuso orario personale. Io sono ‘scraps’, ovvero ‘un pezzetto’, perchè sono spesso al verde e chiedo gli avanzi del cibo e delle bevande altrui. ‘Ossa’ è Jay, perchè da sempre il suo soprannome è ‘Jay Bones'”.
CONSIDERANDO LE VOSTRE ESIBIZIONI FOLLI SUL PALCO, VI SIETE MAI FATTI MALE SERIAMENTE?
“Infortuni? capita abbastanza spesso. Mi sono rotto il naso quattro volte. Ho otto punti sulla fronte. La schiena mi sta facendo impazzire in questo momento. Ci si diverte!”.
COME TI TIENI IN SALUTE QUANDO SEI IN TOUR?
“Sono straight edge, per me quindi è facile evitare i post-sbronza! L’unica cosa che faccio è bere tantissima acqua e cercare di mangiar bene. So che pare difficile, ma basta cercare un supermercato”.
COME TI RAPPORTI ALLA VITA DI TUTTI I GIORNI QUANDO FINISCE UN TOUR?
“La cosa divertente è che non abbiamo mai avuto una ‘vita di tutti i giorni’ o un lavoro normale! Io ho 30 anni e faccio questa vita da 5. A casa passo il tempo con la mia ragazza e i miei amici, non ho mai avuto un lavoro regolare. E’ strano perchè tornati a casa i nostri vecchi amici hanno un lavoro regolare, quindi finiamo per frequentare ancora musicisti, gli unici che sono in giro a far niente come noi”.
RIESCI A MANTENERE UNA RELAZIONE CON LA TUA RAGAZZA? E’ GELOSA?
“Non dico che è facile ma ci sto riuscendo per ora. Lei è stata con noi in tour più di una volta, sa che non è tutto rose e fiori, sulla carta si visitano un sacco di città e si fanno cose fantastiche, ma molte volte si ha il tempo giusto per rilassarsi in un parcheggio, come stiamo facendo adesso, per poi montare di nuovo sul bus”.
SIETE SODDISFATTI DELL’ACCORDO CON ROADRUNNER RECORDS?
“Amo far parte della Roadrunner. Il loro roster ha band enormi, poi è molto metal, in Europa inoltre ha anche dell’ottimo hardcore in catalogo oltre al metal dei Sepultura. E’ un’etichetta che ci comprende appieno, sanno quello che siamo e quello di cui abbiamo bisogno. E’ la prima volta che riusciamo ad ottenere una cosa del genere in Europa, siamo molto contenti”.
NEI CANCER BATS POSSIAMO SENTIRE INFLUENZE METAL, HARDCORE, PUNK, SOUTHERN. SECONDO TE IN CHE PERCENTUALE SI MESCOLANO QUESTI INGREDIENTI?
“Vuoi una ricetta? E’ difficile! Io vedo i Cancer Bats principalmente come una salutare mistura di punk e hardcore, con l’aggiunta di elementi sludge, metal, thrash. La carne e le patate comunque sono il punk e l’hardcore”.
PREFERISCI IL PUBBLICO METAL O HARDCORE/PUNK?
“Siamo cresciuti nella comunità hardcore/punk, dove artisti e pubblico non sono poi tanto separati. Il pubblico metal è un po’ più distante. Molti di noi ascoltano Eyehategod, Corrosion Of Conformity e Pantera, ma noi siamo un po’ più sulla linea di confine, un po’ come Max Cavalera, che ha il suono metal ma un’attitudine e dei gusti musicali molto punk”.
C’E’ QUALCUNO IN PARTICOLARE CHE INVITERESTI COME OSPITE SU DISCO?
“Adoro avere ospiti su disco. Nell’ultimo ci siamo accordati per non averne, per mostrare a tutti che Jay è parte integrante della band: è lui che canta tutte le backup vocals dal vivo. Mi piacerebbe chiamare Andy dei Comeback Kid, Matt dei The Bronx, adoro Greg dei Dillinger perchè ha una voce immediatamente riconoscibile, vorrei anche Keith degli Every Time I Die… tutti coloro con cui ce la siamo spassata in tour, anche senza una parte specifica, solo per delle gang vocals”.