I Candlemass, come tutti i gruppi con un nome importante che abbiano appena rilasciato un (buon) album, hanno i tempi stretti. Solo un quarto d’ora di chiacchierata con Messiah Marcolin, una delle voci simbolo del metal anni ’80; quindici minuti per parlare del ritorno di uno dei gruppi più influenti all’interno del panorama della musica dura, una band che ha contribuito a forgiare un suono che ha subito evoluzioni e mutazioni disparate e spesso assolutamente significative ed interessanti. Eppure quando tornano loro, quando i maestri si riaffacciano per far sentire la propria voce, i “followers” meno talentuosi sembrano davvero scomparire. Difficile parlare di epigoni quando si è al cospetto di un album come “Candlemass”, un lavoro che va a un passo dal bissare l’efficacia di “Nightfall”, vero stato dell’arte del doom metal.
COME E’AVVENUTA LA REUNION DELLA FORMAZIONE ORIGINALE DEI CANDLEMASS? A GIUDICARE DALLE VOCI CHE ERANO GIRATE AL TEMPO DELLO SPLIT, SEMBRAVA CHE NON FOSTE PIU’ IN BUONI RAPPORTI TRA DI VOI…
“Qualche tempo fa abbiamo ripreso a scriverci delle e-mail, ma il feeling che traspariva da quelle lettere non era molto buono, per cui prendemmo la decisione di non fare un album insieme. Poi ci siamo incontrati al matrimonio del nostro chitarrista, Mappe, e abbiamo notato che tutto andava per il meglio tra di noi, non c’erano brutte vibrazioni. Abbiamo suonato qualche pezzo acustico e di lì è partita l’idea di fare di nuovo qualcosa insieme. Abbiamo cominciato a scendere a compromessi e in particolare io mi sono abituato all’idea di dover mediare con gli altri, una cosa che non facevo prima…”.
IN PARTICOLARE A COSA TI SARESTI OPPOSTO SE NON AVESSI DECISO DI “LIMITARE” LA TUA VIS POLEMICA?
”La copertina non mi piaceva. Volevo qualcosa di più vicino a ‘Nightfall’, con quell’atmosfera epica che secondo me è perfetta per i Candlemass. Leif voleva provare anche a cambiare il logo della band e cercarne uno nuovo, ma alla fine siamo giunti al compromesso di tenere il vecchio logo e avere la copertina bianca con la croce, che a me non piace molto…”.
ORA TI PIACE LA COVER, TI CI SEI ABITUATO?
”No, in realtà. Ma il logo è bello! La copertina sembra un necrologio. Non ero molto d’accordo neanche sul fatto di fare le foto promozionali con il vestito elegante; quello è proprio il mio vestito, l’unico che ho! Lo uso indiscriminatamente per matrimoni e funerali!”.
DI SOLITO I MUSICISTI SONO SEMPRE ENTUSIASTI DI QUALSIASI COSA DEBBANO PROMUOVERE, MI PIACE IL FATTO CHE TU SIA SINCERO…
“Be’, la copertina non mi piace e te lo dico senza problemi. Capisco quale fosse l’intenzione di Leif nello scegliere questo tipo di cover, voleva fare qualcosa di nuovo, di significativo…”.
HO SEMPRE PENSATO CHE IL MERITO DEI CANDLEMASS SIA STATO QUELLO DI PRENDERE I BLACK SABBATH E SPOGLIARLI DELL’IMMAGINARIO HIPPY, SOSTITUENDOLO CON UNO PIU’ EPICO, PIU’ MARZIALE…
“Non siamo hippies e non lo saremo mai! Siamo svedesi e non amiamo i fiori e tutto quel genere di cose! Ovviamente scherzo; in realtà siamo tutti metal fan, amiamo l’heavy metal tradizionale degli anni ’70 e ’80, non abbiamo mai avuto influenze psichedeliche. Lo puoi sentire sin da ‘Epicus Doomicus Metallicus’; la volontà di Leif era quella di conservare la pesantezza dei Black Sabbath ma non il suono settantiano che li caratterizzava”.
IL NUOVO ALBUM SEMBRA RICERCARE QUEL FEELING APOCALITTICO CHE CARATTERIZZAVA “NIGHTFALL”; E’ UNA COSA CHE SENTI ANCHE TU? CREDI CHE “CANDLEMASS” SIA AFFINE A “NIGHTFALL”?
“Ci sono molte cose in comune tra i due album in realtà. Entrambi, ad esempio, sono stati registrati in modo entusiasta, senza l’uso del metronomo, registrando basso e batteria in contemporanea, quasi fosse un live. Non ci interessava il tempo o la precisione, volevamo solo seguire il feeling, come quando suoniamo dal vivo. A volte ‘Samaritan’ può essere molto lenta dal vivo, altre molto veloce; dipende dall’ispirazione del momento…”.
EPPURE IL NUOVO ALBUM E’ REGISTRATO IN DIGITALE…
“In realtà abbiamo provato ad utilizzare le risorse che il digitale ci offriva e a combinarle con il calore dell’analogico. Abbiamo registrato ai Polar Studios, dove hanno lavorato anche Led Zeppelin e Abba tra gli altri. Abbiamo collaborato con gente che ha posizionato i microfoni davanti alla cassa di John Bonham, è stato grandioso! Ora gli studios hanno chiuso, siamo stati gli ultimi a registrare lì…”.
DEI TESTI COSA PUOI DIRMI?
“Sono molto diversi dal passato perché, pur avendo a che fare con temi fantastici, hanno una chiave di lettura metaforica, una cosa che in passato non accadeva. ‘Black Dwarf’, ad esempio, è una riflessione sull’impatto dei giornali sulla vita della gente. E’ un bene che Leif abbia cominciato a scrivere di temi più attuali, perché penso sia molto dotato anche in questo senso…”.
ANCHE LA MUSICA MOSTRA QUESTO TIPO DI SCARTO RISPETTO AL PASSATO. IL NUOVO DISCO SUONA COME UN TIPICO ALBUM DEI CANDLEMASS, MA CI SONO DELLE DIFFERENZE SOTTILI RISPETTO AI VOSTRI PRIMI LAVORI CHE LO RENDONO FRESCO E MODERNO…
“E’ tutta farina del sacco di Leif, scrive tutto lui. Tutta la band vuole che sia così, perché c’è il suo stile compositivo alla base del sound dei Candlemass; lui si evolve personalmente in una certa direzione e così il nostro suono, che segue fedelmente l’ispirazione di Leif. Io stesso non vorrei che qualcun altro scrivesse i pezzi dei Candlemass al posto suo, perché significherebbe un cambiamento radicale per la band. Io stesso sono un fan di altri gruppi e non vorrei che cambiassero mai. I Trouble, ad esemio, sono il mio gruppo preferito, adoro i loro primi due album e avrei fatto volentieri a meno della sterzata psichedelica. Se volessi scrivere canzoni farei un album solista…”.
C’E’ QUALCOSA IN CANTIERE IN QUESTO SENSO?
”Sì, è tutto programmato, i pezzi sono per la maggior parte già scritti…”.
E CHE GENERE DI SONORITA’ DOBBIAMO ASPETTARCI?
”Anche peggio dei Candlemass: lentissimo e deprimente! Credo che ci vorrà un po’ di tempo prima che esca; per il momento sono concentrato solo sui Candlemass”.
CREDO CHE I CANDLEMASS ABBIANO INFLUENZATO UN’INTERA GENERAZIONE DI DOOM BAND NATE ALL’INIZIO DEGLI ANNI ’90; COSA PENSI DI QUELLA SCENA E DELL’EVOLUZIONE CHE HA SEGUITO?
”Un gruppo che amo molto sono i My Dying Bride e anche i Type 0 Negative mi piacciono molto. Anche gruppi contemporanei come Reverend Bizarre o Solitude Aeternus sono davvero validi. Mi piacciono i gruppi che hanno qualcosa di unico, di personale, quello che avevano i Candlemass…”.
COSA PENSI AVESSERO DI SPECIALE I CANDLEMASS QUANDO USCIRONO I PRIMI, SEMINALI LAVORI?
”Me! In realtà credo che la caratteristica più significativa dei Candlemass sia il songwriting di Leif. Ma anche il modo di suonare degli altri, l’intrecciarsi dei loro stili è davvero unico. La gente spesso non realizza l’importanza del lavoro di un batterista o di un chitarrista ritmico all’interno dell’economia di una band; penso che si tratti della combinazione di tutti questi fattori che rende speciali i Candlemass…”.
HAI QUALCHE COMMENTO PER CONCLUDERE L’INTERVISTA?
”Ho visto molto entusiasmo sul nostro forum da parte dei ragazzi italiani per il nuovo album e per la data che faremo al Tradate Iron Fest. Spero di vedervi tutti lì sotto il palco!”.