CANNIBAL CORPSE – Decomposti E Vincenti

Pubblicato il 15/03/2012 da

I Cannibal Corpse proseguono inarrestabili la loro corsa verso il mito. Nemmeno il nuovissimo “Torture” ha palesato cedimenti nel loro songwriting e nella loro attitudine. Dopo un periodo di vago appannamento sul finire degli anni ’90, la death metal band più famosa di sempre ha aggiustato il tiro e ha ripreso ad inanellare album convincenti uno dopo l’altro, i quali sono stati accolti con entusiasmo sempre crescente da vecchi e nuovi fan. Come infatti vedremo, i Cannibal Corpse sono forse l’unica death metal band della vecchia scuola a poter vantare oggigiorno una popolarità in crescita, frutto appunto di uscite discografiche azzeccate, tour incessanti e, soprattutto, di una perseveranza fuori dal comune. Ne abbiamo parlato con il chitarrista Rob Barrett, personaggio più che mai affabile e rilassato…

SONO TRASCORSI TRE ANNI DALLA PUBBLICAZIONE DI “EVISCERATION PLAGUE”. COME SI SONO EVOLUTI I CANNIBAL CORPSE DA ALLORA, SECONDO TE? ANZI, CREDI CHE SI POSSA ANCORA PARLARE DI “EVOLUZIONE” PER UNA BAND COME LA VOSTRA?
“Credo di sì, perchè la lineup della band negli anni ha subito alcuni cambiamenti, mentre questo è già il terzo disco che viene composto dalle stesse persone. Sono trascorsi sei anni da ‘Kill’, poi, nel mezzo, è arrivato ‘Evisceration Plague’ e in tutto questo tempo non abbiamo fatto altro che lavorare sulla nostra alchimia interna. Siamo diventati sempre più affiatati e siamo diventati una vera squadra. Non siamo cinque persone che suonano per conto proprio, vi è una vera unità d’intenti alla base di questa band. Quindi, sì, direi che si può parlare di evoluzione, perchè anche tra ‘Kill’ e il nuovo album vi sono delle differenze. A un orecchio esterno, che magari non ama i cannibal Corpse o il death metal, potrà sembrare che ogni album è uguale al precedente, ma personalmente ritengo che ogni opera della band contenga delle spezie diverse, che giustificano la sua pubblicazione”.

QUALI SONO ALLORA LE DIFFERENZE TRA “TORTURE” E IL PRECEDENTE “EVISCERATION PLAGUE”, SECONDO TE?
“Lo stile è lo stesso, è indiscutibilmente Cannibal Corpse, ma penso che le strutture dei brani siano più ricercate e varie. Con Alex (Webster, basso, ndR) e Pat (O’Brien, chitarra, ndR) abbiamo deciso di dividerci la tracklist, perchè, pur avendo le medesime influenze, siamo soliti strutturare i pezzi e incastrare i riff in maniera diversa. Così facendo, abbiamo dato vita a un lotto di brani che si muove su ritmi ed evoluzioni diverse. Io ho composto tre canzoni, Alex cinque e Pat quattro… non c’è stato bisogno di aggiungere altro. Andiamo da tracce veloci e slayeriane, ad altre che ricordano lo stile dei primi album della discografia, passando per un paio di episodi lenti e groovy che danno maggiore spessore alla tracklist. Penso che si tratti di un buon mix… non vogliamo stravolgere il nostro sound, ma è importante lavorare sulle dinamiche e sulla fluidità dei riff, in modo da concepire qualcosa che sia divertente per noi da suonare e coinvolgente per chi ascolta”.

TROVI DIFFICILE SCRIVERE NUOVI RIFF E STRUTTURARE CANZONI DOPO TUTTI QUESTI ANNI DI DEATH METAL?
“Non è facile, ma non è nemmeno difficilissimo. Ci prendiamo sempre il nostro tempo, non facciamo le cose di fretta… ogni album è intervallato da un paio d’anni di tour e da un periodo di riposo a casa e in quel lasso di tempo cerchiamo sempre di ricaricare le batterie e di valutare con attenzione quanto stiamo scrivendo. Devo dire che, nonostante abbiamo alle spalle parecchi album e un’infinità di canzoni, siamo bravi a capire quando qualcosa è già stata fatta o quando qualcosa suona sin troppo abusata. Come accennavo prima, lo stile dei Cannibal Corpse è ormai inconfondibile, ma non credo che abbiamo mai rilasciato un pezzo che è l’esatta fotocopia di un altro. Abbiamo un buon orecchio e cerchiamo di non prenderci in giro nè tantomeno sottovalutiamo l’intelligenza dei nostri ascoltatori. Nella band in cui suonavo prima (si riferisce ai Malevolent Creation, ndR), la maggior parte dei brani veniva scritta da una persona che, secondo me, era totalmente fuori dal mondo (si riferisce probabilmente a Phil Fasciana, ndR). Continuava a portarmi riff che erano la copia di altri. Gli dicevo: ‘Hey, amico, guarda che questa roba l’hai già suonata nel 1992!’, ma era come parlare con un muro! Queste cose nei Cannibal Corpse non succedono… siamo un team e ci si aiuta l’un l’altro per evitare simili cadute di stile”.

CREDI INSOMMA CHE, RISPETTO A BAND VOSTRE CONTEMPORANEE, AFFRONTIATE IL SONGWRITING IN MANIERA PIÙ ACCURATA?
“Rispetto ad alcune di esse, senza dubbio sì. Ma non voglio generalizzare… ci sono gruppi che hanno la nostra stessa età che continuano a pubblicare opere fantastiche; come, ad esempio, gli Immolation. Però, tutto sommato, devo dire che riusciamo a distinguerci dalla massa per il modo in cui affrontiamo la composizione: cerchiamo appunto di non ripetere mai le stesse formule e puntiamo molto sul dare a ogni traccia una propria identità. Scriviamo canzoni… canzoni molto heavy e brutali, ma pur sempre canzoni (ride, ndR)!”.

NELLO SPECIFICO, CHE DIFFERENZE VI SONO TRA IL TUO MODO DI COMPORRE E QUELLO DI PAT O ALEX?
“Io sono quello più legato alla vecchia scuola dei tre, ho un approccio abbastanza lineare, punto sull’impatto e cerco di dare il giusto risalto a ogni riff che utilizzo. Pat è un ottimo chitarrista e compone solitamente tracce un po’ più tecniche o che contengono dei grandi assoli. Alex, invece, può stupirci con del materiale velocissimo e senza compromessi, così come con dei pezzi intricati e ricchi di sorprese. È sempre alla ricerca di nuova musica, ha gusti molto ampi ed è senz’altro quello con più tecnica e cultura musicale all’interno del gruppo. Come dicevo, dividendoci il songwriting per ‘Torture’ abbiamo fatto la scelta giusta: ogni brano ha le sue caratteristiche proprie e offre all’ascoltatore una formula differente”.

CREDI CHE ARRIVERETE MAI AL PUNTO DI PROVARE QUALCOSA DI TOTALMENTE NUOVO PER I CANONI DEI CANNIBAL CORPSE?
“Mai dire mai, anche se personalmente la vedo difficile. Mi trovo a mio agio nel comporre e nel suonare questo genere di musica e devo dire che non sono solito ascoltare tanta roba nuova… resto quasi sempre sui classici e le mie influenze non sono cambiate affatto nel corso degli anni. Per Alex è diverso, lui è sempre molto aggiornato, tuttavia sa bene che cosa può funzionare per un gruppo come il nostro e non prova minimamente a stravolgere il nostro sound. Se sente la necessità di suonare qualcosa di diverso, può sempre dar vita a un altro progetto o collaborare con qualche altro musicista, cosa che ha già fatto. Quindi direi di no, i Cannibal Corpse continueranno sempre a proporre il death metal per cui siamo diventati noti… senza fotocopiare pezzi, ma, al tempo stesso, senza snaturare un suono che è ormai il nostro marchio di fabbrica”.

MI PARE QUINDI DI CAPIRE CHE TU NON SEGUA GRANCHÈ LA SCENA DEATH METAL ATTUALE…
“Ascolto i gruppi con cui andiamo in tour… alcuni di essi non sono niente male, altri sono un po’ troppo strani per i miei gusti. Saltellano sul palco, cantano ritornelli con la voce pulita… magari sono bravissimi in quello che fanno, ma non li so giudicare, non è musica che ascolto abitualmente. La scena metal è vastissima oggigiorno, forse anche troppo…”.

CONOSCI QUALCHE BAND ITALIANA?
“Alex ed Erik Rutan degli Hate Eternal, che è anche il produttore dei nostri ultimi album, mi hanno menzionato certi Penance o qualcosa di simile (Hour Of Penance, ndR), ma non li ho ancora ascoltati. A quanto pare, entrambi sono loro fan… dovrò mettermi d’impegno, è dura tenere il passo di Alex ed Erik quando parlano di gruppi recenti”.

NEGLI ULTIMI ANNI SIETE STATI IN TOUR CON BAND PIUTTOSTO LONTANE DALLA VOSTRA, COME, AD ESEMPIO, I CHILDREN OF BODOM O GLI AS I LAY DYING. COME SONO STATE QUESTE ESPERIENZE?
“Per noi sono state utilissime, abbiamo guadagnato parecchi nuovi fan. Certo, non ci era possibile suonare la nostra solita setlist, siamo stati costretti a ridurre il numero dei pezzi, ma i responsi sono andati ugualmente ben oltre le nostre aspettative iniziali. Questi gruppi melodic death metal o metal-core stanno facendo avvicinare tantissimi ragazzi al metal più estremo… è un fenomeno da non sottovalutare”.

MI SEMBRA INFATTI CHE LE VOSTRE VENDITE STIANO AUMENTANDO ANZICHÈ DIMINUIRE. COSA DECISAMENTE INSOLITA IN QUESTI TEMPI DI CRISI…
“Assolutamente, siamo con tutta probabilità l’unica death metal band della vecchia scuola che sta diventando sempre più popolare. Merito dei tour di cui parlavamo, che ci hanno fatto conoscere a tantissime persone che sino ad allora ci avevano solo sentito nominare. Bisogna rendersi conto che la scena musicale si è evoluta parecchio dagli anni ’90, oggi i giovani ascoltano band che sono già piuttosto aggressive, con tanto di growling vocals… metterle davanti a un gruppo come i Cannibal Corpse non è più un azzardo. Il nostro management ci ha proposto la cosa e noi non ci siamo tirati indietro: a conti fatti, è stata una scelta azzeccata”.

IMMAGINO CHE, COME PER GLI ULTIMI DUE ALBUM, SARETE IN TOUR PER ALMENO UN PAIO DI ANNI PER SUPPORTARE “TORTURE”. INIZIATE A SENTIRE IL PESO DEGLI ANNI QUANDO VI IMBARCATE IN AVVENTURE COME QUESTA? VI MANCANO LA FAMIGLIA, GLI AMICI…?
“E’ il nostro lavoro e le nostre famiglie lo sanno. Non tutti noi hanno mogli e figli, ma di certo alla lunga i tuoi cari ti mancano… siano essi dei familiari, degli amici, dei cani o dei gatti. Ma siamo riusciti a fare della nostra passione ciò che ci paga i conti ed è una cosa alla quale ormai non possiamo proprio fare a meno. Amiamo ancora suonare live, lo abbiamo sempre amato… ci è voluto un po’ per rendersi conto che, visto il calo delle vendite, era necessario andare in tour più del solito per potersi permettere di essere musicisti a tempo pieno, ma ora che la cosa è chiara, ora che si è passato il punto di non ritorno, siamo sempre pronti a metterci in gioco. Con il management sappiamo allestire due anni di tour e, allo stesso tempo, fare in modo che il tutto non sia troppo massacrante. Alcuni sono più brevi degli altri, altri ancora sono come supporto ad altri gruppi, altri più underground… insomma, la routine varia e così facendo siamo in grado di raggiungere sia tutti i nostri fan, sia tutte le persone che ancora non ci conoscono”.

CON CHI VI PIACEREBBE ANDARE IN TOUR NELL’IMMEDIATO FUTURO?
“Se siamo headliner, cerchiamo sempre di invitare band che realmente ci piacciono. Personalmente, inviterei gli Immolation, una band sempre in movimento, che non sbaglia un colpo. Sono della nostra stessa scuola, ma non sentono affatto il peso degli anni. Il loro ultimo EP è favoloso”.

“PROVIDENCE” DEGLI IMMOLATION È STATO RESO DISPONIBILE GRATUITAMENTE, GRAZIE ALLA SPONSORIZZAZIONE DI SCION A/V, DIVISIONE MARKETING DEL GRUPPO TOYOTA. VI VEDETE A ESSERE COINVOLTI IN UN’OPERAZIONE DI QUESTO TIPO?
“Non saprei, non conosco i dettagli della sponsorizzazione… non so se ci sono state riserve sulla scelta degli studi, sulla durata delle registrazioni, etc. Però si tratta di un ottimo lavoro, sicuramente avrà fatto felici i fan degli Immolation. Un prodotto di quella qualità, per giunta gratis… un sogno! Noi siamo da sempre legati alla Metal Blade, ma mai dire mai, magari in futuro ci sarà modo di fare qualcosa di simile. Come ti dicevo, non so quali siano i dettagli della sponsorizzazione, nè conosco il criterio con cui Scion sceglie gli artisti, però seguiroò senz’altro le loro prossime mosse”.

BENE, ROB, UN ULTIMO MESSAGGIO PER I FAN ITALIANI?
“Grazie per decenni di supporto e per rendere ogni nostra esibizione da voi qualcosa di speciale. Se ogni sera suoniamo una ventina di pezzi è perchè sappiamo che quanto abbiamo concepito in carriera non è mai passato inosservato”.

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