La famiglia Cappanera è un’autentica istituzione del rock italiano suonato con classe, grinta e feeling: su questo non si discute. Rimasti positivamente impressionati dalla qualità delle canzoni contenute in ‘Cuore, Blues Rock’n’Roll’, abbiamo la ghiotta opportunità di contattare Rolando Cappanera. L’attuale batterista della Strana Officina aveva già partecipato come ospite al debutto “Non C’è Più Mondo”, inciso nel 1991 per la nostrana Minotauro Records, un paio d’anni prima che un fatale incidente portasse via con sè la vita di Fabio e Roberto Cappanera. Il musicista toscano risponde puntualmente ed in maniera approfondita a tutti i nostri quesiti, fornendoci una serie di interessanti chicche che ci permettono di comprendere alcuni interesanti retroscena relativi alla realizzazione del disco…
ALLORA ROLANDO, RACCONTACI QUALE E’ STATA LA SCINTILLA CHE VI HA SPINTO A PUBBLICARE L’INASPETTATO COMEBACK DEI CAPPANERA…
“Il merito è tutto di Antonio della Jolly Roger Records. E’ stato lui a proporci dopo tanti anni di realizzare questo album rispettando al 100% quelle che erano le nostre intenzioni. Inizialmente, abbiamo dovuto rifletterci su, perchè il progetto era accantonato da tanto tempo, ma è bastato poco per far scoccare la scintilla tra noi”.
SIETE RIUSCITI NELLA NON SEMPLICE IMPRESA DI BILANCIARE I VOLUMI A LIVELLO OTTIMALE, DIFATTI IL DISCO SUONA FRESCO E OMOGENEO. COME SI E’ SVOLTO E QUANTO TEMPO E’ DURATO IL LAVORO DI RIMASTERIZZAZIONE DELLE TRACCE REGISTRATE DA FABIO E MORBY?
“Le tracce sono state ascoltate minuziosamente ed anzi, abbiamo recuperato anche alcune trame che nel mix provvisorio del 1993 erano state momentaneamente escluse. Ma il lavoro più complesso è stato quello di metterle perfettamente a tempo, visto che la sbobinatura di un nastro così datato, denotava un’oscillazione abbastanza evidente. Abbiamo impiegato circa due mesi per completare e rifinire il tutto. Il risultato finale ingloba tutte le caratteristiche di un disco rock, ed a parte due o tre brani, l’amalgama dei suoni si basa sulla fusione tra chitarra, basso, batteria e voce”.
IMMAGINO CHE TU ABBIA PROVATO DELLE SENSAZIONI MOLTO PROFONDE DURANTE L’INCISIONE DELLE TUE PARTI DI BATTERIA…
“Sicuramente è stata un’esperienza molto emozionante. Mi sono confrontato con le chitarre di Fabio, mettendomi al suo servizio come accadeva quando avevo appena dodici anni. Ovviamente, ho rispettato lo stile del mio babbo evitando di inserire cose anche piuttosto efficaci, ma troppo lontane dal loro modo di fare musica”.
A TUO AVVISO, QUALI SONO LE PRINCIPALI DIFFERENZE A LIVELLO STILISTICO TRA “NON C’E PIU’ MONDO” ED IL NUOVO ALBUM?
“Ultimamente, sto riascoltanto parecchio ‘Non C’è Più Mondo’, dato che sono molto affezionato a quel disco. Indubbiamente, si sente il timbro di Fabio e Roberto. I brani sono impostati su una matrice blues, con un paio di tentativi di andare oltre al genere, cercando un nuovo modo di fare musica. Al suo interno ci sono spiccate melodie, assoli grandiosi e testi schietti che parlano di vita quotidiana. Per certi versi, ‘Cuore Blues Rock’n’Roll’ rappresenta la sua naturale prosecuzione”.
CHI E’ L’AUTORE DELLA FRONT COVER E QUALE SIGNIFICATO SI CELA DIETRO DI ESSA?
“E’ stata una mia idea. Si tratta di un’immagine semplice, ma inequivocabile come la musica racchiusa all’interno del disco. La strada è presente in modo significativo nella vita dei due fratelli, pensiamo solo al tragico epilogo delle loro vite, ma in realtà, quello che volevo sottolineare è come fosse presente già da anni nelle liriche delle loro canzoni. Prendi ‘Autostrada Dei Sogni’, ‘Aurelia Freeway’, ‘Drago Dorato’, ‘Viaggio In Inghilterra’, ma sempre con un significato di scoperta del mondo e di belle sensazioni. La copertina è dominata dal colore bianco, che dà un senzo di pace e di eternità. Diciamo che si tratta di una strada che prosegue verso l’infinito alla ricerca di nuove emozioni”.
C’E’ UN BRANO AL QUALE TI SENTI PARTICOLARMENTE LEGATO?
“Direi ‘Vivrò In Lui’. Il mio babbo l’ha dedicata a mio nonno Rolando (dal quale ho preso il nome) scomparso pochi anni prima ed al quale era legatissimo. Il brano affronta il cambiamento che avviene dentro un uomo, quando da figlio diventa genitore e quindi di riflesso è un brano dedicato anche a me”.
IN ‘DEPRESSIONE (AL RUMBA JAZZ)’ MIMMO MOLLICA HA SVOLTO UN LAVORO EGREGIO ALL’ARMONICA. CI SPIEGHI COME E’ NATA QUESTA COLLABORAZIONE E IN QUANTO TEMPO HA INCISO LE SUE PARTI?
“Mimmo ha già collaborato in ‘Rock’n’Roll Prisoners’ della Strana Officina, suonando l’intro dell’omonimo brano. Lui è da sempre amico fraterno di Fabio e Roberto ed un giorno nel 1992 è stato chiamato per incidere una parte su ‘Un tipo Speciale’. E’ stata mia l’idea di fargli suonare anche su ‘Depressione’. L’ho portato nel nostro studio a Livorno ed ha donato il suo contributo al brano in modo molto spontaneo. Pensa che abbiamo impiegato solo un paio d’ore a completare la sessions”…
“CUORE, BLUES E ROCK’N’ROLL” PUO’ ESSERE PRESA COME UNA DICHIARAZIONE DI INTENTI O DIETRO QUESTA SEMPLICE FRASE SI NASCONDE UN SIGNIFICATO PIU’ PROFONDO?
“Entrambe le cose. Il rock si fa con il cuore, mentre sono convinto che blues ed il rock’n’roll ce l’hai nel sangue. Nello specifico il termine cuore richiama alla ben più conosciuta ‘Sole Mare Cuore’ della Strana Officina. Sono cresciuto con il blues ed il rock’n’roll, due generi musicali che non ho mai rinnegato”.
AVETE PENSATO DI ORGANIZZARE UN TOUR CELEBRATIVO DEI CAPPANERA, MAGARI COINVOLGENDO I MEMBRI CHE HANNO COLLABORATO AL PROGETTO ASSIEME AD ALTRI AMICI?
“Certamente, ma il lavoro è più duro di quello che puoi immaginare. Le canzoni sono basate su un lavoro enorme di chitarre e tastiere e francamente, sarebbe impossibile ricrearlo con soli quattro elementi. Sono convinto che questo album sia decisamente più adatto per essere ascoltato su CD o meglio ancora su vinile”…
PENSI CHE UN DISCO COSI’ LONTANO DAI SENTIERI TRADIZIONALI DELL’HEAVY METAL POSSA FAR BRECCIA NEL CUORE DEI FANS LEGATI A SONORITA’ PIU’ PESANTI?
“Molti fans sono così tanto legati a Fabio e Roberto che vanno oltre ai limiti imposti dai generi musicali. Fabio e Roberto sono stati tra i primi a suonare hard’n’heavy in Italia, cantando in lingua madre. Successivamente, si sono spinti fino all’heavy metal con liriche in Inglese, ma sono le stesse persone sincere ed oneste quelle che hanno scritto ‘Non C’è Più Mondo? e ‘Cuore Blues Rock’n’Roll'”.
FACCIAMO UN TUFFO NEL PASSATO ROLANDO. ERO PRESENTE AL CONCERTO DEI KAPPANERA NEL 1998 AL PALACQUATICA DI MILANO. RICORDO CHE SI TRATTAVA DI UN FESTIVAL CHE COMPRENDEVA GLI EMERGENTI LACUNA COIL, I SADIST E I DEATH SS. CONSERVI UN RICORDO PARTICOLARE DI QUELLA SERATA?
“Oddio, non mi ricordo molto di quella serata in particolare, dato che ho fatto veramente tanti concerti dal 1989 ad oggi e mi sono incontrato tante altre volte sui palchi assieme alle bands da te citate. Mi fa un po’ impressione pensare che solo i Lacuna Coil hanno ottenuto il successo sperato, ne sarebbe bastato soltanto anche la metà per gli altri due gruppi, erano davvero in gamba…”.
IL SOUND DEL VOSTRO ALBUM “MATERIALIZIN’ DREAM” E’ LEGATO ALLE BAND CHE AVEVANO SUCCESSO IN QUEL PERIODO: PANTERA, MACHINE HEAD E WHITE ZOMBIE SU TUTTI. PENSI CHE SIA INVECCHIATO BENE O PENSI CHE SUONA DATATO?
“La produzione non regge il confronto con la tecnologia attuale, ma per fortuna eravamo ancora nell’era dell’analogico, quindi niente editing e plug in! Non abbiamo mai seguito troppo la moda, a noi piacevano principalmente le vecchie hard rock band, ma arrangiavamo le canzoni con il sound e la cattiveria tipica degli anni Novanta. Se ci fai caso, a livello compositivo, i riff erano molto melodici e spesso anche le soluzioni dei cantati non erano impostati solo sul growl. In sostanza, alcune composizioni forse, risultano più acerbe che datate”…
IL PROGETTO KAPPANERA E’ DA CONSIDERARSI DEFINITIVAMENTE ARCHIVIATO?
“Si, anche se forse in un futuro lontano, utilizzeremo questo nome per un album solista che ripercorrerà la nostra carriera…”.
PASSIAMO ORA ALLA STRANA OFFICINA. “RISING TO THE CALL” HA OTTENUTO UN OTTIMO RISCONTRO SIA DALLA CRITICA CHE DAL PUBBLICO. SEI ANCORA PIENAMENTE SODDISFATTO DEL RISULTATO OTTENUTO?
“Qualsiasi musicista ad una domnda del genere ti dirà che non raggiungi mai la perfezione ed ad oggi se potessi fare delle piccole modifiche le farei volentieri, ma si tratta principalmente di puro perfezionismo. Non era facile riuscire a rimanere fedeli al sound plasmato dalla Strana Officina, soprattutto perchè orfani dei due membri fondatori”.
QUALI SONO I TUOI BATTERISTI PREFERITI E QUALE TECNICA STRUMENTALE PREDILIGI?
“Poca tecnica e tanto cuore. Ritengo che John Bonham sia il primo batterista della storia del rock, punto. Bonzo è stato l’unico musicista che ha abbandonato l’impostazione Jazz dei suoi predecessori e coetanei per picchiare duro, donando di consguenza un tiro incredibile a molte canzoni dei Led Zeppelin. Mi piace molto il groove ed il tocco di Tommy Lee e Chad Smith, mentre per le sonorità più dure apprezzo molto Roy Majorga, un vero fenomeno. A mio avviso, i musicisti dotati di una marcia in più sono quelli che riescono a creare uno stile unico e riconoscibile. Pensa che in questo periodo sto suonando con una band di Milano, gli Octopus, con i quali riesco a fondere la mia anima rock con il groove e con la dinamica del funk…”.