Carcass, di nuovo. Durante i loro show post-reunion erano tanti i fan a sperare in un nuovo album. Loro negavano ma poi un giorno trapela la notizia che il gruppo ha registrato di nascosto un album. Walker e Steer, anima e corpo della seminale band inglese, non si sono persi d’animo di fronte al rifiuto di Amott di partecipare al nuovo album e, reclutati un chitarrista e un batterista (validi ma non di certo star del panorama metal), eccoli pubblicare “Surgical Steel”, a distanza di diciassette anni dalla pubblicazione di “Swansong”. I detrattori dei Carcass sono pronti dietro l’angolo a vedere biechi scopi commerciali dietro questa release che comunque si candida ad essere una delle migliori del 2013, sicuramente una fra le più chiacchierate. Serviranno quindi argomenti forti per contrastare la degna collocazione di “Surgical Steel” nelle collezioni dei fan subito dopo “Swansong”, per un salto all’indietro della discografia in termini di sonorità. Quando abbiamo potuto scegliere se intervistare Bill Steer o Jeff Walker non abbiamo avuto dubbi: abbiamo scelto Jeff, preferenza ripagata dalla loquacità dell’interlocutore durante la nostra chiacchierata. Il leader non ha lesinato argomentazioni, rispondendo a tutte le nostre curiosità, svelando alcune chicche e dando appuntamento ai fan italiani allo show che terranno in Italia a breve, di spalla agli Amon Amarth. Carcass, finalmente.
SIETE TORNATI. “SURGICAL STEEL” È, ASSIEME AL NUOVO ALBUM DEI BLACK SABBATH, IL LAVORO PIÙ ATTESO DELL’ANNO. AVVERTITE O AVETE AVVERTITO TUTTA QUESTA PRESSIONE?
“No, affatto. Tutto quello che potevamo fare è registrare un album; l’abbiamo fatto in segreto e quindi non c’era pressione attorno a noi. Potevamo solo fare il miglior album possibile. Comunque è bello che la gente pensi che questo sia un CD molto atteso al pari di quello dei Black Sabbath. Ad ogni modo il fatto di aver registrato in segreto ci ha aiutati e ha tolto di mezzo la pressione”.
DECISAMENTE UN BEL METODO DI LAVORARE QUESTO. COSA PENSI DEI PARAGONI INEVITABILI CHE I FAN DEL GRUPPO FARANNO CON GLI ALTRI EPISODI DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA?
“Il catalogo dei Carcass è sempre oggetto di guerre partigiane, considerata la diversità di ogni episodio. A qualcuno piace ‘Symphonies Of Sickness’, ad altri piace ‘Heartwork’, a qualcuno piace addirittura ‘Swansong’. Ogni album è diverso dall’altro e sarà divertente vedere come i fan accoglieranno questo nuovo lavoro visto che suona diverso dai precedenti pur avendo elementi di tutti gli altri. ‘Surgical Steel’ non suona esattamente come ‘Heartwork’ o ‘Reek Of Putrefaction’ o ‘Swansong’, quello che posso dire è che suona Carcass. Sarà interessante vederne l’accoglienza”.
QUALI SONO LE DIFFERENZE FRA L’ATTUALE PROCESSO DI SCRITTURA DI UNA CANZONE RISPETTO A QUELLO USATO VENT’ANNI FA?
“Non c’è nessuna differenza perché non usiamo nessun processo particolare. Al solito le canzoni nascono da delle jam attorno a dei riff oppure da idee di Bill che propone canzoni tipo ‘Thrash Abattoir’, che sono praticamente scritte dall’inizio alla fine. Penso che sia interessante il fatto che la nostra musica non nasca da una formula ben definita”.
OGGI SI PARLAVA SU FACEBOOK DEL VOSTRO NUOVO ALBUM. DISCUTEVO CON DEGLI UTENTI FIERI SOSTENITORI DELLA TESI CHE VORREBBE “SURGICAL STEEL” COME UN ALBUM NECESSARIO PER STARE DI NUOVO IN TOUR E VENDERE MERCHANDISE. CHE NE PENSI?
“(ride, ndR) Onestamente posso dire che abbiamo ricevuto offerte per continuare a suonare senza produrre un nuovo album. Non dirò che abbiamo preso dei rischi o giocato d’azzardo con i nostri soldi per ‘Surgical Steel’, perché è stato chiaro fin da subito che un nuovo disco dei Carcass avrebbe rappresentato un successo per qualsiasi etichetta l’avesse pubblicato. Ma la realtà è che abbiamo registrato in segreto, pagando con i nostri soldi. Se invece avessimo voluto essere cinici avremmo potuto tranquillamente avere un contratto discografico. Ma siamo fieri di ciò che abbiamo fatto e conseguito. Abbiamo un bel catalogo, dei fan che si aspettano molto da noi come hai detto e che noi non vogliamo deludere. Siamo i Carcass, e siamo fieri di esserlo. L’unica maniera ad ogni modo di provare che i tuoi amici su Facebook si sbagliano è di non suonare mai più dal vivo (ride ancora, ndR). È questo quello che si vuole? Credimi, non è una scusa per vendere merchandise o andare in tour: è provare che gente come loro sbaglia sul nostro conto. Non facciamo niente se non lo vogliamo o se non ci divertiamo, non suoniamo come Carcass per diventare ricchi ma perché vogliamo farlo, vogliamo impressionare la gente. La verità è semplicemente questa”.
PARLIAMO DI QUALCHE CANZONE CHE CI HA COLPITO PARTICOLARMENTE. COME MAI QUELL’INTRODUZIONE CHIAMATA “1985”? RIGUARDA L’ANNO IN CUI SIETE PARTITI COME GRUPPO?
“Esatto. Il 1985 è l’anno in cui nacquero i Carcass e la canzone proviene da un nastro dell’epoca, l’abbiamo inserita come testimonianza delle radici del gruppo”.
QUAL È IL SIGNIFICATO DEL NUMERO 6026961 CHE RIPETI OSSESSIVAMENTE NELLA CANZONE “THE GRANULATING DARK SATANIC MILLS”?
“Non lo svelerò anche se continuano a chiedermelo. Credo sia più interessante mantenere il segreto e vedere l’interpretazione che ne danno gli ascoltatori. Hai un pensiero riguardo a cosa potrebbe essere?”.
NO, DECISAMENTE NO. E DIRE CHE L’ABBIAMO ANCHE CERCATA SU INTERNET.
“La gente ha la vita facile troppo facile con internet, voglio stimolarla, far usare loro l’immaginazione”.
“CADAVER POUCH CONVEYOR SYSTEM” NELL’ARPEGGIO CHITARRISTICO INIZIALE RICORDA QUALCOSA DI SATRIANI. CI AVETE FATTO CASO?
“Veramente? Ma nella vera parte iniziale?”.
SI’…
“Non saprei, mi piacerebbe chiederlo a Bill… non che avrebbe problemi a rispondere, sia chiaro”.
QUALI SONO GLI ARGOMENTI TRATTATI NEI TESTI?
“Voglio che la gente legga i testi e ne tragga le proprie conclusioni. I testi non parlano di nessuna dottrina seria o filosofia, sono testi molto Carcass, influenzati da come scrivevo all’epoca di ‘Symphonies Of Sickness’ e ‘Necroticism’. Rispetto ad album come ‘Heartwork’ o ‘Swansong’, dove c’era meno umorismo, questa volta in questo nuovo album c’è molto umorismo nero. Qualcuno leggerà i testi e li troverà oscuri, nel nostro stile al solito. Altri potrebbero trovarli divertenti; il significato quindi dipenderà molto dall’approccio verso la lettura. Comunque per me è facile fare questa conversazione con chi non ha ancora letto i testi. Ad ogni modo voglio la gente si diverta prima ad ascoltare l’album e poi, dopo aver assimilato i pezzi, converseremo dei testi”.
PENSIAMO CHE “THE MASTER BUTCHER’S APRON” SIA UNA DELLE MIGLIORI TRACCE DI SEMPRE, INTENSA E COMPLESSA. VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA IN PARTICOLARE SU QUESTA CANZONE?
“Non saprei, penso che tu l’abbia descritta bene. È la traccia che stilisticamente si avvicina al periodo in cui scrivemmo ‘Symphonies Of Sickness’. Non è uno dei brani più ovvi col coro scontato, è piuttosto un viaggio musicale dall’inizio alla fine, con molti twist, senza assoli di chitarra. Tutto qui, non saprei cos’altro aggiungere”.
COME SIETE SOPRAVVISSUTI AL PASSAGGIO DA COLIN RICHARDSON AD ANDY SNEAP?
“È stato facile perché Colin ha prodotto l’album mentre Andy Sneap l’ha missato. Sono due lavori differenti ma pur sempre due facce della stessa medaglia. Com’è noto volevamo fosse Colin a missarlo, ma lui non ha voluto (ha preferito dedicarsi al missaggio del nuovo album dei Trivium; c’è un video su YouTube durante un concerto dove si vede Walker sbeffeggiarlo con l’aiuto dei fan, ndR), la sua ultima decisione da produttore è stata infatti quella di chiedere ad Andy di occuparsi del missaggio. Colin ha quindi portato a termine il lavoro di produttore, registrando le tracce e preparando il tutto per le operazioni di missaggio. Credo che alla fine noi abbiamo avuto il meglio dai due”.
QUINDI POSSIAMO DIRE DI POTER ASCOLTARE UN ALBUM SUPERPRODOTTO?
“Esattamente. Penso che molte band ammazzerebbero pur di avere un album con Richardson e Sneap a lavorarci sopra”.
LE TUE ESPERIENZE AL DI FUORI DEI CARCASS, COME PROGETTI PARALLELI O ALTRO, INFLUENZANO IL VOSTRO SUONO IN QUALCHE MANIERA?
“Niente al di fuori dei Carcass influenza i Carcass. Noi abbiamo il nostro suono che non è influenzato da ciò che ascoltiamo, roba prevalentemente anni ’80. Le nostre influenze musicali hanno impatto sui riff che scriviamo ma non sul nostro suono perché abbiamo imparato ad avere il nostro”.
SIETE TOTALMENTE SODDISFATTI DEL SUONO? NON PENSI CHE SAREBBE POTUTO ESSERE PIÙ GREZZO E OSCURO?
“Poteva esserlo ma non era quello che volevamo. Mettiamola così: se avessimo dovuto registrarlo oggi, ‘Reek Of Putrefaction’ avrebbe avuto il suono di ‘Surgical Steel’. Molta gente loda la produzione di ‘Symphonies’ o ‘Necroticism’ ma altro non è che il frutto del nostro lavoro, il meglio che potevamo fare all’epoca con i mezzi a nostra disposizione, niente di intenzionale quindi. Di certo noi non possiamo disimparare quello che sappiamo. Continuano a dirci che il suono poteva essere più rude ma io dico: leggete il titolo dell’album, ‘Surgical Steel’, e guardate la copertina: è un album metal, non stiamo cercando di conseguire un suono particolare ma è pur sempre un album del ventunesimo secolo”.
QUANTE ALTRE ETICHETTE VI HANNO CONTATTATO PER LA RELEASE DI “SURGICAL STEEL”?
“Mah, le solite etichette: Century Media, Peaceville, Metal Blade, la Prosthetic Records. Tante”.
ATTUALMENTE SEGUI LA SCENA METAL? C’È QUALCOSA CHE TI INFASTIDISCE IN MERITO ALLE NUOVE BAND?
“Che cosa mi infastidisce dei giovani gruppi di oggi? Non voglio dilungarmi troppo, ma oggi i ragazzini fondano una band perché pensano di poter diventare ricchi. Sono più incentivati dal look e dalla moda che dalla musica. Inoltre, nel metal contano i riff e questi nuovi gruppi non ne hanno. Sono influenzati da tutta quella roba venuta dopo Pantera e Fear Factory: chitarre compresse, doppia cassa sincopata, tutti quei breakdown… come idea sembra quasi hip-hop. Mettiamola così: se avessi sedici o diciassette anni, oggi faticherei a trovare tante formazioni interessanti. Forse questo è il motivo per cui abbiamo, magari arrogantemente, realizzato questo album: per colmare un vuoto”.
COSA ASCOLTI ULTIMAMENTE?
“Roba vecchia, niente di contemporaneo, King Diamond, Iron Maiden, Wild Horses. Mi interessa di più la mia vasta libreria degli anni ‘70 e ‘80, molti album che comprai da piccolo che sto scoprendo ora. Certo, mi piacciono anche band contemporanee come ad esempio i Monster Magnet, ma nel lato estremo non c’è molto. Questo è quello che sorprenderà i fan: abbiamo fatto un album davvero aggressivo ispirato dal rock classico e dalla NWOBHM”.
COSA C’È DIETRO LA DECISIONE DI FAR USCIRE “SURGICAL STEEL” ANCHE SU MUSICASSETTA?
“È stata un’idea dell’ufficio americano, penso che sia una sorta di operazione nostalgia. C’è chi colleziona vinili e altri che cercano cassette, persino magliette. C’è molto interesse verso i collezionisti, penso ci sia un po’ di nostalgia verso le cassette (‘e io sono fra questi’, mormora sottovoce per non farsi sentire, ndR) e, anche se non c’è ovviamente molta domanda per i nastri, c’è sicuramente molta gente strana lì fuori”.