Appollaiati nel backstage dell’UFO Rock Club di Mozzo, adibito per l’occasione a camerino, abbiamo avuto la fortuna di scambiare qualche parola con Elizabeth Blackwell e Mat Davis, rispettivamente bassista e cantante (ma non leader, dopo capirete perchè) e chitarrista dei Castle, band ‘americanadese’ alle prese con le ultime date del tour europeo che li ha visti, nello scorso mese settembre, timbrare una ventina di show tra Germania, Norvegia, Svezia e pure Italia, con appunto la data nel locale bergamasco.
Di fronte a chi vi scrive, due persone assolutamente disponibili, comprensibilmente anche un po’ stanche visto il peregrinare tra le strade del continente a bordo di un semplice van, con le quali abbiamo avuto modo di discorrere del loro ultimo e superbo album “Evil Remains”, aggiungendo alcune considerazioni sul panorama metal aldiquà e aldilà dell’oceano atlantico.
Tra rintuzzate e provocazioni simpatiche tra Elizabeth e Mat, abbiamo avuto la conferma di come la passione per questo genere travalichi spesso lo stage, raggiungendo la perfetta normalità quotidiana. Buona lettura.
A SETTEMBRE IL VOSTRO NUOVO ALBUM E’ STATO INSERITO TRA GLI HOT DELLA SETTIMANA ALL’INTERNO DEL NOSTRO SITO. PARTIAMO SUBITO DAL SUO TITOLO, “EVIL REMAINS”: C’E’ UN FILO PARALLELO CHE LO COLLEGA ALLA REALTA’ QUOTIDIANA? UNA SORTA DI LINGUAGGIO METAFORICO? QUAL E’ IL VERO SIGNIFICATO?
Elizabeth: – C’è un fatto curioso dietro a questo titolo e cioè che è aperto a diverse interpretazioni. Possiamo parlare di “Evil Remains” quando sei morto ma, andando oltre il significato letterale, è anche un ‘evil’ che possiamo utilizzare anche in ambito musicale, dello spirito che resiste e che, aldilà dello stato attuale delle cose, continuerà a vivere. Come noi del resto; che vogliamo continuare a spaccare i culi e scrivere buona musica.
Prima accennavi ai doppi sensi, no? Ecco, ci sembrava un titolo divertente e molto metal.
Mat: – Si tratta di un avvertimento; diciamo così. La gente spesso dà per scontato che tu stia scrivendo in prima persona, ok? In questo caso, abbiamo lanciato solo un avvertimento, niente di personale. Il male nel mondo c’è ancora, e se sta diventando un luogo oscuro, forse la coscienza umana può illuminarlo, no?
Questo è il genere di cose che scriviamo: una presa di coscienza e di attenzione, di come nel mondo vi sia un tentativo continuo di manipolare le persone e di come, invece, possiamo migliorare la situazione in questo senso.
PARLANDO SEMPRE DI METAFORE, PENSO CHE IL VOSTRO DISCO SIA L’ENNESIMA PIETRA UTILE A COSTRUIRE IL PERFETTO CASTELLO FINALE E QUINDI, NEL VOSTRO CASO, A DEFINIRE MEGLIO LA CREATURA CASTLE. COSA NE PENSATE?
Elizabeth: – Beh, si: ogni album è un’opportunità per crescere e costruire su ciò che abbiamo imparato dal precedente disco, dandoci nuovi spunti per la strada da intraprendere. tutti i suoni che abbiamo sviluppato e lo spirito trasmesso durante i concerti, si basano sulle conoscenze scaturite dal lavoro che abbiamo fatto in precedenza. Quindi, essenzialmente, sì, stiamo costruendo un suono più strutturato, un suono più sviluppato.
Mat: – Si! Pietra dopo pietra, credo che sia assolutamente vero: stiamo cercando di non bloccarci e di non fare la stessa cosa.
UNO DEI BRANI PIU’ INTENSI DI “EVIL REMAINS” E’ SICURAMENTE “DEJA VOODOO”. POTETE DIRCI QUALCOSA IN PIU’ IN MERITO A QUESTA CANZONE?
Elizabeth: – È stata una delle prime canzoni dell’album che abbiamo scritto, se non mi sbaglio. Sì sì, è una delle prime canzoni scritte dopo il 2018.
Mat: – Penso che l’abbiamo iniziata a scrivere nel 2020.
Elizabeth: – Nel 2020? Il tempo è veramente strano…
Mat: – Sì, era il 2020. E questo è una dei miei preferiti in quanto fa parte di quei brani in cui io ho un riff e Liz, con la sua voce, si inventa qualcosa. Ed in questo caso si è messa a cantare la melodia di quel riff così che a loro volta, le melodie vocali si sono trasformate in nuovi riff. E’ così che la canzone si è costruita, ed ogni volta che l’ascolto è come se fosse una progressione naturale, un’evoluzione.
Liz ha un modo di cantare, di fraseggiare le parole e le melodie davvero interessante, alimentando l’emozione generale. E nel caso di “Deja Voodoo” questo processo è avvenuto nella sua totalità, al 100%; una vera sensazione di libertà. Cosa dici Liz?
Elizabeth: -Sì, è una canzone con uno stile di scrittura meno strutturato, meno rigido e più improvvisato.
A PROPOSITO DI STILE, NELLA VOSTRA MUSICA VI SONO SVARIATI ELEMENTI TIPICI DELL’HEAVY CLASSICO, DEL DOOM, DELLO STONER. MA SE DOVESTE DARE UNA SPECIFICA DEFINIZIONE DEL DEL VOSTRO GENERE, COSA SUONANO I CASTLE?
Elizabeth: – Non si può, non si può mettere in una scatola. Tutto ciò che suoniamo è ispirato dalle cose che amiamo. E’ semplicemente heavy metal, e comprende un ombrello di stili musicali più ampio; inutile limitarlo ad un solo genere preciso; ciò che richiede una canzone sia ‘heavy’, questo importa.
Mat: – Mi piace questa tua definizione! Basta che sia ‘heavy’. E non so nemmeno se ci pensiamo davvero, sai? Non pensiamo mai a scrivere una canzone doom o una canzone con riff più thrash o altro. Alla fine, l’editore della band è Liz; io suono sempre la chitarra, ho tutti questi riff e inizio a suonarli per lei. Se le piacciono, li usiamo; se non le piacciono, non li usiamo.
Ed è proprio questo il punto di partenza: Liz ha l’idea del suono con cui può lavorare e lo sviluppa nel modo migliore per trasmetterlo; come quando scrivi un libro e poi qualcuno, l’editore, lo ‘fa leggere’ nel modo migliore.
Elizabeth: – Voglio solo ascoltare qualcosa che mi accenda il fuoco sotto il culo, fondamentalmente.
Mat: – Voglio dire, molto di questo deriva, come ha detto Liz, dall’heavy metal; è ciò che entrambi amiamo. Gruppi come i Judas Priest e i Black Sabbath, quelli più ovvi, ma sono questi quelli che ascoltiamo.
ELIZABETH, COSA PENSI DEL RUOLO DI FRONT-WOMAN? NON SE VEDONO MOLTI NEL PANORAMA HEAVY METAL?
Elizabeth: – Siamo un gruppo di tre elementi, ed io sono la bassista, non di certo la front-woman.
Mat: – Io penso che tu sia il leader del gruppo.
Elizabeth: – Non direi leader!
Mat: – Ma dai (letteralmente “come on!”, ndr).
Elizabeth: – Ma io non mi sento di essere così. Ok sì, l’ho già sentito dire, ma cerco sempre di sviare il significato vero e proprio. Lo trovo limitante: mi vedo solo come una musicista, prima di tutto, e si dà il caso che io sia una donna. Detto questo, ho visto sempre più donne ispirate entrare nella scena, e questo mi scalda il cuore.
Quindi, finché riesco a essere fedele a ciò che faccio, continuerò così.
Mat: – Lo vediamo ormai sempre più spesso quando suoniamo con altre band: sto parlando dell’apprezzamento nei confronti di Liz, da parte delle altre persone, delle donne in particolare, per ciò che ha fatto e continua a fare. Del suo mostrarsi così, senza paura, sia nelle performance dal vivo sia in quelle in studio; è il suo atteggiamento che la mette davvero sopra le righe, la sua voce, in particolare nel nuovo album, determinando questo riconoscimento che nel tempo si è diffuso tra la gente la quale, a sua volta, l’ha recepito molto bene.
PARLANDO DI FORMAZIONE, I CASTLE PREVEDONO PRINCIPALMENTE DUE MEMBRI, TU E MAT, OLTRE AD UN TERZO COMPONENTE ALLA BATTERIA IN SEDE LIVE. AVETE MAI PENSATO DI INSERIRE UN NUOVO ELEMENTO NELLA BAND, O PREFERITE PROSEGUIRE CON QUESTA FORMULA?
Elizabeth: – Si, ci avevamo pensato ma, il nostro programma di tournée era così esteso e fai-da-te che avere un membro fisso era davvero difficile da sostenere per un’altra persona. E così abbiamo semplicemente creato una nostra comunità di musicisti con cui siamo onorati di suonare e che, a loro volta, amano suonare la nostra musica, dando la propria disponibilità ed il proprio impegno per seguirci nei tour. Abbiamo quindi sviluppato un gruppo di batteristi…
Mat: – …che si alternano tra studio e tour. Alcuni di loro sono amici, si conoscono e così è come se la nostra piccola famiglia avesse appunto un gruppo di batteristi, ok?
TORNANDO AD “EVIL REMAINS”, C’E’ UN BRANO CHE PREFERITE PIU’ DI ALTRI?
Elizabeth: – È difficile sai sceglierne uno. Credo che cambi in base al mio umore e all’ordine in cui ascolto le canzoni.
OGGI PER ESEMPIO, PER COME STAI, QUAL E’ IL PEZZO CHE PREFERISCI?
Elizabeth – Mmm… “Deja Voodoo” è molto bello. È divertente cantarla dal vivo. È una bella canzone epica, mi piace suonarla. Quindi, direi che è la mia prima scelta.
Mat: – Per me? Si beh, anche per me cambiano ma ti dico che “Cold Grave” e “She” sono quelli che preferisco maggiormente.
DA PARTE MIA AGGIUNGEREI ANCHE “BLACK SPELL”, CON QUEL MIX DI VOCI, QUELLA DI ELIZABETH PIU’ BRUTALE E LA TUA, MAT, PIU’ ROCA, ALLA LEMMY PER INTENDERCI.
Mat: – Hai detto Lemmy? Sì, sì, certo. Voglio dire, lui è sempre stato sopra le righe. Ci ha ispirato moltissimo, non solo per la musica, ma anche, per me personalmente, per i suoi testi, davvero molto belli. Forse la gente non si rende conto di quanto siano belli, ma lui è era davvero bravo a scrivere. Per me è sempre stata un’ispirazione, quindi a volte lo prendiamo in prestito.
Per quanto riguarda “Black Spell” però ci siamo ispirati maggiormente a Dio, nel suo periodo con i Black Sabbath.
A PROPOSITO DI BAND, CONOSCETE QUALCHE GRUPPO ITALIANO?
Elizabeth: – O mio Dio, aspetta…
(Ed è in questo momento che Mat mostra orgoglioso la t-shirt che indossa con il logo dei Goblin in bella vista).
Mat: – Conosco questa e i Bulldozer, tu Liz?
Elizabeth: – La mia memoria è davvero strana in questo momento. Sento la mia età! A volte devo cercare le cose, perché sto sempre cercando di ricordare così tante cose che devo metterle in un piccolo archivio… in fondo al corridoio, in uno schedario, e poi devo iniziare a pensare. E mi riporto a quando abbiamo suonato in Italia e alle band con cui abbiamo suonato e poi mi ricordo. Quindi cerco di ricordare…C’è stato un momento in cui c’era una buona quantità di band italiane che stavano uscendo, tipo, tra il 2017 e il 2016, ma ora non ricordo scusami.
ULTIMA DOMANDA: QUAL E’ SECONDO VOI LA DIFFERENZA TRA LA SCENA METAL EUROPEA E QUELLA AMERICANA?
Elizabeth: – Credo, e non sto cercando di screditare il mio paese, ma è tutto molto capitalistico, guidato dalle aziende. E ciò che viene spinto e profetizzato è ciò che viene visto come popolare. E mi sembra che, in generale, l’heavy metal non sia popolare. Tuttavia, la scena heavy metal, con le persone che lo amano, con le persone che ne fanno parte fin da quando erano adolescenti, continuerà a vivere.
Una volta che ti unisci a quella confraternita, sei dentro. Se ami l’heavy metal, è quello che ami, non importa quante persone lo amino a livello popolare. E lo vedi tutt’ora, ovviamente, con quelle band, le grandi band degli anni ’80, che sono ancora in tour. Sono loro a fare i tour nei grandi festival; è molto raro che una nuova band abbia preso quel posto. In Europa invece, credo che non ci sia stata l’ondata che c’è stata in America e quindi è ancora molto più coerente come attitudine.
Mat: – Credo che in Europa la gente sia molto più concentrate su ciò che fai, ci sono molte meno distrazioni.
Sì, in pratica, se suoni heavy metal, le persone lo ascoltano e lo apprezzano. Ad esempio, quando la gente viene ai nostri concerti, ci rendiamo conto che sono dei maniaci dell’heavy metal: sanno tutto, conoscono i nostri dischi, vogliono conoscerci, parlarne e tutto il resto. Negli Stati Uniti non è così. È come hai detto tu poco fa, ci sono molte più distrazioni e non si tratta di riff o altro. E’ la cultura che c’è intorno a creare questa distrazione generale….
GRAZIE ANCORA DELLA VOSTRA DISPONIBILITA’ E SE MI PERMETTI ELIZABETH VOGLIO SOTTOLINEARE NUOVAMENTE IL CONCETTO CHE HAI ESPRESSO POCO FA: SE INCONTRI L’HEAVY METAL, NON LO ABBANDONERAI MAI.
Elizabeth: – Già, non è molto facile da descrivere come cosa e se non sei un metallaro non la capirai mai.
Posso andare a un concerto e non conoscere le persone ma quei volti parlano da soli; siamo qui per lo stesso motivo.
Mat: – Non pensi anche tu che quanto avvenuto in questi giorni sia un esempio perfetto di quello che hai appena detto? Non avremmo potuto fare il tour in Europa senza questa realtà.
Un’esperienza di famiglia, di fratellanza, come vuoi chiamarla. Perché così tante persone ci aiutano, ci sostengono e ci supportano. E non vogliono nulla in cambio; lo fanno per la scena; e quando vedi queste cose rimani semplicemente a bocca aperta. E’ un’idea universale, una rete unica.