CAVALERA – L’entusiasmo che non passa

Pubblicato il 22/06/2024 da

La qui presente introduzione potrebbe essere sia lunghissima che stringata, a seconda della nostra voglia di riassumere la telenovela dei Sepultura dall’uscita di Max Cavalera nel 1996. Ne sono successe tante, in ben ventotto anni, con un paio di scossoni abbastanza clamorosi (la reunion del fratello Igor nei Cavalera Conspiracy) e tutta una serie di episodi apparentemente di contorno piuttosto gustosi (uno su tutti, l’abbandono in polemica di Mark Rizzo dai Soulfly di qualche anno fa che, se letto in un certo modo, suggerisce come il mondo delle band professioniste sia legato strettamente anche a questioni economiche e non tutto sia romantico e idealista).
Una cosa è certa: siamo in un nuovo periodo di preludio, visto lo scioglimento programmato dei Sepultura di Kisser e Paulo Jr e la volontà dei fratelli Max e Igor di ripercorrere il passato con tour celebrativi dei vecchi album  – ed ora, le riedizioni risuonate di “Morbid Visions”, “Bestial Devastation” e di “Schizophrenia” (in uscita proprio in questi giorni).
Sarà reunion? Chissà. Nel frattempo, abbiamo avuto modo di parlare proprio con Max in videochiamata e no, non gli abbiamo chiesto della reunion. Non che fosse proibito, ma perché francamente volevamo concentrarci sul perché così tanti artisti oggi sentono il bisogno di rivedere le proprie opere di venticinque, trenta o perfino quasi quaranta anni fa. Diritti, insoddisfazione artistica, voglia di agganciare un nuovo pubblico? Altro ancora? Sentiamo l’opinione di un rilassato Max a riguardo…

PRIMA “BESTIAL DEVASTATION” E “MORBID VISIONS”, ORA “SCHIZOPHRENIA”. A QUESTO PUNTO POSSIAMO DIRE CHE SI TRATTA DI UN PROGETTO STRUTTURATO, CHE PROBABILMENTE AVETE CONCEPITO NEL TEMPO. CI PUOI DIRE COME E QUANDO?
E’ iniziato tutto quando abbiamo suonato live i vari dischi del passato, partendo dal tour di “Return To Roots” e poi quello con “Arise” e “Beneath The Remains”. Abbiamo avuto una risposta così buona a livello di pubblico e un effetto nostalgia tale che ci è venuta l’idea di ri-registrare il materiale del passato.
Le prime tre uscite dei Sepultura, a mio parere, non hanno mai suonato nella maniera più adeguata, per via delle condizioni in cui sono stati registrate. Hanno un loro fascino underground – visto che ci sono persone che amano quel suono primitivo e io rispetto questa scelta.
Come musicista però ho sempre voluto ascoltarli con il suono più adeguato. Quando abbiamo ri-registrato “Morbid Visions” e “Bestial Devastation” siamo anche entrati in studio con l’idea di mantenere la brutalità originale e l’aggressività. Non si possono ‘ripulire’ elementi come quelli!
Quindi, ciò che è cambiato sono un migliore suono di batteria e chitarra e appena un po’ di velocità in più. Quei brani ora suonano meravigliosamente bene e “Schizophrenia” è semplicemente il terzo pezzo del puzzle, che ora è completo.

QUINDI NON DOBBIAMO ASPETTARCI RIEDIZIONI DA “BENEATH THE REMAINS” IN POI?
– No, direi di no (ride, ndr). “Beneath The Remains” è un classico e va lasciato così. Nemmeno “Chaos A.D.” o altri. Vanno bene così.

PERO’ NON AVETE VOLUTO A TUTTI I COSTI ESAGERARE CON LA PRODUZIONE MODERNA… E’ UN PROBLEMA CHE OGNI TANTO EMERGE NEI RIFACIMENTI DI DISCHI CLASSICI. VI SIETE POSTI LA QUESTIONE?
– Sì, lo spirito dell’originale doveva essere mantenuto. Un suono in qualche modo sporco, crudo, che non va cambiato. Non abbiamo cambiato nemmeno le strutture delle canzoni, se per quello. Qualcuna è leggermente più lunga dell’originale, ma niente di più. Sono grandi pezzi e non c’era bisogno di cambiarle. Sono state composte da un manipolo di teenager brasiliani con un sacco di cuore e passione. Un suono troppo digitale avrebbe rovinato tutto.
D’altronde, le abbiamo registrate in modo tecnicamente molto simile agli anni ‘80, con quasi tutti nella stanza e poco altro, senza click ma aggiungendo le tracce una all’altra.

COME VEDETE ORA QUEI DISCHI? AVEVATE L’IMPRESSIONE CHE “SCHIZOPHRENIA” POTESSE ESSERE IL VOSTRO PUNTO DI SVOLTA DOPO LE PRIME DUE USCITE?
– No, non avevamo granché idea di cosa potesse accadere nel nostro futuro. Eravamo ancora nella fase in cui speravamo di piacere a più gente possibile. Quando uscì il nostro split con gli Overdose, erano loro il gruppo celebre, con una fanbase vera e propria, mentre noi quelli che nessuno conosceva.
Tra l’altro non sapevamo suonare davvero bene, ma compensavamo con il carattere e la passione. Era una sorta di sentimento ‘noi contro il mondo’. Non sapevamo come, ma sapevamo che prima o poi la nostra occasione sarebbe arrivata.
Ogni disco, in questo senso, era migliore del precedente fino a “Beneath The Remains”, quando abbiamo capito che potevamo competere con le band internazionali come gli Slayer. Fino a quel momento, c’era solo la speranza ma la realtà attorno a noi era molto differente: niente fondi, strumentazione pessima, pochi show dal vivo. Ci vuole tanta pazienza e convinzione e noi eravamo fermamente convinti!

CI SONO BRANI NUOVI IN OGNUNA DELLE TRE RIEDIZIONI, STAVOLTA SU “SCHIZOPHRENIA” C’E’ “NIGHTMARES OF DELIRIUM”. SONO PEZZI COMPLETAMENTE NUOVI O IDEE LASCIATE ACCANTONATE NEL TEMPO E RIPRESE ORA?
– Allora, “Sexta Feira 13” (sulla riedizione dell’EP) era il ritornello di una canzone precedente, in portoghese, quindi una ripresa dal passato.
“Nightmares Of Delirium” invece è un brano nuovo, nato dal mio ascolto continuo (una settimana!) di “Schizophrenia”. Ho imbracciato la chitarra ed è uscito questo! Mi sono ubriacato di quelle canzoni e lo vedo come un sincero omaggio. Non ho tentato di scrivere qualcosa di moderno, ma di ricreare un riff di quegli anni.

E QUINDI, NON E’ CHE POI VI VERRA’ VOGLIA DI SCRIVERCI UN DISCO INTERO, SU QUESTO STILE?
– (Sorride, ndr) Ho detto tante volte a Igor che sarebbe bello fare un EP per i Cavalera sullo stile di “Haunting The Chapel”, fatto di nuove canzoni. Speriamo di riuscire a realizzarlo in futuro.
Tre pezzi, magari, ispirati ognuno dalle tre fasi musicali dei Sepultura: uno per il periodo black metal, uno per il periodo thrash/death e uno per quello più groove. Sarebbe bello!

HAI PARLATO DI BLACK METAL. PERSONALMENTE, COME ESPONENTE DELLA PRIMA ONDATA INSIEME A VENOM, CELTIC FROST E COMPAGNIA, COME TI RAPPORTI COL BLACK METAL NORVEGESE DEGLI ANNI NOVANTA?
– “Morbid Visions” stesso è molto influenzato da Venom, Bathory e Mercyful Fate. Oltre a questo, amo il black metal di Immortal, Mayhem o Dark Funeral. E’ un processo continuo di evoluzione musicale che passa per il riconoscimento delle influenze del passato e le rielabora.
Mi è piaciuto molto, per esempio, il disco degli Antichrist Siege Machine e le sue influenze war metal fatte di black e death metal. E’ dove la musica underground sta andando, secondo me. Ovviamente un gruppo come i Celtic Frost saranno sempre terra consacrata, se così posso definirli. 

QUANDO AVETE INIZIATO OTTENERE UN PRODOTTO FISICO, AVERE UN PROPRIO VINILE ERA UNA CONQUISTA. DOPO TRENT’ANNI, IL MERCATO HA AVUTO ALMENO DUE RIVOLUZIONI COMPLETE E AVERE UN VINILE E’ TORNATO DIFFICILE PER LE PICCOLE BAND, MA PER UNA RAGIONE COMPLETAMENTE OPPOSTA: LE PERSONE COMPRANO SEMPRE PIU’ DIGITALE E SEMPRE MENO FISICO.
COME HAI VISSUTO, NEL TEMPO, QUESTI ENORMI CAMBIAMENTI DEL MERCATO?
– Non ho mai smesso di comprare il formato fisico. Allo stesso tempo, quando abbiamo firmato per Nuclear Blast, ho chiesto loro anche di stampare anche formati come le cassette in modo da mantenere viva la tradizione. Moltissimi appassionati di heavy metal non smetteranno mai di collezionare. Io uso spesso Spotify o Youtube, ma se mi piace un disco lo compro ancora, perché mi piace averlo in mano, specialmente il vinile.
E’ una sorta di rituale, l’ascolto del vinile: estrarlo, annusarlo, appoggiarlo sul piatto e mettere la puntina, cambiare lato…

QUANDO AVETE ANNUNCIATO IL PROGETTO, AVETE AVUTO SOLO PARERI POSITIVI? LE RI-REGISTRAZIONI DEI CLASSICI NON SONO SEMPRE BEN ACCOLTE…
– Prima di tutto, bisogna realmente guardarsi dentro e chiedersi se è il caso di ri-registrare un disco del passato e se si è convinti, si deve ignorare tutta la negatività che ci circonda!
Non è molto diverso dal registrare un nuovo album: non si possono ascoltare tutti. Ci saranno indicazioni e consigli di ogni tipo. Se si accontentano tutti, non si accontenterà realmente nessuno e il risultato sarà un disastro. L’importante però è essere coerenti con il proprio essere, anche in caso di fallimento!
Quando abbiamo registrato “Morbid Visions”, non sapevamo che tipo di risposta avremmo avuto. E’ quel senso del rischio che rende tutto così eccitante. Poteva essere un successo tanto quanto un disastro. Ma è così che va fatto.
Rispetto alle nostre riedizioni, capisco il dibattito. Ci sono persone che sono legatissime alle versioni originali e le capisco. Avevo quindici anni quando ho scritto e registrato quelle canzoni e sono ancora legatissimo ad esse. Sono anche molto orgoglioso delle ri-registrazioni, visto come abbiamo potuto dar loro nuova vita. E’ sufficiente credere nelle proprie scelte, a volte.

PARLI DI ‘RISCHIO’ E DI ADRENALINA. QUANDO HAI PERCEPITO DI AVER RISCHIATO NELLA TUA CARRIERA?
– La maggior pressione e ansia l’ha causata “Beneath The Remains” di sicuro, oltre al primo Soulfly. Sono molto simili per me, non musicalmente, ma idealmente. Erano entrambi dischi in cui sentivo di essere in un momento particolare, decisivo. Stavo per fare qualcosa che poteva lasciare un grande segno.
In entrambi i casi credo di essere riuscito a fare qualcosa di buono! A volte la pressione è una buona cosa, e creare musica quando si è troppo tranquilli, non si traduce sempre per forza in ottimi risultati, anzi!

DOPO TANTI ANNI, SENTO TANTO ENTUSIASMO DA PARTE TUA… TI VEDO SPESSO CON LE MAGLIETTE DI GRUPPI UNDERGROUND E NUOVI… SEI ANCORA AFFAMATO DI MUSICA, VERO?
– Sì! Lo ero una volta, lo sono ancora. Mi sento ancora ispirato dalla musica che sento e mi percepisco ancora come un fan. Non voglio che quella parte di me svanisca. Sono un professionista di cinquantaquattro anni, ma mi piace pensare che una parte di me sia ancora quel quindicenne metallaro.

QUALCHE ALTRO DISCO DA CONSIGLIARCI? HAI CITATO GLI ANTI-CHRIST SIEGE MACHINE…
– L’ultimo Necrot è molto bello e aspetto anche il nuovo 200 Stab Wounds con ansia!

 

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