CEMETERY URN – La morte non ha confini

Pubblicato il 15/02/2024 da

Sono oltre sedicimila i chilometri che distanziano l’Italia dall’Australia, eppure il sound sprigionato da Andrew Gillon e dalla sua creatura barbarica firmata Cemetery Urn è tutto fuorchè isolato e lontano. Anzi, c’è quel senso di mortifera rassicurazione ogniqualvolta ci sintonizza sulle frequenze death, registrate da band quali Bestial Warlust, Abominator, Eskhaton e gli stessi Cemetery Urn i quali, lo scorso ottobre, hanno rilasciato il quinto disco in carriera, “Suffer The Fallen”.
E, al netto di una una garanzia di base sul fronte della proposta musicale, una mini rivoluzione è invece avvenuta sul piano della formazione. Ed è proprio con Gillon che abbiamo scambiato due chiacchiere sulle novità di line-up, sul nuovo album e sullo stato di forma del death metal in terra oceanica; sempre con lo stile diretto e senza mezze misure del chitarrista australiano.

CIAO ANDREW E BENVENUTO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. PRIMA DI ADDENTRARCI NEI DETTAGLI DEL NUOVO ALBUM, FACCIAMO UN ATTIMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE DELLA TUA BAND. COSA E’ AVVENUTO A SEGUITO DELLA PUBBLICAZIONE DEL PRECEDENTE “BARBARIC RETRIBUTION” DATATA 2018?
– Abbiamo fatto un tour in Europa e abbiamo suonato alcuni spettacoli locali; le cose stavano andando piuttosto bene. Poi, in occasione del periodo pandemico, tutto il paese è stato chiuso dal nostro governo tirannico e, di conseguenza, tutto è andato a rotoli. Ogni show che avevamo programmato è stato inevitabilmente cancellato. Ho quindi trascorso molto tempo nel mio studio a scrivere e registrare. Ho pensato tra le altre cose che fosse un buon momento per riavviare la band: ho quindi licenziato il nostro cantante/bassista e il batterista, e sono andato alla ricerca di nuovi membri per ricostituire la formazione.

A TAL PROPOSITO, HO VISTO CHE, NEL RUOLO DI VOCALIST, SEI ANDATO A BUSSARE ALLA PORTA DEI ‘TUOI’ ABOMINATOR. COME E’ ANDATA LA SCELTA DEI NUOVI MEMBRI?
– Partiamo col dire che Bloodstorm, il nostro cantante originale, era interessato a rientrare nella band: abbiamo provato, ma non ha funzionato. Il medesimo pensiero lo ha avuto pure Volcano, il nostro secondo cantante e, nello stesso periodo, anche Brandon Gawith degli Eschaton aveva espresso l’intenzione di suonare la batteria per noi. E così, entrambi hanno registrato il nuovo album “Suffer The Fallen”.
Poi, finalmente, quando le registrazioni erano terminate, giusto in tempo per il servizio fotografico, è arrivato pure il bassista Joel. Diciamo quindi che alla fine è andato tutto abbastanza bene.

L’IDEA DI UN AMPLIAMENTO DELLA BAND E’ NATO DALLA VOLONTA’ DI EVOLVERSI ANCHE DAL PUNTO DI VISTA SONORO, OPPURE IL NUOVO ALBUM E’ STATA LA DIRETTA CONSEGUENZA DEL RINNOVO DI LINE-UP?
– Sapevo solo che avevo bisogno di membri migliori. Quei tizi stavano solo facendo perdere il mio dannato tempo. Il nostro ultimo batterista non avrebbe avuto alcuna speranza di fornire ciò di cui avevamo bisogno per il nuovo album; se si fosse almeno preso la briga di presentarsi! E così, una volta individuati i membri giusti della band, siamo stati in grado di fornire esattamente ciò di cui avevamo bisogno. Non c’è dubbio che la combinazione di Volcano e Brandon, che ha finalizzato gli arrangiamenti di batteria, ha portato l’album a un livello completamente nuovo.

VENIAMO ALLORA A “SUFFER THE FALLEN”. PARTENDO QUINDI DAL TUO ULTIMO CONCETTO, DETTO CHE LA BASE OLD-SCHOOL, DI CHIARA MATRICE AUSTRALIANA, E’ BEN EVIDENTE, MI SEMBRA CHE ABBIATE VOLUTO INSERIRE QUALCHE SPUNTO DI NOVITA’ SIA A LIVELLO DELLE RITMICHE, SIA A LIVELLO DI LINEE DI CHITARRA.
– L’intento principale era quello di prendere le parti migliori dello stile Cemetery Urn ed espanderle. Volevo creare un paesaggio sonoro oscuro e armonioso e compensarlo con il suono più selvaggio che potessi costruire. Quindi c’è molta più armonia, senza comunque snaturarne la base, così che il risultato non fosse in alcun modo mainstream.

IN QUESTO SENSO BRANI COME “SAVAGE TORMENT” ED “EMBERS OF THE BURNING DEAD” TESTIMONIANO BENE LE VOSTRE INTENZIONI?
– “Savage Torment” è una traccia su cui volevo concentrarmi maggiormente sulle parti di mid tempo. Sembra rimandare direttamente ai Bolt Thrower, ma in realtà non è così. Ricordo che molti anni fa stavo ascoltando “Stigmartir” degli Armoured Angel; l’ho consumato quella cassetta nel walkman!
Volevo catturare quella sensazione e costruire un brano attorno ad essa. “Embers of the Burning Dead” è invece la continuazione di alcune canzoni che ho scritto in questo stile: tutto è iniziato con “A Cemeterial Reaping” del nostro secondo album ed è proseguita con “Down The Path of the Dead”, contenuta invece nel quarto disco. L’idea è stata quella di oltrepassare i confini della musicalità rimanendo comunque nella nostra corsia sonora. Non voglio parlare di ‘progressivo’ ma sicuramente vi è un ritorno leggermente più musicale.

A LIVELLO DI TESTI INVECE, QUALI SONO I TEMI AFFRONTATI IN “SUFFER THE FALLEN”?
– Per quanto riguarda la title-track, è la tipica storia che potresti sentire in merito al fenomeno dell’apocalisse zombie: anche se in realtà non è ancora accaduta, molte persone dicono che stia già accadendo con l’avvento della cosiddetta cultura ‘woke’; qualcuno ha in testa un programma per trasformare la mente delle persone in una merda. Il resto dei testi tratta di ciò per cui sono noti i Cemetery Urn, la morte!

IL DEATH AUSTRALIANO, PUR ESSENDO LONTANO DAL PUNTO DI VISTA GEOGRAFICO, E’ BEN IDENTIFICABILE. QUALI SONO LE CARATTERISTICHE CHE LE RENDONO COSI’ RICONOSCIBILE E COMUNQUE SEMPRE VINCENTE?
– Sì, sono d’accordo sul fatto che il death metal australiano sia in un certo senso identificabile, anche se non sono sicuro abbia chissà che richiamo. Alcune persone dovrebbero davvero alzare il culo e comprare qualche album death metal australiano! Forse invece ci ritengono ‘di successo’ perchè abbiamo talento nel suonare ‘australiani’?
È d’altronde difficile individuare le vere caratteristiche del filone, dato il numero di band che abbiamo in una scena così diversificata. Dicono che si è soltanto un prodotto di ciò che ci circonda: il nostro circuito ha prodotto una tradizione metal che risulta così particolare in quanto guidata e influenzata da personaggi unici, i quali possono essere trovati solo nella scena metal australiana.

RIMANENDO IN AUSTRALIA, COME SI STA EVOLVENDO LA SCENA METAL?
– Mi aspetterei che la scena in Australia rimanesse come si è sempre sviluppata, abbiamo sempre buone band che emergono qua e là, ma è tutto soffocato dall’enorme quantità di gruppi mediocri e assolutamente di merda. Ci sono alcuni stili che proponiamo davvero bene e mi aspetterei che qualche gemma appaia di tanto in tanto, ma dipenderà da quanto alcuni dei musicisti più giovani sono a conoscenza degli stili più estremi e pesanti. Voglio dire, chi insegna a questi ragazzi il buon metal? C’è ancora troppo metalcore in giro e lo sludge è semplicemente troppo facile da suonare; ma è quello che fanno tutti. Insomma, troppi poser!

SI PARLAVA PRIMA DI ABOMINATOR: IL PROSSIMO ANNO SARANNO TRENT’ANNI DI FONDAZIONE. GUARDANDO SUI SOCIAL ABBIAMO VISTO CHE SONO IN FASE DI ULTIMAZIONE LE ATTIVITA’ DI REGISTRAZIONE DEL NUOVO ALBUM. INSOMMA, COSA BOLLE IN PENTOLA?
– La prossima settimana verrà masterizzato il nuovo album degli Abominator (l’intervista è stata fatta nel mese di ottobre; al momento non vi sono altre news in merito, ndr). Aspettiamo di vedere come verrà accolto prima di decidere come andare avanti. Se c’è abbastanza interesse, potremmo rivedere la formazione così da poter suonare dal vivo; la band è attualmente composta da due elementi (lo stesso Gillon e Chris Volcano, ndr) quindi non ci sono piani live in questo momento.

COSA SIGNIFICA SUONARE DEATH METAL NEL 2023?
– Per quanto riguarda la scrittura delle canzoni, non fa davvero alcuna differenza che anno sia. Il death metal è iniziato con “Seven Churches” dei Possessed e con i Morbid Angel e nulla cambierà la situazione.
Ma per quanto riguarda l’industria globale del genere, ci sono così tante band che suonano varie forme di death metal che non vi è speranza di tenere il passo con l’enorme quantità di rilasci killer. Per quanto riguarda i tour, cosa dire? Conosciamo tutti il ​​prezzo della benzina, quindi mettersi in tour con il furgone è abbastanza rischioso e oneroso. Piuttosto, sarebbe meglio che i gestori dei locali presenti in città si facciano vivi andando così a supportare le band.

AL MOMENTO QUINDI, NON AVETE IN PROGRAMMA DI PIANIFICARE QUALCHE DATA EUROPEA? RICORDO QUALCHE ANNO FA QUANDO SUONASTE IN QUEL DI ROZZANO, NEL MILANESE, IN COMPAGNIA DEI NECROWRETCH.
– Sto iniziando a pensare ad un tour per la fine del 2024. Sì, ricordi bene: è stato un grande spettacolo a Rozzano nel 2018, quindi speriamo di poter tornare con il nuovo album per salutare quei matti dei fan italiani!

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