CERCLE DU CHÊNE – La vita selvaggia

Pubblicato il 17/06/2025 da

Qualche mese fa abbiamo origliato i discorsi di gruppo di animali selvatici sulle piccole e grandi imprese della loro quotidianità nella difficile stagione della caccia: storie di fughe rocambolesche, duelli, ferite, paura e coraggio. O almeno, questo è quello che crediamo di aver sentito sotto l’incantesimo di “Rècits d’Automne e de Chasse”, debut album dei francesi Cercle Du Chêne, che affronta un tema assai caro al black metal – quello della foresta – in modo piuttosto inusuale per il genere.
Dimenticate le gelide notti di luna piena, i profili aguzzi degli abeti sul cielo stellato, i castelli sperduti e i lupi mannari: i protagonisti, qui, sono i colori dell’autunno e la vita che pulsa sotto le pellicce scintillanti, negli occhi vigili e nel respiro caldo dei piccoli abitanti della selva. Conigli, uccelli e cervi fanno così a turno, intorno ad una quercia immaginaria, nel raccontare l’epica della sopravvivenza in un mondo dove la presenza umana è ad ogni stagione più pervasiva.

Da qui, dal rapporto tra uomo e natura, abbiamo voluto cominciare la nostra intervista con Joanna Mayens, in arte La Griesche, mente e voce dei Cercle Du Chêne.
È stata un’occasione per parlare della band e di questo raffinato, insolito album, ma anche di Antiq, progetto discografico e artistico che Mayens conduce insieme al marito Lèon “Hyvermor” Guiselin (Vèhèmence, Grylle, Hanternoz, Tour d’Ivoire), di libri illustrati, di Medioevo e di quanto possa essere complicata la condizione umana.

VORREI INIZIARE CON UN TEMA CHIAVE DELL’ALBUM – LA CACCIA. COSA TI HA INCURIOSITO DI QUESTO ARGOMENTO? E QUAL È LA TUA OPINIONE SUL TEMA?
– All’inizio del progetto, Hyver ed io volevamo parlare di ciò che conosciamo: animali, natura e racconti folkloristici. Così abbiamo immaginato una storia: degli animali che si radunano sotto una grande quercia e si raccontano le novità provenienti dal mondo degli uomini. Chiaramente vedrebbero tutte le nostre leggende e fiabe con occhi innocenti, senza sapere dove finisce il mito e dove inizia la realtà. Quindi abbiamo scritto i testi seguendo questa idea come linea guida.
Poi ci siamo accorti, con un po’ di tristezza, che purtroppo il tema ricorrente era la caccia – e ha senso: la caccia è una delle forme di interazione più importanti che l’uomo ha avuto con gli animali sin dall’alba dei tempi. Personalmente, non sono favorevole alla caccia, ma vivo in campagna da quando ero bambina, quindi ho visto diverse battute di caccia al cinghiale, al cervo e al fagiano. Qui in Francia i cacciatori sono considerati degli ‘equilibratori’ dell’ecosistema, ma purtroppo ci sono troppi abusi e troppe sofferenze animali dietro questo ‘male necessario’, quindi non posso accettarne il modo in cui viene praticata.

HO TROVATO “RÉCITS D’AUTOMNE ET DE CHASSE” PIÙ DI UNA RIFLESSIONE SULLA CACCIA: PITTOSTO, MI SEMBRA UN’ESPLORAZIONE DEL RAPPORTO TRA ESSERI UMANI E NATURA. TI RITROVI IN QUESTA INTERPRETAZIONE?
– Assolutamente! L’intento non è lanciarsi in una crociata anti-caccia, ma rappresentare i diversi tipi di relazione tra l’uomo e la natura, e quindi parlare della storia dell’umanità. Parlare attraverso gli occhi degli animali offre una grande libertà d’interpretazione del comportamento umano, nella sua assurdità ma anche nella sua bellezza.

L’ALBUM MESCOLA IN MODO ORIGINALE ELEMENTI FANTASTICI CON FORTI INFLUENZE MEDIEVALI, IN PROFONDA SINTONIA CON LO SPIRITO DI ANTIQ. DA DOVE VIENE QUESTA GRANDE FASCINAZIONE PER IL MEDIOEVO?
– Credo che il Medioevo sia una porta verso un mondo di possibilità infinite. È un set perfetto per l’immaginazione, proprio come un’ambientazione post-apocalittica o futuristica.
È il periodo più lungo della storia umana, con così tanti cambiamenti e svolte, religiose e sociali, ma allo stesso tempo la natura è ancora selvaggia e misteriosa, ispira timore e fascinazione. Le foreste coprivano più della metà dell’Europa, e la gente già scriveva libri, studiava, produceva arte raffinata… il Medioevo è l’ambientazione perfetta per un racconto.

PENSI CHE IL MEDIOEVO POSSA OFFRIRCI DEGLI STRUMENTI PER RIFLETTERE SUL PRESENTE?
– Forse sì, ma prima sarebbe necessario liberarsi degli stereotipi che abbiamo sul Medioevo, troppo spesso raccontato come un’età crudele e sporca. Penso che ogni epoca possa darci risorse per il presente.
Il mondo oggi mi sembra così incasinato che ho quasi perso la speranza; ma ho un figlio, e gli insegnerò a trovare la bellezza nella natura selvaggia, nella campagna, e a fidarsi più degli animali che delle persone.

SIETE ARTISTI INCREDIBILMENTE PROLIFICI. DOVE TROVATE TUTTE QUESTE IDEE? E COME FATE A GESTIRE COSÌ TANTI PROGETTI CONTEMPORANEAMENTE? VI CONCENTRATE SU UNO ALLA VOLTA, O COMPONETE SEGUENDO L’ISPIRAZIONE? LO CHIEDO CON SINCERA AMMIRAZIONE—MAGARI AVETE ANCHE QUALCHE CONSIGLIO PER I NOSTRI LETTORI.
– Grazie! Il miglior consiglio che posso dare è lavorare, lavorare ancora e non accontentarsi mai troppo a lungo del proprio lavoro. L’ispirazione funziona come l’allenamento in palestra, serve esercitarsi ogni giorno. Più la stimoli, più viene facile.
Componiamo quando l’ispirazione colpisce e c’è sempre un progetto ‘in cottura’, quindi non c’è tempo per riposare – e quando mi rilasso, rifornisco il mio ‘magazzino d’ispirazione’, quindi in qualche modo continuo a lavorare. Non gioco ai videogiochi e cerco di evitare i social media, che considero la rovina dell’ispirazione.

TI VA DI CONDIVIDERE QUALCHE DETTAGLIO SUL PROCESSO CREATIVO DIETRO CERCLE DE CHÊNE E “RÉCITS D’AUTOMNE ET DE CHASSE”?
– L’idea iniziale dell’album è nata in Austria, al Soundtemple Studio, mentre registravamo altri progetti con Waldheim. Gli abbiamo raccontato tutta l’idea e lui ha avuto un ruolo importante in “Récits d’Automne” come sound designer. Ha anche cantato nel coro di “Dans le Cristal du Givre” e per questo— se capisci il francese —puoi notare un leggero accento tedesco. Ci sembrava talmente bello e adatto al ritornello di quella canzone che abbiamo chiesto agli altri due coristi di imitare un po’ l’accento di Waldheim.

CI SONO BAND, MUSICISTI O ANCHE OPERE NON MUSICALI CHE VI HANNO ISPIRATO DURANTE LA SCRITTURA DELL’ALBUM? PENSO AD ESEMPIO ALLA TRADIZIONE LETTERARIA SUGLI ANIMALI, CHE È MOLTO RICCA…
– Senza dubbio! Prima di tutto, mi ispira molto l’arte visiva, è da lì che partono i testi. L’opera del pittore Rien Poortvliet è una grande fonte d’ispirazione per Cercle de Chêne: è precisa, bellissima e commovente, penso si possa piangere guardando i suoi lavori.
Naturalmente c’è molta letteratura tra le nostre ispirazioni, ma questa letteratura nasce anche dall’amore per le belle edizioni di libri. Ho una piccola ma raffinata collezione di libri illustrati: diverse edizioni europee delle fiabe dei fratelli Grimm, Andersen naturalmente, Perrault… e anche fiabe straniere dalla Russia, dalla Cina, dal Marocco… Alcuni li ho comprati, altri li ho ereditati dai nonni. Ho sempre amato i libri illustrati.

QUAL È IL PROSSIMO PASSO PER CERCLE DE CHÊNE? CONCERTI DAL VIVO? UNA NUOVA USCITA?
– Stiamo componendo il seguito di “Récits d’Automne et de Chasse”, con protagonisti quattro animali che non appaiono nel primo album. Non abbiamo intenzione di portare Cercle de Chêne dal vivo, pensiamo che vada bene come progetto da studio. Al di fuori di Cercle de Chêne, Hyver ed io stiamo lavorando per portare un’altra formazione sul palco.

LA COPERTINA È DAVVERO BELLISSIMA. VUOI PARLARCENE UN PO’?
– È firmata da David Thiérrée. Abbiamo messo così tanto di noi in questo album che Hyver ed io volevamo un capolavoro non digitale. Volevamo avere la visione di David su questo album, abbiamo piena fiducia in lui, sapevamo che sarebbe stato perfetto.

E ORA, LA MIA DOMANDA PREFERITA PER CHIUDERE LE INTERVISTE. COSA STAI ASCOLTANDO IN QUESTO PERIODO?
– Ultimamente ho ascoltato moltissimo “Hollow” degli Hauntologist e gli ultimi album degli Horn. Come membro della crew di Antiq e amante del dungeon synth, anche la quadrilogia “Ortnit” di Thomas Helm. Ascolto anche molto neo-folk, anche se non ci sono molte nuove uscite in questo stile. Ho ascoltato il nuovo album dei Tenhi e quello di Wynter Arvn.

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