Abbiamo dovuto aspettare qualche anno per questo evento, ma alla fine è arrivato: il ritorno da parte di Zackary Stevens e dei suoi Circle II Circle alle sonorità dei grandi Savatage, sua band di origine, appare lampante durante l’ascolto del nuovo “Seasons Will Fall”, e finalmente viene accettata anche dal cantante stesso. Dopo anni di fatica passati a cercare di scavarsi con impegno una propria personalità, cercando di scrollarsi di dosso la pesante eredità lasciatagli dal proprio passato nella band dei fratelli Oliva, è infatti proprio Stevens il primo ad ammettere che i tempi erano oramai maturi per un revival delle sonorità di “Wake Of Magellan” ed “Edge Of Thorns”. Un revival che avviene su disco, con questo “Seasons Will Fall” a rappresentare l’idea continuazione dal punto ove i Savatage si erano interrotti, ma anche sul palco, con la riproposizione per intero degli album classici della band stessa. Sentiamo quindi dalle parole del cantante come sono andate le cose in casa Circle II Circle e come si è arrivati a queste decisioni…
PRIMA DI AFFRONTARE IL DISCORSO SUL NUOVO “SEASONS WILL FALL”, VORREI FARE UN PUNTO DELLA SITUAZIONE SUGLI ULTIMI AVVENIMENTI IN CASA CIRCLE II CIRCLE. PARTIAMO DALLA VOSTRA RECENTE COMPILATION “FULL CIRCLE”. COME MAI AVETE RITENUTO CHE I TEMPI ERANO MATURI PER UNA SIMILE RELEASE?
“E’ una domanda interessante perché la pubblicazione di quella compilation non è stata per nulla una nostra scelta! La raccolta di cui parli è stata progettata e distribuita da AFM Records, l’etichetta con la quale abbiamo inciso i nostri primi cinque album. I termini del nostro contratto con loro erano stati rispettati già fin dai tempi del rilascio di ‘Consequence Of Power’, quindi non avremmo dovuto, almeno contrattualmente, pubblicare più nulla sotto il loro marchio. Non avevamo più doveri nei loro confronti, insomma! Però AFM possiede i diritti sulla musica dei Circle II Circle dall’inizio ad oggi, ed ha pubblicato quel lavoro di sua iniziativa. Pensa che io stesso sono venuto a conoscenza di questo fatto solo tramite una chiacchierata online con un amico, che una volta mi ha detto: ‘Ehi, a proposito, complimenti! Siete usciti con la compilation!’. Be’, puoi immaginarti come ci sono rimasto. Gli ho risposto con qualcosa del tipo: ‘Davvero? Forte! Non lo sapevo’. Alla fine però ammetto che quanto accaduto non si è rivelato del tutto negativo, poiché durante il tour europeo il nostro merchandising ufficiale ha potuto vendere quel prodotto, e dobbiamo ammettere che è andato forte a livello di vendite. Alla fine riconosco che i tempi si sono poi dimostrati maturi per la pubblicazione di una compilation, anche se non ti nego che non l’avremmo certo realizzata così se avessimo potuto lavorarci noi di prima persona. Ai tempi della pubblicazione di ‘Full Circle’ avevamo cinquantadue canzoni totali in repertorio, e metterne trentadue su una raccolta ci sembra tutt’ora abbastanza inutile. La cosa non ha senso e, se avessi potuto esprimermi, non l’avrei certo permessa”.
AH, CAPISCO. TI AVREI VOLUTO CHIEDERE COME AVEVATE APPUNTO SCELTO LE CANZONI PER LA RACCOLTA, MA A QUESTO PUNTO PARE CHE IO DEBBA RIVOLGERMI ALLA AFM PER UNA RISPOSTA…
“Penso si siano basati su dati su dati osservabili, come le vendite, o la popolarità delle singole canzoni. Ovviamente penso siano partiti dalle canzoni con un video associato, valutando poi per gli altri brani parametri quali il numero di volte che essi sono stati suonati in tour, oppure cercando di capire sui forum quelli che erano più apprezzati. Nell’epoca attuale non è affatto difficile raccogliere questo genere d’informazioni”.
BENE, ABBANDONIAMO ALLORA QUESTO EPISODIO PER CONCENTRARCI SUL NUOVO “SEASON WILL FALL”. UN ANNO FA LO PRESENTASTI COME UN DISCO CHE SAREBBE STATO “FORTEMENTE DIVERSO, CON UN SOUND DAVVERO EPICO”. CREDI DI AVER MANTENUTO LA TUA PAROLA?
“Sì, lo penso. Eravamo convinti fin dall’inizio che questo sarebbe dovuto essere un grande album, volevamo davvero che la nostra sesta uscita discografica fosse qualcosa di veramente speciale. Speciale per i fan che in tanti anni hanno sempre supportato la nostra band, ma soprattutto speciale per la band stessa, e per coloro che vi hanno lavorato nel corso degli anni. Per quanto riguarda la dichiarazione, abbiamo sicuramente inserito molti elementi e il suono finale è veramente epico. Sai, molti tra i miei amici mi hanno confessato quanto quest’album ricordasse loro i lavori dei Savatage. E’ una cosa importante perché con i CIIC abbiamo passato tanti anni suonando qualcosa di diverso, però adesso i tempi erano maturi per la pubblicazione di un lavoro più celebrativo, una sorta di tributo al mio passato in quella grande band. Siamo comunque i Circle II Circle, e suoniamo la nostra visione della musica metal, ma adesso trovo giusto che nelle nostre canzoni compaia un feeling che ricordi appunto i Savatage. E poi, ad ascoltarlo bene, si trovano in ‘Season Will Fall’ anche diversi richiami al nostro primo album ‘Watching In Silence’, e anche altri elementi che da noi non avevate mai sentito prima! Ho cercato di mettere in questo album tutto quanto mi era possibile, prendendo dalla mia carriera ed aggiungendo nuovi elementi, per rendere questo lavoro veramente speciale. Speriamo di esserci riusciti”.
“SEASON WILL FALL” NON È UN CONCEPT ALBUM. LA COSA CI HA FORSE UN PO’ STUPITI, PERCHE’ LE ULTIME USCITE ERANO APPUNTO BASATE SU UN’UNICA STORYLINE. COME MAI AVETE ABBANDONATO QUESTO FORMAT?
“In realtà non è proprio così come dici. Abbiamo pubblicato due concept album su cinque; e se è vero che ‘Consequences Of Power’, l’ultimo in ordine cronologico, è appunto un concept, l’altro era in realtà ‘Burden Of Truth’, la nostra terza uscita. Ad ogni modo, come ti dicevo prima, volevamo che ‘Season Will Fall’ si staccasse dai precedenti lavori, volevamo che andasse in una direzione un po’ diversa, e questo è può essere un motivo per non aver realizzato un altro album con una storia fissa alla base. ‘Seasons Will Fall’ ha però comunque alcuni temi ricorrenti e ben definiti, che forse possono quasi far pensare ad un concept album, almeno ad una prima distratta occhiata. Io stesso, quando guardo il risultato e analizzo alcuni degli argomenti trattati, riconosco che ci sono alcuni temi ricorrenti che possono avermi ispirato nella stesura delle sue liriche”.
INTERESSANTE, CE NE VUOI PARLARE PIÙ APPROFONDITAMENTE?
“Diciamo che questi temi ricorrenti sono bene riassunti dalla title-rack. Essa parla del ‘cerchio della vita’. Tratta del fatto che ogni cosa, sia essa buona o cattiva, deve avere una fine. Tutto ha un punto di partenza anzi, magari anche più di uno, ma alla fine tutto deve avere un termine. Questo può essere interpretato in molteplici modi: può voler dire che le cose brutte, i momenti peggiori della tua vita prima o poi finiranno; ma ha anche l’accezione che pure i momenti di gioia e di felicità alla fine lasceranno il campo ad altro. In pratica è un testo che invita a capire che tutto ha un inizio e una fine. Questo può più o meno essere considerato il tema centrale dell’album che però, come già detto, non è un concept vero e proprio”.
HAI MAI AVUTO LA TENTAZIONE DI DIVENTARE UNO SCRITTORE PER UN DIVERSO TIPO DI MEDIA? UN GIORNALISTA, O UN AUTORE DI ROMANZI?
“Sì, mi sarebbe piaciuto scrivere un libro, sai, un romanzo. Se non scrivessi musica, penso che mi piacerebbe cimentarmi in qualcosa del genere, essere un autore letterario, diciamo. In qualche modo, scrivere storie e scrivere testi non è poi così diverso, scrivere testi è qualcosa che cammina mano nella mano col creare musica. La sorgente da cui ti viene l’ispirazione per scrivere delle liriche o della musica è la stessa dalla quale si attinge per scrivere dei libri. Di sicuro scrivere libri è quindi una cosa che mi piacerebbe fare. Se già non scrivessi musica, però.”
VENIAMO UN ATTIMO ALLA LINE-UP. ALCUNI VOLTI SONO CAMBIATI. CI POTRESTI PRESENTARE I NUOVI MEMBRI DELLA BAND?
“Certamente! cominciamo però col dire che Bill Hudson non è proprio un volto nuovo. E’ stato con noi in tour per ben due anni, e aveva anche già fatto parte della band in passato. Sembrerebbe un ‘nuovo volto’, ma non lo è! Sono comunque quasi tre anni che suona la chitarra con noi, dal vivo o su disco, e siamo felicissimi di averlo nuovamente in line-up. L’altro nuovo chitarrista è Christian Wentz, nostro amico già da prima e anche lui in passato al nostro fianco in occasione di un tour europeo nel quale, oltre a suonare, documentò il tour stesso in tutti i modi possibili, con registrazioni, foto e quant’altro. Ora anche lui fa parte della band, ed è un altro vecchio amico. Al basso c’è sempre Paul ‘Mitch’ Steward, che è con me su questo progetto praticamente fin dagli inizi, oramai da nove anni. Alla tastiera abbiamo ora finalmente un tastierista stabile, Henning Wanner, proveniente dalla Germania. Vive ancora lì, il che va bene quando suoniamo in Europa, ma ciò lo costringe a volare per raggiungerci nei tour in altri continenti. Su di lui posso dire che è un tipo veramente alla mano, ha molte conoscenze in Germania e collabora in maniera significativa anche alla stesura delle canzoni. Inoltre è anche lui un ottimo vocalist, il che porta il numero dei possibili cantanti nella nostra band a cinque, il che è sicuramente importante per il nostro sound dal vivo. Con tutte queste voci disponibili, siamo in grado di mantenere il sound pieno anche in concerto senza usare tracce pre-registrate per cori o controvoci”.
UNA DOMANDA UN PO’ PIÙ CATTIVA: DA SEMPRE C’È GENTE CONVINTA CHE I CIRCLE II CIRCLE SIANO SOLO “IL PROGETTO DELL’EX CANTANTE DEI SAVATAGE”. E’ STATO DIFFICILE PER TE DARE UN VERO VOLTO A QUESTA BAND E NON CADERE DI CONTINUO IN QUESTA SUPERFICIALE DESCRIZIONE?
“Sì, direi di sì. Ma sono altresì convinto che ci siamo riusciti. Abbiamo creato una vera personalità riconoscibile per questa band, nel corso dei nostri sei album in quindici anni di attività. Di certo l’artista che è stato il frontman dei Savatage per dieci anni sarà sempre presente in me, ma questo è solo un bene! Tutto quello che ho imparato sulla musica, sulla registrazione, sui tour… tutti questi aspetti provengono dalla mia esperienza con quella band, e non è dunque possibile prescindere da questi elementi, quando si parla di Zackary Stevens. Fin da quando si sono formati i Circle II Circle si sapeva chi ero e da dove provenivo, bisognava solo creare la nostra musica, la nostra personalità, la nostra arte. Abbiamo fatto il meglio che potevamo, e ora la band è ora ben definita. Ma sapevamo che non avremmo dovuto del tutto tagliare quella parte che ci legava ai Savatage. Semplicemente, si sapeva che era lì, e ci abbiamo solo creato altra musica, altra arte, intorno”.
C’È QUALCHE ALBUM O CANZONE DI CUI HAI BEI RICORDI DI AVERE SCRITTO? NON TANTO L’ALBUM IN SE’, QUANTO IL PERIODO E I RICORDI DELLA SUA CREAZIONE…
“Penso che gli album dei Savatage siano proprio quelli ai quali ho i più vividi ricordi di aver lavorato. Se mi chiedi una canzone, ti direi ‘Chance’: è il primo brano dei Savatage a presentare il coro polifonico a più voci che in seguito è diventato un vero e proprio marchio di fabbrica di quella band. Lavorammo tantissimo a quel pezzo, Paul O’Neill ed io, nel cercare di dargli una forma, discutendo sul contrappunto tra le diverse melodie portanti. Vederla formarsi ha richiesto una grande fatica e tanto lavoro, ma è stato fantastico, come creare qualcosa di unico. Un album invece di cui ho cari ricordi è il primo che registrai con i Savatage, ‘Edge of Thorns’. Era tutto nuovo per me, un mondo completamente diverso. Sai, la sua title-track andò in onda su diverse radio, ebbe molto successo qui negli States. Sentire te stesso per la prima volta cantare da una radio mentre sei in macchina o in giro è qualcosa di veramente assurdo! Certamente sono anche affezionato ad alcuni lavori dei Circle II Circle, come ad esempio ‘Watching In Silence’. Era tra l’altro una delle nostre prime canzoni, alla quale ho lavorato peraltro proprio con Matt LaPorte, che ora non è più a questo mondo, e quindi adesso quel brano ha un significato ancora più speciale. Be’, ci sono tanti momenti, da entrambe le band, che ricordo con piacere. Davvero”.
VISTO CHE LI NOMINI DI CONTINUO, PARLIAMO DI ALBUM IMPORTANTI E DI SAVATAGE. AVETE SUONATO CON I CIRCLE II CIRCLE L’INTERO “WAKE OF MAGELLAN” AL WACKEN FESTIVAL: DA DOVE È NATA QUESTA IDEA?
“Diciamo che ci siamo davvero goduti la reazione del pubblico nel risentire quel pezzo di storia del metal riproposto in quella serata, dopo tutti gli anni passati! Anche per noi della band è stata una vera soddisfazione suonare l’intero album, e dall’inizio alla fine per giunta, cosa che non facemmo nemmeno con i Savatage stessi. Provandoci, superando tutte le difficoltà che venivano imposte dal fatto di avere una scaletta fissa e quindi alcuni vincoli sulla scelta dei suoni e dei volumi, ci siamo accorti veramente di quanto completo fosse quell’album. E’ una vera rock opera! Questo fatto ci è piaciuto così tanto che abbiamo voluto ripetere ‘l’esperimento’ altre tre volte; e faremo lo stesso quest’anno nel tour primaverile europeo del 2013, riproponendo per intero l’album ‘Edge of Thorns’ in occasione del suo ventennale. Sicuramente lo suoneremo al Wacken Full Metal Cruise Festival, durante il quale avremo due notti di show da tenere e, appunto, in uno dei due faremo quell’album per intero. E’ una cosa che ci è piaciuta davvero molto”.
HAI PARTECIPATO AD UN SACCO DI PROGETTI, COLLABORANDO CON MOLTI ARTISTI. CONSIDERI LE COLLABORAZIONI IMPORTANTI PER LA TUA CRESCITA ARTISTICA?
“Decisamente sì. Ogni volta si impara qualcosa di diverso, sia nei modi di registrare che di lavorare, e tutto questo è estremamente intrigante. Amo davvero fare queste cose. Quando si lavora con una sola band, si diventa in qualche modo troppo legati ad un solo modo di lavorare, mentre scontrandosi con altre realtà si ha modo di apprendere cose nuove, o magari di insegnarle anche! Più interessante ancora è comporre qualcosa per un progetto esterno: ti rendi conto che sei in grado di scrivere qualcosa che altrimenti nella tua band e con i tuoi compagni non scriveresti! Comunque non è che io abbia fatto così tante collaborazioni, però devo dire che, in quelle che ho fatto, ho imparato davvero molto!”.