In cima alla classifica dei ritorni discografici più attesi, acclamati e di fatto riusciti del 2020, un posto di diritto spetta ai Cirith Ungol. Ritornata in azione nel 2016, dopo un breve assaggio firmato dal singolo “Witch’s Game”, la band di Ventura ha dato un importante scossone al mondo epic metal sfornando un album, “Forever Black”, che sicuramente verrà menzionato tra i migliori rilasciati nel corso dell’anno. Richiamati all’ordine da Jarvis Leathersby, fan della prima ora del gruppo californiano, nonché leader e bassista dei Night Demon, i Cirith Ungol hanno rispolverato la leggendaria figura di Elric di Melniboné, confezionando una serie di brani in grado di mischiare il glorioso passato della band con l’entusiasmo presente scaturito proprio da questo pregevole comeback. E allora eccoli: i ‘vecchi’ Tim Baker, Robert Garven, Greg Lindstrom e Jim Barraza, in aggiunta allo stesso Leathersby (in sostituzione di Michael Flint) riversare ancora una volta quella dose di metallo ipnotico, su cui è la voce dello stesso Tim a narrarci le avventure più spettrali. Di “Forever Black”, del passato, del presente ed ovviamente del futuro ne abbiamo parlato con Robert Garven, storico drummer del gruppo statunitense il quale non vede l’ora di visitare l’Italia per togliersi uno sfizio… rampante. Buona lettura!
CIAO ROBERT E BENVENUTO TRA LE PAGINE DI METALITALIA.COM. PER PRIMA COSA PERMETTIMI DI FARTI I COMPLIMENTI: IL VOSTRO NUOVO ALBUM E’ ECCEZIONALE, HA CENTRATO IN PIENO LE ASPETTATIVE. QUAL E’ IL TUO PRIMO PENSIERO NEI CONFRONTI DI “FOREVER BLACK”, A DISTANZA DI UN MESE DALLA PUBBLICAZIONE DEL DISCO (l’intervista è stata realizzata a fine maggio, ndr)?
– Cosa dire? Dopo così tanti anni è semplicemente un risultato straordinario; non avrei mai pensato di poter vivere una situazione simile. L’accoglienza è stata a dir poco travolgente, basti pensare che il post dell’album completo sul canale Youtube della Metal Blade Records ha raggiunto in breve tempo le centomila visualizzazioni. Fantastico!
TORNIAMO PER UN ATTIMO INDIETRO NEL TEMPO, SINO AL 2015, QUANDO IL NOME DEI CIRITH UNGOL È TORNATO IMPROVVISAMENTE AD ILLUMINARE LA SCENA METAL: COME E’ RIUSCITO JARVIS LEATHERSBY A CONVICERVI DI RIUNIRE NUOVAMENTE LE VOSTRE FORZE? AVRESTE MAI IMMAGINATO UN RISULTATO SIMILE?
– Già, come hai detto bene, un ruolo fondamentale nella riforma dei Cirith Ungol è stato svolto dal nostro attuale bassista e manager Jarvis Leathersby. Ma cosa è successo esattamente? Tramite un amico comune, Carl Vadez, batterista dei III Repute, punk band californiana, mi incontrai con Jarvis il quale mi raccontò di come, durante le varie tournée con i Night Demon, aveva conosciuto molti appassionati che erano ancora interessati al nostro gruppo, lanciandomi infine l’idea di resuscitare la band. Come? Jarvis stava organizzando un festival nella nostra città natale, Ventura, in California, il Frost & Fire Festival I, chiamando gruppi da tutto il mondo. Ci chiese quindi se avessimo voluto partecipare ad una sorte di meet-and-greet e tutti i membri originali (tranne il mitico Jerry Fogle, scomparso tragicamente nel 1998) risposero ‘presente’. Il festival è stato un grande successo e durante l’incontro con i fan, in molti si sono presentati con album da autografare: sembrava che una nuova generazione avesse scoperto la nostra musica, su cui abbiamo lavorato così duramente, per così tanti anni. Tra gli altri Jarvis aveva invitato anche Oliver Weinsheimer, organizzatore del Keep it True Festival il quale, terminato il meet-and-greet, ci volle parlare. Insieme ad Jarvis ci siamo quindi ritirati dall’altra parte della strada in un sushi bar. Devo dire che Oliver era in contatto con me dal 2004 e già più volte mi aveva cercato di convincere a rimettere insieme la band ma gli avevo detto che, pur apprezzando la sua offerta, non sarebbe mai successo. Quel giorno però le cose andarono diversamente: Jarvis, Oliver, Greg, Tim, Flint, Jimmy ed io ci siamo seduti ad un tavolo chiedendoci cosa sarebbe potuto succedere dopo quel festival così bene organizzato. L’idea di Jarvis era quella di ripetere l’evento l’anno successivo, con un altro Frost & Fire II, chiedendoci di compiere un passo in più e cioè di partecipare con un spettacolo tutto nostro. Ma non solo: pure Oliver, confermandoci la buona riuscita del suo festival in Germania, ci chiese se potevamo presenziare per l’edizione numero venti, prevista per nel 2017. Non è stato facile prendere una decisione simile, anche perché tutti noi avevamo trascorso gli ultimi anni a perseguire altre vite e rimettere insieme la band sembrava davvero impegnativo. All’inizio eravamo titubanti, ma nel profondo della nostra anima il fuoco del vero metallo bruciava e alla fine decidemmo di scatenare nuovamente l’essere chiamato Ungol!
LA PROSSIMA DOMANDA VIENE DI CONSEGUENZA: UNA VOLTA TORNATI INSIEME, QUANTO TEMPO AVETE IMPIEGATO PER INIZIARE A CONSIDERARE LA SCRITTURA DI UN NUOVO ALBUM?
– Non appena abbiamo trovato un posto in cui riunirci, abbiamo iniziato a lavorare su nuove canzoni tuttavia, almeno inizialmente, l’idea di un nuovo album non era assolutamente certa; qualcosa comunque stava maturando nell’aria, nel DNA della band. Nel 2018 venne rilasciato il singolo “Witch’s Game” ed i responsi furono più che positivi tanto che molti fan e addetti ai lavori manifestarono il desiderio di poter avere un seguito di questo primo segnale del nostro ritorno. Beh, non appena abbiamo sentito tutti questi rumours, abbiamo iniziato seriamente a battere il metallo per cercare di dargli una sua forma!
SONO PASSATI VENTINOVE ANNI DALLA RELEASE DI “PARADISE LOST”: COSA HAI PROVATO NEL RIENTRARE IN STUDIO PER SCRIVERE NUOVE CANZONI? QUANDO TEMPO TI E’ SERVITO PER ADATTARTI A QUESTA, A SUO MODO, NUOVA ESPERIENZA?
– Dopo esserci sistemati nella nostra tana segreta, abbiamo acquistato un piccolo registratore digitale a ventiquattro tracce, microfoni, cuffie, cavi, iniziando a registrare demo, alcuni dei quali si possono trovare nel cofanetto all’interno dell’edizione limitata di “Forever Black” così da poterli confrontare con i take finali. Sin dai nostri inizi, anche se allora usavamo il nastro, registravamo i demo dei vari pezzi e così abbiamo deciso di continuare questa tradizione. Diciamo che, insieme alla registrazione di “Witch’s Game”, è stata la nostra introduzione al supporto digitale. Lungo la strada abbiamo imparato molte lezioni a riguardo: speriamo ovviamente di poterli portare con noi nei progetti futuri.
A PROPOSITO DI “PARADISE LOST”: COSA È STATO ANDATO STORTO NEL 1991 DURANTE IL RILASCIO E LA PROMOZIONE DELL’ALBUM? AVETE QUALCHE RIMPIANTO A RIGUARDO?
– Quello fu un periodo oscuro e ricco di tumulti all’interno della band. Dopo che l’album fu pubblicato, non vi fu alcuna promozione da parte della casa discografica, e tanto meno tentativi di distribuzione a livello europeo; un aspetto a dir poco fondamentale. Avvenne quindi che, nel giro di poche settimane l’etichetta ‘abbandonò’ la band, facendo sì che tutti i membri, tranne Tim Baker ed io, se ne andassero. Nel frattempo la scena metal a Los Angeles – ed in tutto il mondo – stava cambiando e sembrava che non ci fosse modo di andare avanti. Il gruppo scivolò lentamente sotto le onde, come il Grande Antico Cthulhu, aspettando che le stelle si allineassero di nuovo, per sollevarsi dal suo antico sonno, liberando così la sua furia sul mondo!
PARLIAMO FINALMENTE DI “FOREVER BLACK”: COSA SI CELA DIETRO QUESTO TITOLO? C’È UN CONCETTO CHE LEGA I VARI BRANI?
– E’ un titolo che stabilisce l’atmosfera generale dell’album e descrive l’oscurità discendente che ci avvolge e si dirige verso di noi. Si dice che la nostra musica evoca il lato oscuro della lotta eterna dell’uomo, “A Churning Maelstrom of Metal Chaos Descending!” E questa è la nostra ultima affermazione per questi tempi difficili.
SONO TRASCORSI ESATTAMENTE QUARANT’ANNI DALLA PUBBLICAZIONE DI “FROST AND FIRE”, MA L’ATMOSFERA CHE SI RESPIRA IN BRANI COME “FROST MONSTREME” CI HA RIPORTATO IMMEDIATAMENTE A QUEL PERIODO. QUANDO ASCOLTIAMO LE NOVE CANZONI DI “FOREVER BLACK” POSSIAMO INFATTI RILEVARE TUTTI GLI ELEMENTI TIPICI DEL VOSTRO SOUND. QUAL’ERA IL VOSTRO OBBIETTIVO DA RAGGIUNGERE CON QUESTO NUOVO ALBUM?
– In “Forever Black” si affrontano diversi temi: dalla chiamata alle armi in “Legions Arise”, ai richiami di “Frost & Fire”, in “The Frost Monstreme” e “The Fire Devine”. Gli altri brani invece trattano la visione distopica e profetica di Tim di un futuro desolante per l’umanità! La band si crogiola nelle glorie precedenti, intrecciando parti e pezzi nelle canzoni, dal nostro passato, presente e futuro! Alcuni sono ovvi, altri nascosti, come gemme, nelle canzoni, per confondere il pubblico e gratificare gli iniziati delle nostre Legioni del Caos!
SEI SODDISFATTO DELLA TUA PRESTAZIONE ALLA BATTERIA (E CON IL ‘CORNO DEL CAOS’)? IN QUESTI ANNI DI SILENZIO DISCOGRAFICO HAI MAI SMESSO DI SUONARE?
– Ho sempre cercato la perfezione e non sono mai stato completamente soddisfatto della mia batteria o delle mie esibizioni. Detto questo, ci sono alcune parti di batteria e ritmi di cui sono orgoglioso in questo album, in cui ho utilizzato un po’ di cowbell e il mio gong, che apprezzo molto. In realtà ho smesso di suonare la batteria quando la band si è sciolta e avevo fatto pure un giuramento: non avrei mai più suonato! Col senno di poi non posso che essere contento di aver rotto quel giuramento anche perché, in fondo, suonare la batteria era sempre stato un sogno. Sono anche orgoglioso del mio stile. Non sono sicuro che molti lo capiscano, ma si basa più su uno stile ‘barbaro’, piuttosto che sull’abilità tecnica! Sono molto fortunato ad avere un eccezionale set di tamburi in rovere personalizzati DW, dipinti di rosso, da abbinare alla mia Dino Ferrari 308 GT4 del 1974! Ma non solo: sono molto orgoglioso dei miei piatti Paiste 2000 che, insieme al gong, forniscono la colonna sonora definitiva del mio stile di batteria.
A PROPOSITO DELLA VECCHIA GUARDIA: LA PRESTAZIONE DI TIM BAKER E’ STATA A DIR POCO FENOMENALE. LA SUA VOCE È COSÌ UNICA. COME GIUDICI IL SUO LAVORO?
– La voce di Tim è una firma indelebile della band, da quando ha afferrato il microfono per la prima volta! La sua voce, proprio per il suo stile unico, è un marchio di fabbrica che contraddistingue da sempre i Cirith Ungol. Molti hanno notato questa sua longevità vocale e devo dire che in “Forever Black” ha dimostrato di essere in ottima forma.
SE DOVESSI SCEGLIERE UN BRANO DI “FOREVER BLACK” CHE RAPPRESENTA I CIRITH UNGOL DEL 2020, QUALE SCEGLIERESTI?
– Ognuno ha i suoi preferiti, e l’album ha così tante canzoni potenti che risulta difficile scegliere una canzone in particolare, ma se tra dieci anni qualcuno dovesse guardare indietro, penso che la canzone ideale sarebbe “Legions Arise”!
PARLIAMO ORA DEL BRANO “BEFORE TOMORROW”: UNA CANZONE VERAMENTE COINVOLGENTE, CHE SEMBRA SCRITTA APPOSITAMENTE PER QUESTO PERIODO. COSA NE PENSI?
– Si tratta di un pezzo dai chiari toni profetici. A ben guardare abbiamo una storia di materiale carico di sventure che risale addirittura a una delle nostre primissime canzoni, “Death Of The Sun”, incisa per il primo volume di “Metal Massacre”; oppure “Doomed Planet” presente nell’album “One Foot in Hell”. Ironia della sorte, ha voluto che la pubblicazione di un pezzo (e quindi di un album) si sia abbinata così da vicino alle sfortunate vicende che stiamo vivendo!
SIETE VISTI TRA I FONDATORI ASSOLUTI DELL’EPIC METAL. COSA PENSI DI QUESTA ETICHETTA? TI RENDE ORGOGLIOSO O È UN QUALCOSA DI CUI NON FAI PARTICOLARMENTE ATTENZIONE?
– Inutile mentire: è un complimento straordinario, ma il nostro amore per il vero metallo deriva dai grandi che ci hanno preceduto. Siamo in piedi sulle loro spalle, così come gli altri sulle nostre, poiché il faro del vero metallo viene passato da una generazione all’altra!
TRA GLI APPASSIONATI I CIRITH UNGOL SONO INOLTRE CONSIDERATI COME UN PERFETTO ESEMPIO DI CULT BAND. SEI D’ACCORDO? PENSI CHE AVRESTE POTUTO RAGGIUNGERE MAGGIOR POPOLARITA’ E RISULTATI PIU’ AMBIZIOSI NEI VOSTRI PRIMI ANNI DI CARRIERA?
– Qui sta la sfida, molti ci vedono come una band di culto o underground perché non abbiamo mai avuto l’esposizione che molti dei nostri contemporanei avevano, il che li ha catapultati verso la celebrità. I nostri primi album sono stati prodotti in numero limitato su etichette indipendenti e, sebbene siano stati distribuiti in tutto il mondo, non è stata organizzata alcuna promozione o tour per supportarli efficacemente. Se la band avesse avuto questo supporto, credo che i Cirith Ungol avrebbero potuto ottenere una diffusione commerciale molto più ampia; tuttavia, è inutile rimuginare: questa è acqua passata ormai. Ora stiamo cercando di far conoscere il nostro nome, e quindi la nostra musica, a un gruppo più ampio di metallari per diffondere la nostra visione del vero metal in tutto il mondo!
PUOI DIRCI QUALI SONO LE DIFFERENZE PIÙ EVIDENTI TRA SUONARE QUESTO GENERE DI MUSICA NEGLI ANNI ’80 E FARLO OGGI?
– Beh, innanzitutto oggi abbiamo il supporto della Metal Blade Records e un management come si deve; elementi che ci hanno permesso di risorgere dalla tomba e di aumentare la notorietà! C’è anche un folto gruppo di ascoltatori di musica esigente e molti festival in tutto il mondo che mettono in mostra il metal classico della nostra generazione. Questo ci ha dato l’opportunità di prosperare, dove una volta eravamo bloccati in una terra desolata, diversamente da quella calpestata da Elric nella copertina di “Forever Black”!
AVETE GIA’ PENSATO A COME ORGANIZZARE EVENTUALI TOUR QUANDO L’EMERGENZA, SI SPERA, SARA’ FINITA? PASSERETE IN EUROPA E MAGARI ANCHE IN ITALIA?
– Questa pandemia è stata una tragedia di proporzioni epiche, specialmente per tutti coloro che hanno pagato il prezzo finale. Avevamo programmato di suonare una manciata di festival e spettacoli esclusivi: sono stati ovviamente tutti cancellati o comunque rinviati. Il Keep it True Festival, per esempio, è stato riprogrammato per il 22-24 aprile del prossimo anno. Speriamo di superare questo incubo, uscire più forti e a continuare a diffondere il nostro marchio unico di metallo tra gli iniziati! In Italia? Magari, non abbiamo ancora suonato da voi ma spero, prima o poi, di poter arrivare anche nel vostro bellissimo paese!
GRAZIE ROBERT PER IL TEMPO DEDICATO ED ORA SE VUOI, PROPRIO AI FAN ITALIANI, SEI LIBERO DI LANCIARE UN TUO PERSONALISSIMO MESSAGGIO.
– Grazie innanzitutto a voi, ai vostri lettori ed al continuo interesse per Cirith Ungol! Vi lanciamo i nostri migliori auguri: stay safe and healthy! Non vediamo l’ora di vedervi, magari in una delle nostre prossime apparizioni! Abbiamo ancora qualche sorpresa nelle nostre maniche, quindi rimanete sintonizzati e diffondete le notizie, così sorgeranno le Legioni!! Come detto in precedenza amo il vostro paese e soprattutto il cavallino rampante. Sono nato lo stesso giorno in cui Dino Ferrari lasciò questo mondo nel 1956, e anni più tardi, quando nacque la band, scrissi anche una lettera al padre Enzo, il quale fu molto gentile nel rispondermi. Il mio sogno era sempre stato quello di avere un’automobile Ferrari e sono stato molto fortunato ad essere il custode di due Dino Ferrari classiche. Un’altra parte di questo sogno era di visitare l’Italia, la fabbrica di Maranello e quella Monza. Desideri che mi sono finora sfuggiti ma, se sopravvivo a questa crisi, spero di realizzare!