COMMUNIC – La forza della complessità

Pubblicato il 25/06/2008 da


Terzo album e terzo centro per i Communic! Il recente “Payment Of Existence” infatti non fa altro che confermare le ottime doti tecniche e compositive dei norvegesi, che si candidano seriamente a diventare alfieri di un power evoluto e con al proprio interno sia sfuriate thrash che virtuosismi progressive. Il mastermind della band, Oddleif Stensland, ci parla del lavoro svolto per riuscire a fare sempre meglio; inoltre ci offre una visione del mondo musicale che ci sentiamo di condividere. Oddleif, nonostante le misure extra large che incutono un certo timore reverenziale, è risultata una persona estremamente affabile e durante l’intervista ha sciorinato la solita invidiabile tranquillità tipica della stirpe nordica. Lasciamo quindi la parola al biondo cantante e chitarrista, non prima però di ricordarvi di dare una chance ai Communic, se ancora non l’avete fatto.


CIAO ODDLEIF, SONO PASSATI DUE ANNI DALLA NOSTRA ULTIMA CHIACCHIERATA: CI PUOI RIASSUMERE COSA E’ SUCCESSO NEL FRATTEMPO?

“Già due anni? Il tempo vola (ride, ndR). Scherzi a parte, come puoi immaginare siamo stati molto impegnati come band. Prima con la promozione di ‘Waves Of Visual Decay’, poi con una discreta attività live che ci ha portato fino a Wacken e successivamente ci siamo presi parecchio tempo per scrivere il nuovo materiale. Non abbiamo avuto dei lunghi periodi di riposo come vedi”.

QUALI SONO STATE LE REAZIONI DELLA CRITICA E DEL PUBBLICO DI FRONTE AL VOSTRO ALBUM PRECEDENTE?
“Devo dire ottime. Eravamo davvero convinti di aver svolto un buon lavoro, ma spesso e volentieri il parere di un musicista viene aspramente contrastato dalle stroncature della critica e dai dati di vendita. Nel nostro caso invece la quasi totalità delle recensioni è stata molto lusinghiera nei nostri confronti ed anche il feedback ottenuto dai fan ci ha fatto capire che eravamo riusciti a centrare il bersaglio, nonostante la nostra musica non sia tra le più accessibili in ambito heavy”.

INIZIAMO A PARLARE DEL NUOVO ALBUM: COME SI E’ SVOLTA LA FASE DI COMPOSIZIONE?
“Come già detto ci siamo presi il nostro tempo per scrivere i brani finiti su ‘Payment Of Existence’, in quanto volevamo che tutto fosse perfetto a livello di songwriting. In particolare io ho lavorato davvero tanto sulle linee vocali, cercando di differenziarle rispetto al passato per renderle più consone alla direzione musicale che volevamo intraprendere. Come ben sanno tutti coloro che ci conoscono, le canzoni dei Communic non sono mai lineari e quindi ogni particolare, ogni più piccolo tassello deve essere curato in tutti i dettagli per farlo combaciare con il resto del mosaico. Credo che siamo riusciti a creare qualcosa che ci rappresenti al cento per cento ma che al contempo proietta il nostro sound nel futuro”.

E PER QUANTO RIGUARDA LE REGISTRAZIONI? JACOB HANSEN HA FATTO UN OTTIMO LAVORO!
“Jacob è stato assolutamente fantastico. Il suo curriculum e la sua esperienza parlano per lui. Oltretutto non so se ti è mai capitato di andare nei suoi studi di registrazione: è un’esperienza unica. Oltre ad essere super attrezzati hanno la particolarità di essere letteralmente in mezzo al nulla: il luogo abitato più vicino dista due ore di macchina e ci andavamo solamente per prendere i rifornimenti di cibo e bevande. Registrare in un posto del genere ti rilassa e ti permette di essere completamente concentrato sul lavoro”.

DI COSA TRATTANO I TESTI?
“Innanzitutto devo dire che non si tratta di un concept, anche se c’è una sorta di fil rouge che unisce le varie canzoni. L’argomento in comune è quello del sacrificio, coniugato nelle sue varie forme. Ad esempio ‘On Ancient Ground’ parla dei sacrifici che le religioni impongono come una sorta di espiazione dei propri peccati”.

CHE DIFFERENZE CI SONO TRA IL NUOVO ALBUM ED IL SUO PREDECESSORE?
“Senza ombra di dubbio ‘Payment Of Existence’ è più diretto e meno complesso di ‘Waves Of Visual Decay’. Pur rimanendo fedeli al nostro sound, abbiamo provato ad alleggerire gli arrangiamenti e ad appesantire e velocizzare le ritmiche, che in qualche caso sfociano nel thrash. Il risultato a nostro parere coniuga perfettamente le varie anime dei Communic: da un lato non rinunciamo al nostro lato progressivo ed innovatore, ma dall’altro cerchiamo di sganciarci da dei cliché che erano presenti nei nostri precedenti lavori tramite una maggiore fluidità di suono”.

INUTILE NEGARE CHE I VOSTRI LAVORI PRECEDENTI ERANO PIUTTOSTO INFLUENZATI DAI NEVERMORE. CI PARE CHE QUESTO “PAYMENT OF EXISTENCE” TENTI INVECE DI SLEGARSI DALLA BAND AMERICANA: SEI D’ACCORDO?
“Sono d’accordo, ma fino a un certo punto. Mi spiego meglio: la componente nevermoriana del nostro sound a mio parere era dovuta essenzialmente alla mia timbrica e alle linee vocali che componevo. Ora, la voce che ho è questa e se in qualche modo ricorda quella di Warrel Dane non credo sia una colpa, né tanto meno posso cambiare le mie corde vocali (ride, ndR). Però, come ti accennavo prima, ho fatto un lavoro enorme sulla voce, cercando di staccarmi quanto più possibile dal riferimento di Dane che, per quanto possa averci aiutato in passato, stava iniziando a diventare un po’ frustrante. Per ciò che concerne la musica dei Communic, sinceramente io non ci vedo tutta questa somiglianza con i Nevermore: le nostre radici affondano nel classic metal ottantiano e nel thrash, che noi rivisitiamo attraverso la nostra sensibilità. Poi se mi chiedi cosa penso degli americani ti rispondo che sono una delle migliori band in circolazione, senza ombra di dubbio! Ma i Communic sono un’altra cosa”.

AVETE SUONATO A WACKEN, SUONERETE AL BLOODSTOCK E A MOLTI ALTRI FESTIVAL: COSA SI PROVA AD ESIBIRSI DAVANTI A DELLE FOLLE COSI’ NUMEROSE?
“E’ una sensazione indescrivibile dalla quale rischi di farti sovrastare. Sentire tutti quei ragazzi che cantano le tue canzoni è un’emozione talmente intensa da non poter essere tradotta in parole. Davvero, a volte si rischia di fare scena muta! Poi però pensi che i fan sono venuti a sentire la band ed allora ti impegni al massimo delle tue possibilità per offrire loro uno spettacolo che ricorderanno, l’adrenalina sale ed il coinvolgimento diventa totale”.

DURANTE LE REGISTRAZIONI AVETE POSTATO PARECCHI VIDEO BLOG SU INTERNET: COME MAI AVETE SCELTO QUESTA FORMA DI COMUNICAZIONE?
“Ci sembrava un ottimo modo per tenerci in contatto con i fan e per mostrare loro che non eravamo morti (ride, ndR). E’ vero, abbiamo postato parecchi diari, molti video e delle versioni beta di qualche brano. Il blog permetteva a chiunque di raggiungerci e di commentare quello che stavamo facendo ed in questo modo avevamo sempre il polso della situazione”.

QUINDI VI SARA’ ANCHE CAPITATO CHE VI SIANO ARRIVATE CRITICHE E SUGGERIMENTI SULLE NUOVE TRACCE: QUESTO HA INFLUENZATO IL VOSTRO LAVORO O AVETE TIRATO DRITTI PER LA VOSTRA STRADA?
“Ci ha decisamente influenzato: ovviamente se postavamo degli spezzoni audio e la gente ci diceva o ci faceva capire che non era materiale all’altezza, noi ci rimettevamo mano finanche a stravolgere l’idea iniziale. Non dico che certi passaggi sono stati scritti dai blogger, ma ci hanno sicuramente dato una mano nel capire cosa funzionava e cosa no”.

AVETE PARTECIPATO AL DVD CELEBRATIVO PER I VENT’ANNI DELLA NUCLEAR BLAST CON IL BRANO “CONSPIRANCY IN MIND”, ESTRATTO DAL VOSTRO ESORDIO: CREDETE CHE QUELLA SIA LA CANZONE CHE MEGLIO VI RAPPRESENTI?
“No, decisamente no! Ovviamente eravamo entusiasti di partecipare al progetto, ma siamo stati quasi costretti a scegliere quel brano per un motivo semplicissimo: era l’unico videoclip che avevamo. Come sai i nostri brani sono lunghi ed elaborati, quindi difficilmente sono trattabili come un singolo, anzi, abbisognano di parecchi ascolti per essere assimilati al meglio. Non siamo certo una di quelle band sforna singoli che riempie i propri album di filler: ai tempi di ‘Conspirancy In Mind’ abbiamo avuto l’opportunità di girare il video e non ce la siamo certo lasciata sfuggire, dato che il nome dei Communic doveva iniziare a girare! Ora invece dovremmo avere molti più mezzi a disposizione per sfornare un video all’altezza e le nostre priorità al momento sono altre, anche se non accantoniamo affatto l’idea di poterne fare altri in futuro”.

HAI DETTO SPESSO CHE LA VOSTRA MUSICA E’ COMPLESSA E VA ASCOLTATA CON ATTENZIONE: NON TEMETE CHE L’ASCOLTATORE MEDIO DI POWER O DI CLASSIC METAL, ABITUATO A HAMMERFALL E STRATOVARIUS IGNORI I COMMUNIC PROPRIO PERCHE’ TROPPO DIFFICILI?
“Sì, abbiamo già vissuto questa situazione e la cosa mi dispiace. D’altro canto il bello della nostra musica è che ti devi sedere tranquillo ed immergerti nei particolari, cosa che la generazione degli mp3 ad esempio non fa. La musica va capita e vissuta. Noi ci rifiutiamo categoricamente di comporre in una sorta di logica usa-e-getta. Noi componiamo per il piacere di farlo ed abbiamo l’ambizione di vedere la nostra musica durare nel tempo, come una qualsiasi altra forma d’arte. Ecco perché su questo punto non siamo disposti a negoziare alcunché”.

GRAZIE MILLE PER L’INTERVISTA, A PRESTO.
“Grazie a te, dò appuntamento a tutti per la nostra calata italica quest’estate”.

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