CONTINUUM OF XUL – Il divoratore di mondi

Pubblicato il 25/04/2025 da

Lungamente atteso nell’underground nostrano, specie dopo le convincenti apparizioni live dello scorso anno (pensiamo a quella di spalla ai Grave Miasma al Centrale Rock di Erba), “Voratore” ha confermato una volta per tutte le potenzialità del progetto Continuum of Xul e del suo death metal radicato nella tradizione americana di tardi anni Novanta/primi Duemila.
Un suono teso, intransigente e ferocissimo che la band guidata da Tya (ex Antropofagus) alla voce e Matteo Gresele (Ad Nauseam) alla chitarra affronta con una caparbietà e una versatilità tutt’altro che improvvisate, andando oltre il mero omaggio a gente come Hate Eternal, Morbid Angel e Rebaelliun per confezionare un’opera in grado di reggersi da sola sulle proprie gambe.
Un disco che ribadisce insomma un approccio categorico, sicuro dei propri punti di riferimento, ma anche pronto a mettersi in gioco attraverso una ricerca sonora che, nell’ambito di questo particolare filone, non è da darsi esattamente per scontata…

CIAO RAGAZZI, BENVENUTI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. PARTIAMO DALLE BASI: PER CHI ANCORA NON VI CONOSCESSE, QUANDO, COME E PERCHÉ NASCONO I CONTINUUM OF XUL?
T. – È una storia che nasce da lontano, da una scissione parziale degli Hellish God nel 2019. La nostra prima demo, al tempo, sarebbe dovuta uscire sotto quel moniker; tuttavia, le nostre strade si separarono e fu così che Continuum Of Xul venne alla luce.

FINORA, SI PUÒ DIRE CHE ABBIATE ADOTTATO UNA POLITICA DEI PICCOLI PASSI, CON SOLTANTO UN DEMO, UN EP E UN FULL-LENGTH RILASCIATI NELL’ARCO DI CIRCA SEI ANNI. OGNI USCITA È PERÒ SEMPRE COINCISA CON UNA PROGRESSIONE DAL PUNTO DI VISTA DELLA SCRITTURA, COSA CHE MI PORTA A CREDERE CHE – A DISPETTO DELLA FURIA DELLA PROPOSTA – IL PROCESSO DI COMPOSIZIONE SIA PER VOI UN QUALCOSA DI ATTENTO E LABORIOSO. SEMPLICE SCRUPOLOSITÀ, BISOGNO DI TROVARE UNA VOSTRA ‘VOCE’ O ENTRAMBI?
T. – La realtà dei fatti è che abbiamo sempre avuto dei cambi di formazione, anche non ufficiali… ed è stato questo il motivo principale per il quale non abbiamo mai suonato live in quel periodo. Per quanto concerne la progressione dal punto di vista musicale, ti dirò che molti brani di “Voratore” sono stati scritti tanti anni fa; mi vengono in mente ad esempio “Hellspawn In Aeternum” o “No Praise For Your Saviour”. Mentre un brano come “Yawning Void Of Naxyr” è stato composto recentemente. Il tempo ci ha dato man forte per acquisire la giusta maturità artistica nel songwriting.
M. – Ho sempre cercato di essere abbastanza scrupoloso quando compongo, anche se non si tratta di musica molto complessa paragonata a quello che faccio con gli Ad Nauseam. Pur cercando di essere meno cervellotico e più spontaneo con questo progetto, perdo comunque molto tempo nel curare la parte musicale. Spesso, mi trovo a scartare molte idee fino a che non trovo quella che più mi soddisfa… non è mai un ‘buona la prima’, per intenderci.
Poi entra in gioco il gusto di Tya: anche lui è molto attento ai dettagli e i suoi consigli a volte mi aiutano ad uscire da situazioni di blocco compositivo. Di sicuro non stiamo inventando nulla, ma si cerca comunque di creare qualcosa di godibile, e che possa incorporare più influenze con la speranza di non risultare banali.

COSA VI AFFASCINA DI PIÙ DI QUESTO PARTICOLARE STILE DI DEATH METAL? QUALI SONO I DISCHI CHE, ALL’INTERNO DEL FILONE, RITENETE PERFETTI E DA CUI PRENDETE SEMPRE E COMUNQUE ISPIRAZIONE?
T. – Questo fascino parte da lontano, da un’epoca che non esiste più. È difficile stabilire cosa possa affascinare quando, nel pratico, sei quello che hai divorato… Matteo ed io siamo cresciuti con Morbid Angel, Immolation, Deicide e quel filone inimitabile ed imbattibile, che abbiamo fatto ‘nostro’ con rispetto, devozione e passione. Oltre a quello, siamo due divoratori di musica a 360°, e credo che su “Voratore”, ma anche nel precedente lavoro, si senta che non vi è soltanto mestiere.
M. – Dischi come “Covenant”, “Formulas Fatal to the Flesh”, “Conquering the Throne” e “The Inexorable” erano sicuramente i miei punti di riferimento quando abbiamo deciso di mettere in piedi questa band, poi, col passare del tempo, anche band come Centurian, Nox, primi Decapitated e Myrkskog si sono introdotte pian piano nelle mie influenze.
Sono tutte band che hanno contribuito a rendere il genere sempre più estremo, mantenendo un’intensità di esecuzione fuori dal comune: questa è la cosa che più mi ha affascinato. Gruppi che hanno sempre avuto la giusta dose di tecnica al servizio della pura violenza. Penso sia questo il motivo che ci ha spinto a fare quello che facciamo, e tra le altre cose volevamo evitare di mettere in piedi l’ennesimo gruppo alla Incantation/Swedish death metal.

TITOLI E COPERTINA, NEL LORO ADERIRE A CERTI CANONI, SEMBRANO ESPRIMERE IL DESIDERIO DI ANDARE OLTRE UN IMMAGINARIO TOTALMENTE OLTRANZISTA. COM’È NATO IL SOGGETTO DELL’ARTWORK? DI COSA PARLANO I TESTI DI “VORATORE”?
T. – La tua è una domanda che si collega giocoforza alla precedente. La voglia di andare oltre è una diretta conseguenza della consapevolezza del nostro background musicale e aggiungere, passo dopo passo, qualcosa di fresco e nuovo. Nel 2023 contattammo Mariya Popyk per collaborare con noi per l’artwork dell’album e ci fu subito una forte alchimia tra le parti. Siamo veramente soddisfatti del suo lavoro! I testi sono invece la parte più difficile da spiegare, per tutti (ride, ndr).
Nascono dal profondo della notte, spesso durante la mia proficua e bizzarra attività onirica, da letture varie, da una camminata nella natura, da uno spunto personale, oppure – semplicemente – mediante una banale riflessione nel vuoto. E poi, francamente, credo sia facile guardare fuori dalla finestra per comprendere lo status, la caduta ed il tracollo di questa società, divorata nel corso degli anni dalla follia dell’Uomo. Sono trasposizioni letterali di ciò che il mio inconscio ha vomitato nel tempo.

PENSAVAMO CHE L’ALBUM SAREBBE USCITO SU LAVADOME PRODUCTIONS COME IL PRECEDENTE EP “FALLING INTO DAMNATION”, MA OGGI VI RITROVIAMO SULL’ITALIANA UNHOLY DOMAIN RECORDS…
T. – Sì, confermiamo. Amichevolmente, abbiamo deciso di separarci per differenze di opinioni riguardo il percorso da intraprendere. Auguriamo a Jan ogni successo personale e professionale. Pech di Unholy Domain Records, oltre ad essere un mio storico e carissimo amico, lavora davvero bene e siamo molto soddisfatti di questa scelta.

NONOSTANTE I CONTINUUM OF XUL SIANO A TUTTI GLI EFFETTI UNA REALTÀ GIOVANE, LA VOSTRA LINE-UP VANTA UNA CERTA ESPERIENZA ALL’INTERNO DEL PANORAMA METAL TRICOLORE, AVENDO INIZIATO A FREQUENTARE LA COSIDDETTA SCENA DA METÀ ANNI NOVANTA IN POI. PENSANDO A QUELLA ATTUALE, COME LA VEDETE CAMBIATA DA ALLORA? TROVATE PIÙ ASPETTI POSITIVI O NEGATIVI NEL PORTARE AVANTI UN PROGETTO MUSICALE OGGIGIORNO?
T. – Di base, penso che sia tutto peggiorato, e non di poco. Ma è comunque parte della vita di questo disgraziato pianeta… anche se devo dirti la verità: noto con piacere un’ondata di ragazzi giovanissimi che si avvicina a questo movimento con grande fame e passione. Una luce di speranza in fondo al tunnel. Vanno sostenuti e ringraziati per tenere ancora viva la fiamma.
M. – Concordo con quanto detto da Tya: da una parte le cose sono peggiorate, nel senso che escono veramente troppi album ogni mese, e nonostante non sia uno che sente l’esigenza di fare un disco ogni anno, mi sento un po’ parte del problema. Tutti ormai suonano e possono permettersi di registrare un disco direttamente a casa propria, e le cose hanno preso una piega preoccupante.
A questo si aggiunge anche il fatto che molte etichette non fanno più una selezione rigida, e puntano sulla quantità invece che sulla qualità. Questo però non vuol dire che non ci sia roba valida, ma è sempre più complicato trovare qualcosa che riesca ad emergere in mezzo a tante uscite che hanno poco da dire.
Mentre per quel che riguarda il portare avanti un progetto, anche qui faccio fatica ad essere positivo. Trovare persone che si vogliono impegnare è sempre più difficile, almeno per nostra esperienza personale. Ci sono stati dei momenti in cui mi era passata la voglia di provare a cercare qualcuno, ma per fortuna dopo anni di bestemmie forse ora siamo riusciti a trovare una line-up stabile.

INVECCHIANDO, SENTITE L’ESIGENZA DI TENERVI AGGIORNATI SU CIÒ CHE AVVIENE NELL’UNDERGROUND? C’È QUALCHE NUOVA USCITA CHE VI HA COLPITO PARTICOLARMENTE?
T. – Non più come prima, ma seguo sempre con interesse ciò che l’underground vomita… e devo dire che lo stato di salute delle band è molto buono. Inversamente proporzionale a quello delle strutture per poter far esibire queste realtà. Musicalmente, ho apprezzato moltissimo l’ultimo album dei Misotheist, nonché il nuovo album dei Concrete Winds. Trovo siano veramente stupendi! Delle nuove leve, invece, cito personalmente Blood Offer, Gorrch ed Ignobleth, da tenere d’occhio per davvero. Tutte italiane, tra l’altro.
M. – Cerco sempre di rimanere aggiornato, nonostante la mole di uscite mensili a cui ormai siamo sottoposti. È più impegnativo rispetto a 20 anni fa, ma qualcosa di valido lo si trova sempre, specie se arrivano consigli da amici con una certa cultura musicale. Ho apprezzato molto: “The Stygian Rose” dei Crypt Sermon, l’ultimo Concrete Winds, “God Devourer” dei Deathfucker, “Demonolatry” degli Abhorration, “Altered Realities” dei Sovereign, “Cool World” dei Chat Pile, “Spilling the Astral Chalice” dei Siderean e tante altre uscite che non fanno per forza parte del panorama metal.

C’È UNA BAND (O UN MUSICISTA) DEL PASSATO CHE PENSATE AVREBBE MERITATO MAGGIOR FORTUNA E CONSIDERAZIONE?
T. – Nel metal estremo, senza dubbio gli Arkhon Infaustus. Dei mostri, dei pazzi, dei geni. Parzialmente compresi e mai troppo tributati. Mia personale opinione, hanno raccolto la metà della metà di ciò che avrebbero dovuto avere.
M. – Concordo con Tya riguardo agli Arkhon Infaustus, e aggiungo, sempre rimanendo in territorio death metal, Internecine (band nata e morta con Jared Anderson, purtroppo) e Myrkskog, che nonostante due album pazzeschi hanno ancora pochissimo seguito.

GUARDANDO AL RESTO DELLA VOSTRA PRODUZIONE MUSICALE, ESCLUDENDO QUINDI IL MATERIALE A NOME CONTINUUM OF XUL, QUAL È L’OPERA DI CUI SIETE PIÙ ORGOGLIOSI? PERCHÉ?
T. – Sono molto legato al periodo Mindful of Pripyat e al materiale registrato. Nati quasi per divertimento, ci siamo tolti parecchie soddisfazioni.
M. – Se si parla di qualcosa al di fuori dei Continuum, non posso che essere orgoglioso dell’ultimo album che abbiamo fatto con gli Ad Nauseam. Ci è costato tanto tempo e fatica, ma ci ha dato molte soddisfazioni, e mi ha fatto capire che non bisogna mai porsi dei limiti.

CHE PROGRAMMI AVETE PER IL FUTURO?
T. – Suonare live. Da pochissimo abbiamo siglato una partnership con Occult Booking, e contiamo di poter far conoscere la nostra musica in tutto il mondo. Il motto è sempre quello: suonare, distruggere, divorare.

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