Arrivano finalmente fra le nostre interviste anche i toscani Coram Lethe, ingegnosa death metal band che gli appassionati di underground tricolore avranno ormai avuto ampiamente modo di conoscere ed apprezzare. Il miracoloso debut “Reminiscence”, i successivi “The Gates Of Oblivion” e “… A Splendid Chaos” e, infine, il recentissimo “Heterodox” hanno mostrato continuamente i progressi di questa formazione, che ha sempre espresso un sound variopinto e dinamico, pur senza perdere mai di vista le regole classiche del genere. Soprattutto la nuova fatica ha messo in mostra una voglia di osare ancora più accentuata e proprio sull’onda della curiosità destata da questo nuovo passo in avanti abbiamo deciso di metterci in contatto con i ragazzi. Il nostro interlocutore per l’occasione è stato il bassista Federico Stiaccini.
QUESTA È LA VOSTRA PRIMA INTERVISTA PER METALITALIA.COM. PER COLORO CHE ANCORA NON VI CONOSCONO, VI ANDREBBE DI INTRODURRE LE BAND AI NOSTRI LETTORI E DI RIASSUMERNE LA STORIA?
“E non vi vergognate di non averci ancora intervistato in tutti questi anni?!? Ma dove eravate voi mentre noi sfornavamo la migliore musica di tutti i tempi?!? Scherzi a parte, tralascio l’elenco noioso della cronostoria del gruppo che probabilmente non interessa a nessuno (e poi basta fare un giro sul web e chiunque trova tutte le informazioni biografiche che vuole su di noi) e riassumo in due parole chi sono i Coram Lethe: semplici musicisti. Siamo un gruppo di 5 ragazzi (il termine ragazzi ha in se un’accezione di gioventù che forse non si confa più al nostro caso, ma non mi viene un altro termine appropriato in questo momento senza che mi suoni terribilmente di vecchio) che fanno la musica che gli piace, trasformando le proprie emozioni in arte sonora, quasi rumorosa, direi… (risate, ndR)”.
SI FECE UN CERTO PARLARE DI VOI ALL’EPOCA DELLA PUBBLICAZIONE DEL DEBUT “REMINISCENCE”. RICORDO CHE MOLTI RIMASERO COLPITI DALLA PROFESSIONALITÀ E DALLA QUALITÀ DI QUEL LAVORO, USCITO NEL 2000. ALL’EPOCA NON SI ERA ANCORA MOLTO ABITUATI AD ASCOLTARE LAVORI DI QUEL CALIBRO IN AMBITO DEATH METAL IN ITALIA. COSA RICORDATE DI QUEL PERIODO?
“Io non ero in formazione all’epoca, ma ero amico di Giacomo Occhipinti (frequentavamo lo stesso liceo), dal quale mi ricordo acquistai la mia copia del demo dei Coram Lethe. La cosa che colpiva tutti era infatti che si stentava a credere che ‘Reminiscence’ fosse un demo per la qualità della musica che vi era contenuta e per la produzione risultante. Io ho avuto l’occasione di suonare soltanto ‘Heading Your Heroes’, che forse è il pezzo più conosciuto del demo perché è stato incluso nella compilation della rivista Psycho, ed è un pezzo magico a mio avviso, quasi come ‘Dying Water Walk With Us’, che è ormai la bandiera del gruppo. ‘Reminiscence’ contiene soluzioni stilistiche e compositive che ancora oggi risultano azzeccate e rendono il disco ancora interessante. È un concentrato di tecnica strumentale al servizio dell’espressività compositiva che il gruppo aveva all’epoca e il risultato è quello che tu stesso hai ricordato: la gente se lo ricorda ancora”.
“HETERODOX” È INVECE IL TITOLO DELLA VOSTRA NUOVA FATICA. VI VA DI PRESENTARLA AI NOSTRI LETTORI? COME LA DESCRIVERESTE?
“Un disco elaborato nella forma quanto semplice nella sostanza. Avevamo tutti le idee chiare su cosa volevamo da questo disco e quindi siamo partiti da una base solida a cui volta volta è stato aggiunto quello che la nostra anima ci suggeriva fino ad arrivare ad un risultato che ci soddisfacesse in pieno. Abbiamo registrato molti demo prima di arrivare alla registrazione finale e ad ogni record abbiamo aggiunto cose nuove. Quello su cui ci siamo concentrati maggiormente è senza dubbio la fase di arrangiamento: abbiamo aggiunto molti altri strumenti (tutti suonati) inusuali per il genere estremo quali il mandolino, il pianoforte, l’ocarina, il didjeridoo e altri. Il sound che ne risulta è quello che ad oggi rappresenta i Coram Lethe a 360°, tant’è vero che eravamo indecisi se chiamare il disco col nome del gruppo. Per rendere il tutto con un’immagine emblematica mi sento di dire che con questo disco i Coram Lethe sono diventati adulti e maturi, proprio perché è questa la sensazione che ci pervade ascoltando il disco”.
QUANDO E COME È STATO COMPOSTO IL MATERIALE CONTENUTO IN “HETERODOX”? COME NASCE SOLITAMENTE UN BRANO DEI CORAM LETHE? SIETE SOLITI PARTIRE DA UN’IDEA DI BASE, UNA MELODIA…?
“Il materiale di ‘Heterodox’ è nato come nascono tutti i brani in casa Coram: suonando. Forse è un po’ troppo semplicistico messo così… vediamo di essere più precisi. Di solito si parte da un’idea che qualcuno propone e la si sviluppa tutti insieme nel nostro bunker dove facciamo le prove per 2 volte a settimana. Si rielabora tutto finchè non si arriva al risultato che ci soddisfa. Per quanto riguarda ‘Heterodox’, il materiale che lo compone è stato ovviamente composto in questi 3 anni che lo separano dal predecessore e prima che avessimo un cantante ufficiale. Infatti tutto il materiale era stato composto prima che arrivasse Gabriele alla voce e anche le stesse parti vocali erano quasi tutte state registrate da noi. Gabriele ha messo la sua versione dei fatti integrando le sue idee con quelle che avevamo noi per il progetto di ‘Heterodox'”.
IL TITOLO DELL’ALBUM È PIUTTOSTO PARTICOLARE, CHE COSA SIGNIFICA?
“Letteralmente significa ‘Eterodosso’ e per noi questo titolo sta a significare quello che volevamo raggiungere con questo disco: un album che non si potesse incasellare nell’ortodossia del genere death al 100% per via della sua varietà e eterogeneità. Abbiamo contaminato il disco con tutto quello che ci passava per la testa e che sentivamo nelle nostre corde cercando di non imporci nessun limite compositivo”.
“HETERODOX” SEGNA IL VOSTRO PASSAGGIO AD UN’ALTRA CASA DISCOGRAFICA, LA BUIL2KILL. PER QUALE MOTIVO AVETE SEMPRE CAMBIATO ETICHETTA AD OGNI APPUNTAMENTO DISCOGRAFICO?
“Perché ogni disco è una storia a sé. Siamo dei piccoli musicisti in confronto agli artisti del mainstream che combattono con la crisi del mercato discografico (e non solo di quello) e con le difficoltà di tutti i giorni. Non esistono contratti discografici pluriennali che ti legano ad una label per la produzione di X dischi in X anni. Siamo troppo piccoli per questo. Siamo semplici artigiani del metal, noi… Che possiamo dire?! Abbiamo sempre fatto il nostro lavoro, abbiamo sfornato la nostra musica pagandoci la produzione, abbiamo spedito nel mondo il nostro prodotto e abbiamo raccolto quello che abbiamo seminato: a volte è fruttato poco, ma siamo ancora qua dopo 12 anni. Abbiamo ricevuto tante porte in faccia, ma non ci siamo arresi e abbiamo pubblicato il nostro lavoro a ogni costo perché credevamo nella nostra musica. D’altronde, le label che investono sui gruppi non esistono più ed è bene agire di conseguenza. Per ‘Heterodox’ ci siamo affidati ai servizi che Nadir Music e Buil2kill offrono da alcuni anni e ci siamo trovati subito in sintonia con Trevor, Federico e company per la promozione del nostro lavoro”.
PERSONALMENTE, TROVO L’ALBUM UN PO’ PIÙ ETEROGENEO E PROGRESSIVO RISPETTO AI PRECEDENTI. SIETE D’ACCORDO? COME È MATURATA QUESTA EVOLUZIONE?
“Sì, sono d’accordo. In questo nostro ultimo lavoro si trovano tutti i caratteri che hanno contraddistinto il sound marchiato Coram Lethe in aggiunta a altre atmosfere e soluzioni che fino ad oggi erano per noi in un territorio inesplorato, ma che sentivamo nel nostro DNA. ‘Heterodox’ è il risultato di tutto quello che ci è successo in questi anni in cui abbiamo vissuto momenti belli e momenti brutti, che hanno fatto da contorno alle nostre esistenze. In questi 3 anni ci siamo chiusi nel nostro bunker a comporre questo disco convogliando tutte le nostre energie in questo progetto: è stato duro e non privo di sacrifici, ma alla fine il risultato finale ci soddisfa e ci rappresenta in pieno e sembra che il pubblico che lo ha ascoltato ci dia ragione perché dalle prime recensioni che abbiamo ricevuto si legge che è stato recepito proprio quello che volevamo (e la cosa ci ha un po’ piacevolmente sorpresi)”.
“HETERODOX” È APPUNTO IL VOSTRO PRIMO ALBUM CON GABRIELE DIANA ALLA VOCE. COME SIETE ARRIVATI A LUI? AVETE CAMBIATO DIVERSI CANTANTI NEL CORSO DELLA VOSTRA CARRIERA…
“Dal tempo di Erica Puddu, dalla quale ci siamo separati per motivi esclusivamente personali e senza dissapori, abbiamo avuto nelle nostre fila Clode (attualmente nei Tetrha) che ci ha accompagnato in alcuni live e col quale avevamo iniziato a lavorare sull’embrione di ‘Heterodox’, ma col tempo ci siamo accorti che la sua voce e il suo stile non era in linea con le idee che avevamo per il nostro progetto e quindi abbiamo deciso di separarci da lui. È stata poi la volta di Gabriele, che è arrivato rispondendo ad un nostro annuncio. Ne abbiamo provati diversi prima di scegliere lui, ma ti confesso che appena lo sentimmo ci sorprese per la versatilità e profondità della sua voce. Personalmente lo conoscevo da qualche anno, avendolo visto in qualche concerto con i gruppi in cui suonava in passato e già allora mi aveva impressionato per il suo ottimo growl. Il suo ingresso ci ha dato la spinta finale per completare il progetto ‘Heterodox’ integrando la sua voce e le sue idee alle nostre, che, come ti ho detto, erano ben definite e quasi ultimate”.
QUAL È SECONDO VOI L’ASPETTO CHE PIÙ DI OGNI ALTRO FA SPICCARE I CORAM LETHE FRA LA MASSA DI BAND NEL VOSTRO GENERE (CHIAMIAMOLO TECHNO-DEATH)? E QUAL È INVECE L’ASPETTO DELLA VOSTRA MUSICA O DEL MODO IN CUI VI APPROCCIATE ALLA BAND CHE SECONDO VOI DOVRESTE MIGLIORARE?
“Qui rischio di apparire un po’ un esaltato e un superbo, ma devo dire quello che penso. Ragionando e astraendomi come un semplice ascoltatore della musica dei Coram, credo che il ‘loro’ punto di forza sia la qualità del singolo brano che risulta incidere un segno nella mente e nell’anima di chi l’ascolta. Infatti, per renderla con un’immagine, direi che la musica dei Coram Lethe è una musica che ha un’anima, tangibile e percepibile dall’ascoltatore. Ogni brano dei Coram ti lascia qualcosa, a differenza di tanta musica che si ascolta che ti entra da un orecchio e ti esce dall’altro senza lasciarti nulla dentro. Non voglio addentrarmi in descrizioni di tipo tecnico di questo fatto perché mi piace di più parlare di emozioni piuttosto che di virtuosismi tecnici che spesso rimangono fine a se stessi. Forse sembrerà esagerata questa descrizione detta da me, che comunque sono un membro del gruppo, ma vi sfido a provare per credere: ascoltate la musica dei Coram e ditemi se non vi rimane qualcosa. Se poi non succede… beh, amici come prima. Parlando di miglioramenti, indubbiamente ce ne sarebbero tanti da fare, sempre e comunque, ma la prima cosa che mi viene in mente di migliorare pensando al gruppo adesso è la sua ‘presenza’ sul web: purtroppo ad oggi siamo un po’ sullo sfondo e non incisivi su questo fronte, ma ci stiamo già lavorando e presto le cose cambieranno. Siamo reduci dal periodo di gestazione di ‘Heterodox’, che ci ha visti impegnati sulla composizione, e ci siamo davvero abbandonati ad essa per completare il nostro progetto. Adesso dobbiamo ripartire anche sul fronte della presenza web”.
ALLO STATO ATTUALE, IL FATTO DI ESSERE ITALIANI RAPPRESENTA UN PRO O UN CONTRO PER I CORAM LETHE?
“Sappiamo tutti quali sono i pro e i contro per chi fa questa musica e viene dall’Italia e noi non siamo certo un’eccezione a questo. Ad oggi comunque non credo che il fatto di provenire dall’Italia ci abbia particolarmente svantaggiato, anche perché, dai riscontri che abbiamo avuto dall’estero, la nostra musica (quando è riuscita ad arrivarci all’estero) è piaciuta. Semmai, si potrebbe aprire un capitolo intero sui problemi che ci sono nel nostro paese per chi decide di fare musica e in particolare musica estrema, oppure ai problemi legati al music business in generale, per cui sempre di più rimani a galla se hai i soldi o se hai conoscenze (e qui ti dico che i Coram hanno poco di entrambi), ma rischierei di sembrare un vecchio che si lamenta del bello e del cattivo tempo e non mi addentro in questa discussione adesso”.
SIETE ATTIVI SU ALTRI FRONTI MUSICALI? E CHE COSA FATE OLTRE A DEDICARVI ALLA/E BAND?
“La cosa che facciamo principalmente oltre dedicarci alla musica è lavorare: come ti ho detto siamo dei piccoli artigiani del metal, non viviamo di musica, ci guadagnamo il pane facendo altri lavori… come ogni altro onesto cittadino. Tra di noi c’è chi lavora in fabbrica e chi siede dietro ad una scrivania in uno studio: anche in questo siamo molto eterogenei!
Oltre a questo poi ci dedichiamo alle nostre rispettive famiglie, che di recente si sono anche allargate: due di noi sono infatti diventati padri”.
DOVE VEDETE I CORAM LETHE IN 5 ANNI DA ORA?
“Nel nostro bunker a comporre musica! E dove sennò? D’altronde, i sogni di quindicenne in cui ti immagini di suonare ogni sera su un palco enorme davanti ad un fiume di persone mi hanno abbandonato da tempo”.
GRAZIE MILLE, SE VOLETE AGGIUNGERE QUALCOSA QUESTO E’ IL VOSTRO MOMENTO!
“Aggiungo solo dei ringraziamenti: a tutti i lettori che hanno avuto la pazienza di leggere tutta questa intervista fino a qui, a voi della redazione per averci concesso questo spazio, a tutte le persone che hanno lavorato e lavorano con noi per permetterci di far conoscere al mondo la nostra musica e ovviamente a tutte le persone che ci supportano in tutti i modi possibili, ma soprattutto a quelle che lo fanno nel modo più semplice di tutti… ascoltando la nostra musica”.