CORPSESSED – L’evocazione del male

Pubblicato il 30/09/2023 da

Una delle formazioni europee più interessanti, su cui gli occhi dei death metaller rimangono attenti e vigili, sono i finlandesi Corpsessed, autori di un’incalzata di tre album formidabili.
“Succumb To Rot”, uscito a gennaio dello scorso anno, ingloba death metal finnico dalle grosse vene melodiche con doom metal ricco di atmosfere caustiche, arrivando ad un risultato vicino alla perfezione.
Interpreti di numerose date nel vecchio continente, i nostri si sono resi protagonisti al Braincrusher In Hell, dove la performance è stata immortalata su “Skeletal Grotesquery”, un malvagio disco dal vivo, pubblicato una manciata di mesi fa da Krucyator Productions. In occasione dell’Helsinki Death Fest dello scorso agosto, abbiamo avuto la possibilità di fare due chiacchere con Matti Mäkelä e Jussi-Pekka Manner, rispettivamente chitarrista e batterista della band, prima della loro esibizione tanto attesa.

COM’È STATO PER VOI FARE QUESTO LIVE ALBUM? RAPPRESENTA LA VOSTRA INTERA PERFORMANCE AL BRAINCRUSHER IN HELL 2022 CHE SI È SVOLTO A HIRSCHAID IN GERMANIA? COSA PENSATE DEL RISCONTRO CHE STA RICEVENDO FINO AD ORA?
Matti: Si tratta di una sorta di album accidentale. Non l’abbiamo pianificato in alcun modo. Diciamo che a due settimane dall’inizio del festival, ci hanno comunicato che avrebbero filmato e registrato il nostro concerto, così abbiamo abbiamo utilizzato il materiale che ci è stato dato.
All’inizio doveva essere solo un video per il nostro canale Youtube e poi l’etichetta ci ha detto di mettere l’album in un CD. E per quanto mi riguarda, la performance credo sia fantastica!
JP: Inoltre penso che tu (Matti) abbia fatto un ottimo lavoro con il mixing.
Matti: Infatti abbiamo ricevuto le tracce grezze, quindi ho dovuto lavorare ai pezzi e mixare tutto.

TI SEI OCCUPATO SOLAMENTE TU DEL MIXING DI “SKELETAL GROTESQUERY”?
Matti: Sì. Più o meno è quello che facciamo per tutti i nostri lavori. Siamo una band DIY, quindi abbiamo sempre registrato da soli e mixato da soli, ed in un certo senso è ci evolvessimo ad ogni uscita.

LA SCALETTA DI “SKELETAL GROTESQUERY” CONTIENE BRANI TRATTI DA “SUCCUMB TO ROT”, “IMPETUS OF DEATH” E “BEYOND ABYSMAL THRESHOLDS”. COME COSTRUITE UNA SCALETTA DAL VIVO? SI TRATTA DI UNA STORIA DIVERSA RISPETTO ALLA SCALETTA DELL’ALBUM, O CERCATE SEMPRE COME SI ADATTARLA AL MEGLIO PER TROVARE DEI PUNTI IN COMUNE?
JP: Cerchiamo sempre di dare una narrazione oppure un certo tipo di ‘storia’ durante i live. Non si tratta di un concept album, ma è come se ci fosse un flusso continuo. Inoltre, non abbiamo pause con discorsi tra le canzoni, oppure se li facciamo, sono molto brevi. Ci piace che la performance sia molto intensa e preferiamo suonare invece di parlare sul palco.
Matti: Esattamente! Noi cerchiamo di costruire una sorta di racconto con le canzoni che non sia sempre uguale: ci sono sezioni veloci e altre più lente, quindi cerchiamo di mantenere l’interessante del pubblico sviluppando bene la scaletta.
JP: Ci piace molto avere dinamica nei brani. Se ci limitassimo a fare blast beat per quarantacinque minuti, diventerebbe noioso e anche stancante, non abbiamo più vent’anni (risate, ndr).
Matti: Voglio aggiungere che tutta la nostra musica è sempre stata così. Abbiamo parti che tendono al doom, poi sezioni più vicine al grind e infine, alcune melodie che suonano davvero finlandesi nel mezzo. Infatti si può ritrovare un certo gusto per le melodie, anche se non lo definirei death metal melodico. Le utilizziamo come mezzo per evocare il male, e sono sempre state presenti nella scrittura dei brani della band.

“SUCCUMB TO ROT” È LEGGERMENTE PIÙ CORTO RISPETTO A “IMPETUS OF DEATH” E “BEYOND ABYSMAL THRESHOLDS” IN TERMINI DI DURATA COMPLESSIVA. É STATO UN RISULTANDO SPONTANEO OPPURE VOLEVATE CHIUDERE IL DISCO IN MODO LEGGERMENTE DIVERSO?
JP: Prima di iniziare a registrarlo abbiamo deciso di fare un lavoro più compatto, e infatti dura circa quaranta minuti o forse meno. È diretto al punto e contiene apposta otto canzoni.
Matti: Volevamo renderlo più denso rispetto agli album precedenti. È venuto naturalmente, ma l’abbiamo condensato fino a raggiungere la durata perfetta. Penso che se superi i quaranta minuti, nel death metal, diventi un po’ noioso, specialmente se non ci sono variazioni. Credo che un album più breve funzioni meglio.
JP: Per gli album precedenti abbiamo deciso che sarebbero dovuti durare intorno ai quaranta minuti e abbiamo scritto più canzoni. Penso che “Impetus Of Death” abbia canzoni davvero intense e l’ultima, che è funerea e cupa, infatti dura quasi dieci minuti.
Matti: Abbiamo concluso quel disco con una ‘nota’ più lenta. In realtà cerchiamo di farlo anche con i set live: iniziamo intensamente, nel mezzo inseriamo delle parti melodiche, poi facciamo un’altra parte violenta e magari finiamo con un finale lento e opprimente. È una specie di formula speciale, ed è quello che ci piace fare anche negli album da studio.

DURANTE IL VOSTRO PROCESSO DI SCRITTURA DELLE CANZONI, TUTTO INIZIA CON UN’IDEA CHE PORTA L’ALBUM VERSO UNA DIREZIONE PRECISA? OPPURE SCRIVETE ALCUNI RIFF E ALCUNE IDEE, PER POI COSTRUIRE IN UNA CANZONE, DANDO FORMA ALL’ALBUM PASSO DOPO PASSO?
Matti: Tutto si basa sempre sui riff. Il quadro generale viene più o meno dopo.
JP: Durante i primi anni era probabile comporre una canzone intera da soli per poi dire “questa è la canzone” e “questo è il modo in cui va“. Ma oggi è più come un processo di gruppo.
Matti: All’inizio portavo alle prove canzoni complete ma oggi porto delle idee ed iniziamo a suonarle tutti assieme. Poi ognuno da la propria impressione e andiamo verso una direzione tutti assieme. Penso che funzioni meglio e che renda le canzoni più interessanti.
JP: Infatti per “Succumb To Rot” ,Jyri ha portato vari riff ed io ho scritto una canzone quasi completa.

PER CREARE DELLE IDEE FATE JAM SESSION TUTTI INSIEME O SCRIVETE A CASA E POI LI PORTATE IN SALA PROVE?
Matti: Beh, in realtà dobbiamo avere delle idee da portare in sala prove e poi iniziare a suonare. Abbiamo provato a suonare dal nulla e raramente ha funzionato. Solitamente ho bisogno di un paio di idee per i riff e poi inizio a lavorarci sopra con la band al completo.

COSA VI INFLUENZA MAGGIORMENTE DURANTE IL SONGWRITING DI UN ALBUM? CHE TIPO DI MUSICA ASCOLTATE QUANDO NON STATE SCRIVENDO, SOPRATTUTTO IN QUESTO PERIODO?
Matti: Ascolto molte colonne sonore di film e videogiochi, ma anche musica neoclassica. Poi ascolto anche molto death metal, black metal e funeral doom. Ho preso influenza da tutti questi generi. Di solito, per me, inizia tutto con un ritmo, comincio a sentirlo in testa e inizio a costruire qualche idea sulla base di quello.
JP: Di recente ho ascoltato molto post-rock e post-metal, oltre a death metal e black metal. Mi sono appassionato ai classici del black metal dei primi anni ’90.
Matti: Io ascolto sempre i classici degli anni ’90 perché è qualcosa che ho ascoltato quando ero un adolescente e mi è rimasto impresso e lo sarà per sempre, ce l’ho nel sangue.

PENSATE CHE CI SIA UNO SVILUPPO O UN’EVOLUZIONE NEL DEATH METAL DI OGGI? QUAL È LA VOSTRA VISIONE A RIGUARDO?
Matti: Non credo. Tutto prende spunto dalla musica più vecchia ma non penso che ci sia una sorta di rinnovamento nel death metal, parlando degli ultimi vent’anni. Si possono introdurre elementi più caotici, oppure addirittura più dissonanti, per andare in una direzione ma, voglio dire, portare anche elementi jazz nella musica non la rende fresca o nuova.
Quello che piace a me sono le buone canzoni e basta. e comunque ci sono ragazzi nuovi che fanno musica nuova almeno, e creano dei prodotti buoni e rinfrescanti per il genere. Il death metal non si sta estinguendo, e questo è un bene. Ad ogni modo ci si mantiene fissi sulle vecchie tradizioni, ma non ci vedo alcun problema.

A TAL PROPOSITO, COSA PENSATE DELLA NUOVA SCENA DEATH METAL CHE È ESPLOSA NEGLI ULTIMI ANNI? VARIE BAND AMERICANE RAPPRESENTANO LA COSIDDETTA NWOOSDM, TRA CUI 200 STAB WOUNDS, CREEPING DEATH, SKELETAL REMAINS, PERSINO BLOOD INCANTATION.
CI SONO MOVIMENTI SIMILI QUI IN EUROPA? ESISTE UN DEATH METAL DI STILE EUROPEO AL GIORNO D’OGGI?

Matti: Secondo me è sempre andato di pari passo. Voglio dire, anche il death metal finlandese, come si suol dire, ha il suo suono, ma è sempre stato influenzato dal death metal americano e dai Carcass e dai Bolt Thrower dal Regno Unito.
Si sono sempre influenzati a vicenda, a ben vedere, ma la qualità in Finlandia era più scadente. noi eravamo peggiori musicisti e avevamo strumentazione peggiore. Questi sono un paio di fattori che rendono il sound finlandese quello che era agli inizi. Comunque, non so se si possa parlare di uno stile europeo… C’era il suono svedese e quello della Florida, ma oggi è un po’ tutto mescolato. Tutti prendono spunti da entrambi. Di sicuro c’è ancora un legame con la vecchia tradizione e continua ad essere portata avanti. Senza dubbio questo è un bene, ma senza nuove generazioni corriamo il rischio che tutto si estingua.

CAMBIAMO ARGOMENTO… COME VI SENTITE A SUONARE QUI ALL’HELSINKI DEATH FEST? ESSENDO UNA BAND FINLANDESE, COM’È SUONARE IN CASA?
JP: A noi non importa dove suoniamo, perché lo facciamo al 100% e anche di più.
Matti: In realtà negli ultimi anni abbiamo suonato raramente in Finlandia, suoniamo di più al di fuori del nostro paese. In Finlandia facciamo al massimo cinque concerti all’anno, ma è sempre bello suonare qui e soprattutto a Helsinki. Si possono vedere delle facce note che continuano a tornare a vederci anno dopo anno. A noi fa molto piacere.

AMIAMO I GRANDI FESTIVAL COME IL WAKEN, L’HELLFEST, IL BRUTAL ASSAULT, IL SUMMER BREEZE, MA SITUAZIONI PIÙ PICCOLE E INTIME COME QUESTA, TRASMETTONO UN’ARIA E UN’ATMOSFERA DIVERSA, IN MODO ASSOLUTAMENTE POSITIVO.
COSA PENSATE DI QUESTO TIPO DI SITUAZIONI? AVETE SUONATO IN DIVERSE SITUAZIONI, COME AD ESEMPIO ALL’UK DEATH FEST DELL’ANNO SCORSO. COM’È STATA L’ESPERIENZA NEL REGNO UNITO?

Matti: È stato fantastico ed il contesto era davvero bello.
JP: Il festival si è rivelato essere molto divertente perché non c’era un’area del festival vera e propria. C’erano locali e club separati ma vicini l’uno all’altro, a Camden Town, a Londra.
Quindi penso che questo fattore l’abbia reso unico, non sembrava appunto un festival: qui ci sono due palchi e le persone camminano e chiacchierano nella stessa area. Lì non c’era un’unica area per stare insieme essendo tutto diviso tra varie venue, ma penso anche che sia stato organizzato molto bene, ci hanno aiutato con tutto ciò di cui avevamo bisogno sul palco. Il tutto è stato fatto in modo davvero professionale. Non possiamo assolutamente lamentarci.

PER QUANTO RIGUARDA IL PUBBLICO? GLI SPETTATORI ERANO DIVERSI A SECONDA DEL LOCALE?
Matti: Beh, noi abbiamo suonato sul palco dell’Underworld, ed era praticamente pieno quando abbiamo suonato. Era il nostro terzo concerto a Londra e abbiamo anche visto facce conosciute da tutta Europa, soprattutto tedeschi. Un’altra cosa bella è che potevamo uscire da un club ed entrare in un altro e vedere altre band che stavano suonando in quel momento. Possiamo dire che l’area del festival erano le strade di Camden.

PER CONCLUDERE.. IL PROSSIMO NOVEMBRE SUONERETE AL DESECRATION OF THE GRAVE FEST ALLO SLAUGHTER CLUB DI MILANO. COME VI SENTITE A SUONARE IN ITALIA? CHE COSA VI ASPETTATE?
Matti: Non abbiamo mai suonato in Italia, siamo eccitati! Sarà la prima volta per noi e faremo tre concerti tra Roma, Milano e Bologna, non vediamo l’ora.

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