Abbiamo avuto spesso la fortuna di ospitare Dani Filth sulle nostre pagine, trovando in lui un interlocutore sempre schietto, acuto e capace di sostenere le sue tesi con veemenza, senza mai nascondersi dietro alla routine della promozione.
Non ha fatto differenza anche questa occasione, in cui abbiamo raggiunto il leader dei Cradle of Filth per approfondire i retroscena del nuovo “The Screaming Of The Valkyries”, un disco di valore che conferma un trend positiva per una formazione che ha saputo reinventarsi più volte, sfidando le convenzioni di certe frange della musica estrema, uscendone sempre a testa alta.
In questa nuova pubblicazione, la band continua a portare avanti il proprio percorso, riuscendo a non tradire le proprie origini, pur all’interno di un percorso che, album dopo album, si è evoluto con una qualità invidiabile.
BENTORNATO SULLE NOSTRE PAGINE, DANI. DOPO DUE DISCHI FORTEMENTE LEGATI AL MONDO DELLA LETTERATURA, CON “EXISTENCE IS FUTILE” TI SEI SGANCIATO DA QUESTE TEMATICHE PER SCRIVERE UN ALBUM CHE HAI DEFINITO “ESISTENZIALISTA”. PER “THE SCREAMING OF THE VALKYRIES” HAI FATTO UN ULTERIORE PASSO, SCRIVENDO CANZONI CHE NON HANNO NESSUN FILO CONDUTTORE, GIUSTO?
– Esatto, nessun filo conduttore. Si tratta di pura evasione, davvero. Anche la frase “The Screaming Of The Valkyries”, non è solo un bel titolo metal, è ispirato dal fatto che ci stiamo avvicinando pericolosamente alla mezzanotte sull’Orologio dell’Apocalisse.
Questo mi ha fatto venire in mente l’immagine di un cataclisma, qualcosa di chiaramente percepibile, come il rintocco di una campana, un’onda gigantesca, o un’esplosione nucleare. Immagina di sentire delle urla provenienti dal cielo, con la consapevolezza che Asgard è sotto attacco e che le Valchirie, l’ultima linea di difesa, sono sul punto di essere obliterate, con il Ragnarok ormai alle porte. Ecco, quello sì che sarebbe un messaggio forte e chiaro dell’Apocalisse!
E questo cataclisma è inevitabile, ci siamo molto vicini, come dicevo prima, eppure questo non è un disco privo di speranza. La canzone che chiude il disco, “When Misery Was A Stranger”, racconta fatti che non sono ancora successi, e ho voluto dare al disco un’impronta dickensiana, con la speranza che sia ancora possibile aprire gli occhi e raddrizzare i torti. Così abbiamo brani come “To Live Deliciously”, “Non Omnis Moriar”, “Ex Sanguine Draculae”, “You Are My Nautilus”, “White Hellebore”. Tutte canzoni che celebrano la vita, che parlano di rituali, sesso e morte, trionfo e agonia, l’iconografia religiosa…
Questa volta abbiamo voluto scrivere un disco che fosse scevro da materiale bonus, contenuti esclusivi, intro, outro, una pubblicità in mezzo… Volevamo solo realizzare un album che fosse il più possibile accattivante e memorabile.
QUESTO È IL PRIMO ALBUM REGISTRATO CON DONNY BURBAGE ALLA CHITARRA E ZOE MARIE FEDEROFF ALLE TASTIERE E ALLA SECONDA VOCE. IL LORO ARRIVO HA AVUTO UN IMPATTO ANCHE SULLA COMPOSIZIONE DELLE CANZONI?
– Certo. In fondo in due sono un terzo della band e tutti contribuiscono alla scrittura. Donny e Zoe sono entrati nella band e ciascuno deve indossare diversi ‘abiti’ quando è necessario: sai, non c’è solo la musica, è un discorso di immagine, di personalità, di compatibilità. Ti viene richiesto di girare dei video, fare interviste, capisci cosa intendo? Non è solo musica, anche se ovviamente quella è la parte più importante.
Siamo in una band per occuparci di quella, ma farne parte è uno stile di vita. Quindi sì, avere due persone nuove ha portato dei cambiamenti, ma abbiamo la fortuna di avere un’identità forte ed eclettica. Abbiamo una carriera di trent’anni e sia Zoe che Donny erano fan della band prima di entrarvi. Inoltre, entrambi hanno già suonato con noi per tre anni, decine e decine di show, una cosa che ci ha permesso di rodare la nuova formazione dal vivo, dopo il disastro del Covid.
ANCHE QUESTO DISCO RIESCE A UNIRE IL PASSATO E IL PRESENTE DELLA BAND. CI SONO RIMANDI A LAVORI VECCHI, COME “MIDIAN”, MA SEMPRE RIMANENDO CONTEMPORANEI ED IN LINEA CON GLI ALBUM PIU’ RECENTI DEI CRADLE OF FILTH.
– Ha il sound di un album dei Cradle Of Filth e non penso ci sia niente di male nell’autocitarsi, soprattutto se si tratta di uno stile che hai creato in prima persona. Molte band, anche enormi, hanno fatto carriera suonando la stessa canzone album dopo album, con gli stessi accordi.
Però, al tempo stesso, abbiamo un occhio puntato al futuro e l’album ha un suono molto moderno, contemporaneo, con una grande produzione. È curioso, ma sono convinto che queste reminiscenze del passato siano proprio il risultato dell’arrivo dei nuovi componenti della band, perché, come ti dicevo, loro sono cresciuti ascoltando i nostri album storici. Oppure può dipendere dal fatto che nell’ultimo periodo abbiamo suonato dal vivo un sacco di materiale storico nei nostri tour, oppure solo un senso di nostalgia.
A volte, quando ascolto le canzoni nella loro forma embrionale, mi danno le stesse sensazioni che provavo nel 2006… No, aspetta, volevo dire nel 1996! Non so perché, ma quando parlo di un fatto del passato, mi sembra sempre più vicino di almeno dieci anni… Chissà, sarà un modo per fare un compromesso col tempo che passa…
HAI DETTO CHE MOLTE CANZONI DEL NUOVO ALBUM SONO CELEBRAZIONI DELLA VITA, CON UNO SPIRITO QUASI EDONISTICO – PENSIAMO AD ESEMPIO A “TO LIVE DELICIOUSLY”, CHE RUOTA PROPRIO INTORNO A QUESTO CONCETTO. L’IDEA DI POTER FARE CIO’ CHE SI VUOLE, PERO’, RISCHIA DI ESSERE INCOMPATIBILE CON IL RISPETTO DEGLI ALTRI. TU COME VEDI QUESTO CONTRASTO?
– Assolutamente, il rispetto verso gli altri è fuori discussione, bisogna trovare un equilibrio e abbracciarlo. Il punto è che c’è così tanto nel mondo, tante cose che mi parlano, che mi interessano, che non riuscirei mai ad annoiarmi, a volte è addirittura schiacciante. E voglio godermi tutto, finché ne avrò il tempo, senza le costrizioni delle religioni e dei limiti imposti dalla società. Quindi benissimo indulgere nei piaceri, nei desideri, ma sempre nel rispetto dei confini altrui.
Almeno, questa è la mia opinione, ma qualcuno potrebbe anche dire “ah, fanculo, io faccio quello che voglio, quando voglio’”
C’È UN’ALTRA CANZONE SU CUI VORREMMO CHIEDERTI QUALCHE DETTAGLIO IN PIU’, PER COMPRENDERE MEGLIO DI COSA PARLA, ED È “YOU ARE MY NAUTILUS”. IL NAUTILUS È UN RIFERIMENTO AL ROMANZO DI JULES VERNES, “20.000 LEGHE SOTTO I MARI”?
– Sì, assolutamente. Il Nautilus, il sottomarino, la Bestia del Mare, il Capitano Nemo. La canzone è una metafora di una persona che vive la propria vita come un’avventura, qualcuno che frange i flutti della conformità, delle convenzioni. È un’ode ad una persona amata, attraverso una sorta di iconografia steampunk come riferimento.
Il Nautilus era una meraviglia, molto più avanzato da un punto di vista tecnologico rispetto alla sua epoca, un macchinario futuristico, scambiato spesso per un kraken o un mostro marino. E il Capitano Nemo era in grado di circumnavigare il globo, vivere avventure per tutto l’Oceano Atlantico, poteva fare quello che voleva, affrontare intere flotte. Non apparteneva a nessuno, è stato uno dei primi ribelli. Ho sempre avuto una connessione molto forte con la letteratura di quegli anni, amo i classici, la prosa e la poesia dell’Ottocento.
COME PRIMO SINGOLO, INVECE, AVETE SCELTO “MALIGNANT PERFECTION”, UNA CANZONE PARTICOLARE, MENO COSTRUITA INTORNO ALLE CHITARRE E DOVE, INVECE, HA UN RUOLO CENTRALE L’ARRANGIAMENTO DELLE TASTIERE E LA SEZIONE RITMICA. COME MAI AVETE SCELTO PROPRIO QUESTA CANZONE?
– L’abbiamo scelta perché è una canzone molto catchy. Inoltre, il primo singolo era programmato a grandi linee intorno ad Halloween. Quindi, d’accordo con l’etichetta, abbiamo pensato di anticiparlo un po’, in modo che il pubblico potesse assimilarlo bene in tempo per la stagione delle streghe.
Non poteva uscire in un momento migliore, non avrebbe avuto senso pubblicarla ad aprile, ad esempio. Volevo che la gente la mettesse nella propria playlist di Halloween. D’altra parte, il tema è quello, si parla della celebrazione di Samhain, diventata la festa di Ognissanti. È quel momento dell’anno in cui hanno luogo i Sabba, il punto in cui il confine tra la vita e la morte è più sottile: volevo qualcosa che risonasse con quest’atmosfera, qualcosa di ritualistico.
SAPPIAMO CHE È UNA DOMANDA CHE TI VIENE RIVOLTA SPESSO MA, COME PUOI IMMAGINARE, SIAMO TUTTI MOLTO CURIOSI. CHE FINE HA FATTO LA COLLABORAZIONE CON ED SHEERAN?
– Arriverà, è già pronta. Non c’è nessun problema, anche se non posso ancora parlarne nel dettaglio. Ci sono due condizioni da rispettare: noi non possiamo inserirlo in un album e deve essere pubblicata a distanza anche da qualunque cosa a cui stia lavorando Ed. Questa è la premessa. Quando queste due onde avranno esaurito il loro corso, vedrà la luce. Ed è grandiosa, incredibile. Ma non c’è fretta, so che siete curiosi, ma sai come si dice: la curiosità ha ucciso il gatto.
BISOGNA DIRE CHE, DOPO UN PRIMO MOMENTO DI SPAESAMENTO, CI E’ SEMBRATO CHE NEL VOSTRO PUBBLICO ABBIA VINTO LA CURIOSITA’, NON SI TRATTA DI UN ESPERIMENTO VISTO IN MANIERA NEGATIVA, PER QUANTO INCONSUETO.
– Certo, è così. Il nostro pubblico vuole il meglio per noi. Inoltre, sanno che a noi piace unire gli estremi, l’abbiamo sempre fatto. Siamo luciferini, siamo sempre dalla parte degli underdog. In fondo veniamo anche dal black metal, quindi facciamo il cazzo che ci pare, davvero. Non si può abbracciare il black metal e poi trattarlo come un sistema di credenze o una religione da seguire.
È una cosa che abbiamo già fatto in passato, come la collaborazione con i Motionless In White o quella con Claudio Simonetti dei Goblin. Amore e odio, sesso e morte, inverno ed estate, sono le giustapposizioni strane ad eccitarmi.
SE AVESSI LA POSSIBILITA’ DI FARE QUALCOSA DI SIMILE CON ALTRI ARTISTI O ARTISTE MOLTO DIVERSI DA VOI, CHI VORRESTI COINVOLGERE?
– Ti direi Lana Del Rey. Oppure Hans Zimmer, che non conosco in prima persona, ma abbiamo un amico in comune e ci siamo incrociati nel backstage l’anno scorso. Eravamo andati al suo concerto alla O2 Arena di Londra e ci siamo scambiati brevemente due parole.
Mi piacerebbe collaborare con lui, ma non ho il coraggio di chiederglielo. È uno troppo impegnato, lavora su produzioni cinematografiche enormi, va in tour… Comunque, la regola sarebbe sempre quella, l’unione di opposti.
ANCHE PER QUESTO DISCO AVETE SCELTO UNA COPERTINA MOLTO BELLA, REALIZZATA DA UN ARTISTA IN CARNE ED OSSA E NON DALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE. COME VEDI L’ARRIVO DI QUESTE NUOVE TECNOLOGIE ALL’INTERNO DELL’INDUSTRIA MUSICALE? CI STIAMO ACCORGENDO DELL’IMPATTO CHE HANNO SUL MONDO DELLA GRAFICA E DELL’ILLUSTRAZIONE, MA ESISTONO GIA’ SOFTWARE IN GRADO DI CREARE ANCHE INTERE CANZONI PARTENDO DA UN SEMPLICE PROMPT TESTUALE.
– Ho già avuto modo di dirlo, è pericoloso. Per il momento viene tollerato, tanto ormai la gente accetta qualunque cosa sulla musica, perché è un bene effimero, che non puoi toccare; quindi, deve essere anche una cosa senza valore, gratuita. Parte tutto da qui, dal sentirsi autorizzati ad appropriarsi del lavoro altrui in cambio di niente.
Non ho intenzione di parlare male a prescindere della IA, ha molti aspetti positivi, soprattutto nell’ambito della sanità. Può essere un supporto importante per le persone, ma al tempo stesso può essere molto pericolosa, perché ci sono ambiti in cui può sostituire le persone.
Non è ancora così, in campo artistico, perché i lavori dell’IA mancano di anima, ci sono errori, sembra tutto strano, come un sogno inquietante. Carino, magari, ma in fondo disturbante. Ma si sta evolvendo velocemente ed è una minaccia per chi lavora in ambito artistico.
Allo stesso modo non amo il processo di meccanizzazione, la rivoluzione robotica che sta iniziando a sostituire fisicamente gli autisti di Amazon, e poi toccherà ai postini, ai baristi, fino ai politici. Poi un giorno ci sveglieremo tutti in un mondo artificiale e diremo “cazzo, e ora?”.
Se ci pensi, già adesso è difficile distinguere il vero dal falso. Non so, apri Instagram e trovi una notizia, diciamo sugli alieni. Leggi e sembra tutto vero, con le foto, i video… Poi dopo cinque minuti ci pensi e dici, ma “come posso essere stato così stupido?”. È ovvio che si trattava di IA. E questo succede anche con le notizie normali. Non sai più cosa sia vero e cosa frutto di un’invenzione.
COME SEMPRE ACCADE, LA VOSTRA ETICHETTA (NAPALM RECORDS, NDR), HA ACCOMPAGNATO L’USCITA DEL VOSTRO ALBUM CON UN COMUNICATO STAMPA. C’E’ UNA FRASE IN QUESTO DOCUMENTO CHE CI HA INCURIOSITO. PARLANDO DELLA VOSTRA CARRIERA, DICE COSI’: “DALLE PROFONDITA’ DELL’UNDERGROUND DEL METAL ESTREMO, FINO ALLE VETTE DELLA CULTURA POP”. IN PRIMO MOMENTO CI HA LASCIATI UN PO’ INTERDETTI, CONSIDERANDO LA VOSTRA PROPOSTA MUSICALE, PERO’ A PENSARCI BENE HA SENSO. IN FONDO ESISTONO FUMETTI ED ACTION FIGURE CHE TI RITRAGGONO E… (DANI INTERVIENE, UN PO’ STIZZITO, NDR)
– Ma sì, quella è stata solo una collaborazione estemporanea. Penso che sia bello fare cose diverse, esplorare, non mi piacciono le regole. Nella vita, le uniche regole che abbiamo sono quelle che ci vengono imposte in massa da altre persone. Quindi se tutti dicono rosso, io dico blu, solo per il gusto di farlo. È il motivo per cui non guardavo “Breaking Bad” quando tutti erano impazziti per quella serie. Si può fare quello che si vuole nella vita, basta che ci sia rispetto ed un codice di vita.
In una band è la stessa cosa, non ci sono regole scritte. Se mi va di promuovere dei cazzo di cereali per la colazione, vestito in tenuta black metal – cosa che ho quasi fatto, con i Bring Me The Horizon – lo faccio e basta.
Mi piace scoprire che Lady Gaga è una super fan del metal, o che lo sia anche Vera Farmiga, la star di “The Conjuring”. Mi piacciono queste sorprese ed è una cosa universale.
Prendi i film horror, anche quelli sono universali, sono amati da persone di ogni genere e ceto sociale e questo ha permesso di fare film come “Nosferatu”, “Bram Stoker’s Dracula”, “Blair Witch Project”, “Alien”, interi mondi cinematografici, dei veri e propri blockbuster. Una cosa del genere potrebbe anche capitare con il metal e questo farebbe diventare tutto molto più grande, o forse no, non importa. E’ un mondo libero.
Scusa se mi sono un po’ scaldato, ho un terribile raffreddore.
NESSUN PROBLEMA, È MOLTO CHIARO IL TUO DISCORSO. ALLORA TI LASCIO CON UN’ULTIMA DOMANDA. NEGLI ULTIMI ANNI SEI STATO UNO DEGLI ARTISTI CHE SI E’ ESPRESSO IN MANIERA PIU’ NEGATIVA NEI CONFRONTI DELLE PIATTAFORME DI STREAMING, CHE NON GARANTISCONO PAGAMENTI ADEGUATI AGLI ARTISTI.
IN EFFETTI, E’ DIVENTATO MOLTO DIFFICILE RIUSCIRE A FAR QUADRARE I CONTI CON LA PUBBLICAZIONE DI UN ALBUM DI INEDITI, CHE NECESSITA DI INVESTIMENTI IMPORTANTI, SOPRATTUTTO AL VOSTRO LIVELLO, CON IL RISCHIO CHE NON VENGANO RIPAGATI DALLE VENDITE.
I CRADLE OF FILTH HANNO PUBBLICATO QUATTORDICI ALBUM E, POTENZIALMENTE, POTRESTE TRANQUILLAMENTE CONTINUARE A FARE TOUR SENZA PUBBLICARE NUOVA MUSICA, SEMPLICEMENTE SFRUTTANDO IL VOSTRO VASTO CATALOGO.
– È vero, ma che gusto ci sarebbe?
PERFETTO, QUINDI QUAL È LA LEVA CHE VI SPINGE A CONTINUARE A COMPORRE CANZONI DI QUALITA’, ANCHE A DISPETTO DI UN RITORNO ECONOMICO NON COSI’ SODDISFACENTE?
– Questo è quello che facciamo, è la parte della nostra anima che vuole essere saziata. Mi sentirei come se facessi parte di una cover band se continuassimo ad andare in giro a suonare e rigurgitare il vecchio materiale, lo vivrei come un tradimento. È vero mi sono scagliato spesso contro queste piattaforme, e ne ho citata una in particolare (Spotify, ndr), ma vorrei ritrattare alcune mie dichiarazioni, perché credo siano state fraintese.
In un quadro più vasto, è una buona cosa, perché sono un mezzo attraverso cui le persone conoscono nuova musica. Voglio dire, quando sono in macchina con la mia ragazza, lei ha un account Spotify – o forse Apple, uno dei due – e ci sono questi piccoli, strani luoghi, in mezzo alle playlist, in cui si infilano cose diverse. Così, ad esempio, lei può avere una playlist di brani in stile vichingo, o una con solo cantanti femminili, e poi ad un tratto qualcosa scivola tra le maglie di questa rete e magari ti trovi a pensare “oddio, che figata questa!”. Non avresti mai occasione di ascoltarla, altrimenti. Ed è bello, è una cosa perfetta.
Oppure anche il pensiero di avere qualcosa come quaranta milioni di stream, fa strano… Non ci si può lamentare di una cosa del genere. In fondo si tratta di persone che sono impegnate, che magari stanno facendo altro e non hanno il tempo di comprare un vinile, toglierlo dalla sua tasca, metterlo sul piatto… Non puoi farlo mentre sei in macchina o mentre cammini per strada. È una cosa che capisco perfettamente.
Credo che il mio punto di vista fosse solo una generalizzazione perché, sai com’è, sono uno della vecchia scuola, mi sono anche comprato un CD stamattina. È una cosa che amo, mi piace una bella produzione, ascoltare musica in uno stereo a casa, o in macchina, suona meglio, ma non importa, è una cosa mia. È la mia opinione e probabilmente è più netta di altre perché faccio parte di una band. Anche io ho la mia ‘rete di spie’, che mi dice “Hai ascoltato questo? E questo?”. Ho amici che mi chiamano dall’America per dirmi “devi assolutamente provare questa band”.
E anche io non è che mi fiondi a comprare qualunque cosa alla cieca, uso il mio account Amazon, oppure YouTube, e mi ascolto qualcosa. E poi se mi piace, me lo compro. Penso semplicemente che i principali colpevoli qui siano i governi che rifiutano di riconoscere che dovrebbero esserci leggi migliori e più solide per proteggere i musicisti. Tutto qui.