E’ una mattina di luglio quando ci troviamo in una sala della sede della Warner per fare due chiacchiere con Dani Filth, in viaggio per promuovere la prossima fatica targata Cradle Of Filth. La formazione inglese ha dimostrato già con l’ottimo “Hammer Of The Witches” di essere ancora capace di grande musica, convincendo una grossa fetta di pubblico che sembrava darli per spacciati. Fortunatamente anche il nuovo “Cryptoriana – The Seductiveness Of Decay” porta avanti il percorso di rinascita, consegnandoci una band in ottima salute. Durante l’intervista Dani appare soddisfatto, conscio della qualità del suo nuovo lavoro e conferma la sua nomea di interlocutore arguto e colto, con interessi che spaziano dalla musica, al cinema e alla letteratura. Senza ulteriori indugi, dunque, vi lasciamo alle parole del cantante.
IL PRECEDENTE ALBUM, “HAMMER OF THE WITCHES”, TREVA ISPIRAZIONE DA UN LIBRO SULLA CACCIA ALLE STREGHE, IL CELEBRE “MALLEUS MALEFICARUM”. QUESTA VOLTA INVECE HAI DECISO DI METTERE IN MUSICA LA LETTERATURA HORROR DELL’ETA’ VITTORIANA, CHE PER CERTI VERSI E’ ANCH’ESSA UN’ETA’ OSCURA.
– Il periodo storico è uno dei mattoni che costituiscono la costruzione dell’album, il palcoscenico sul quale prendono vita le canzoni. Durante la composizione leggevo molti libri (in generale amo molto la lettura) e mi sono avvicinato ai lavori di Arthur Conan Doyle, E.F. Benson, Arthur Machen, Henry Rider Haggard… anche Robert Luis Stevenson ha scritto diverse ghost stories che sono davvero grandiose. Sono storie con un grande potere evocativo, nella maggior parte dei casi ambientate in Inghilterra, sebbene Rider Haggard ne abbia collocate diverse in altre parti dell’Impero Britannico. Molti dei suoi lavori migliori, come ad esempio “La donna eterna” o il ciclo di Allan Quatermain, sono ambientati in Africa. Comunque, la maggior parte, dicevo, sono collocate in Inghilterra, in luoghi che conosco e che sono molto evocativi, quindi ho pensato che sarebbero stati una cornice ideale per il nuovo album. Questo, però, non va inteso come un concept album classico: ci sono solo due canzoni che sono direttamente collegate tra loro e una di queste è anche una bonus track.
L’INGHILTERRA VITTORIANA, SOPRATTUTTO NELLE SUE AMBIENTAZIONI GOTICHE E HORROR, E’ UN PERIODO STORICO CHE ANCORA OGGI ESERCITA TUTTO IL SUO FASCINO SU CHI VI SI AVVICINA, COME MAI SECONDO TE?
– Si tratta di un periodo storico non molto lontano da noi, poche generazioni fa, tre-quattro al massimo. Mia nonna, ad esempio, è nata nel 1914. È l’inizio dell’industrializzazione, è il periodo in cui sono state portate a termine le più importanti invenzioni della nostra epoca. In questa era abbiamo assistito al progresso della scienza ma anche di altre disciplime, come lo spiritualismo, il mesmerismo, l’ipnotismo, tutte teorie che cercavano di dare una spiegazione scientifica e non religiosa all’occulto. È stato un periodo difficile, tra il colera e le numerose guerre che hanno avuto luogo in quegli anni, come la guerra anglo-boera, quindi la gente, soprattutto nella classe media, aveva bisogno di qualcosa che li distogliesse dalle preoccupazioni ed erano disposti anche a pagare, il che spiega l’amore per queste storie, i cosiddetti ‘penny bloods’ o le storie su Jack Lo Squartatore… È un modo per stuzzicare l’immaginazione.
IL SOTTOTITOLO DELL’ALBUM E’ “THE SEDUCTIVENESS OF DECAY”: IL GENERE UMANO HA SEMPRE SUBITO QUESTA STRANA FASCINAZIONE. DA COSA NASCE, SECONDO TE, LA SEDUZIONE DEL DECADIMENTO?
– Penso che derivi dalla morte e da tutto ciò che la circonda, dalla consapevolezza che non c’è nulla di perfetto e che tutto quanto prima o poi soccombe al decadimento. Nella title track la città di Londra è rappresentata come una entità che nasconde sotto la sua greandeur un lato corrotto. Si tratta di una sorta di metafora, di analogia, di questa enorme metropoli tentacolare che ha sotto di sè una oscura corrente sotterranea – Londra, che era il coronamento dell’Impero Britannico, il più grande impero che il mondo avesse conosciuto fino a quel momento. Si tratta di uno scenario affascinante, in cui tutto è così oscuro e gotico.
MUSICALMENTE, SE VOLESSIMO CERCARE UN ACCOSTAMENTO CON UN ALTRO VOSTRO LAVORO, MI SEMBRA CHE L’ALBUM ABBIA DEI PUNTI IN COMUNE CON “CRUELTY AND THE BEAST”. SEI D’ACCORDO?
– Sì, in particolar modo se ascolti la bonus track, quella che trovi assieme alla cover di “Alison Hell” degli Annihilator: si intitola “The Night At Catafalque Manor” e, da un punto di vista narrativo, è una canzone che precede “Achingly Beautiful”. Ecco, se dovessi proprio sceglierne una, questa canzone avrebbe potuto far parte di “Cruelty And The Beast”. Penso che le somiglianze ci siano, dalle chitarre che mostrano l’influenza della N.W.OB.H.M.(sebbene questo non sia qualcosa di pianificato, ma è accaduto in maniera naturale), oppure le parti più gothic e ribassate. Ci sono molti interventi con la voce da soprano, che danno un’atmosfera eterea ai brani, e anche io ho ripreso ad usare maggiormente il mio stile acuto come non succedeva già da qualche disco, così come numerose parti narrate. Quindi, sì, possiamo dire tranquillamente che i due dischi possono essere accostati.
L’ALBUM E’ COMPLESSO E ARTICOLATO, CON MOLTI LIVELLI CHE SI INTRECCIANO. COME SI E’ SVOLTO QUESTA VOLTA IL PROCESSO DI SCRITTURA?
– Un paio di canzoni in realtà dovevano essere incluse in “Hammer Of The Witches”, ma ci siamo detti “va bene, abbiamo queste canzoni, lasciamo che si evolvano, magari le useremo in futuro o forse no”. Non è che fossimo a corto di idee per il nuovo album, semplicemente quando abbiamo ripreso queste canzoni, abbiamo capito che si adattavano bene a quello che stavamo facendo: una è “Achingly Beautiful” e l’altra è “The Seductiveness Of Decay”, che è la title track. Ovviamente sono state rielaborate e, almeno in parte, riscritte, in modo da integrarle nel processo di scrittura in corso. Quello che abbiamo fatto poi è stato andare a Brno, nella Repubblica Ceca, dove vivono Marthus e Ashok (rispettivamente il batterista e chitarrista dei Cradle Of Filth, ndR): un’esperienza che è stata in parte una vacanza e in parte un esercizio di team-building, ma tutto questo lavoro…(si interrompe, ndR). No, non è stato esattamente un ‘lavoro’, sto mentendo… Più che altro abbiamo bevuto tanto! Comunque, ci ha permesso di sederci con calma, raccogliere le nostre idee e quando abbiamo avuto abbastanza materiale, abbiamo passato i successivi due mesi a costruire il nuovo album. Marthus è entrato in studio a Dicembre, quindi le tracce di batteria sono state registrate prima di Natale e poi abbiamo continuato a gennaio. Abbiamo scelto lo stesso produttore, lo stesso studio (di “Hammer Of The Witches”, ndR): qualcuno potrà dire che quindi suonerà allo stesso modo, ma non è affatto così. Se sai già che potrebbe suonare allo stesso modo, puoi fare in modo che non succeda! Semplicemente lui (Scott Akins, il produttore dell’album, ndR) sa già come lavoriamo, è un vero amico, viviamo vicini e abbiamo lavorato davvero duramente affinché tutto si sentisse alla perfezione. Se qualcosa c’è, deve essere udibile: se non si sente, tanto vale che non ci sia. Semplice.
HO APPREZZATO IN PARTICOLAR MODO “ACHINGLY BEAUTIFUL”, CHE RAPPRESENTA ALLA PERFEZIONE L’ATMOSFERA DELL’ALBUM.
– Questa canzone in particolare ha subito molto l’influenza dei racconti di cui ti parlavo prima, un po’ come in un romanzo gotico: un personaggio misterioso che va ad un ballo in maschera, incontra la donna dei suoi sogni ma nasconde anche un segreto terribile. E’ uno di quei personaggi tipo Dracula o Jack Lo Squartatore, con un testo pieno di analogie e metafore, con quegli elementi base tipici. Hai presente? Giardini in rovina, il chiaro di luna, il cielo tempestoso, eccetera. È un brano evocativo e si può considerare un brano dei Cradle Of Filth alla vecchia maniera, con aperture melodiche e passaggi molto pesanti.
IL LAVORO DELLE CHITARRE E’ DAVVERO NOTEVOLE IN QUEST’ALBUM: RICHARD SHAW E ASHOK ORMAI HANNO RAGGIUNTO UN’OTTIMA INTESA E SANNO CREARE DELLE TRAME ECCELLENTI.
– Assolutamente. Molto del materiale è stato registrato avvicinandosi il più possibile alla dimensione live: sono state registrate molte take delle varie canzoni, ma non tanto per tagliare un pezzo da una versione o da un’altra e incollarli assieme. Scott (Atkins, ndR) ha voluto che suonassimo molto per entrare nella giusta atmosfera. Non potrei entrare io nel dettaglio tecnico di quali pedali o strumenti abbiano utilizzato: dovrebbero farlo loro direttamente e sicuramente lo faranno, ma, sì, anche secondo me l’aspetto strumentale di quest’album è altissimo. Posso dirlo, perchè in questo io mi limito a stare lì, e il lavoro delle chitarre ora è molto diverso da quanto fatto in passato. Ad esempio credo che fino a… (si interrompe per qualche secondo per pensarci su, ndR) Credo fino a “Damnation” (“Damnation And A Day”, pubblicato nel 2003, ndR), avremo avuto uno o due assoli nei nostri album: voglio dire, due assoli in metà della nostra carriera, e adesso invece… E sono ottimi, voglio dire, non è che ci sediamo a tavolino e decidiamo che questa canzone ha bisogno di un assolo di chitarra, sono interventi ben costruiti e armonici. Personalmente non sono uno di quelli per cui ci deve essere per forza un assolo in una canzone, ma apprezzo particolarmente la loro interazione, mi ricorda quella di Dave Murray ed Adrian Smith e il loro modo di integrarsi a vicenda.
COME HAI DETTO POCO FA, L’ALBUM CONTIENE ANCHE UNA COVER DI “ALISON HELL” DEGLI ANNIHILATOR. TI VA DI PARLARCENE?
– Avevamo in mente di fare una cover di questa canzone fin dai tempi di “Cruelty…” o “Midian”, ma poi la cosa non è mai andata in porto. Penso, invece, che questo fosse il momento giusto, perchè si accompagna perfettamente al resto dell’album: non è come “Temptation”, “Devil Woman” o “No Time To Cry” (cover rispettivamente di Heaven 17, Cliff Richards e The Sisters Of Mercy, ndR), è in linea con le altre canzoni, ricercata, spettrale, con molte parti melodiche, grandi assoli… Ho incontrato Jeff Waters due volte, la prima il giorno dopo Halloween in Germania, dove aveva un giorno di pausa durante il tour, e più di recente durante il 70.000 Tons Of Metal Cruise: in entrambe le occasioni gli ho detto che ci sarebbe piaciuto registrare questa cover degli Annihilator e tutte le volte lui mi diceva “yeah, man, fallo!”. Ci siamo anche scambiati delle email, quindi possiamo dire di avere avuto il suo benestare. Non l’ha ancora ascoltata, ma spero, anzi, penso, che abbiamo fatto un buon lavoro. Suona proprio come dovrebbe essere una versione Cradle Of Filth di “Alison Hell”. Il lavoro delle chitarre è potente, abbiamo aggiunto delle voci femminili e delle tastiere spettrali in evidenza, ma mi piace molto il risultato finale e, anzi, ora mi piacerebbe registrare un EP di cover: vorrei registrare una canzone dei Possessed, il primo brano di “The Eyes Of Horror”, “Confessions”; giusto cinque, sei grandi canzoni, mi ha messo nello spirito giusto ma al momento è solo un’idea, non è detto che venga poi realizzata.
ANCORA UNA VOLTA LA COPERTINA E’ CURATISSIMA E PERFETTAMENTE IN LINEA CON LO SPIRITO DELL’ALBUM. QUESTA VOLTA AVETE SCELTO UNA RIVISITAZIONE IN CHIAVE HORROR DE “LA NASCITA DI VENERE” DI BOTTICELLI. VUOI RACCONTARCI QUALCOSA IN MERITO?
– L’artwork è fenomenale, perché abbiamo lavorato con lo stesso artista che si è occupato della copertina dell’album precedente, il che mi ha permesso di conoscere meglio il suo lavoro, di dargli la massima fiducia e allo stesso modo lui sapeva già dove volevamo arrivare. Poi ho scoperto che si occupa anche di regia, quindi siamo andati in Lettonia per girare un videoclip che in pratica è una sorta di minifilm. È eccezionale, con una grande cura del dettaglio, la stessa che abbiamo messo nella realizzazione dell’album: è filmato benissimo, con una troupe enorme, dato che in Lettonia è tutto molto più economico, e Artūrs (Bērziņš, ndR) ha un occhio incredibile per la Bellezza. Ha usato anche alcune delle inquadrature del video per la realizzazione dell’artwork e quindi puoi riconoscere alcuni dei personaggi anche nel video – intendo proprio le persone, non solo i personaggi – il che è fantastico perché rende tutto più collegato, dà un senso di mistero e di unità a tutto il lavoro.
L’ANNO SCORSO AVETE PUBBLICATO ANCHE UNA VERSIONE DI “DUSK…AND HER EMBRACE” CONTENENTE LE REGISTRAZIONI ORIGINALI DELL’OPERA CON LA VECCHIA FORMAZIONE. COME MAI QUESTA SCELTA?
– Si tratta di vecchie registrazioni, non le abbiamo modificate, semplicemente le abbiamo rimasterizzate: non avevamo nemmeno le tracce separate, solo il mix stereo. Sono contento, però, che abbia visto la luce, perché erano lì abbandonate su qualche scaffale a prendere polvere e una volta ritrovati ho pensato che sarebbe stata una buona idea pubblicarli e mostrare agli ascoltatori ciò che eravamo. Dopo il primo album portammo in tribunale la nostra casa discografica e l’album non fu pubblicato: dopodiché registrammo “V Empire”, che contiene “Nocturnal Supremacy”, presente anche nella versione originale di “Dusk…”. A quel punto abbiamo potuto dimostrare cosa fosse capace di fare la band avendo a disposizione un grosso studio e un grande produttore. Detto ciò, lo considero come parte integrante della storia della band e aggiungo che il prossimo anno ripubblicheremo anche “Cruelty And The Best”, con un missaggio completamente nuovo: resteremo comunque molto fedeli all’originale, quindi il sound non sarà troppo patinato; daremo un suono migliore alla batteria, conterrà tutto al’album e penso anche “Hallowed Be Thy Name” (cover degli Iron Maiden, ndR) in versione rimasterizzata e remixata. Anche la copertina sarà simile ma realizzata da un artista diverso. Penso che sarà molto interessante.
QUANDO USCI’, IN EFFETTI, CI FURONO UN PO’ DI CRITICHE SUL SUONO DELL’ALBUM. QUINDI ANCHE TU NON NE ERI COMPLETAMENTE SODDISFATTO?
– All’epoca non mi interessava la questione, ma pare che molte persone non abbiano gradito il suono della batteria, soprattutto paragonata a quella di “Dusk…” o di “Midian”. Quello che faremo, quindi, sarà mantenere l’atmosfera originale. Abbiamo già realizzato un demo mix: l’abbiamo dovuto preparare per presentarlo alla Sony, che adesso ha inglobato la Music For Nations e che sta portando avanti questo progetto. Abbiamo preparato il mix di “Cruelty Brought Thee Orchids” e a loro è piaciuto tantissimo: ha un sound di batteria enorme, tutto suona più grandioso ma senza perdere nulla dell’atmosfera. Questa è la parte difficile del lavoro: riuscire ad avere un suono moderno, preciso e potente, senza perdere la sua integrità. Avrà un suono più pulito, ma non patinato.
LE ATMOSFERE DELL’ALBUM MI HANNO RICORDATO UNA BELLA SERIE TV TRASMESSA SU SHOWTIME, “PENNY DREADFUL”. TI E’ CAPITATO DI VEDERLA?
– Sì, l’ho visto e mi è anche piaciuto. Non molto l’Uomo Lupo, però: è rappresentato in maniera molto simile a quello originale di Lon Chaney, mentre mi aspettavo un qualcosa di più feroce, come i lupi di “Dog Soldiers” o “L’ululato”. L’avrei preferito più minaccioso, ma il resto è fenomenale: le musiche sono fantastiche, ho visto tutte e tre le serie e ho anche la colonna sonora. C’è un sacco di materiale ottimo, comunque, come “The Frankenstein Chronicles”, con Sean Bean, che è uscita di recente ed è una serie di quattro/cinque episodi che si svolge nell’Età Vittoriana, molto suggestiva. Lo stesso vale per i film ambientati in quel periodo, ad esempio “From Hell” (in Italia “La vera storia di Jack Lo Squartatore”, ndR) è ottimo: c’è una forte infatuazione per l’horror, personaggi come Jack Lo Squartatore o Sweeney Todd.
SE NON SBAGLIO USCIRA’ A BREVE ANCHE UN FILM IN CUI RECITERAI COME ATTORE…
– Ho davvero una piccola parte nel film, si intitola “Baphomet” e il regista è venuto da me, perchè non avevo tempo per andare dove stanno girando il film: abbiamo girato quasi tutto nella sua camera d’albergo, anche se non assomiglia per niente ad una camera d’albergo. Quando abbiamo finito siamo usciti a mangiare e ad ubriacarci e quando è rientrato non si ricordava che non avevamo rimesso niente al suo posto: ha dovuto dormire in bagno (ride, ndR). Sì, uscirà quello e poi mi sono occupato del doppiaggio di un vampiro in un film che si chiama “Realm Of The Damned” e che verrà presentato al Comicon di Londra.
UN’ULTIMA DOMANDA, DANI: RECENTEMENTE C’E’ STATO IL TERRIBILE ATTENTATO A MANCHESTER E, COME GIA’ SUCCESSO AL BATACLAN, ANCORA UNA VOLTA SONO STATE COLPITE PERSONE CHE ANDAVANO AD UN CONCERTO. MOLTI OGGI HANNO DIFFICOLTA’ A SENTIRSI AL SICURO DURANTE UN EVENTO: QUAL E’ IL TUO PENSIERO SU QUESTO ARGOMENTO?
– Purtroppo sono cose che succedono, ma non puoi passare la vita nella paura che possa accaderti qualcosa del genere: non puoi sapere quando e dove può avvenire un fatto simile ed è questo ciò che terrorizza più di tutto, che si tratti di un’azione spontanea. Come per l’attentato avvenuto a Londra, dove dei terroristi su furgone hanno investito dei passanti: nessuno si aspettava una cosa del genere, non serve una pianificazione accurata, chiunque può decidere di compiere un’atrocità come questa. Purtroppo ci sono sempre state organizzazioni di questo tipo: prima si chiamavano OLP, ETA, IRA… Adesso ISIS. Ci sono sempre state.