CRAWLING CHAOS – Gastronomia repellente

Pubblicato il 06/05/2014 da

I death metaller Crawling Chaos si sono fatti notare dagli appassionati del genere per aver dato vita ad un album, nel corso del 2013, davvero interessante, capace di far coesistere l’ignoranza di old school con un suono e un’indole groove più moderna e innovativa. Indubbiamente sono una delle realtà nostrane da tenere d’occhio, e noi di Metalitalia.com non ci siamo fatti scappare l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con loro per conoscerli un po’ meglio e addentrarci nel loro mondo.

Crawling Chaos - 2014 - Intervista

CIAO RAGAZZI, BENVENUTI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM E COMPLIMENTI PER IL VOSTRO ALBUM. CHE NE DITE, PER INIZIARE, DI RACCONTARCI UN PO’ LA STORIA DELLA VOSTRA BAND?
“Ciao a tutti i lettori di Metalitalia.com e grazie davvero per gli apprezzamenti! Come Crawling Chaos ci siamo ‘materializzati’ pienamente nel 2005: allora eravamo un gruppo di amici che condividevano la passione per il metal e i racconti horror, avevamo tutti altre band, le classiche band ‘da liceo’ che suonano cover alle feste di fine anno e roba del genere. Con il passare del tempo, pian piano, i Crawling Chaos sono diventati per ognuno di noi il progetto musicale principale. Tra il 2007 e il 2008, con la stabilizzazione della prima line-up, abbiamo iniziato a considerare l’idea di portare le cose al livello successivo. Fino ad allora ci eravamo accontentati di sprangare gli ampli in sala prove e racimolare qualche live nei dintorni della nostra città, Rimini, ma, dato che iniziavamo ad avere in scaletta un bel malloppo di composizioni originali, sentivamo il bisogno di fare il ‘grande passo’: registrare un disco e magari trovare un’etichetta. Nel 2009 è quindi uscito il nostro primo EP, ‘Goatsuckers’, completamente autoprodotto. Lo scopo dell’EP era principalmente quello di iniziare a far circolare un po’ il nostro nome al di fuori dell’underground locale, ma è stato importantissimo anche come banco di prova per farci capire cosa andasse e cosa no nel nostro sound. Da quel momento in poi abbiamo iniziato a dedicarci con molto più impegno e una maggiore consapevolezza alle nuove composizioni. Abbiamo affrontato un ulteriore cambio di line-up, con Gabri che ha sostituito Luca al basso. Alla fine del 2012 siamo entrati al Domination Studio e abbiamo registrato ‘Repellent Gastronomy’, il nostro primo full-length, in poco più di una settimana. Nel gennaio dell’anno scorso avevamo già in mano il master, eravamo gasatissimi, poi ci è voluto qualche mese per trovare l’etichetta che lo pubblicasse. Alla fine, il disco è uscito il 12 novembre 2013 per Memorial Records”.

COME POTRESTE DESCRIVERE IN POCHE PAROLE QUAL E’ IL SOUND DELLA VOSTRA BAND PER I NOSTRI APPASSIONATI DI DEATH METAL CHE ANCORA NON VI CONOSCONO?
“La nostra musica può essere considerata una sorta di death old-school con parecchio groove infarcito di elementi moderni che spaziano dal tech-death al grindcore. Comunque non siamo troppo schizzinosi, amiamo prendere in prestito e reinterpretare un po’ tutto quello che ci piace come ascoltatori: heavy classico, hardcore, aggrotech, shredding… Noi, un po’ per gioco, abbiamo deciso di definire la nostra proposta ‘Miskatonic Death Metal’. E così abbiamo chiuso la faccenda (risate ndR)”.

DALLA VOSTRA FORMAZIONE AL VOSTRO PRIMO ALBUM SONO TRASCORSI VARI ANNI, NE DEDUCO CHE I VARI CAMBI DI FORMAZIONE NON VI ABBIANO AIUTATO. QUANTO E’ DIFFICILE PER UNA BAND OGGI RIMANERE UNITA E TROVARE GLI STIMOLI PER PERSEGUIRE I PROPRI OBIETTIVI?
“In realtà la nostra line-up è sempre stata piuttosto stabile, almeno dopo i primissimi tempi (pensate che all’inizio avevamo addirittura un tastierista in formazione). All’inizio del 2011 abbiamo sostituito Luca, il nostro bassista storico, per semplici divergenze di prospettive, ma il cuore pulsante della band è sempre stato molto compatto. La prima cosa di cui occorre tenere conto quando si parla dei nostri tempi biblici è che, al momento della formazione, i Crawling Chaos sono stati per ogni singolo membro una band ‘didattica’. Era la prima volta in cui ci ritrovavamo a suonare tra gente relativamente preparata e animata da un sincero desiderio di migliorare. Come già accennato, provenivamo tutti da piccole cover band sfigate in cui per una questione di gusti e di capacità non si riuscivano a suonare determinate cose: c’era il batterista che non andava di doppia cassa, il cantante stonato, il chitarrista che non sapeva fare assoli, quello che non sopportava screaming e growling… Insomma, tutti quei personaggi che chi da adolescente ha provato almeno una volta a mettere su una band conosce di sicuro. Ora finalmente potevamo tentare nuove strade, esplorare i territori dell’estremo, suonare bene cover dei Carcass, dei Cannibal Corpse o degli Impaled Nazarene, e ci piaceva un sacco. Praticamente abbiamo dilatato i tempi della band per crescere singolarmente come musicisti e compositori. Poi, quando ci siamo sentiti pronti e abbiamo iniziato a programmare le registrazioni è intervenuta la pignoleria: abbiamo riarrangiato i pezzi più datati, abbiamo scartato intere canzoni perché non avevano il giusto feeling e abbiamo tentato svariate soluzioni finché ogni cosa non ci soddisfaceva. In realtà il processo di scrittura di ‘Repellent Gastronomy’ è durato circa tre anni, quindi non siamo lontani dalle tempistiche cui il mercato ci ha abituati: è stato il percorso precedente, quello che ci ha fatto maturare più come musicisti che come band, a portare via parecchio tempo. Chiaramente, d’ora in avanti le cose saranno in discesa da questo punto di vista”.

CHE DIFFERENZE SONORE CI SONO DAL VOSTRO EP A “REPELLENT GASTRONOMY”?
“Come già detto, ‘Goatsuckers’ è un EP completamente realizzato con le nostre mani, in puro stile do-it-yourself. L’esperienza ci ha insegnato molto sia dal punto di vista della produzione che del songwriting. Ascoltare il risultato finale è stato illuminante: abbiamo capito quali erano i nostri punti di forza, ci siamo fatti un’idea del materiale che avremmo voluto realizzare in futuro e, soprattutto, ci siamo accorti che quanto realizzato era ancora lontano dall’essere un prodotto realmente professionale. A livello di sound c’era molta più melodia, era più ‘Swedish-oriented’, mentre a livello di vocals lo screaming predominava sul growling – l’opposto rispetto a ora. Col senno di poi lo consideriamo comunque un utilissimo esperimento, e in ogni caso contiene l’embrione di quello che oggi è ‘Repellent Gastronomy’. Il full-length, sebbene molto più estremo nell’approccio, mantiene la stessa voglia di sperimentare e di non limitarsi ai semplici canoni del genere che caratterizzava ‘Goatsuckers’. Crediamo però che con ‘Repellent Gastronomy’ siamo riusciti ad amalgamare molto meglio le idee in un corpo coerente e compatto… Diciamo che la ricetta è riuscita molto meglio”.

SONO PASSATI ALCUNI MESI DALL’USCITA DI “REPELLENT GASTRONOMY”, SIETE ANCORA PIENAMENTE SODDISFATTI DEL RISULTATO O, POTENDO TORNARE INDIETRO, CAMBIERESTE QUALCOSA?
“A dire la verità questo disco ci ha soddisfatto in maniera totale. Credo che rimarremo sempre orgogliosi di ‘Repellent Gastronomy’: suona esattamente come avremmo voluto, merito anche dell’ottimo lavoro svolto in fase di produzione da Simone Mularoni che ha sempre ascoltato le nostre idee valorizzandole e, anzi, riuscendo spesso ad aggiungere quel tassello mancante che quando abbiamo ascoltato il mix ci ha fatto schioccare la lingua dicendo, ‘Sì, cazzo, adesso è perfetto!’ Non cambieremmo nulla di ciò che è stato fatto, piuttosto guardiamo a come riuscire a fare di meglio nel prossimo lavoro”.

AVETE GIA’ QUALCHE IDEA IN CANTIERE PER IL PROSSIMO ALBUM O NON CI AVETE ANCORA PENSATO?
“Sì, la prima idea è quella di non far passare ancora dieci anni per sfornare una nuova produzione! A parte gli scherzi, abbiamo diverse idee ancora tutte da strutturare. Con ogni probabilità continuerà ad essere qualcosa di evocativo, narrativo e oscuro come piace a noi. Un pezzo è già in cantiere: promette veramente bene, prosegue un po’ il discorso stilistico delle influenze elettroniche che abbiamo inaugurato con la traccia ‘Closing the Gates'”.

MOLTISSIME BAND OGGI, DOPO AVER DATO ALLE STAMPE IL DISCO DI DEBUTTO, PURTROPPO SPARISCONO NEL NULLA: SECONDO VOI PER QUALE MOTIVO? E VOI INVECE CHE COSA FARETE PER RIMANERE SULLA SCENA?
“Questa è una domanda complessa perché probabilmente le ragioni sono molte e diverse per ogni realtà. In alcuni casi può avvenire un effetto ‘big bang’ in cui una band sprigiona tutta la creatività accumulata in un unico lavoro e poi si raffredda senza riuscire a ricaricarsi di idee e a migliorare. Da parte nostra cerchiamo sempre di guardare a soluzioni nuove, di non aver paura di proporre qualche dettaglio diverso cercando per quanto possibile di muoverci verso obiettivi originali pur mantenendo quell’impronta estrema e pesante che ci caratterizza”.

COME COMPONETE I VOSTRI PEZZI? AVETE UNA MENTE COMPOSITIVA OPPURE LI SCRIVETE INSIEME IN SALA PROVE?
“Durante la fase compositiva ogni membro della band prende parte attiva al songwriting, sia a casa che in sala prove. Di solito partiamo da una linea solista o da alcuni riff proposti quasi sempre da Andre e Manu, i due chitarristi. I diversi background musicali che ci caratterizzano rendono il processo molto vario e spesso sono necessari diverse prove e rivisitazioni prima che un pezzo si solidifichi completamente. Ci piace ponderare le cose, siamo molto critici e ci vuole parecchio prima che quello che scriviamo ci soddisfi del tutto. Però, per fortuna, ogni tanto saltano fuori quelle soluzioni che ci mettono immediatamente d’accordo e ci fanno esaltare come animali. Altre volte, la chimica della sala prove origina momenti di creatività incontrollabile e cazzona dalla quale scaturiscono schegge di puro grindcore. Qualche esempio lo potete ascoltare sia su ‘Goatsuckers’ che su ‘Repellent Gastronomy’: ‘Progenicide’, ‘Softly Morbid Growth’, ‘Encephalitic Cyst’ e ‘Visceral Breeding Army’ sono tutti pezzi brevi, veloci e con pochi fronzoli, caratterizzati da testi grotteschi in stile primi Carcass. Abbiamo nel cassetto un bel po’ di pezzi del genere già pronti, ci piacerebbe continuare a inserirne un paio in ogni disco che pubblicheremo. Anzi, magari tra qualche anno potremmo addirittura registrare un disco tutto grindcore/grindgore, chi lo sa”.

UNA VOLTA TANTO CREDO VALGA LA PENA SOFFERMARSI A PARLARE DI TESTI CON UNA DEATH METAL BAND: VI ANDREBBE DI PARLARCENE UN PO’? QUALI SONO LE TEMATICHE TRATTATE?
“I testi dei Crawling Chaos si ispirano in parte alla letteratura horror di fine Ottocento e dei primi decenni del ventesimo secolo e in parte alla storia dei tempi remoti che si confonde col misticismo, la leggenda e l’esoterismo. Una terza fonte di ispirazione sono i sentimenti negativi come il disagio e la rabbia che nascono dalla vita di tutti i giorni: in questo caso il testo diventa una specie di valvola di sfogo che ci permette di esprimere il nostro punto di vista su un determinato tema; la nostra volontà è comunque quella di conservare sempre un atteggiamento ironico che faccia riflettere l’ascoltatore senza imporre i contenuti in modo violento e assolutistico. Per fare qualche esempio concreto, ‘Rue d’Auseil’, ‘Plate XII’ e ‘Premature Burial’ citano in maniera esplicita racconti esistenti – nella fattispecie, ‘La musica’ di Erich Zann e ‘L’immagine nella casa’ di H.P. Lovecraft e ‘La sepoltura prematura’ di Edgar Allan Poe. Il testo di ‘Let the Vultures Sing Our Deeds’, il brano dal quale abbiamo tratto il nostro primo lyric video, è invece a sfondo storico e tratta della battaglia scolpita sulla ‘Stele degli Avvoltoi’, un reperto sumero custodito al Louvre: attorno al 2500 a.C., in Mesopotamia, la città-stato di Lagash, forte del favore degli dèi, conquistò la vicina Umma nel corso di una battaglia molto cruenta che risultò in una vera e propria carneficina; i vincitori decapitarono tutti i nemici e pare che, come rappresentato sulla stele, gli avvoltoi sorvolassero il campo di battaglia stringendo nel becco le teste degli sconfitti. ‘From The Unsafe Shrines Cometh The Abyss’ rappresenta invece una riflessione sulla democrazia che vuole spingere l’ascoltatore a porsi qualche domanda interessante: il testo è una grande metafora con un tempio in rovina, un sacco di tentacoli e un bel po’ di gente che resta schiacciata dalle macerie. Dal nostro sito, all’indirizzo http://www.thecrawlingchaos.it¸ potete scaricare una breve guida tematica ai testi di tutto ‘Repellent Gastronomy'”.

CREDETE CHE IN ITALIA SIA LECITO PARLARE DI UNA VERA E PROPRIA “SCENA” DEATH METAL? E SE SI’, VOI SENTITE DI FARNE PARTE?
“Crediamo fermamente che negli ultimi anni in Italia si avvenuto un profondo mutamento a livello di scena metal. Quel panorama che prima era frammentato e più povero oggi lo vediamo coeso e ricco di grandi band che possono tranquillamente essere affiancate ai mostri sacri del genere. Se George Kollias arriva a postare sulla sua pagina ufficiale una foto in cui compare lui tutto gasato con in mano l’ultimo album dei Fleshgod Apocalypse significa che le cose per il metal italiano non vanno poi così male! Anche a livello underground, mondo a cui apparteniamo, nell’ultimo periodo le cose si sono mosse moltissimo. Il merito è anche, parlando più strettamente della nostra regione, l’Emilia Romagna, dei moltissimi ragazzi che si sbattono per organizzare concerti e promuovere la buona musica. Possiamo dire di trovarci, almeno musicalmente, in un bel periodo. E noi ci sentiamo ‘dentro'”.

QUALI SONO LE VOSTRE INFLUENZE MUSICALI? QUALI LE VOSTRE BAND PREFERITE E QUALI INVECE LE NUOVE LEVE?
“A livello di influenze le band principali sono sicuramente Death, Cannibal Corpse, Behemoth, Nile e Lamb of God. Nel nostro sound, come è normale che sia, sono confluiti molto anche i gusti personali di ogni singolo membro. Forse è proprio questo a rendere il nostro sound un po’ spiazzante per chi si avvicina a noi pensando di ascoltare un semplice disco di metal estremo: abbiamo tutti un background radicato nell’heavy classico, abbiamo imparato a suonare con le canzoni di Iron Maiden, Metallica, Slayer, Pantera, Blind Guardian e mostri sacri del genere; adoriamo i riffoni di chitarra potenti e quadrati, da headbanging sfrenato; nelle nostre canzoni c’è sempre spazio per assoli di chitarra, più lunghi e articolati rispetto alla media riscontrabile nel death e che spesso donano quel tocco di melodia in più; cerchiamo ove possibile di arrangiare le partiture nel modo meno scontato possibile, stratificando chitarre e basso in modo che non si limitino a suonare sempre la stessa linea all’unisono. Gabri, il nostro bassista, è un grande appassionato di black metal; Edo, il nostro batterista, sta attraversando un periodo EBM-aggrotech; Andre e Manu, i chitarristi, hanno una formazione diversa che ha però come punto di contatto l’amore per loschi figuri del calibro di Jeff Loomis, Zakk Wylde, Chuck Schuldiner e Dimebag Darrell. E sono tutte influenze che, anche se in misura diversa, a un ascolto attento si possono percepire”.

I CRAWLING CHAOS SONO UNA LIVE BAND? COSA CI POSSIAMO ASPETTARE DA UNO DEI VOSTRI SHOW?
“Per ogni band la dimensione live è sicuramente la più divertente ed emozionante, quella durante la quale emerge la sua vera natura. Attualmente facciamo largo uso di sample e intermezzi anche sul palco in modo da riproporre quanto si può sentire su disco nella maniera più fedele. La preparazione per i live richiede un notevole studio sia del suono dei singoli strumenti che delle partiture delle canzoni, anche perché, quando su disco tiri fuori un sound definito come il nostro, sul palco ti devi far valere. Non vorremmo mai e poi mai fare la fine di quei gruppi che su disco sono una megafigata e poi li senti dal vivo e bestemmi per quanto fanno schifo. Attualmente, dopo i concerti che abbiamo fatto nel dicembre scorso per lanciare ‘Repellent Gastronomy’, dal punto di vista degli show siamo fermi a causa di alcuni impegni lavorativi. Tuttavia, a  partire dalla tarda primavera avrete l’occasione di risentirci suonare dal vivo. Fate un salto e non ve ne pentirete – un bel wall of death e passa la paura!”.

BENE RAGAZZI, GRAZIE PER L’INTERVISTA, LE ULTIME PAROLE FAMOSE?
“Assaggiate ‘Repellent Gastronomy’, ne vale la pena: potete trovarlo in tutti gli store digitali. In particolare, visitate il nostro BigCartel all’indirizzo http://crawlingchaos.bigcartel.com/ per scoprire il nostro merchandise e tenetevi aggiornati sulle novità che riguardano la band mettendo il like alla pagina FB www.facebook.com/crawlingchaosit, dove potrete trovare recensioni, interviste e date dei prossimi show. Grazie per l’intervista, ci si becca ai nostri concerti estivi! Stay brootal!”.

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