CROWBAR – Miseria, Addio

Pubblicato il 28/02/2011 da

Un uomo che ne ha viste e fatte di tutti i colori. Ma un uomo saggio e gentile, che vive la vita con serenità e che sembra sempre riuscire a imparare dai propri errori. Kirk Windstein, vero e proprio personaggio storico della scena metal statunitense, è questo e molto di più. Lo abbiamo incontrato poco prima del concerto che i suoi Crowbar hanno tenuto il mese scorso a Londra e, nonostante il tempo fosse tiranno, ci ha accolto a braccia aperte nel suo camerino e ha risposto con estrema disponibilità e franchezza alle nostre domande. Il nuovo “Sever The Wicked Hand” è ora nei negozi via Century Media Records e la nostra chiacchierata è partita proprio da lì…

 

È ORMAI DI DOMINIO PUBBLICO LA TUA BATTAGLIA CONTRO L’ALCOL E, IN EFFETTI, ANCHE I TESTI DEL DISCO SEMBRANO RICORDARLA SPESSO. COME TI SENTI OGGI? COME È STATO COMPORRE QUESTO NUOVO ALBUM DA SOBRIO?
“Devo correggerti un pochino perchè nasce spesso un equivoco quando si parla della mia dipendenza dall’alcol. Quest’ultima si è sviluppata ed è esplosa soltanto dopo le registrazioni di ‘Lifesblood…’, nel 2003. Ciò significa che ho sempre composto tutto il materiale dei Crowbar da sobrio. Non ho mai avuto la necessità di essere su di giri per trovare l’ispirazione o per mettermi a scrivere nuova musica. I miei veri problemi con l’alcol sono nati solo in seguito, quando non stavo bene a causa del divorzio dalla mia ex moglie e per l’impossibilità di vedere mia figlia. Ero sempre nervoso, con un umore instabile… ho iniziato a bere sempre di più, tanto che alla fine mi sono ritrovato a essere dipendente dalla birra. Se non bevevo tremavo e se tremavo non riuscivo neppure a fare le azioni più stupide. E ovviamente non riuscivo neppure a comporre! A un certo punto è diventato un vero problema… sono un musicista di professione, non potevo rovinarmi così la carriera. Ho quindi deciso di darci un taglio. Sono anche stato aiutato dal fatto che nel frattempo sono riuscito a tornare in buoni rapporti con la mia ex moglie, a rivedere mia figlia e a trovare una nuova compagna che è subito stata molto comprensiva. Ci è voluta ancora una buona dose di volontà, ma, una volta sobrio e guarito, l’ispirazione è tornata e ricordo di aver scritto metà del nuovo album in appena una settimana. Ora sono così entusiasta del risultato e mi sento talmente creativo che sono piuttosto sicuro che non dovrete attendere molti anni per ascoltare un altro nuovo album dei Crowbar”.

OGGI TI SENTI IN DIFFICOLTÀ QUANDO SEI IN TOUR E LA GENTE ATTORNO A TE BEVE ALCOLICI? TI DÀ FASTIDIO O TI SENTI TENTATO DAL BERE ANCHE TU?
“No, non ho alcun problema, ho una grande forza di volontà e sono molto sicuro di me stesso. Ciò che fanno gli altri non mi influenza. Bevo anch’io birra in tour, ma ora è analcolica. Ci sono delle ottime alternative per gente come me. Mi può mancare il suo sapore, ma non gli effetti che la birra dà. Poi per la droga il problema proprio non si pone… provata e mai piaciuta. Mi è totalmente indifferente”.

COME COLLOCHI “SEVER THE WICKED HAND” NELLA DISCOGRAFIA DEI CROWBAR? COME LO DESCRIVERESTI?
“So che lo dicono tutti, lo avrai sentito mille volte… ma per me è il disco più completo che abbiamo fatto. Ne sono molto soddisfatto, è una vera rinascita per me e per questa band. Lo colloco accanto a ‘Odd Fellows Rest’ per le emozioni che mi trasmette e la soddisfazione che mi ha dato mentre lo componevo. ‘Odd Fellows Rest’ è sicuramente il nostro disco più famoso ed apprezzato, ma credo che molta gente cambierà idea una volta ascoltata la nuova opera. Ci ho messo di tutto: da parti veloci che ricordano le nostre prime esperienze, al groove tipico dei Crowbar degli ultimi anni… e ci sono anche parti acustiche e molto melodiche. Come ti accennavo, mi sono tuffato nel songwriting per questo nuovo disco con rinnovato entusiasmo e con una vitalità che credevo di aver perso. Ognuno ha i suoi gusti, ma credo che nessuno potrà affermare che ‘Sever…’ è un album spento”.

COME FAI A DECIDERE SE UN BRANO È PER I CROWBAR OPPURE PER I DOWN O PER I KINGDOM OF SORROW, QUANDO COMPONI?
“Diciamo che sono bravo a dividere il mio tempo. Non penso mai alle tre band contemporaneamente: quando esco da una sessione di prove con i Down, il mio pensiero corre subito ai Crowbar. Se mi vedo con Jamie Jasta, ovviamente mi concentro sui Kingdom Of Sorrow, ma, una volta salutato Jamie, smetto di pensare a loro. Insomma, dipende tutto da quali sono le mie priorità in un determinato periodo. Per sei mesi compongo solo per i Crowbar, per altri tre solo per i Kingdom… e così via. Poi quella dei Down è una situazione un po’ diversa da quella degli altri progetti: lì è Phil Anselmo il principale compositore. Noi altri naturalmente abbiamo voce in capitolo quando si tratta di scrivere, ma capita spesso che non ci sia troppo da fare perchè Phil ha già pensato quasi a tutto. Ho comunque scritto dei brani anche per loro e alcuni di questi sono poi finiti negli album. Altri invece sono stati scartati… e un paio li ho ri-arrangiati e inclusi nel nuovo Crowbar”.

MA PENSI CHE LE ESPERIENZE IN ALTRE BAND ABBIA IN QUALCHE MODO INFLUENZATO IL NUOVO CORSO DEI CROWBAR?
“Sicuramente stare con i Down mi ha aiutato a sviluppare maggiormente il mio senso del business e a gestire i Crowbar in una maniera più professionale. I Down sono un gruppo molto famoso oggi, vi sono sempre di mezzo manager, avvocati, ecc… avere queste persone intorno sotto certi aspetti è positivo, perchè puoi imparare da loro cose che poi puoi applicare ad altri progetti. Sono sempre stato il leader dei Crowbar, ma prima ero solito lasciare alcune cose al caso in tema di contratti, accordi e cose di questo tipo… oggi invece ho una visione più chiara di quello che è necessario mettere nero su bianco e, con tutta probabilit, ciò mi aiuterà a portare i Crowbar su un livello più alto”.

RIMPIANGI IL FATTO CHE NON SIATE MAI VERAMENTE ESPLOSI? BAND DAL SOUND ASSAI MENO PERSONALE DEL VOSTRO HANNO AVUTO MAGGIOR FORTUNA, ALMENO A LIVELLO COMMERCIALE…
“Sì, in tutta sincerità, sono convinto che meritassimo di più quello che abbiamo ottenuto. Però sai che ti dico? Meglio essere sempre rimasti un nome relativamente underground piuttosto che essere esplosi e poi aver dovuto fare i conti con un lento declino, come è successo a tanti altri. Noi siamo sempre stati una band medio-piccola, ma alla fine ci siamo comunque tolti le nostre soddisfazioni…”.

MOLTE BAND VI CITANO FRA LE LORO INFLUENZE…
“Certo… Hatebreed, Killswitch Engage… tutte queste band sono molto famose oggi e ci citano spesso nelle interviste. Riescono spesso a portare un riflettore su di noi e infatti vedo che, nonostante tutto, ai nostri concerti continuano a venire persone nuove, spesso molto giovani. Insomma, a livello prettamente artistico, i Crowbar mi hanno dato veramente tanto: fa piacere vedere che qualcuno abbia capito ciò che abbiamo fatto e si senta influenzato da esso. Poi, per le gratificazioni economiche, ci sono sempre i Down”.

SEGUI LA NUOVA SCENA METAL? VI SONO BAND RECENTI CHE APPREZZI?

“No, sono coinvolto in tre gruppi e quando non sto provando o componendo evito di ascoltare musica. Ogni tanto mi riprometto di dare un ascolto a qualche band nuova, magari mentre sono in auto per andare alle prove, però poi finisco sempre per ascoltare Thin Lizzy o Motorhead…”.

MOLTA GENTE SCARICHERÀ “SEVER…” ILLEGALMENTE DA INTERNET. QUAL È LA TUA POSIZIONE NEI CONFRONTI DEL DOWNLOAD?
“Sono totalmente contrario. Per me è rubare, a tutti gli effetti. È come se io fossi un fabbricante di sedie e una notte delle persone entrassero nel mio magazzino e lo svuotassero da cima a fondo. Non vedo alcuna differenza fra rubare le sedie e rubare dei brani musicali. Sono frutto del mio duro lavoro, perchè dovrei darlo via gratis? So che per altre band il download non è poi così una brutta cosa, ma io vengo da un background completamente differente. Non mi importa se hai comunque comprato una t-shirt o se sei venuto allo show… se hai scaricato la mia musica da internet senza pagarla, sei un ladro”.

QUALI SONO I TUOI PROGRAMMI PER IL 2011? PRESUMO TI CONCENTRERAI SUI CROWBAR QUEST’ANNO…
“Sì e no. Ci sono anche i Down di mezzo… torneremo a suonare live, abbiamo dei festival in programma e forse qualche data da headliner. Comunque ora che i Crowbar sono di nuovo in piena attività cercherò di tenerli in tour il più a lungo possibile. Abbiamo un tour negli USA in programma fra poche settimane, poi in estate suoneremo sia in Europa che dalle nostre parti. Mi piacerebbe venire in Europa anche dopo l’estate, magari di supporto a una band più grossa, ma per ora è solo un’idea”.

TI PIACE SUONARE IN EUROPA? CHE DIFFERENZE TROVI CON GLI USA?
“Mi piace l’Europa perchè ogni nazione ha le sue caratteristiche, però odio il fatto che a una certa ora sia difficile trovare negozi aperti. Se ho voglia di una pizza e di una birra, a New Orleans posso trovarle anche nel cuore della notte. Ci sono catene aperte 24 ore su 24, tutti i giorni. Invece in posti come la Germania la cosa è impossibile… quelli sono dei morti di sonno! Questa è l’unica cosa che davvero non amo dell’essere in tour in Europa”.

HAI MENZIONATO NEW ORLEANS, CITTÀ ALLA QUALE VOI AVETE SEMPRE GIURATO AMORE ETERNO. COME SPIEGHI CHE LA VOSTRA SCENA MUSICALE SIA COSÌ FLORIDA? SONO PARECCHIE LE BAND CHE PROVENGONO DA QUELLA ZONA O CHE HANNO BASE LÌ: CROWBAR, DOWN, SOILENT GREEN, EYEHATEGOD…
“Devi visitarla per capire a pieno l’atmosfera che si respira laggiù. La cittadinanza è multi-etnica: ci sono italiani, messicani, polacchi, olandesi, francesi… e tutta la gente che è arrivata dai Caraibi! È un vero melting pot di culture diverse e la contaminazione è all’ordine del giorno. È anche per questo che sono sempre nate così tante band: è normale trovarsi, condividere le proprie idee e iniziare a suonare insieme. New Orleans è una città unica negli Stati Uniti. A livello artistico è senz’altro fra le più stimolanti. Non potrei vivere altrove”.

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