CRUCIAMENTUM – Dentro la cripta

Pubblicato il 25/12/2015 da

Schivi e sfuggenti nel quotidiano, ma decisamente concreti quando si tratta di imbracciare gli strumenti e comporre death metal. Sin dalla loro fondazione, i britannici Cruciamentum hanno fatto il possibile per mantenere un basso profilo, lasciando che fosse sempre solo la loro musica a parlare: poche interviste, pochi concerti, nessuna attività al di fuori del palco e della sala prove. Un’etica vecchio stampo che ha sicuramente dato i suoi frutti: gli EP “Convocation of Crawling Chaos” e “Engulfed in Desolation” sono da anni considerati delle vere e proprie gemme underground, mentre il recente debut album “Charnel Passages” è entrato nelle classifiche di fine anno di più di un death metaller legato al cosiddetto filone old school e a quell’immaginario diabolico che ha in Morbid Angel e Incantation i suoi padri indiscussi. Conoscendo la storia dei Cruciamentum, dubitiamo che nell’imminente 2016 la formazione proverà a “battere il ferro finchè è caldo”: la qualità ha sempre prevalso sulla quantità nel modus operandi di questa band e crediamo che, al di là di qualche concerto, i ragazzi continueranno a rimanere lontani dai cosiddetti riflettori. Ce lo fa intuire Daniel Lowndes, cantante, chitarrista e leader della formazione…

Cruciamentum - band - 2015

I CRUCIAMENTUM HANNO MOSSO I PRIMI PASSI IN UN PERIODO IN CUI IL VOSTRO TIPO DI DEATH METAL NON ERA PARTICOLARMENTE IN VOGA. CHE COSA VI HA PORTATO A PRENDERE SUBITO LE DISTANZE DA ELEMENTI COME TECNICA E VELOCITÀ AD OGNI COSTO?
“Sì, siamo nati in un periodo in cui il death metal più freddo e senz’anima era al suo apice di popolarità. Ogni gruppo aveva gli stessi suoni, la stessa produzione, gli stessi testi e gli stessi artwork. Non ho mai nutrito alcun interesse per quel filone: per me ha sempre avuto più a che fare con dei party che con l’essere oscuri e creativi. Volevo che la mia band fosse diversa nell’approccio. A dispetto di ciò che si potrebbe pensare, non desideravo esattamente omaggiare un periodo diverso: la mia idea era sì quella di partire da sonorità più classiche, ma di rielaborarle tramite un gusto e una personalità propria, in modo da dar vita a qualcosa di ancora più cupo”.

TROVATE DIFFICILE COMPORRE QUALCOSA DI FRESCO, VISTO CHE LE BASI DI PARTENZA SONO APPUNTO NOTE E CODIFICATE?
“No, sinora non abbiamo mai incontrato alcuna difficoltà. Abbiamo gusti ampi, livelli diversi di preparazione tecnica e musicale e, ovviamente, il nostro unico tocco nell’esecuzione: questa miscela ci porta sempre a comporre qualcosa di personale”.

PENSI CHE L’ORIGINALITÀ SIA SOPRAVVALUTATA IN QUESTA EPOCA? PUÒ UNA BAND ESSERE OTTIMA SENZA SUONARE TROPPO ORIGINALE?
“Non mi aspetto che qualcuno riesca ad inventare da zero un nuovo genere, ma credo che sia sempre e comunque importante possedere una propria personalità. Personalmente, da compositore e da ascoltatore, non ho interesse nel fossilizzarmi su un particolare stile o periodo. Chi è più incline a questo modo di suonare, però, dovrebbe cercare di farlo nella maniera meno ovvia possibile, sia a livello musicale che concettuale”.

A DISPETTO DI UN’ATMOSFERA PERENNEMENTE OPPRIMENTE, SIETE NOTI PER RIUSCIRE QUASI SEMPRE A INSERIRE DEI RIFF PIUTTOSTO ORECCHIABILI NELLE VOSTRE COMPOSIZIONI. CERCATE SEMPRE DI TROVARE UN EQUILIBRIO TRA LE VARIE SOLUZIONI QUANDO COMPONETE O IL PROCESSO È PIÙ ISTINTIVO?
“Il songwriting è effettivamente molto organico ed istintivo: facciamo il possibile per essere spontanei, anche se abitiamo in luoghi molto lontani tra loro e il processo può essere molto lungo. Non partiamo mai con l’idea di scrivere un pezzo veloce o uno doom: il primo passo è sempre un riff, poi da lì si cerca di costruire una canzone, fino a quando l’atmosfera e la struttura soddisfano tutti. Non ci accontentiamo mai”.

“CHARNEL PASSAGES” È ARRIVATO DOPO ALCUNI EP ESTREMAMENTE BEN ACCOLTI. SI ERA INIZIATO A PARLARE DI VOI COME DI UNA “CULT BAND”. QUESTE ASPETTATIVE ATTORNO A VOI VI HANNO MAI MESSO SOTTO PRESSIONE?
“No, devo dire che non ci siamo mai misurati con alcuna pressione. Volevamo dare alle stampe un lavoro che fosse migliore delle opere precedenti e ci siamo concentrati solo sui nostri sforzi”.

IMMAGINO QUINDI CHE NON VI IMPORTI DELL’OPINIONE DI FAN E MEDIA…
“No, non siamo affatto interessati. Ovviamente ci fa piacere che qualcuni acquisti la nostra musica o mostri il suo supporto venendo a vederci dal vivo, ma i Cruciamentum esistono solo per soddisfare la nostra fame di musica. Non dobbiamo niente a nessuno, anche se sono certo che se mai volessimo cambiare genere e allontanarci dal death metal opteremmo per un nome diverso per il gruppo”.

TORNANDO AI SUDDETTI EP, PER UN PERIODO NON AVETE PUBBLICATO ALTRO. PERCHÈ AVETE ATTESO TANTO A LUNGO PRIMA DI CIMENTARVI IN UN FULL-LENGTH?
“Volevamo concentrarci sulle nostre idee, maturare e cercare di sviluppare al meglio il nostro suono prima di pubblicare qualcosa di così importante come un vero e proprio debut album. Troppe band di oggi pubblicano un full-length prima di raggiungere una certa maturità. Detto questo, magari in futuro registreremo altri EP, ma ciò dipenderà dalle circostanze, dal tempo e dal concept che avremo in mente”.

TRA TUTTI I GENERI, CHE COSA TI HA FATTO OPTARE PER IL DEATH METAL QUANDO HAI DECISO DI FONDARE UNA TUA BAND?
“La mia introduzione al metal è stata delle più tradizionali: grazie ai miei genitori sono entrato in contatto con la musica di Deep Purple, Black Sabbath e Rainbow. Poi mi sono spostato su Iron Maiden e Slayer; infine, ho scoperto Morbid Angel, Deicide e Cannibal Corpse. Inizialmente era soltanto alla ricerca di qualcosa che fosse il più duro e rumoroso possibile, ma poi ho perso interesse in questo approccio, preferendo concentrarmi sulle atmosfere e i concept alla base dei gruppi. In questo senso, i Morbid Angel hanno giocato un ruolo fondamentale: erano assolutamente dinamici e variegati a livello musicale e inoltre avevano dei testi molto profondi. Loro mi hanno portato a muovere i primi passi come musicista”.

IL VOSTRO FILONE GODE DI OTTIMA POPOLARITÀ AL MOMENTO, GRAZIE AI VOSTRI SFORZI E A QUELLI DI GRUPPI COME DEAD CONGREGATION, GRAVE MIASMA, SONNE ADAM, NECROS CHRISTOS, ECC. PENSI CHE SI TRATTI DI UNA MODA DESTINATA A MORIRE?
“Il periodo è favorevole, ma queste mode o momenti sono ciclici: prima o poi arriverà una valida band da un altro genere che verrà osannata e che porterà altri gruppi e musicisti a spostarsi sul suo stile, creando un altro trend che attirerà l’attenzione di pubblico e media. Onestamente sono curioso di vedere cosa succederà: nel nostro filone ci sono troppe band al momento e mi chiedo quali riusciranno a sopravvivere al suddetto cambiamento”.

SEI SOLITO TENERTI AGGIORNATO SUGLI SVILUPPI DELLA SCENA METAL?
“In realtà ascolto anche tanto altro. Sono da sempre un grande appassionato di progressive rock e di recente ho iniziato ad esplorare generi come post punk, gothic, folk, jazz e avantgarde. Ultimamente ho ascoltato spesso ‘The Wake’ degli IQ, ‘Suicide Euphoria’ dei Pissgrave e ‘666’ degli Aphrodite’s Child”.

OGGIGIORNO IL SUCCESSO DI UN GRUPPO NON VIENE PIÙ MISURATO SULLE VENDITE DEI DISCHI, MA SUL SEGUITO AI CONCERTI E PERSINO SUI SOCIAL MEDIA. I CRUCIAMENTUM A COSA MIRANO?
“Noi vogliamo semplicemente rimanere creativi e suonare dal vivo il più possibile. Il resto non ci interessa”.

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