In casa Cruciamentum la qualità ha sempre prevalso sulla quantità. Non lo scopriamo oggi: basta dare un rapido sguardo e poi ascoltare la compatissimo discografia della death metal band di origine britannica per rendersi conto che Dan Lowndes e soci hanno sempre preferito fare le cose con calma, tanto che a volte il gruppo è persino arrivato a dichiarare lo scioglimento (per poi fare presto marcia indietro) vista la momentanea impossibilità ad operare secondo le proprie abitudini.
Per fortuna, la carriera del gruppo, in un modo o nell’altro, è sempre andata avanti, anche a fronte di numerosi cambi di line-up e di trasferimenti in altri continenti. Oggi il leader della formazione – noto anche per essere un produttore molto richiesto nel circuito underground – risiede infatti negli Stati Uniti, ma ciò non pare avere influito troppo sulla direzione stilistica del nuovo “Obsidian Refractions”, un disco che i fan dei Cruciamentum hanno atteso per anni.
Gli ascoltatori che non hanno ancora avuto modo di gustare il secondo full-length del quartetto possono insomma aspettarsi una combinazione di brani intensi e atmosferici, che catturano la tipica essenza della band spingendo qua e là su una più ricercata profondità emotiva. Ne parliamo con il boss in persona, raggiunto poche settimane fa.
CIAO DAN, È PASSATO UN PO’ DI TEMPO DALL’ULTIMA VOLTA CHE ABBIAMO SENTITO DAVVERO PARLARE DI VOI. AL DI LÀ DI QUALCHE TOUR, ABBIAMO AVUTO L’EP “PARADISE ENVENOMED” NEL 2017 E POI SEMBRAVA CHE AVESSI CHIUSO UN CAPITOLO, CON IL TUO TRASFERIMENTO NEGLI USA, IL CAMBIO DI FORMAZIONE, ECC… LO VEDI ANCHE TU IN QUESTO MODO?
– Non del tutto. Io e il nostro chitarrista D.R. eravamo assolutamente determinati a far sì che la band continuasse, qualunque cosa fosse accaduta, quindi i vari cambi di formazione sono stati più un ostacolo lungo la strada che la fine di un’era, poiché nulla stava appunto cambiando nello spirito della band e in ciò che stavamo perseguendo musicalmente. Sì, la band oggi è composta da persone diverse, ma l’atteggiamento è lo stesso e il suono è stato ulteriormente sviluppato. Non avrei mai dato il nostro nome a questo disco se non fosse sembrato un lavoro dei Cruciamentum.
“OBSIDIAN REFRACTIONS” È STATO UN ALBUM DIFFICILE DA REALIZZARE PER TE? QUALI SONO STATE LE PARTI PIÙ FACILI E QUELLE PIÙ DIFFICILI DEL PROCESSO CULMINATO CON QUESTO ALBUM DI RITORNO?
– Come sempre, abbiamo composto solo quando ci siamo sentiti veramente ispirati. Lo sviluppo delle canzoni è stato più lento a causa della distanza tra i membri, ma è progredito in modo naturale una volta che i primi pezzi hanno iniziato a essere pronti.
NON TI OCCUPI PIÙ DELLA VOCE PRINCIPALE. COSA TI HA SPINTO A LASCIARE QUESTO RUOLO AL BASSISTA C.E.?
– In primo luogo, non ho mai davvero voluto essere il cantante di questo gruppo, ma l’ho fatto a causa delle circostanze. All’inizio non c’era nessuno disposto a cantare, così ho cominciato a farlo io, anche se preferisco da sempre suonare la chitarra e scrivere testi.
Non abbiamo mai voluto reclutare qualcuno che facesse solo il cantante, diventando così un quintetto, quindi ho aspettato il momento giusto per trovare un musicista che potesse occuparsi anche della voce.
IL NUOVO ALBUM SUONA PIÙ DENSO DEI DISCHI PRECEDENTI, NEL SENSO CHE, ASCOLTANDOLO, SI HA LA PERCEZIONE CHE OGNI TRACCIA ABBIA PIÙ COSE DA DIRE. GLI ARRANGIAMENTI SONO PIÙ RAFFINATI E I RIFF HANNO PIÙ SPAZIO PER RESPIRARE. DIRESTI CHE QUESTA È LA MIGLIORE RAPPRESENTAZIONE DELL’OPERATO DELLA BAND FINO AD OGGI?
– Ogni artista ti dirà che il suo ultimo album è il migliore, ma è soggettivo. Alcune persone potrebbero preferire la crudezza del demo o del primo album, e questo è perfettamente legittimo.
Tuttavia, “Obsidian Refractions” è l’album in cui ho potuto esplorare a fondo alcune delle mie idee più insolite e stravaganti. Anche gli altri membri hanno accettato la sfida: siamo usciti dalle nostre rispettive zone di comfort e abbiamo provato a superarci. Parlo dal mio punto di vista, ma questo disco non sarebbe stato possibile senza l’apporto dell’intera band, che ha contribuito moltissimo e ha aggiunto molta personalità a ogni composizione.
LA TUA NUOVA LOCATION HA INFLUENZATO IN QUALCHE MODO LA FASE DI COMPOSIZIONE? HAI TROVATO QUALCHE NUOVA INFLUENZA UNA VOLTA TRASFERITOTI NEGLI STATI UNITI?
– Oltre a una rabbia che si fa più accesa man mano che invecchio, è successo esattamente il contrario. Gli Stati Uniti sono un incubo; trovare il tempo e il giusto stato d’animo per confezionare la mia musica è stato complicato.
ULTIMAMENTE, A QUALI PERIODI O STILI MUSICALI TI SENTI PIÙ ATTRATTO COME ASCOLTATORE? MUSICA VECCHIA O NUOVA? MUSICA COME LA TUA O DIVERSA DALLA TUA?
– Ascolto prevalentemente uscite datate, anche se i recenti lavori di Excarnated Entity, Mortiferum, Phrenelith, Rotten Tomb, Unaussprechlichen Kulten, Eskhaton, Godless e Morbid Sphere si sono distinti parecchio. Preferisco però, per la maggior parte, il metal degli anni ’80 e ’90. Da tempo non nascondo di essere un grande fan del rock progressivo degli anni ’70 e ascolto anche molto dark ambient, folk, elettronica, classica e jazz.
Dato che lavoro come ingegnere di mastering, prevalentemente nel metal (anche se mi piacerebbe lavorare su più generi al di fuori di quello, se qualcuno fosse interessato), ascoltare metal mentre ci lavoro contemporaneamente può a volte diventare noioso.
È bello ascoltare musica diversa e percepire stati d’animo diversi; ti aiuta anche a crescere come musicista e ad aprirti al tentativo di incorporare altre cose nella tua musica.
LA TUA PRODUZIONE CREATIVA SI ESTENDE OLTRE LE BAND IN CUI HAI FATTO PARTE, POICHÉ SEI APPUNTO ANCHE UN RINOMATO PRODUTTORE E HAI LAVORATO AL MIXAGGIO E AL MASTERING DI DIVERSI DISCHI NEGLI ULTIMI ANNI. VEDI QUESTE ATTIVITÀ COME DISCIPLINE SEPARATE CHE SODDISFANO BISOGNI DIVERSI, O SONO AFFLUENTI CHE CONFLUISCONO TUTTI NELLA TUA VISIONE ARTISTICA?
– Le due cose sono molto diverse. Masterizzare e mixare è la mia professione e, sebbene mi abbia insegnato molto anche su come creare la mia musica, quando opero in questo campo sto sostanzialmente venendo incontro alle esigenze dei miei clienti.
È diverso da lavoro a lavoro, comunque: a volte mi viene data una certa libertà e mi viene chiesto di fare ciò che ritengo giusto per valorizzare il disco; altre volte, utilizzo essenzialmente le mie conoscenze tecniche per eseguire al meglio una lista di istruzioni dell’artista. Lo considero ancora uno sforzo creativo, ma è diverso dal sedermi e lavorare alla mia musica.
CON LA TUA AMPIA VISIONE DI TUTTI QUESTI ASPETTI DELLA CREAZIONE MUSICALE, COME VEDI IL MONDO DELLA MUSICA UNDERGROUND? STA DIVENTANDO PIÙ VANTAGGIOSO PER GLI ARTISTI, DATO CHE OGGIGIORNO È PIÙ FACILE CREARE E PUBBLICARE MUSICA? QUALI SONO GLI ASPETTI NEGATIVI DI TALE SITUAZIONE?
– Non so più se definirlo ‘underground’. Oggi non servono chissà che sforzi per scoprire nuova musica, contattare persone e acquisire qualsiasi cosa, il che significa che chiunque può accedere a tutto con pochi click del mouse. Anche se tutto questo è carino e conveniente, le persone non si sforzano molto nel dare una vera possibilità alle nuove band; ascoltano magari dei nuovi singoli, ma sono pronte a passare al gruppo successivo nel giro di poco se il brano non li convince immediatamente.
Molti dei miei gruppi preferiti oggi sono realtà che non ho subito compreso appieno quando li ho ascoltati per la prima volta: ho dovuto dedicare un po’ più di tempo – ed ero determinato a farlo, perché avevo speso dei soldi per acquistare il loro album – per formarmi un’opinione solida.
Come dici tu, ora è più facile ed economico creare musica, e ci sono così tante etichette al giorno d’oggi che praticamente nessuna band resta senza contratto. Se da un lato è fantastico perché ci sono più opzioni per gli artisti, ciò porterà (se non lo è già) a una massiccia saturazione e a un calo della qualità. L’altro lato negativo è che mentre le etichette si affrettano a firmare ogni nuova band death metal, ci investono anche meno, il che non va bene per le band, perché significa che stanno investendo soldi nel loro disco solo per cederlo a qualcun altro che ne trarrà un maggiore profitto.
Quindi, alla fine, le cose sono molto più veloci e convenienti, ma non so se ciò significa che le cose siano effettivamente migliori rispetto a una volta.
I VOSTRI PRIMI LAVORI, INSIEME AI DISCHI DI KAAMOS, DEAD CONGREGATION E POCHI ALTRI, HANNO ISPIRATO MOLTI MUSICISTI A RICERCARE L’ATMOSFERA DELLA VECCHIA SCUOLA DEATH METAL, NEI PRIMI ANNI DUEMILA. TUTTO QUESTO REVIVAL HA DATO VITA AD UNA GRANDE CORRENTE NELL’UNDERGROUND, LA QUALE ESISTE ANCORA OGGI.
COME È CAMBIATA LA TUA PERCEZIONE E IL TUO RAPPORTO CON IL DEATH METAL NEL CORSO DEGLI ANNI CON I CRUCIAMENTUM?
– È sicuramente un onore venire nominati accanto a quelle band. Sono formazioni la cui produzione regge il confronto con classici di Morbid Angel, Deicide, Grotesque, ecc.! Non penso che abbiamo avuto la stessa importanza, ma grazie.
Per rispondere alla tua domanda, però, è importante mettere certe cose in prospettiva: l’inizio di quel cosiddetto revival ha avuto luogo venti-venticinque anni fa (se includiamo i demo di Kaamos), quindi nel suo insieme il death metal ha il doppio di quegli anni oggi. Se ci pensiamo, quindi, non è stata la vecchia scuola a tornare: questa è sempre rimasta, in un modo o nell’altro. È stata la corrente del death metal tecnico/brutal/slam ad avere vita relativamente breve.
Come ascoltatore, mi dedico sempre al death metal, ma oggi ho meno tempo per seguire tutte le uscite. Preferisco ascoltare i vecchi classici o dedicarmi alla mia musica.
PER LA MAGGIOR PARTE DEGLI ARTISTI, IL RAGGIUNGIMENTO DI UN CERTO GRADO DI ORIGINALITÀ È PRECEDUTO DA UNA FASE DI APPRENDIMENTO E, SPESSO, DI EMULAZIONE DEI PROPRI IDOLI. COM’È STATO PER TE? COME DESCRIVERESTI LA TUA CRESCITA COME ARTISTA E LA TRANSIZIONE VERSO UN TUO STILE?
– Sono d’accordo. Non penso che come band suonassimo esattamente come qualcun altro nel nostro demo, ma le influenze erano senza dubbio più evidenti. Demoncy, Demigod e Disembowelment si sentivano chiaramente. Tuttavia, la nostra progressione non è qualcosa che mi viene facile da spiegare: siamo migliorati molto come musicisti e compositori; eravamo molto critici verso tutto e non ci siamo mai accontentati, e alla fine questo ha portato al nostro sound.
TI CAPITA DI ASCOLTARE IL VOSTRO VECCHIO REPERTORIO? TI DEDICHI MAI ALLA SUA RISCOPERTA?
– Non direi. Ho iniziato a detestare alcuni brani, in certi casi a causa della loro sovraesposizione o perché mi sono reso conto che all’epoca della loro scrittura avrei dovuto essere più convincente e spiegare agli ex membri della band che certe parti non erano di mio gradimento. Tuttavia, sento che avevamo già uno standard piuttosto elevato quando abbiamo confezionato il nostro debut album “Charnel Passages”, il che è positivo, perché dimostra che realizzare i primi demo è stato un passaggio importante per arrivare pronti all’appuntamento con l’album vero e proprio.
Spero di non sembrare troppo arrogante qui: voglio solo dire che sono orgoglioso di come non siamo mai scesi a compromessi nel mantenimento dei nostri standard personali e nel fare ciò che ci piace, non che io creda che le altre persone dovrebbero riconoscerlo e vederci come chissà quale esempio.
QUANDO POTREMO VEDERVI DI NUOVO DAL VIVO?
– Abbiamo qualche tour in programma per il prossimo anno, ma non riguardano l’Europa. Siamo però aperti a nuove offerte!