CRYPT SERMON – Torbida, epica magia

Pubblicato il 28/07/2024 da

In questo processo di rinascita e rinvigorimento della scena musicale legata al metal classico, in atto già da diversi anni, uno dei nomi di punta è sicuramente quello degli americani Crypt Sermon: una piccola all-star band del metal statunitense del periodo, con musicisti che hanno l’uno per l’altro curriculum variegati e importanti in formazioni frequentanti una molteplicità di sottogeneri.
Un eclettismo che ha fatto definitivamente prendere slancio ai Crypt Sermon con il secondo, splendido, full-lenght “The Ruins Of Fading Light”, quando già il più doomeggiante “Out Of The Garden” aveva dato chiari segnali sul talento della formazione. L’epic ad ampio raggio del secondo disco, uno dei migliori prodotti in ambito hard’n’heavy dello scorso decennio, è stato ora bissato dall’altrettanto entusiasmante “The Stygian Rose”.
Il gruppo, ora divenuto un sestetto con l’ingresso del fantasioso tastierista Tanner Anderson, ha approfondito ulteriormente i tratti distintivi del suo suono, intorbidando e scurendo le acque, incattivendo la proposta e portandola anche su registri lievemente più progressivi che in passato.
Una pubblicazione avvincente, orgogliosamente metallica in ogni aspetto e godibile sia che si desideri un approccio fisico e implacabile alla materia, sia che si ami perdersi in atmosfere sofisticate e intangibili. Ne abbiamo parlato con il cantante Brooks Wilson, una delle punte di diamante di una formazione attualmente in stato di grazia.

“THE RUINS OF FADING LIGHT” SI È RIVELATO ESSERE UNO DEI MIGLIORI ALBUM EPIC/DOOM DEGLI ULTIMI ANNI E HA PORTATTO IL NOME DELLA BAND MOLTO IN ALTO NELLE PREFERENZE DEI FAN DELL’HEAVY METAL TRADIZIONALE. AVETE PERCEPITO UNA SORTA DI PRESSIONE SU DI VOI, QUANDO È STATO IL MOMENTO DI COMPORRE IL NUOVO ALBUM?
– Penso ci sia stata un po’ di pressione all’interno del gruppo, nell’intento di creare un album migliore del precedente. Sapevamo benissimo che non avremmo potuto accontentare tutti quanti con questo disco, la cosa importante era concentrarci sul soddisfare prima di tutto noi stessi.

“THE STYGIAN ROSE” MANTIENE LE CARATTERISTICHE DEL VOSTRO SUONO, MA È LIEVEMENTE PIÙ RUVIDO, CUPO E MALIGNO DEL PREDECESSORE. QUAL ERA LA VOSTRA SONORA ORIGINARIA PER LE SONORITÀ DI “THE STYGIAN ROSE”?
– Sicuramente volevamo che “The Stygian Rose” fosse nettamente più cupo dei due dischi precedenti, sia perché avrebbe dovuto riflettere l’estetica sonora alla quale stavamo mirando, sia perché ci eravamo accorti che non erano molte le band che si stavano spingendo verso una direzione così buia e minacciosa. Per crescere come songwriter dovevamo esplorare sonorità che gli altri gruppi non stavano provando a raggiungere.

LA VOSTRA LINE-UP È FORMATA DA MUSICISTI CHE SUONANO, O LO HANNO FATTO IN PASSATO, IN FORMAZIONI EXTREME METAL. PENSO CHE QUESTA CIRCOSTANZA CONTRIBUISCA AD AVERE NEI CRYPT SERMON UN SUONO PIÙ HEAVY E DI AMPIO RESPIRO RISPETTO A CIÒ CHE AVVIENE NORMALMENTE NEL METAL CLASSICO. COSA NE PENSI?
– Beh, penso sia fattuale che abbiamo cercato di incorporare in “The Stygian Rose” influenze derivanti dal metal estremo, come sfumature esterne al metal in senso stretto.

NEL CORSO DI “THE STYGIAN ROSE” SI RESPIRA UN’ATMOSFERA CHE PUÒ STARE A MEZZA VIA TRA QUELLA DI UN “ANCIENT DREAMS” DEI CANDLEMASS E QUALCOSA DI PIÙ BARBARICO, PROSSIMO AI PRIMI MANOWAR, AD ESEMPIO. COME LAVORATE PER FONDERE ATMOSFERE PIÙ MEDITATE E ONIRICHE, CON UN APPROCCIO PIÙ DENSO E FISICO?
– Mi è difficile rendere a parole come siamo riusciti a ottenere questo mix di sonorità. Non ci poniamo grossi interrogativi su possibili somiglianze con altri gruppi, sappiamo quale sia il tipo di suono che vogliamo raggiungere quando stiamo registrando. Abbiamo creato delle versioni demo di tutti i pezzi prima delle registrazioni vere e proprio del disco, così sapevamo che una volta in studio saremmo riusciti a concludere il lavoro senza perdite di tempo.

PER QUEST’ALBUM SIETE DIVENTATI UN SESTETTO, RECLUTANDO IN PIANTA STABILE IN LINE-UP UN TASTIERISTA, TANNER ANDERSON. COSA HA SIGNIFICATO PER VOI QUESTO CAMBIAMENTO E L’AGGIUNTA DELLO STRUMENTO DI TANNER AL VOSTRO SOUND?
– Il contributo di Tanner è stato effettivamente molto importante, anche al di là del semplice suono delle tastiere. Ha lavorato con noi in fase compositiva, aggiungendo alcune idee e dando inoltre un apporto sugli aspetti di produzione. Non ha solo suonato le sue parti, è proprio entrato completamente nelle dinamiche della band e in vari aspetti della creazione di “The Stygian Rose”.

ENTRANDO PIÙ NEL DETTAGLIO DEI CONTENUTI DELL’ULTIMO ALBUM, LA MIA CANZONE PREFERITA È ANCHE QUELLA PIÙ SOFT, “SCRYING ORB”, CHE HA UN RETROGUSTO PROGRESSIVE METAL, NELL’OTTICA OTTANTIANA DEL TERMINE. QUANTO È VICINA LA MUSICA DEI CRYPT SERMON A UNA DIMENSIONE PROGRESSIVE?
– Tutti noi siamo interessati a una grande varietà di musica oltre al metal, ed è quindi abbastanza naturale che altri elementi sonori irrompano nei nostri brani. Non penso che ci siamo sforzati particolarmente per essere più progressivi, è stata solo una conseguenza del processo di maturazione del nostro songwriting.

UN’ALTRA CANZONE FONDAMENTALE È L’OPENER “GLIMMERS IN THE UNDERWORLD”, CON LA SUA ATMOSFERA EROICA, QUALCOSA INSIEME DI MITOLOGICO E SOVRANNATURALE. QUALI SONO STATE LE FONTI DI ISPIRAZIONE PER QUESTA TRACCIA E PERCHÉ AVETE PENSATO FOSSE L’APERTURA IDEALE DELL’ALBUM?
– “Glimmers In The Underworld” riassume in un’unica canzone tutte le nostre caratteristiche. Essa delinea l’ambientazione dell’album, ne descrive i caratteri fondamentali. È un pezzo molto vario, con tante sezioni diverse al suo interno e uno degli assoli che preferisco di tutto il disco; per tutti questi motivi abbiamo pensato fosse l’opener perfetta, nonostante sia una delle tracce più lunghe di “The Stygian Rose”.

LA COSTRUZIONE DI OGNI CANZONE È DIVENUTA PIÙ NARRATIVA E COMPLESSA RISPETTO AL PASSATO, ANCHE IN RAPPORTO A “THE RUINS OF FADING LIGHT”. C’È QUALCOSA DI PARTICOLARE CHE STAVATE CERCANDO DURANTE LA COMPOSIZIONE DEI NUOVI BRANI? UN’ATMOSFERA, UNO STATO D’ANIMO, UN QUALCHE TIPO DI RISONANZA, COSE DEL GENERE…
– “The Stygian Rose” parla di un personaggio ispirato alla figura di Paschal Beverly Randolf, uno spiritualista e mago del sesso americano dell’’800.
Nel disco, un personaggio senza nome cerca di riconnettersi con una figura femminile idealizzata, forse morta, forse definitivamente perduta (su questo, manteniamo un certo mistero), che incarna il mito di Sofia/Shakti/Persefone, il concetto di saggezza divina/femminile. Si crede che questo amore perduto lo stia aspettando, mentre lui è perso in un mondo ‘pandemoniaco’, al di là della vita, della morte e delle proprie percezioni.
Nella sua ricerca si impegna in una varietà di pratiche magiche per vedere oltre il velo della nostra esperienza materiale. Lo straziante percorso di ricerca del protagonista inizia con “Glimmers In The Underworld” e termina naturalmente con la titletrack. La storia, così come spiegata nei testi, è direttamente collegata a quanto illustrato nell’artwork.

LA SCENA CLASSIC METAL NEGLI ULTIMI ANNI È CRESCIUTA, HA VISSUTO E STA VIVENDO UNA SORTA DI RINASCITA. CON BAND COME LA VOSTRA, SUMERLANDS, ETERNAL CHAMPION, SPIRIT ADRIFT, OSSERVIAMO CHE È NATA E SI È CONSOLIDATA UNA GENERAZIONE DI GIOVANI MUSICISTI DI TALENTO DEDITI ALL’HEAVY METAL. QUALI SONO I TUOI GRUPPI PREFERITI NEL SETTORE E QUELLI CHE SENTI MAGGIORMENTE AFFINI AI CRYPT SERMON?
– Abbiamo un rapporto piuttosto stretto con gli Eternal Champion, alcuni di noi hanno fatto parte della loro formazione di tanto in tanto, alla chitarra ritmica o al basso. I Sumerlands sono stati una naturale addizione all’’albero di famiglia’ che già formavamo con gli Eternal Champion, dato che condividono alcuni membri, attualmente.
Siamo felici di considerare anche i Concilium tra i nostri amici più stretti. Queste sono relazioni basate principalmente su una forte amicizia, non solo per analogie musicali. E sicuramente non siamo interessati a restare confinati in una specifica scena.

FINORA NON AVETE TENUTO LUNGHI TOUR IN EUROPA, A DIRE IL VERO NON RICORDO NEMMENO VOSTRE APPARIZIONI SINGOLE IN QUALCHE FESTIVAL. STATE PIANIFICANDO QUALCOSA SOTTO QUESTO PUNTO DI VISTA, OPPURE DOVREMO ASPETTARE ANCORA A LUNGO PRIMA DI VEDERVI NEL VECCHIO CONTINENTE?
– Vero, finora in Europa non siamo venuti a suonare, ma non è stato per mancanza di volontà da parte nostra. Avevamo già in programma un tour europeo nel 2020, poi sappiamo come sono andate le cose. Adesso speriamo di poter recuperare a breve, anche se al momento non abbiamo pianificato ancora nulla.

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