CRYPTOPSY – Ritorno a casa

Pubblicato il 13/10/2012 da

Ospitiamo sulle nostre pagine Jon Levasseur, storico chitarrista dei Cryptopsy, da pochissimo rientrato all’ovile dopo una pausa lontana dalle scene durata sei anni. Una pausa che ha coinciso con un profondo cambiamento nel sound della storica death metal band, che in sua assenza si è concessa ben più di un esperimento, andando incontro a feroci critiche soprattutto in occasione della pubblicazione dell’ormai famigerato “The Unspoken King”. Oggi nuovamente al timone della nave Cryptopsy, il musicista canadese è riuscito a far rotta su un porto sicuro con il recente “Cryptopsy”, disco votato quasi del tutto alle sonorità del passato che sta già mietendo numerosi consensi tra fan e addetti ai lavori. Il gruppo ha parecchio terreno da recuperare, ma il Nostro, raggiunto tramite email, pare decisamente entusiasta e fiducioso, sicuro del fatto che quanto espresso sulla nuova opera riuscirà a mettere d’accordo anche i più scettici…

“CRYPTOPSY” È IL SETTIMO STUDIO ALBUM DELLA BAND. QUALI SONO STATE LE SFIDE CHE AVETE DECISO DI AFFRONTARE QUESTA VOLTA?
“Ciao Ferrariland! Personalmente, la sfida più grande è stata rimettersi a suonare la chitarra, visto che l’avevo accantonata per qualche anno dopo aver lasciato la band. Per quanto riguarda invece i Cryptopsy, il solo obiettivo è stato ricreare l’alchimia che ho sempre avuto con Flo e cercare di comporre nuove canzoni senza avere alcun tipo di pressione addosso. Il mio ritorno ha ovviamente sancito anche il ‘back to the roots’ stilistico che puoi sentire sul nuovo album”.

L’ALBUM OMONIMO SOLITAMENTE RAPPRESENTA QUALCOSA DI SPECIALE PER UNA BAND. È LO STESSO PER I CRYPTOPSY?
“Dopo tutte le polemiche che sono seguite a ‘The Unspoken King’, vogliamo che sia chiaro su tutti i fronti che i Cryptopsy sono tornati quelli di un tempo. Se guardi con attenzione, il vecchio logo è stata posizionato in basso nell’artwork, dove solitamente viene messo il titolo del disco: questo per indicare che il contenuto di quest’ultimo è vicino al sound che ci ha reso noti in passato”.

SECONDO TE CHE COSA DIFFERENZIA “CRYPTOPSY” DAGLI ALTRI ALBUM DEATH METAL PUBBLICATI NEGLI ULTIMI ANNI?
“Tutto ciò che posso dire è che questo nuovo album è stato composto con lo stesso procedimento con cui erano stati scritti ‘None So Vile’, ‘Whisper Supremacy’ ed ‘And Then You’ll Beg’. Si tratta quindi di un album alla Cryptopsy e tutti non faranno fatica a riconoscere il nostro inconfondibile stile, che ci ha sempre fatto spiccare tra la massa!”.

“THE UNSPOKEN KING” NON HA INCONTRATO I FAVORI DI BUONA PARTE DEL VOSTRO SEGUITO. AVEVATE IN MENTE LE PROTESTE DEI FAN MENTRE LAVORAVATE AI NUOVI BRANI?
“Beh, io non ho composto ‘The Unspoken King’, mentre su ‘Once Was Not’ avevo contribuito con qualche idea, prima di lasciare il gruppo nel 2004. Su quel disco non avevo scritto molti riff, ma mi ero occupato di strutturare le canzoni. Insomma, ‘The Unspoken King’ è stato a tutti gli effetti il primo disco dei Cryptopsy a essere composto da un team di musicisti differente, con Flo impegnato a trovare una nuova alchimia con Eric, Alex e Chris. Questa è probabilmente la prima ragione dietro quel drastico cambiamento di stile. Dopo ‘The Unspoken King’, alcuni membri dei Cryptopsy avevano già deciso di tornare alla radici e, dopo alcuni cambi di lineup, la cosa ha iniziato a concretizzarsi. I fan hanno pesato su questa scelta? Può darsi, ma la decisione era comunque già stata presa prima che io rientrassi nella lineup e io sono tornato proprio in seguito ad essa. Una volta rientrato, ho iniziato a comporre con la chiara idea di come un disco dei Cryptopsy deve suonare. Sono stato lontano dalle scene per sei anni, quindi non ho avuto alcun tipo di influenza esterna. Ho solo scritto ciò che mi veniva naturale”.

TU COME VEDI “THE UNSPOKEN KING” OGGI?
“Quel disco ha rappresentato un momento della band dedicato alla sperimentazione. Personalmente, la prima volta che l’ho ascoltato sono rimasto shockato. Questo per dire che trovo improbabile che il gruppo riprenda quella direzione in futuro. Non è una cosa di cui intendo fare parte”.

PENSI PERÒ CHE LE CRITICHE NEI CONFRONTI DI QUEL DISCO SIANO STATE OLTREMODO FEROCI? COME AVETE GESTITO IL RAPPORTO CON I FAN DA ALLORA? NON TROVI CHE INTERNET E I NUOVI MEDIA ABBIANO CAMBIATO IL MODO IN CUI I FAN VEDONO LE BAND OGGIGIORNO? UNA VOLTA C’ERA FORSE PIÙ RISPETTO E PIÙ APPREZZAMENTO…
“Il fatto è che online molte cose possono essere fatte in pieno anonimato o senza diretto contatto fisico, quindi alcune persone pensano di poter dire qualsiasi cosa senza subire conseguenze. Personalmente, non mi preoccupo di queste cose e non riesco nemmeno a capirle. Preferirei giocare con la XBoX invece di perdere tempo a scrivere cose stupide online su una band che non apprezzo, magari anche per attirare attenzione su di me. Una volta, la gente ti ammirava o no. Coloro che non apprezzavano la tua musica si limitavano a non ascoltarla. Quando abbiamo iniziato, tutti i contatti avvenivano per posta e non abbiamo mai ricevuto una singola lettera di insulti. Del resto, perchè sprecare del tempo e del denaro per scrivere qualcosa del genere a un gruppo? Troppo complicato! Oggi invece basta un click…”.

SECONDO TE CHE COSA DIFFERENZIA LA BUONA DALLA CATTIVA MUSICA? È POSSIBILE TRACCIARE UNA SIMILE TEORIA?
“No, tutto si riduce al gusto personale. Perchè alcuni ragazzi preferiscono le more e altri le bionde? Gusto personale. È inutile discuterci sopra. Dopo tutto, il mondo sarebbe noioso se tutti la pensassimo nello stesso modo”.

TORNANDO AL NUOVO “CRYPTOPSY”, DESCRIVICI COME AVETE LAVORATO ALLE NUOVE COMPOSIZIONI CON QUESTA NUOVA LINEUP…
“Come in passato, io e Flo abbiamo composto la maggior parte della musica; direi circa metà dell’album da soli. Alcuni pezzi vedono anche il contributo di Chris Donaldson e dell’ex chitarrista/bassista Youri Raymond, mentre ‘Damned Draft Dodgers’ e “Cleansing The Host’ sono tracce a cura esclusiva di Chris. Su queste ultime mi sono essenzialmente occupato di ordinare i riff e di rifinire le strutture, come avevo fatto su ‘once Was Not’. Chris è poi il responsabile delle registrazioni e del mixaggio dell’album, quindi il suo contributo è stato immenso. Oli Pinard si è invece unito a noi verso la fine del songwriting e con lui mi sono impegnato a scrivere delle linee di basso convincenti. Penso che la sua performance sia stata eccellente. Matt McGachy si è infine occupato di tutti i testi: è stato davvero facile lavorare con lui, è un vero professionista. Direi che tutti hanno dato il 110% e spero che i fan se ne rendano conto. Questa è la nostra migliore lineup di sempre!”.

AVETE DECISO DI PUBBLICARE “CRYPTOPSY” DA SOLI, SENZA AFFIDARVI A UNA CASA DISCOGRAFICA. QUALI SONO I PRO E I CON DI QUESTA SITUAZIONE?
“Non ci sono proprio con, abbiamo eliminato ciò che impediva alla band di ottenere quanto effettivamente meritasse. Ora abbiamo raggiunto degli accordi con Revolution Harmony Records, Plastichead, Candlelight, JVC Japan, Clawhammer PR, Galy Records e altri, quindi il disco sarà disponibile ovunque in ogni caso. Non abbiamo bisogno di una label, ora abbiamo controllo su tutto”.

IL MERCATO DISCOGRAFICO TUTTAVIA È IN CRISI E OGGI IL SUCCESSO VIENE SEMPRE PIÙ MISURATO SUL FRONTE LIVE CHE SU QUELLO DELLE VENDITE DEI DISCHI. VOI COME VI STATE PONENDO DI FRONTE A QUESTA SITUAZIONE? VI ASPETTATE DI VENDERE COPIE A SUFFICIENZA O SIETE GIÀ PRONTI AD ANDARE IN TOUR?
“Noi vendiamo ancora, ma al momento concerti e tour sono sicuramente il modo migliore per ottenere un riscontro economico accettabile. Il download illegale su internet e il calo dei prezzi dei CD non permettono ad alcun artista di vedere troppi soldi e noi non abbiamo alcuna aspettativa a tal riguardo. Ci muoveremo per altre vie”.

CI VEDIAMO IN TOUR, ALLORA…
“Esatto! Grazie per l’intervista, stay brutal e… in bocca al lupo ad Alonso, che ha buone chance di vincere qualcosa con la Ferrari quest’anno! Cheers!”.

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